Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno X - n. 14 - 31 luglio 1904

' , RIVISTA POPOLARE DI Poli tic a, Lettere e Scienze Sociali Direttore: Prof. NAPOLEONE COLAJANNI (Deputatoal Parlamento) Esce in Roma il 15 e il 30 d' ogni' mese Italia : anno lire 6; semestre lire 3,50 - Estero : anno lire 8; semestre lire 4,50 Un numero separato Cent. 30 · Amministrazione: Corso Vittorio Emanuele n.0 115 - NAPOLI Anno X - Num. 14 ABBaNAMENTO POSTALE Roma, 31 Luglio 1904 SOMMARIO: Noi : GH avvenimenti e gli uomini: (Paolo Kriiger - Il principio di una espiazione - Sconfitte socialiste a Napoli e altrove - Il Vaticano e la Francia - Per l'irredentismo - Tattica tolstoiana e polemiche del partito repubblicano italiano - Il nuovo arresto dell'Olivo - Fr. Gaeta: Le fesre di Arezzo) - Dott. N. Colajanni : Sdegni e malumori di liberisti italiani - La Rivista: L'assoluzione di Palizzolo - Una lettera-dedica di F. S. Nitti a Napoleone Colajanni - UmbertoRicci: La vita economica in Russia - Noi: Quanto costa l'esercito in Italia e nell'AustriaUngheria - Sperimentalismo sociale: Lo sviluppo della Repubblica Argentina e di Buenos Ayres - lng. Leonardo Carpi : Le nuove comunicazioni con la Francia - I-ti vista delle Riviste: Diminuiamo la mortalità francese! (La Revue) - La Cina in trasformazione e la guerra ('N.,orth À!f1,erican'R._eview) - Il Ministero Au~Lraliano operaio èReview oj Reviews /or Attstralasia) - Piccole famiglie e suicidio (Economie Revi<w) - Il costo della vita in Germauia e in Inghilterra (Cornhill Magazine) - La piµ urgente quistione del Sud Africa (~view oj Reviews) - La degenerazione dell'esercito tedesco ('N..orth American Re-uiew) - La scuola e la vita (L'Economista) - Vivente Medioevo in Italia ('Deulschland) - Va in rovina l'agricoltura negli stati industriali? (Siiddeutsche :Motiatsbejte) - Recensioni - 11Justrazlonl nel testo. AVVISO.IMPORTANTE Preghiamo vivamente tutti gll abbonati al (Juall scade l'abbonamento il 30 giugno, di volere subito .spedire l'Importo per Il nuovo anno, per rispa.rmlarcl il lavoro e la spesa dell'Invio di circolari. - SI p,-egano poi nel modo 11tù calot·oso gli abbonati, che non hanno ancot·a pagato l'abbonamento dello scorso _anno di volerlo pagare colla massima sollecttudlue. Il loro ritardo, che trattandosi di somma 1nolto esigua, non può dipendere che da. dl1nenticanza arreca imbarazzo all' a1nmlnistrazlone. GLI ft VVENIMENTI e GLI UOMINI In un'intervista pubblicatadalla Tribuna del 28 corr. come i guerrieri ·antichi, aveva strappata alle fiere e ai Palizzolo, che sfuggito alla galera pare voglia pren- selvaggi della foresta ed aveva coltivata e abbellita dere la via del manicomio, accusa l' on. Colajanni di col suo lavoro ed il suo amore. Venne pieno il core di esserestato, con Alessandro speranze, illuso, forse illul dendosi che in questa vile Tasca, parte non piccoa Europa adoratrice d'idoli dai nella formazione dell' odio piedi d'argilla, in questa contro di lui. codarda epoca di cianciatorl Alla stolida affermazione senza coscienza, di popoli risponderà il nostro cniret- senza fibra e senza ideali la tare nel prossimo numero sua parola avrebbe potuto della Rivista. mettere la forza dalla parte ----, della ragione e del diritto Paolo Xrttger.- Il vec- e rendergli la patria che chio, eroe si è spento, dopo una sordida fame d'oro gli aver provato la disillusione aveva tolta. E poichè ne ultima, forse la più amara., trovò facili al plauso le folle, della sua anima ingenua e all'incosciente plauso del moforte, Egli, nei giorni duri mento , trovò sordi all' .apdella lotta, aveva sperato pello disperato i governi che l'Europa non rimarrebbe europei, si ritrasse solitario sorda alla sua voce implo- e silenzioso in un triste rante soccorso in nome del paesello e in un giorno di sEuopopolo pertolasua hp_atriha ·:r··.' ___ :_:i_;._·~=-··J.. estate, pochi gh·iorni _fa, me11 - venne, ques vece 10 c e _ ·. tre l'uomo e e prima non sapeva le aspre battaglie, j_. 1 _:_:,;'.'_:_.·_._: ::·_:·_..-_ gli fosse tolta la patria esule gli eroismi generosi, e le . tava in un pubblico ban- :~!!;1~:if !t!: :r~?if ~ t .