Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno X - n. 15 - 15 agosto 1904

RIVISTA POPOLARb 415 L~ _zappe in pugno e i martelli, avanti! è l'ora del fato. GiustlZla sul solco sudato divida il pane ai fratelli. Vieni con noi I ~er via d' ire aspra e di zuffe e ?i scherno, moviamo al bacio fraterno, alla gioia dell'avvenire. )') Ma il poeta, col pretesi.o che ancora non s'è scoperto il farmaco << che sani ai venturi ogni piaga», e che in ogni modo nessuno ripagherebbe ai morti !'inutilmente sofferto, e che quindi sarebbe ingiusto danzare ,< nella letizia sull'ossa dei padri affrante», non se ne incarica,,e risponde tranquillamente: « Non posso ! Cessate, o mortali , le contese della breve ora. Servi o monarchi, svapora la vita, e han gli scheletri uguali. » E simili cose risponde pure agl' inviti della scienza, dell'arte, della voluttà, per chiedere solo << al silenzio la parola profonda, la parola viva raggiante di fede », che poi, viceversa, 0011 sa neppur lui quale sia. Ora, questo è fakirismo , è oullismo, è nirvana della più bell'acqua, che non ha proprio nulla a che fare con la « coscienza poetica nuova » : ne è mille miglia lontano. Il che non vuol dire che non interessi, che non abbia valore: solo, ha val?re individuale, ~d ha interesse di singolarità, e, come tale , s1 eleva qua e là ad altezze liriche veramente eccelse, come, specialmente, in pare-:chi punti dell' (< Intermezzo » il quale, appunto perchè men discosto dalla vita e dalla realtà, vale per 1ne cento volte più dell' « Orpheus », che il poeta sembra invece prediligere. · * Col titolo Epiloghi i l'editore Streglio di Torino ha stampato, propri,> di questi giorni, in elegante edizione su carta a mano, un volume di versi di Emilio PINCHIA: il quale (è superfluo rammentarlo) è oggi sottosegretario di Stato per la Pubblica Istruzione. E questa circostanza mi vieta , e me ne duole , di parlarne con parole mie , e mi costringe a riportarne un saggio, puramente e semplicemente : se ne dicessi bene, infatti, mi si potrebbe accusare di cortigianismo~ se male, sarei colpevole, agli occhi degli ortodossi, d' insubordinazione. Ecco dunque il saggio, con q11esto sonetto « Venezia >>: « Cuori di amanti ed anime dolenti , desiri di fantasia irrequieta per le lente penombre evanescenti, pel visibilio della luce lieta invocarono gondole dormenti sull'acqua del canale nera e cheta, i ricami dei marmi e le eminenti cuspidi erette in sogno di poeta; di Calliari la festa convivale, il dolce lume di eccelsi divini, i vari diaspri di un trono dogale. Splendono. Splendono del Ti;dano i Serafini le donne di Carpaccio al davanz:i.le e le dolci madonne del Bellini. » * E discendiamo modestamente alla prosa : con L' Aprile, (Torino-Roma, editori Roux. e Viarengo), Virginia Gurct:IARDIFr A~TRI è al suo quinto romanzo, dopo « Sull'erta della vita », « F1at voluntas tua », « Due voci », e «L'altra»: e il nuovo libro_ ha ~~i s~essi pr~gi e gli stessi difetti dei precedenti, pregi e difetti comum alla gran magaioranza delle donne italiane che scrivono: costituisce, cioè~ una lettura facile e interessante, perchè attinta alle vicende ed ai sentimenti comuni, alle azioni e ai discorsi quotidiani di cui tutti siam 1 testimoni, tra cui viviamo, e di cui vivi:uno; ma, appunto per questo .. c' è anche ,una certa prolissità, come nella vita · gli avv~nimenti si svolgono in tutti i loro particolari, anch~ sup_erfh~i?i dialoghi son riferiti in tutte le loro parole, anche le rnutth; e nulla ha quel forte rilievo che vien dagli scorci dalle prospettive, dalle penombre dau'e velature· ·scorre tr~ pagina e pagina, tra fatto e fatto,' una corrente di' sentim;nto con gli a!ti e i bassi, i contrasti e gli attriti, le assonanze ; le armome della realtà ; ma lo stile, come in quasi tutte le donne (oggi, però,. meno di quindici o venti anni or sono), è. banale, ~ scolastico , è comune, è piatto : il che non vuol dire che sia scorretto nè brutto: vuol dire soltanto che è poco personale, e che, se non si sapesse di chi è, non s' indovinerebb~: al più, capirebbe che è d'una donna. Ed è troppo poco, 10 arte. * Non_ così, ce!tamente, potrà mai dirsi di Giuseppe LrPPARINI,. 