RIVISTA POPOLARE 399 rilevò la diligenza nostra nel fornire buone armi ai sostenitori della nazionalizzazione; ma adesso che il Milhaud ha raccolto ed ampliato gli articoli della Reviie Socialiste in un volume in cui, discnte l'importante argomento in base a documenti ufficiali e a discussioni parlamentari scrupolosamente riprodotte nella loro integrità la stampa italiana ha scope1'to il .Milhaud; e tutti se ne occupano con interesse e c0n ammirazione ( 1). Noi ci saremmo limitati a.d annunziare Ja comparsa del volume nelle 1·ecensioni e non in questa rubrica, se non dovessimo rilevare un app11nto che ci venne fatto testè dal Prof. V. Racca nel Giornale degli Economisti. Il Racca è stato il solo a notare l'opera nostra nel far conoscere al pubblico italiano gli articoli del Milhaud ; e se ne rammarica perchè gli sembra che ciò faccia male alla causa del privatismq; poichè, egli dice . molti leggono la nostra Rivista, nessuno legge il libro del!' Haguet. . Il nostro egregio collaboratore , però, è costretto a riconoscore che nel libro che egli vorrebbe difendere vi sono tre inesattezze - sono falsità belle e buone ! -; ma soggiunge che nell' Hagnet c'è dell'altro. In verità egli non ci fa comprendere bene cosa sia quest'altra roba, che dovrebbe servire a combattere la . nazionalizzazione propugnata dal Milhaud. E' bene, poi, osservargli che se quest'ultimo si fermò negli articoli della Revue Socialiste sulle cosidette inesattezze ciò fece perchè i nemici della nazionalizzazione, ·Rouvier a1la testa, di quelle inesattezze si erano per lo appunto serviti come se fossero tante verità lampanti. A tutti i dubbi del Racca, che si mostra un sincero polemista, poichè riconosce tutto ciò che c'è di buono in !svizzera, si trova risposta ora nel libro più completo del Milhaud, che noi .raccomandiamo a. quanti si occupano delJ'argomento, che in It<tlia adesso è di vera attualità. ♦ Un accattonaggio dì nuovo genere. - E' corso su per i giornali, ed é stato preso sul serio, un comunicato di un certo signor Marston lVloore, coadin • vato dal prof. Labanca , col q nale, visto il bel .successo del dono fatto dall'Imperatore Guglielmo a Roma, si invitavano gli inglesi a donare a loro voi ta a Roma una statua di ::-:hakespeare. Che il sig. Marston etc., inglese , si rivolga ai suoi compatriotti proponendo loro di cooperare ad una cosa che a lui pare, e forse é, bella, noi non troviamo nulla da ri.dire. Potremmo osservare-tutt'al più che in questa Roma, oggi italiana come sognata da Dante, manca ancora una st::ttua al rappresentante maggiore di nostra gente, al nostro più forte genio, alJ'Alighieri stesso, mentre ce l'hanno, sia pure brutta, i piccoli omuncoli e gli eroi della sesta giornata, e i grandi stranieri, Goethe coml'reso. Potremmo osservare che tutto qnello che la te1·za, Italia ha saputo fare per il poeta che la vaticinò è un ridicolissimo e miserabile busto, con una oscena grinta, in un angolo qualunque del Pincio; ma il Signor Morston etc. potrebbe dirci che questo è affare che riguarda gli italiani e la loro ingratitudine , e avrebbe ragione. Noi però non abbiamo potuto vedere senza un senso di vergogna per noi il comunicato del signor Marston nel quale alcuni italiani, unitamente a lui, domandavano denaro agli inglesi per una statua di Shakespeare. E ci è stato doloroso constatare che nessun giornale italiano, fatta eccezione del « La Patria » ha avuto l'aria di sentire l'offesa fatta alla dignità, e alla serietà del nostro paese. Che diavolo; 1) E. Milhaud: Le rachat des chemins de (er. Paris. I!:. Cornely. 101, Rue da Vaugirard. 