Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno X - n. 14 - 31 luglio 1904

.. RIVISTA POPOLARE 367 Queste sconfitte hanno scarsa. importanza dal punto di vista dello avvenire del loro partito, che continuerà a svilupparsi e che guadagnerà forse in serietà ed intensi~à ~iò che ha perduto, e che ncn è male che perda, in estensione. Noi che de testiamo l' ipocrisia confessiamo che non siamo punto addolorati di queste sconfitte, e ciò non per l'interesse unilate1~ale ed. egoistico di partito, ma perchè ci angariamo sinceramente che le lezioni giovino ai socialisti; la jattanza, la petulanza, la ingiustizia dei qnali, non ba più limiti e son divenute tali, che talvolta fanno venire in uggia le migliori e più simpatiche teorie. A Napoli più che altrove la sconfitta è stata clamorosa. Gli avvenimenti, più che il merito loro, avevano ad essi creata una posizione di primissimo ordine in una grande e sventurata città, che viveva e vive in condizioni eccezionali e che molto avrebbe potuto avvantaggiarsi da un' azione essenzialmente democratica e moralizzatrice. Ed essi hanno messo in mostra delle qualità straordinarie soltanto per l'auto demolizione! La quale pnò essere misurata da questi confronti: nelle elezioni del 1901 Arnaldo Lucci primo eletto della lista socialista ebbe 6910 voti; in quelle del 1904 discese a 4208. Nel 1901 i socialisti lottarono da soli colla tattica intransigente della lotta di classe; nel 1904, consci della decadenza spaventevole, di cui avevano un indice nella discesa della Propaganda, si degnarono di allearsi coi repubblicani e coi radicali. Ma quale valore poteva avere un alleanza con partiti, ai quali sino alla vigilia si erano lanciate cont11melie ed accuse senza fine ? Il corpo elettorale poteva rimanere scandalizzato e non altro da q11esta risurrezione dell'unione dei pm·titi popola1·i ch'era stata sempre combattuta e proclamata inutile o dannosa. Nessuno credeva nella sua sincerità. La sconfitta dei socialisti di Napoli venne commentata dalla stampa di tutta Italia oltre che dalla locale. Noi abbiamo ora e prima accennato alle cause della mede-.:ima. Molto nocque a loro la mania degli scioperi; e più ancora l'atrabile, che sfogavano contro chiunque non la pensava come loro. Nè si creda che ciò affermando noi siamo mossi da alcun risentimento personale ; dobbiamo anzi constatare, esprimendone viva gratitudine, che il loro organo ufficiale La P1·opagandli verso di noi solamente si mostrò sempre cortese e deferente. Noi che, in tempo per farli correggere nell'interesse · dell'opera benefica che essi potevano e possono ancora compiere in prò di Napoli e del Mezzogiorno, più volte li esortammo a mutare attitudine non fummo creduti e seguiti. Ma vogliamo augurarci che vorranno ascoltare la voce autorevole di Ettore Ciccotti ch'è il loro rappresentante in Parlamento. Il Ciccotti in due articoli st1lle elezioni di Napoli, ammirevoli per acutezza di osservazione e per franchezza di linguaggio dopo avere esposto qual' è la situazione anormale della bella città del golfo partenopeo riassume il proprio pensiero sull'azione dei compagni con queste parole non equivoche: « i socialisti hanno « commesso molti errori: si sono tal volta troppo inebc briati del loro successo; talvolta non hanno saputo « serbar la misura; e hanno fatto troppa astrologia « dottrinale, e si son perduti in troppe discussioni «interne.• (.Avanti! 