11 quale mv~ce ha dovu_to correggersi, e si è corretto, del difetto contrario, quello dt sforzare lo stile fino all'affettazione ed ~lla caricatura: ora, e, per esempio, in questo romanz?, _Il signore.del tempo, (Palermo, Sandron), egli è person~lissimo, è_lm e non altri, ma ogni eccesso è scomparso, ogni posa è dimenticata , e il suo dire è tutto semplicità e naturalezz~. Questo « signore del tempo » è uno scienziato tedesco, 11 quale ha scoperto che quanto accade lascia nell'aria, nell'etere, nel!o ~pazio, t_racceindelebili, immagini eterne, e ha trovato pure 11 modo d1 fotografarle: sicchè ottenute le p_rime prove dubb_ie e co~iuse, di là, poco a poc~, giunge a nprodurr~, e ye1 smo a cn~ematog_rafare, ~cene della più remota preistoria, come fatti attuali, ayvemmenti greci e ro-: mani e scandali del giorno e del luogo, tra cui ultimo, l'adulterio della propria mogl_ie con un . maggiore di artiglieria, cosa che lo fa montare m uu tale furore, da fracassare tutti i suoi apparecchi, rovesciar gli acidi, produrre miscele terribili ed esplosive, saltare in aria lui, il labor.ttorio, la casa.... Inutile dire degli episodi accessori, gli amori della figliuola con un giovane professore, le gelosie çi' uno scolaro prediletto del grand' uomo, il duello che ne nasce .... insomma, un romanzo umoristico e satirico, che si lecrge d' un fiato, e che lascia tra esilarati e sbalorditi, incerti O di avere assistito ad una tragedia o ad una pochade, ad un:t fantasmagoria o ad una c.-.nzonatura. * . Con La conquistadi Montemerlo, (Torino, Streglio ), siamo di nuovo all' opera d' una signora, malgrado il nome d' arte maschile, Luigi di SAN GrnsTo : si tratta, dice il sottotitolo, di una « st0ria giocosa», anzi, qui non c'è dubbio nè esitazione, di una vera commedia, nel senso largo della parola, d'un intreccio complesso e a lieta fine; c'è, qua e là, anche, , qualche punta di caricatura ; qualche figura, come quella del celebre naturalista Mauro Mantel, o quelle delle due zitellone sorelle sue, sono addirittura truccate per la scena ; ma altre figurine, e specialmente quella, piccantissima e graziosissima, della Frida, la bimba indiavolatamente precoce, sono delineate con v~rità, con sicurezza, con maestria singolari ; la verve e lo spirito son quasi sempre spontanei e di buona lega· e, cosa rara, il giocondo romanzo è scritto bene, :i.ssai ben~ e lascia la bocca buona : in mezzo ai guai della vita vissdta, fa cosi bene, rifarsi un poco lo spirito con qualche cosa di meno noioso, opprimente e sconfortante I · * Meno allegre ma più prossima all' immediata e completa verità, sono le << scene nella vita borghese », che Pietro MrCHELI, un umorista nato che meriterebbe di essere molto più conosciuto e apprezzato di quello che è, pubblica , editore il Giusti di Livorno, col titolo Rassegnazione: è la vita del giovine impiegato scapolo in una piccola cittaduccia di provincia: l'ufficio, la trattoria, il caffè, il circolo, l'amoretto, il fidanzamento che poi va a monte per. incompatibilità di carattere e di educazione, i pettegolezzi, le piccinerie , i malumori, le invidie, i colleghi, i superiori.. .. e infine il tiasferimento liberatore. Chiunque sia passato o stia passando per questa lunga e ridicola e malinconica fase della carriera, chiunque ci abbia sprecato o ci stia sprecando gli anni migliori della • sua giovinezza, ci leggerà la sua storia , ci vedrà dentro sè stesso, e concluderà meco che io tutti gl'impieghi dovrebbe esserci un turno per limitare a ciascuno questa tortura spietata, questo castigo , questa condanna senza giudizio nè appello, questo confine, questo domicilio coatto, questa deportazione: almeno, quando si sapesse che dopo Petralia Sottana si passa a Torino, e dopo Peretola a Nap0li, e dopo Terranova Pausania a Venezia, e dopo Cornuda a Palermo, e dopo Scaricalasino a Milano, e viceve1·sa, con una vicenda breve e sicura , ci si consolerebbe: è duro ed amaro e muffito dovunque, il pane dello schiavo: ma almeno, finite le ore della galera, ci son dei paesi dove si respira aria libera, aria di vita aria di civiltà I ' « Noi, nati ai gaudi 'del consorzio umano e alle battaalie dell'intelligenza, del robusto villano non invidiam le sp~lle e l'inuocenza I » Nella mia famiglia è antico, tradizionale, tenace, appassionato l' amore del mare: tutti lo abbiamo nel sangue, nei nervi , nell' anima ; intravederne da lungi l' affascinante tremolio, udirne, di notte, lo scroscio alternato, sentirne, vagamente , l' aroma salso e fiero , son cose che ci esaltano, ci seducono, ci ubbriacano quanti siamo; e se ne stiamo lontani un po' a lungo, noi ne sentiamo la nostalgia tormentosa, il desiderio accorato, il bisogno i1requieto e impaziente .. ,. Io stesso ero predestinato da una vocazione precisa alla vita di bordo, e solo il destino, signore assoluto degli uomini e delle cose, mi ha inchiodato a terra .... , come le oche di Strasburgo I . Dico questo, per farvi capire wn che sussulto ho appreso, tagliandone i fogli , che Il più forte, il vero , l' immenso, il profondo, il sublime protagonista del nuovo romanzo di Rie-

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