\:\'." 1 ri/ ;t~,,Z(il~- ·;~· ;.~t:a;~~ : dino nella forza della Di- •• liiilìliil••••• forte speranza e _la sua salvinità, venne in Europa, da fede - egli aveva detq uando ogni altra speranza 1t·1..Pa..010 Krila1:er to : Non può essere che la nella sorte delle armi era vana, e dimandò in nome di patria ci sia tolta per sempre; q uesto è un tempo di Dio, in nome del diritto d'ogni popolo ad avere una prova.-A lui, cui era familiare la Bibbia, che sapeva patria, che l'Europa salvasse al popolo boero la sua; la storia del popolo ebreo, che governava, pa~tore fra quella terra che il rude poi10lodi eroi, semplici e forti i pastori, col libro delle leggi dell'antico popolo nomade:

. 366 RIVISTA POPOLARE questo tempo d'oppressione della sua patria, qnesto suo esilio doveva sovente aver riportato il suo pensiero alla schiavitù degli ebrei in Babilonia, e più d' una volta deve aver sognato al futuro Macabeo vincitore dell'idolatrn nemico. Ma egli é morto, prima che il tempo della cattività sia spirato; prima che lo squillo del corno vittorioso abbia destate le solitndini del Veld a salutare di nuovo la bandiera delle libere repu bbliche. Egli è morto mentre dura ancora il trionfo del1' Inghil torra. La Repubblica del Trasvaal era in grande parte opera sua. Da giovinetto egli seguì i suoi genitori nella grande migrazione Boera. dal Natal alle riva del Vaal, più tardi battagliò e capitanò i suoi contro gli Inglesi e dal giorno della battaglia di Majuba Hill egli seppe che gli ostinati nemici non avrebbero requie finchè la libertà boera non fosse spenta del tutto. Durante un lungo seguito di anni, presidente della Repubblica transvaaliana fece di tutto per conservare l' indipendenza al suo popolo. L'incursione del D.r J ameson gli diede agio di mettere dalla sua parte tutta la ragione, tutto il diritto, tut,t,A.la giustizia. Egli avrebbe potuto far fucilare il brigante che era venuto con le armi alla mano ad invadere il paese; preferì restituirlo all'Inghilterra, perchè, suddito Inglese, fosse dall'Inghil terra stessa punito. Fu un'atto di accorta politica, ma non bastò a salvare dalla rovina il paese. Le mine d'oro, le mine di diamanti giacciono nel Trasvaal, e si sa che all'oro ed ai diamanti la sordida gente moderna sacrifica il diritto, la giustizia, la libertà. I difensori dell' Inghilterra adducono a scusa della vergognosa conquista, la necessità dell'Impero, la necessità della ferrovia su torritorio inglese, in Africa, dal Cairo al Capo: ebbene non son queste le ragioni vere della occupazione; il dissidio stava in qnesto : Kriiger voleva che le miniere appartenessero allo Stato, i capitalisti le volevano per sè ; Kriiger voleva che il lavoro dei bianchi fosse impiegato alle miniere; i capitalisti volevano introdurre la mano d'opera negra e cinese , sordida questione di lucro da parte loro; questione di diritto da parte di lui. Egli, legiferando con la Bibbia alla mano, diceva:- Dio ha detto che il popolo tutto, e quindi per lui lo Stato, è padrone delle miniere. Il diritto dovette soccombere; ma l' Inghilterra non ha pienamento vinto._ La questione Transvaalian~ di politica che ·era è diventata economica: la lotta s'è spostata, ha cambiato di terreno, L' introduzione della mano d'opera cinese, lo sfruttamento feroce dei lavoratori bianchi sono, per la conquista Inglese, dei nemici ben più terribili che le idee mistico-politiche di Kriiger. La situazione ora non dimanda più un eroe : è nna battaglia di pigmei. Kriiger è morto alla sua ora erimarrà grande e glorioso 11ella storia, anche quando dai suoi avversari saranno passate al nulla le opere e la memoria. ♦ Il prìnc1p10 di una espiazione. - Sembra che l' impero russo voglia finire affogato nel sangue come l'impero francese. Mentre Kuropatkine, malgrado le sue spavalderie , è stretto in un cerchio di ferro dal1' esercito giapponese e tutto fa prevedere che subirà la sorte di Mac-Mahon a Sédan, il partito rivoluzionario_ russo non resta inattivo e vendica nel sangue i martiri dell'autocrazia dello Czar. Sipiaghin, Bobrikov, Plewhe, hanno pagato èolla vita le loro infamie : Sipiaghin