20 Luglio) . Queste stesse critiche e quasi in termini identici noi spesso enunziammo e furono quasi ritenute come suggerite dall' invidia pei loro successi ! Oggi siamo lieti che altri non sospettabile di tale bruttura, eh' è ben lontana da noi, le abbia ripetute ed. a noi non resta che da avvertire questo solo: i difetti e gli errori dei socialisti napoletani sono quelli stessi di tutti i socialisti meridionali. A Napoli condussero alla loro sconfitta; auguriamoci che non producano di peggio altrove. Il Vaticano e la Francia. - Pare che ci avviciniamo all'epilogo. La lunga lotta dello Stato laico, contro le Congregazioni religiose; contro la inframmettenza e l'azione politica dei clericali; contro le masse dei nemici della Repubblica si avvia alla sua logica conclusione: la separazione della Chiesa dallo Stato. E', naturalmente, un grande fatto nella storia; grave di risultati non buoni, in tutta la loro estensione, pre• vedibili, che avrà una infl!1enza grande su lo svolgersi del futuro progresso socìale in Francia prima e nelle altre nazioni cattoliche poi. Il governo di Francia impedito fin' ora dalla sua lotta contro i nemici occulti e palesi della repubblica dal porre mano alle leggi d'indole sociale; dopo questo ultimo supremo atto della sua politica ecclesiastica potrà procedere su la via di quelle riforme economiche da tanto tempo promesse, e tanto lungo tempo attese invano. Certamente la Francia rimane ancora -la grande nazione all'avanguardia di ogni progresso. Essa conferma· ora la sna missione di paladina delle idee e dei fatti sociali più progressivi e noi siamo costretti a riconoscere che malgrado gli eccessi di difesa, le esagerazioni, anche le momentanee violazioni del principio di libertà - noi le Rbbiamo a suo tempo, accennate ed anche stigmatizate - la Francia procede a rapidi passi verso qnella trasformazione dell'organismo sociale che deve concludere alla libertà. E' evidente che ottenuta l'abrogazione del Concordato, separata dallo Stato la Chiesa; il governo della Repubblica dovrà affrontare quelle riforme sociali che sono nei desiderata della parte maggiore della nazione, e che vogliono giungere, come ultimo prevedibile termine, ad una trasformazione completa della istituzione della proprietà, e dell'organismo economico attuale. Intanto all'opera dell' affrancamento religioso, alla dennnzia del concordato, la Francia ha trovato l'alleato dove meno se lo aspettava, e dove non ere leva poterlo trovare mai ; nel Vaticano stesso. Pio X è l' alleato inesperato e forte della Francia. Bisogna convenire che qnesto Papa è un uomo forte e diritto. Oscilla e ondeggia qualche volta, qualche volta paventa - cosa assai logica in un uomo su cui pesa una tanto grande responsabilità - ma subito dopo ripiglia Ja sua fermezza e procede su la sua via, senza timori e senza pentimenti. Un gruppo di vescovi quello di Digione, qnello di Laval, quelli di Rouen, di Alby, di Avignone, di Algeri, di Tarantas, di Mende si sono schierati col g·overno francese. Il Papa, in aperta violazione del concordato, ha chiesto direttamente a loro, le loro dimissioni. Di qui l'ultimo urto. Questo papa che non vuol fare la politica, ma vuole soggetto a se, ed obbediente il clero, avrà la più grande influenza politica, che abbia avuto un papa da Clemente VII ad oggi. Forse non per volontà sua, nè per forza del suo talento ; ma perchè si maturano eventi che la Francia è destinata a svolgere, percbè le condizioni sociali mutano, perché-per legge di naturagli organismi devono trasformarsi o soccombere. La Chiesa , a meno di rinnegare la sua ragione di essere non può trasformarsi , Pio X vuol mantenerla nella rigida immobilit.à del dogma, da un lato vorrebbe essere progressivo, dall' 1:i.ltro sente che non può, e, nomo di forza e di carattere lascia che gli eventi, qnali che sieno si compiano, e-forse inconsciamenteporge mano alla }.,rancia che di questi nuovi eventi è lo. strumento. ♦ Per l'ir1·edentismo. - L'Austria a Trieste ha scoperto delle bombe, che potrebbero essere bene della categoria di qnelle ammaestrcite, di cni si vale tanto bene la polizia, che sa maneggiarle senza farle esplodere. Le bombe ammaestrate di Trjeste pare che abbiano il compito di somministrare pretesti all'imperiale

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