Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno X - n. 15 - 15 agosto 1904

418 RIVISTA POPOLARE stione: come deve comportarsi il partito socialista di fronte a un governo democratico borghese? Deve rimanere partito d'opposizione o diventare partito di governo? Per noi in Germania la questione ha un'importanza mediocre; si riduce a chiedere se il partito debba prepararsi a una grande lotta contro la crescente reazione togliendo alle masse tutte le illusioni nel liberalismo borghese, o se evitando quella soluzione, debba invece cercare l'alleanza dei partiti borghesi. Più fortemente che altrove il dissidio è scoppiato in Itali a; e come le discussioni del congresso di Parigi ebbero per oggetto sopratutto le cose di Francia, quello di Amsterdam si occuperà forse prevalentemente delle cose d' Italia. In previsione di ciò è interessante ricordare una lettera scritta da Engels a Turati il 26 gennaio 1894 al tempo dei disordini iu Sicilia e degli scandali bancari. In quella lettera scritta in previsione di un movimento rivoluzionario repubblicano piccolo borghese che finisse o in un ministero Cavallotti o nella repubblica, Engels consigliava ai socialisti, se si fosse trattato di un vero nwvimento popolare , di parteciparvi mantenendo per6 carattere distinto e separandosi il giorno della comune vittoria per ridiventare partito d'opposizione. Dopo la vittoria potrebbe venir offerto ai socialisti un seggio nel nuovo governo. E qui sta il maggior pericolo; fu l'errore dei socialisti francesi del 48 di partecipare in minoranza al governo; cosi divisero la responsabilità delle infamie e dei tradimenti commessi dalla maggioranza repubblicana contro gli operai la cui azione rivoluzionaria era paralizzata dalla loro presenza al eoveruo. Turati stampò questa lettera dicendo ,eh' essa esprimeva interamente il proprio pensiero, con la chiarezza e la misura del genio in più. Può Turati richiamarsi a una situazione mutata, ad aspettazioni non avveratesi ? Ma tutta la differenza fra le pre·;isioni d'allora e la realtà è solo questa che il radicalismo borghese si è mostrato assai più debole, assai men meritevole di fiducia ch'egli ed Engels non pensassero ; se Turati riconosceva allora la necessità di . rimanere ali' opposizione, i pericoli di partecipare a un go- . verno radicale o repubblicano, quanto più quella necessità dovrebbe valere di fronte all'equivoco e inconsistente liberalismo che governa oggi l'ltalia per grazia del re. Questi e simili contrasti sono spiacevoli , e nulla di più banale dell'affermazioae che la nostra vita intellettuale s'irrigidirebbe se la nostra autocritica non si esercitasse di continuo sui nostri principii e sulla tattica. Tuttavia non si può andar tant' oltre da volere l'unità là dove non vi è più accordo; i nostri disaccordi nascono poi sovente dal nostro stesso progredire che crea situazioni nuove nelle quali non è possibile veder sub'ito chiaro. Questo è pure il caso della presente situazione. In Francia un ministro socialista, in ltalia un portafoglio offerto ad un socialista, in Australia tutto un ministero composto dal par- . tito operaio. Siano pur tutte trappole, già il fatto che le classi dominanti trovino necessario di tenderci tali trappole, è il segno della crescente forza politica del proletariato.