che sguinzagliò i feroci cosacchi contro gli studenti che protestavano per la scomunica inflitta a Tolstoi; Bobrikov degno luogotenente di Nicola Il in Finlandia; Plewhe , l'istigatore della strage di Kitshineff, l'organizzatore dei massacri nelle prigioni, l'assassino di tutto un popolo, il responsabile maggiore delle preseD;ti terribili condizioni in cui si trova la Russia, segnano tre sanguinose tappe ne11a lotta ad ultimo sangue impegnata tra il dispotismo e i generosi che vogliono una Rus:-,ia libera e civile. I solit'i bigotti imprecano all'assassinio e riprovano la violenza: ma qnale altra arma resta ad un popolo privo della libertà di seri vere, di parlare, di prntestare, di governarsi ? . I giornali proprio di questi giorni pubblicarono una circolare segreta di Plewhe rivolta ai consigli provinciali (Zernstwos) non di altro colpevoli che di voler metteÌ·si di accordo per venire in aiuto ai feriti russi. Il sospettoso ministro destituì parecchi consiglieri e proibì espressamente la generosa iniziativa nel timore che dato un primo passo gli Zemstwos avrebbero potuto ancora unirsi per altre cause. Noi pnre siamo nemici della violenza, noi pure vorremmo che mai la storia registrasse tragedie cosi terribili ed alzammo alta la nostra voce quando, in paesi più liberi, dove si può lottare con altre armi , e re e imperatrici e ministri cadevano sotto i colpi del pugnale o della rivoltella. Ma oggi non sappiamo protestare : la violenza è santa e giusta quando è opposta alla violenza; l'omicidio è atto di ginstizia quando vendica migliaia di martiri, quando vendica un popolo oppresso, quando vendica migliaia e migliaia di vite umane sacrificate dalla volontà e dall' a.mbizione di un solo. Perchè i benpensanti non protestarono e non imprecarono quando nelle strade lo lcnut e le sciabole dei selvaggi cosacchi nccidevano nelle vie di Mosca e di Pietroburgo centinaia di studenti? Quando i fucili dei soldati mietevan9 vite di centinaia di operai scioperanti? Quando Plewhe colle sue gesuitiche circolari incitava al massacro degli ebrei a Kitshineff, quando orde di soldati ubriachi erano fatti penetrare nelle prigioni per massacrarvi i detenuti che protestavano contro le infamie .:mi erano assoggettati , coli' unica protesta alla. quale potevano ricorrere, collo sciopero .della fame? Quando lo Czar spergiuro calpestava i diritti secolari della Finlandia? Si approssima la fine dello rzarismo? Lo speriamo e lo auguriamo ad un popolo forte e generoso che vede soffocata ogni iniziativa. soppressa ogni libertà, violato ogni diritto, dalla volontà di un sol uomo che sembra pascersi di sangue e di cadaveri. La guerra che segna pei russi una sconfitta al giorno, la corruzione dei funzionari , la impreparazione del- .l'esercito e della flotta, la incapacità dei capi che conducono al macello i poveri soldati, le convulsioni in terne, ci richiamano alla memoria quanto avveniva nell'impero francese prima e durante la guerra del 1870. Possa lo Cz.ar subire lo stesso fato di Napoleone III e possa presto la caduta di un uomo, segnare l'inizio di una nuova era di pace e di concordia, di libertà e di progresso per il popolo russo. L' uccisione di Plehve è santissima e giustissima. Egli, lo ripetiamo , fu il maggiore responsabile della guerra e delle terribili condizioni in cui si trova la nazione russa. Il sangue si paga col sangue e le migliaia di marinai morti sulle navi affondate, le migliaia di soldati uccisi dal piombo giapponese , le migliaia d'impiccati, gli strozzati nelle prigioni, gli uccisi dalle sciabolate cosacche, i :finlandesi cui si strappò la patria, tutti coloro che gemono e soffrono nelle geenne siberiane sono vendicati. E mai vendetta fu più santa e più ginsta. ♦ Sconfitte socialiste: a Napoli e altrove. - A Reggio Emilia, a Monza, a Napoli e in di versi punti nelle elezioni amministrative i socialisti sono stati più o meno clamorosamente sconfitti ; e le sconfitte sono venute ad amareggiare i successi politici, non dovuti del resto alle sole loro forze, ottenuti colla elezione a deputati del Maironi a Bergamo e dell' Antolisei a Macerata.

