Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno X - n. 14 - 31 luglio 1904

RIVISTA POPOLARE 375 nuto. E tanto meno, dunque, il caso, felice per la persona, per le persone , per le loro famiglie , pei loro amici , deve venire considerato come fatto pubblico, importante ,la fortuna di tutta una città, di tutta una popolazione. Noi vogliamo e possiamo considerare queste prime dimostrazioni che il telegrafo ci annuncia, come il naturale port.1to di una emozione che si comprende facilmente, dato il fatto ed i precedenti ; ma bisogna che la ciltadinm:za palermitana le misuri e le contenga in morloda non far credere elle essa si ritenga assoluta con Palizzolo , come non avrebbe dovuto sentirsi con lui condannata. « Palermo; la Sicilla, ha ben altro di cui compiacersi e vantarsi, più che per questo fatto: che un uomo già assunto nell' isola ai primi uffici sia st:1.to riconosciuto incolpevole di assassinio; a ben altro deve mirare che a proseguire, aggravandoli , i fenomeni che hanno provocato , se non l' indole del reato - ormai negata dalb giustizia legale - almeno l' imputazione. A tale imputazione si era giunti per una serie di casi che é dovere, è interesse di Palermo l' eliminare interamente e per sempre, sicchè possano facilrneute brilla1e e sfruttare tutti i tesori che si comprendono, non solo in quel m:tre, in quel suolo, ma in quell'indole, che è fra le più ricche, le più forti, le più fertili, le più generose del mondo. « Quei fenomeni non sono stati frutto esclusivo dell' indole o del suolo; pur tropj,o, a produrli ha troppo spesso contribuito il governo na'{_ionale , facendp in quarantaquaitro anni troppe cose -ndl' isola che non avrebbe dovuto, e non facendone troppe altre cui sarebbe stato tenuto. Ora, tutti debbono mostrare di avere appreso, governo ceu~rale, funzionarii suoi, alte e medie classi sociali, il linguaggio, il significato, il danno enorme del triste periodo su cui il verdètto di Firenze <leve a.vere segnato la parola della fine. « Al lavoro! al lavoro! Se è <leplorevole-co:~e certo èche un delitto disu:nano quale l' assassiuio Notarbartolo rimanga impunito, ancor più deplorevole sarebbe che esso seguitasse aucora a pesare come uu incubo su tutta Palermo. Facciamo voti piuttosto che dal delitto e dalle imputazioni cui ha dato luogo, esca un diverso indirizzo della. vita pubblica e dei rapporti sociali. » Non è diversa la inLonazione dell'articolo di foudo del Giornale d'Italia; rna ha particolare importanza la lettera che pubblica in terza pagina,· perchè viene da. un siciliano, il dottor Tripodo. Egli seri ve : « lo vorrei scongiurato il pericolo che il sentimento di naturale compiacenza che il verdetto di Fireuze ha destato nelle famiglie degli •imputati, e sia pure, in tutti coloro che attraverso le contraddizioni dei vari dibattiti non hanno vist0 nettamente delinearsi la colpevolezza affermata , non degenerasse in un movin1ento regionale o amministrativo a tutto vantaggio di elementi sociali il cui riaffermarsi non è assolutamente utile al progresso della vita e della. moralità meridionale, » « lo ho fiducia che Palizzolo sia realmente innocente dei reati addebitatigli; ma difficitmente si sarebbero accumulate sul suo capo dette accuse così gravi, se l'ambiente da cui era circondalo non fosse staio poco rassicurante. « Uno dei più grandi errori della Sicilia e di Palermo fu la costituzione del Cornitato <ProSicil;a dopo la condanna di Bologna. Indipendentemente dal rispetto ufficiale che si deve al responso della magistratura popolare, tutti quelli che erano nel dubbio di un errore giudiziario, sapevano che c'erano le vie legali da esperire. La famiglia del Palizzolo le esperì, ottenne l'annullamento del processo di Bologna e il nuovo processo col risultato recente. Ma era un'azione privata, perfettamente legittima , che non doveva sconfinare nel campo politico o regionale. Nessun interesse sociale per la Sicilia c'era nell'assoluzione del Palizzolo, nessun interesse cittadino esigeva che si trasformasse in una questione pubblica. una questione giudiziaria privata. Se interessi pubblici c'erano, essi sta vano, se mai dal lato opposto·; ma non dovevano neanche essi turbare l'azioue della legge. << I giurati di Firenze hanno dichiarato che i tre imputati erano !'