Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno X - n. 14 - 31 luglio 1904

374 RIVISTA POPOLARE gli sforzi collettivi non saran diretti in favore di quelle regioni. L' Italia tutta ha bisogno di una fede nuova: deve vivere meno nel passato e più nell'avvenire. La gentrazione nuova deve penetrarsi insieme di più viva realtà e di più grande idealità : intendere tutte le difficoltà di oggi per volere domani una Italia migliore e più ricca. Onde ogni opera di verità è utile: tutto ciò che dà il senso della realtà è benefico. Gli uomini che hanno, come te, più contribuito a diffondere l'amore del vero, e imporre 1~ realtà contro la illusione, a rompere le correnti del pregiudizio, sono i soli uomini che hanno compiuto in Italia un'opera ideale. Se questo libro contribuirà ~disciplinare gli errori che esistono sulla nostra situazione economica, esso non sarà del tutto inutile nè il mio sforzo vano. Credimi con viva affezione tuo aff.mo NITTI 1111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111 h li lii I 111111111111111111111 L'assoluzionedi Palizzolo ----~~---- ! nostri lettori avranno potuto accorgersi che 001 per cinque anni abbiamo tenuto il conteg110 più doverosamente corretto di fronte .1l processo Palizzolo; contegno che ci era imposto dalla gravita dell'accusa, dalla natura delle prove che si adducevano , dalla qualità dei protagonisti .dcll' accusa e della difesa. Infatti si trattava dell'assassinio misterioso di un uomo illustre; erano venute in luce gravi circostanze dimostranti che persone potenti solamente l'avevano potuto determinare; ci trovavamo di fronte ad un processo indiziario dei piu oscuri ed involuti; infine, stavano in prima linea un accusato di elevata posizione sociale e che nel suo paese natio aveva esercitato molta influenza, che, se creduto innocentè, doveva inspirare una profonda pietà ed un accusatore inflessibile, eroico, il figlio dell'assassinato Comm. Notarbartolo , che suscitava l'ammirazione anche di chi si afiermava vittima di un grande errore giudiziario. Venne la condanna di Bologna e noi non incrudelimmo contro il Palizzolo eh' era stato ritenuto il mandante nell'assassinio Notarbartolo; viene ora l'assoluzione di Firenze e noi rispettando il verdetto ci congratuliamo con coloro, che sono stati restitutti alla libertà. Ma come ali' indomani del verdetto di Bologna così pure all'indomani di queilo di Firenze sentiamo il dovere di dire una parola all'indirizzo di quella parte della popolazione di Palermo_ che ha cercato abilmente confondere la causa di Palizzolo con quella della grande città ed anche della Sicilia tutta. Allora protestammo contro coloro, che videro nel verdetto dei giurati di Bologna una manifestazione di antipati.1 e di odio contro Palermo e contro la Sicilia e che organizzarono quella cosa laida e bufia ad un tempo che si chiamò il Pro Sicilia; e coi fatti alla mano rispondemmo ai pubblicisti che, accecati da un malsano chauvinisme, negavano la luce del sole negando la gravissima e speciale delinquenza di una larga zona dell'isola, che comprende gran parte delle provincie di Palermo e di Trapani con particolarità-; negavano, cioè, la esistenza dello spirito della mafia. Oggi leviamo la voce nostra debole,· ma sincera e inspirata ali' amore ardente per l'isola e pel suo buon nome per protestare contro una parte della popolazione di Palermo, che coglie l'occasione dell'assoluzione di Palizzolo e di un Fontana eh' è già alla quinta o sesta assoluzione, per :1bbandonarsi a delle manifestazioni che non sono I' e pressione gentile della gioia che s1 prova per la restituzione alla libertà di un innocente ma qualche cos.1 di peggio. I falò delle copie del Giornale di Sicilia e dell:1 Battaglia che, a torto o a ragione vengono considerati come avversari <lel Palizzolo, il vapore che si noleggia per venire incontro al liberato, l'apoteosi, infine, che si vuole farne, rimandandolo anche alla C,anera , costituiscono i segni della più. triste, della più dolorosa aberrazione morale, di cui devono sentirsi umiliati quanti :imano la Sicilia. Queste manifestazioni non possono spiegarsi o attenuarsi, che ricorrendo [llla ipotesi della follia transitoria della collettività. E a Palermo non può trattarsi che di vera follia perchè fo proprio la voce pubblica di Palermo che all'indomani dcll'assas inio di Notarbartolo, per un cumulo di gravi circostanze, additò in Palizzolo il mandante ! Scrivendo queste poche linee senza ricercatezza di frasi rettoriche, che mai adoperammo e che molto meno prediligeremmo in questa occasione, noi sappiamo di correre pericolo di divenire impopolari io certi ambienti e di esporci anche a calunnie ed a malignazioni svariate. Non ce ne preoccupiamo menomarnente, benchè la cosa non possa riuscirci gradita. Sappia1110 affrontare anche la impopolarità - lo abbiamo più volte provato - pur di manifest:1re liberamente le nostre convinzioni. Ciò che a noi preme maggiormente, anzi esclusivamente, è di mantenerci in perfetto accordo colla nostra cose1enza. La Rivista Nota. A conforto nostro ci piace constat'are che la stampa di ogni colore di tutto il contjoente italiano in una forma più o meno misurata-e la misura ai continentali s'impone per non destare le suscettibilità deg~i isolani e particolarmente dei cittadini di Palermo, che mostrano di avere perduto la testa in questa occasione, è in completo accordo con noi nel giudicare le manifestazioni dell' aberrazione che esplode per l'assoluzione del Palizzolo. Il valore di questo accordo si può misurare dal fatto che all'insaputa l' uno dell'altro sono riusciti alle identiche conclu~ioni i due maggiori giornali di Roma, che sono in tutto il resto in costante e sistematica opposizione: La Tribuna e Il Giornale d'Italia. La Tribuna (N. del 25 Luglio) nel suo leader intitolato: La .fine dopo varie opportune considerazioni viene a queste conclusioni, che sono anche una parziale confessione delle colpe e degli errori del governo italiano: ,< Le piccole dimostrazioni che hanno accolto iersera a Firenze il verdetto , furono quelle che vengono suscitate da qualunque processo che ecciti poco o tanto la opinione pubblica, e in cui sieoo implicati:! persone di grido o di grado; ma beo prima di queile dimostrazioni , ben prima di quel verdetto, il processo aveva cessato di essere fatto all'isola, a Palermo. Tutti ormai senti vano, e non nasconde,·ano, che la causa dell' isola in sè stessa - fatta la parte che l'ambiente ha sempre io ogoi eveoto individuale-non era la causa di Raffaele Palizzolo. Sicchè, se anche il verdetto lasse stato di condanna, avrebbero potuto deplorarlo quanti credevano, nell'isola e fuori, Palizzolo innocente; ma nessuno avrebbe avuto più il diritto di protestare come contro una offesa ingiustamente lanciata verso uoa città, verso una regione;- e la condanna avrebbe dovuto essere subita con tanto maggiore dignità, quanto meno la si sarebbe creduta meritata. « Il verdetto è stato invece d'assoluzione, e sia il benve-

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