1904. L. 3,50. Diamo il soltotitolo del libro perchè fa comprendere di ciò che si occupa: Comme·nt les grandes l'ompagnies travaillent l'opinion publique. L'exploitation des Chemir,s de (er par· l' Etat et pa1·• les Compag.;iies ( Suisse, Belgique, Allema.gue, Italie, le Rachat d' Etat en Prancej. L' u71iuion des chambres de Uommerce. Les Gonventions Liberat1·ices. Le Racha,l de l'Ouest. noi siamo è vero un paese tutto sottomesso agli albergatori e alla loro benemerita società, gli albergatori da noi è vero che si occupano d'arte, di ~toria. e permettono che si to~chi questo e non si tocchi quello dei nostri monumenti o delle nostre bicocche in omaggio allo snobismo estetico degli stranieri ; è vero che siamo un popolO'non ricco , ma fin oggi ci eravamo concesso il lusso di non mendicare nulla· dalle altre nazioni, nè il successo per la nostra politica, ne i quattrini per le nostre necessità. Ci eravamo permessi fin oggi, e malgrado gli albergatori e i forestieri, di volere che l'Italia fosse e rimanesse cosa degl' italia.ni , povera se vogliamo, ma dignitosa molto e superba. Ora invece vien fuori questo pl'ofessore e dice ·agli inglesi: Voi , gente di quattrini, barbari che dovete a Roma d'essere stati dirozzati, voi che correvate ancora nudi bruchi le vostre foreste q11ando i nostri oratori e i nostri guerrieri , gli oratori e i guerrieri di Roma trionfarono di voi , voi ci dovete l' omaggio della vostra ammirazione, e quindi i vostri quattrini, perchè noi possiamo fare una statua di Shakespeare , il vostro grande genio, da mettere accanto a 1_ uella di Goethe, a marcio dispetto di Dante che non ha e non avrà Ja sua perchè non abbiamo quattrini da fargliela. " Noi comprendiamo benissimo l' ammirazione che gli stranieri hanno e debbono avere per l' Italia e per .Roma, e siamo lieti qnando essi a questa Roma, che fu tanta parte del mondo-· e dovrà esserne tanto ancora - recano l'omaggio della lQro venerazione. Ma ci crediamo in dovere di protestare quando degli italiani tendono, in nome d'Italia, la mano agli stranieri, sia pure per farne omaggi di statue. Ha dimenticato il prof. Labanca che la colonia italiana e il municipio maggiore dell'Argentina votarono, qualcbe anno fa, del denaro per Roma, ed il Municipio di Roma lo rifiutò? · A noi sembra che in certe classi di cittadini si vada, ogni dì più, perdendo il concetto chiaro della fierezza e della dignità nazionale e ce ne duole perchè la vergogna e la sfrontatezza di quei pochi ricadonò su le spalle di tutti anche di q11elli che pemrn,no che il nostro paese potrebbe benissimo stare senza statue· e senza monumenti .• se gli dovesse mendicare dagli stranieri. E speriamo, dopo questo, che anche gli altri giornali italiani si destino e facciano capire al Prof. Laba11ca e fil suo comitato che sarebbe decoroso e doveroso farla finita. Noi ♦ Per il centenario di F. D. Guerrazzi. - In questi giorni la città di Livorno solennizzerà il centenario di F. D. Guerrazzi. Passarono sei lustri ch'ei fu. Pareva dimenticato! A Montenero, nella tomba erettagli dalla pietà dei più, egli dorme il sonno della morte; ma il sno spi. rito vive nelle sue opere e il suo nome suona ancora sulle labbra di coloro che lo conobbero. Egli era uno dei Titani della libertà. Lui scomparso, le turbe, di cui soleva arroventare l' anima con la parola, g-uardarono attonite il suo se• polcro. Sentirono forse in quell'ora tutto lo sconforto della realta nelle amare delusioni della vita. Dov'era allora il gigante che aveva osato, anche. solo, sfidare il Potere e lottare contro di 1 ui ? Pochi egli ebbe pari nella potenza dello intellett,). Oh, avesse avuto sempre pari allo intelletto la fede, chi più grande di lui! Era cresciuto in una società che aveagli col dubbio, giovane ancora , ·sfiorata l' anima, e scettico apparve sovente ne' suoi scritti e negli atti; raa sentiva alta~ mente di se , e contro il male, che da tutte parti premeva, reagiva. Era nato per combattere e combatteva.
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