· Noi siamo entrati in una nuova fase della nostra lotta, forse già nell' ultima, nella fase decisiva della lotta per il potere. Siamo alla vigilia di grandi avvenimenti. Fino ad oggi siamo ancora liberi sulla via da sc.cgliere. Ma fatti pochi passi su una qualunque delle strade che ci si parano innanzi dovremo poi, volenti o nolenti , proseguire. Due sono le vie; e solo una può essere la buona ; quale sia , solo il successo può dirlo con sicurezza ; ma fin d' ora potremo tanto più facilmente indicarla quanto più grandi sono le nostre aozioni teoretiche e la nostra conoscenza delle condizioni di !atto. Il partito socialista tedesco ha già scelto a Dresda. Speriamo che il con~resso internazionale confermi quella decisione. (Die 'N,eue Zeit, 6 agosto). ♦ Henri vmi Kol: La politica coloniale e l socialisti (I) - La politica coloniale dà la sua impronta alla storia del nostro tempo. Strettamente legata alla organizzazione sociale del secolo ventesimo essa sarà uno dei fatto1 i decisi vi per l'assetto venturo della società. La tendenza alla espansione colouiale è una conseguenza dello sviluppo capitalistico, e il socialismo è ormai costretto a prendere posizione in questa lotta per la conquista della terra. Vediamo come. Ancora per molti secoli sussisteranno colonie. Di politica coloniale è intessuta la storia del mondo. Bisognerà decidere caso per caso se un paese debba conservare o abbandonare le sue ·colonie. Nella maggior parte dei casi esse dovranno ven~r conser-- vate, perchè abbandonate a loro stesse non saprebbero reggersi , e, indebolite dalla secolare tutela, cadrebbero nella miseria e nell'anarchia. Ma l'obbligo che ci vien fatto è di vi~ilare sugli interessi degli i11dig~ni troppo a lungo sfruttati da un capitalismo senza scrupoli. lu alcuni casi si tratta di un vero debito. Esempio, l'isola di Giava che· salvò Bià l' Olanda dalla bancarotta e l'arricchi per tre secoli delle sue immense risorse non avèndone in cambio che povertà e decadimento. Il capitalismo è espansionista occorrendogli spazio per non scoppiare d'eccesso di produzione~ occorrono all' irsdustria nuovi campi d'atdvità e si crede di trovar gli uni e gli altri nelle colonie; ma è io parte una illusione: il commercio non segue più la bandiera. Quanto a ciò che le colonié assorbono del commercio mondiale, abbiamo che l'America (esclusi gli Stati Uniti) non ne riceve che il 6,6 °/o, l'Asia (compresa la Cina) il 2,9 °lo e l'Africa il 3,7 °/0 e di questo solo una pnle va alle colonie, L'insieme del commercio mondiale era calcolato nel 1901, 115.000 milioni di f"ranchi; di questi, soli 950 milioni toccano alle colonie olandesi, 911 a quelle francesi, 71 a quelle tedesche. Solo le colonie inglesi hanno un grande commercio: 13180 milioni, cioè circa il 38 15 °10 del commercio totale della Gran Brettagna. Ma non è tanto il fatto del possedere colonie che diede tale slancio al commercio inglese, quanto la egemonia industriale inglesé sino a questi ultimi tempi incontrastata. Aveva ragione Bismarck di di re che la vera madrepatria delle coloni e è l' industria e il solo padrone del mare il commercio. La Spagna col suo vasto impero coloniale non ebbe mai vera importanza nei commerci e nelle industrie; l'industria del Belgio e della Svizzera si è, senza colonie, sviluppata molto pit'.t di quella della coloniale Olanda. La Francia malgrado la sua espansione coloniale , è stata industrialmente e commercialmente sorpassata dalla Germ;mia quantunque il commercio di questa con le proprie colonie sia solo l' I O / 0 del suo commercio totale. Ugualmente si può mostrare che lo sviluppo deila navigazione non dipende dal processo coloniale. Insomma finchè il principio direttivo è la libertà commerciale, il commercio non seguirà la bandiera. Oltre a ciò i socialisti combattono la politica coloniale per la nota ragione: essa genera l'imperialismo e questo è il miglior alleato del militarismo. Ma malgrado tutto ciò: deve venir condannato ogni possesso coloniale, in ogni caso, sempre e dappertutto ? Anche lo stato so.:ialista dovrà avere una politica coloniale per regolare i rapporti fra i paesi più o meno pro- (1) In quest'articolo van Kol svolge l'ordine del giorno sulla politica coloniale presentato dai socialisti olandesi al congresso internazionale socialista che si tiene appunto in questi giorni ad Amsterdam. N. del Tr,

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