.. RIVISTA POPOLARE 367 Queste sconfitte hanno scarsa. importanza dal punto di vista dello avvenire del loro partito, che continuerà a svilupparsi e che guadagnerà forse in serietà ed intensi~à ~iò che ha perduto, e che ncn è male che perda, in estensione. Noi che de testiamo l' ipocrisia confessiamo che non siamo punto addolorati di queste sconfitte, e ciò non per l'interesse unilate1~ale ed. egoistico di partito, ma perchè ci angariamo sinceramente che le lezioni giovino ai socialisti; la jattanza, la petulanza, la ingiustizia dei qnali, non ba più limiti e son divenute tali, che talvolta fanno venire in uggia le migliori e più simpatiche teorie. A Napoli più che altrove la sconfitta è stata clamorosa. Gli avvenimenti, più che il merito loro, avevano ad essi creata una posizione di primissimo ordine in una grande e sventurata città, che viveva e vive in condizioni eccezionali e che molto avrebbe potuto avvantaggiarsi da un' azione essenzialmente democratica e moralizzatrice. Ed essi hanno messo in mostra delle qualità straordinarie soltanto per l'auto demolizione! La quale pnò essere misurata da questi confronti: nelle elezioni del 1901 Arnaldo Lucci primo eletto della lista socialista ebbe 6910 voti; in quelle del 1904 discese a 4208. Nel 1901 i socialisti lottarono da soli colla tattica intransigente della lotta di classe; nel 1904, consci della decadenza spaventevole, di cui avevano un indice nella discesa della Propaganda, si degnarono di allearsi coi repubblicani e coi radicali. Ma quale valore poteva avere un alleanza con partiti, ai quali sino alla vigilia si erano lanciate cont11melie ed accuse senza fine ? Il corpo elettorale poteva rimanere scandalizzato e non altro da q11esta risurrezione dell'unione dei pm·titi popola1·i ch'era stata sempre combattuta e proclamata inutile o dannosa. Nessuno credeva nella sua sincerità. La sconfitta dei socialisti di Napoli venne commentata dalla stampa di tutta Italia oltre che dalla locale. Noi abbiamo ora e prima accennato alle cause della mede-.:ima. Molto nocque a loro la mania degli scioperi; e più ancora l'atrabile, che sfogavano contro chiunque non la pensava come loro. Nè si creda che ciò affermando noi siamo mossi da alcun risentimento personale ; dobbiamo anzi constatare, esprimendone viva gratitudine, che il loro organo ufficiale La P1·opagandli verso di noi solamente si mostrò sempre cortese e deferente. Noi che, in tempo per farli correggere nell'interesse · dell'opera benefica che essi potevano e possono ancora compiere in prò di Napoli e del Mezzogiorno, più volte li esortammo a mutare attitudine non fummo creduti e seguiti. Ma vogliamo augurarci che vorranno ascoltare la voce autorevole di Ettore Ciccotti ch'è il loro rappresentante in Parlamento. Il Ciccotti in due articoli st1lle elezioni di Napoli, ammirevoli per acutezza di osservazione e per franchezza di linguaggio dopo avere esposto qual' è la situazione anormale della bella città del golfo partenopeo riassume il proprio pensiero sull'azione dei compagni con queste parole non equivoche: « i socialisti hanno « commesso molti errori: si sono tal volta troppo inebc briati del loro successo; talvolta non hanno saputo « serbar la misura; e hanno fatto troppa astrologia « dottrinale, e si son perduti in troppe discussioni «interne.• (.Avanti! 