-tati delle vittime. Noi c'inchiniamo, e siamo lieti che alle vittime sia stato risparmiato il castigo non meritato; ma non le divinizziamo, per carità; non meritavano l'erga-• stola, ma non è il caso di elevarle sull'altare. E< Io credo che Palizzolo dopo le durissime prove subite, non vorrà di nuovo impegnarsi nella vita pubblica, ma preferirà la tranquillità della famiglia e dell'oblio. Se così accadrà, che nessuno lo smuova da questo desiderio. << Purt1oppo, però, c0nosco troppo bene lo ambiente siciliano per non esser con viota che gli elettori del mandamento di Palazzo Rtale riproporranno, volente o nolente, Palizzolo; come si troverà certamente qualche altro che voglia riprendere a suo servizio Giuseppe Fontana. » • Non riportiamo il giudizio di alcun giornale socialista perchè stupidamente, malignamente nella lotta grandiosa, nobilissima della parte civile si volle scorgere la mano del partito socialista, specialmente dopo un bestiale articolo della. Difesa di Firenze; rna vogliamo dare qualche altra notizia sulla unanimitri. colla quale la stampa si pronunzia contro le follie di Palermo. L'Italia del Popolo di Milano che ali' annunzio dell'assoluzione aveva pubblicato un articolo simpaticamente pietoso per Palizzolo appena seppe di ciò che avviene in Sicilia si pente della pietà manifestata ed esdama: « Quel che accade non è indignante; è stupido , è triste. « Stupido perchè riapre la guerra degli adii e Raffaele Palizzolo, dopo lunga prigionia, se avesse un solo senso di onesta opportunità, dovrebbe considerare il silenzio. E' triste, perchè dimostra che la pietà è dunque on errore. L' assoluzione di Firenze seguita d:1 un dignitoso contegno dei siciliani avrebbe avuto il valore di un momento di bontà. E< Palizzolo deputato ! Palermo festante I « La mafia che si riafferma e non ha neppure un pudore I E intanto Notarbanolo e Miceli da chi e perchè furono uccisi? ~ E questo mistero d'ombra e di sangue non consiglia a uessuno l'onta e l'angoscia? << E' malvagio, stupido e triste, ciò che avviene: la nostra patria è tale che nou bisogna disarmarci mai dall' odio e vigilare contro il cuore e la pietà .... » Nella stes~a Milauo Il Corriere della Sera che sta agli antipodi col giornale repubblicano si mostra sorpreso addolorato e p'reoccupato di ciò che avviene a Palermo. Più esplicita nel biasimo è la Stampa di Torino che scrive: << Per quanto onnai avvezzi a vederne di tutte sotto il bello italo cielo , il nostro animo non ha saputo trattenere un moto di disgustasa meraviglia a leggere come in una nobile città quale Palermo vi sia gente che non ha capito la convenienza del sileuzio e, fra la paurosa tacita protesta delle persone per bene, si sia data a una gazzarra poco Vèreconda, appresti luminarie, ritardi di una settimana una festa sacra, confondendo assieme la Madonna del Carmine e Raffaele Palizzolo e, ciò che supera ogni immaginativa, si proponga di riportarlo alla vita politica I f< Raffaele Palizzolo alla Camera 1 Ma in nome di cosa, rappresentante di chi? << I fatti narrati nei telegrammi da questa città sono troppo eloquenti di per sè per abbisognare di commenti. Vi è un Comitato alla testa di tutto questo movimento, che si intitola « Pro Sicilia ». Noi lasciamo ai siciliani di buon sangue, che costituiscono la immen~a maggioranza dell'isola, la cura di protestare per quella usurpazione di ·titolo: ad essi, più

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