20 Luglio) . Queste stesse critiche e quasi in termini identici noi spesso enunziammo e furono quasi ritenute come suggerite dall' invidia pei loro successi ! Oggi siamo lieti che altri non sospettabile di tale bruttura, eh' è ben lontana da noi, le abbia ripetute ed. a noi non resta che da avvertire questo solo: i difetti e gli errori dei socialisti napoletani sono quelli stessi di tutti i socialisti meridionali. A Napoli condussero alla loro sconfitta; auguriamoci che non producano di peggio altrove. Il Vaticano e la Francia. - Pare che ci avviciniamo all'epilogo. La lunga lotta dello Stato laico, contro le Congregazioni religiose; contro la inframmettenza e l'azione politica dei clericali; contro le masse dei nemici della Repubblica si avvia alla sua logica conclusione: la separazione della Chiesa dallo Stato. E', naturalmente, un grande fatto nella storia; grave di risultati non buoni, in tutta la loro estensione, pre• vedibili, che avrà una infl!1enza grande su lo svolgersi del futuro progresso socìale in Francia prima e nelle altre nazioni cattoliche poi. Il governo di Francia impedito fin' ora dalla sua lotta contro i nemici occulti e palesi della repubblica dal porre mano alle leggi d'indole sociale; dopo questo ultimo supremo atto della sua politica ecclesiastica potrà procedere su la via di quelle riforme economiche da tanto tempo promesse, e tanto lungo tempo attese invano. Certamente la Francia rimane ancora -la grande nazione all'avanguardia di ogni progresso. Essa conferma· ora la sna missione di paladina delle idee e dei fatti sociali più progressivi e noi siamo costretti a riconoscere che malgrado gli eccessi di difesa, le esagerazioni, anche le momentanee violazioni del principio di libertà - noi le Rbbiamo a suo tempo, accennate ed anche stigmatizate - la Francia procede a rapidi passi verso qnella trasformazione dell'organismo sociale che deve concludere alla libertà. E' evidente che ottenuta l'abrogazione del Concordato, separata dallo Stato la Chiesa; il governo della Repubblica dovrà affrontare quelle riforme sociali che sono nei desiderata della parte maggiore della nazione, e che vogliono giungere, come ultimo prevedibile termine, ad una trasformazione completa della istituzione della proprietà, e dell'organismo economico attuale. Intanto all'opera dell' affrancamento religioso, alla dennnzia del concordato, la Francia ha trovato l'alleato dove meno se lo aspettava, e dove non ere leva poterlo trovare mai ; nel Vaticano stesso. Pio X è l' alleato inesperato e forte della Francia. Bisogna convenire che qnesto Papa è un uomo forte e diritto. Oscilla e ondeggia qualche volta, qualche volta paventa - cosa assai logica in un uomo su cui pesa una tanto grande responsabilità - ma subito dopo ripiglia Ja sua fermezza e procede su la sua via, senza timori e senza pentimenti. Un gruppo di vescovi quello di Digione, qnello di Laval, quelli di Rouen, di Alby, di Avignone, di Algeri, di Tarantas, di Mende si sono schierati col g·overno francese. Il Papa, in aperta violazione del concordato, ha chiesto direttamente a loro, le loro dimissioni. Di qui l'ultimo urto. Questo papa che non vuol fare la politica, ma vuole soggetto a se, ed obbediente il clero, avrà la più grande influenza politica, che abbia avuto un papa da Clemente VII ad oggi. Forse non per volontà sua, nè per forza del suo talento ; ma perchè si maturano eventi che la Francia è destinata a svolgere, percbè le condizioni sociali mutano, perché-per legge di naturagli organismi devono trasformarsi o soccombere. La Chiesa , a meno di rinnegare la sua ragione di essere non può trasformarsi , Pio X vuol mantenerla nella rigida immobilit.à del dogma, da un lato vorrebbe essere progressivo, dall' 1:i.ltro sente che non può, e, nomo di forza e di carattere lascia che gli eventi, qnali che sieno si compiano, e-forse inconsciamenteporge mano alla }.,rancia che di questi nuovi eventi è lo. strumento. ♦ Per l'ir1·edentismo. - L'Austria a Trieste ha scoperto delle bombe, che potrebbero essere bene della categoria di qnelle ammaestrcite, di cni si vale tanto bene la polizia, che sa maneggiarle senza farle esplodere. Le bombe ammaestrate di Trjeste pare che abbiano il compito di somministrare pretesti all'imperiale

368 RIVISTA POPOLARE governo d'inferocire più del solito contro gli elementi, che vcgliono tenere alto il sentimento dell'italianità. Che si tratti di pretest~ risulta evidente dallo i llela{alescioglimento della Società di ginnastica. In It.alia, però, non mancano quelli che colla loro attitudine riescono, certo contro la loro intenzione, a dare parvenza di giustificazione alla reazione austriaca. La disgra ziata candidatura del generale Ricciotti Garibaldi posta con leggerezza e con fretta nel Collegio di Montecorvino Rvvella (Salerno) ha dato occasione al candidato di fare dei discorsi bellicosi e di affermare che ha pronti 40000 giovani, che lo seguirebbero sulle Alpi Giulie. E dire che Garibaldi , il grande, nel Tirolo non potè condurne che appena 30000.... e come armati! Dubitiamo forte, intanto, che tra gl'ipotetici-molto ipotetici - 40000 garibaldini .... territoriali ce ne siano molti tra gli elettori , che vogliono mandarlo a Montecitorio. E prima cbe con questi discorsi , per lo meno imprudenti , Ricciotti Garibaldi ha aiµtato involontariamente l'imperiale governo di Vienna tentando l'emissione di buoni di una lira in nome della l?ederazione Popolare Nazionale pro Italia I1·redente. Noi conoscevamo quest.a insensata emissione ; ·ma non ne avevamo parlato perchè ci sembrava di farla da denunciatori. Non abbiamo più ragione per tacere ora che alcuni buoni ·sono stati sequestrati dalla polizia a Trie8te e che nella Vita Internazionale l'amjco Moneta ne ha parlato e ne ha riprodotto il f'ric simile polemizzando vivacemente con Ricciotti Garibaldi (n.0 del 20 lugEo). Chiamammo insensato il tentativo eli emissione di 'luesti buoni, perchè non riusciamo ad immaginare a questi chiari di luna e colla nota taccagneria jtaliana si possa riuscire a raccogliere una somma non del tutto irrisoria per una impresa guerresca. Tali emis sioni fallirono quando vennero fatte da uomini, che rispondevano al nome di Ginseppe Mazzini e di Gi11seppe Garibaldi; quando c'erano sottoscrittori di centinaia di migliaia di lire .... Figuriamoci ora ! Riusciranno a raccogliere tanto da poter con,prare pifferi e grancasse .... D'altra parte i tedeschi ad Innsbrtick hanno rinnovato le gesta brigantesche di altra volta contro gli studenti italiani. Di questi evisodi traggono ragione di gioia e di compjacimento gl' i1'1·edentisti focosi, che vorrebbero dichiarare la guerra all'Austria Ungheria. Noi, si comprende, in quei tri8ti avveniment.i troviamo ragione di rammarico e di timori. Ma quanto pjù scabrosa si rende la situazione per colpa principale del governo austro-ungarico, cui prestano qualche ausilio i nostri irredentisti colle lorn ciarle e colle 111illanterie, tanto più ci crediamo nel dovm·e d'insistere nella nostra campagna, che mira a svongiurare i gravis8imi danni di una guerra. Dell'opera nostra non siamo poi malcontenti dal punto di vista del successo jn Italia. Non solo i socialisti, ma quasi tutti i repubblicani, oramai seguono il nostro modo di vedere; e alla testa del movimento antibellico con giusta percezione degli interessi veri della democrazia sta l'Italia del Popolo di Milano. I vi tra altro abbiamo visto riprodotto un brano di uno scritto dell'illustre no.:-;troamico e maestro Gabriele Rosa, che ~ollima meravigliosamente con ciò che da tanti anni ~osteniamo. L'antico galeotto dello Spielberg 11el 1894 seri veva: « Gl'irredentisti europei devono volgere i loro conati a sollecitare coi liberali radicali, coi socialisti , colle società operaie, l'avvenimento degli Stati Uniti europei, in seno ai quali non solo risolverannosi le loro aspirazioni per l'autonomia, rna anche le qnestioni economiche. Perché, come nella grande estensione degli Stati Uniti non sono chiostre doganali fra Stato e Stato, ma domina libertà commerciale, libertà che il governo di Washington va estendendo a tutto il continente americano, nell'Europa risolverannosi le quistioni doganali e dovrà cadere il muro artificiale di Méline e degli altri monopolisti. Avanti alJa soiuzione di tal quistione europea , snlla soglia degli Stati-Uniti europei, anche lmbriani raJlenterà la foga per 'l'rento e per Trieste. Ed i vari parti ti per la politica estera cl elle singole regioni europee; si concilieranno. » La federaz.ione : ecco la nostra suprema aspirazione. Nella federazione gl' italiani dell' Anstria-Ungheria, pochi numericamente, ma forti della loro più elevata civiltà potrebbero trovare tu t,te le condizioni per una evoluzione sana, pacifica, progressiva. E l'urto delle varie nazionalità nel vicino impero fatalmente condurrà. al trionfo del regime federale. In questa trasformazione sta la maggiore convenienza dell'Italia. Lo 8fasciamento dell'impero da tanti incautamente vagheggiato condurrebbe la Germania a Trieste. E non è nemmeno immagina.bile ciò cbe dovremmo attenderci dallo chaiivinisme tedesco. Ciò che es8o opera nel granducato di Posen per distrurvi il sentimento nazionale polacco non JJUÒ che darcene una pallida idea ! Non vogliamo chiudere q Lle:3tostelloncino corn,acrato all'frre.dentismo senza far menzione della inchiesta che Il Regno di Firenze ba intrapreso sui rapporti fra l'Austria e l'Italia. Fra le risposte sinora pubblicate si avvicinano maggiormente al nostro modo di vedere qnelle del senatore Tancredi Canonico, di Luigi Cesana direttore del 1lfessaggero , del signor Carlo Piacei ecc. Questi ha riferito schiettamente il parere di nn ufficiale snperiore che gli disse : « E' follia incoraggiare , o anche tollerare che si estenda pel paese questo stato di animosità verso l'Austria se dopo, a un momento dato, non si ha l'intenzione di sostenerlo cJn nn intervento militare. Ora siamo noi preparati per una guerra vittoriosa? In confidenza le dirò cbe quando a principio di marzo la situazione tra l'Austria e noi era specialmente tesa, per non dire allarmante, io ero preoccupatissimo. Poichè noialtri militari soltanto sapevamo l'esatto stato delle cose, le condizioni precise in cui trovavansi esercito e marina. Oggi , dopo le pubbiiche critiche del Ricotti, del Candi ani, del P'l-1umbo, del Taverna, ecc. le illu.~ioni non possono esistere neanche per i profani! » Un diplomatico , che il Piacei dichiara fine e penetrante gli rispose: 4 Se 1' A11stria non esistesse bisognerebbe inventarla. E' un motto vecchio, ma sempre più vero. L'Italia, quand'anche uscisse vittoriosa da nn conflitto armato, farebbe la maggiore stoltezza del mondo, cc,ntribueudo alla diminnzione di una potenza intermedia tanto necessaria al1' equilibrio e11ropeo, tanto utile particolarmente a noialtri italiani, che saremmo i primi ad essere inghiottiti se un'eventuale egemonia della Germania si stabilisse in Europa. Stuzzicare l'Austria a furia di colpi di spillo irredentisti è cosa azzardata, se non pericolosa. > E' q nanto andiamo predicando da dieci anni! N0tiamo questa particolarità amena : i letterati di profe::isione nelle loro risposte si rivelano i piu irredentisti beJlicosi o i più inconclndenti .... ♦ Tattica tolstoiana e polemiche del partito repubblicano italiano - Del nostro partito non ci occupiamo da parecchio tempo , perchè ben poco avevamo da dire sul s110conto. C' era da lodare la sua attitudine nella quistione dell' frredentismo; e noi la lodammo. Dopo vennero polemiche ingrate, sulle quali avremmo preferito tacere; ma rompiamo il silenzio perchè comincia ad essere inter petra to in modo equivoco. · Le polemiche ingrate sono state quelle sulla discussione del disegno di le,g?;e d' iniziativa parlamentare sul suffragio universale svolto mcigistralmente dall' a- . mico Mirabelli.

RIVISTA POPOLARE 369 Noi, in questo momento non avremmo preso l' ini ziativa, sicuri del resto come eravamo della insidiosa e iltefficace cooperazione dei socia Iisti, che dopo avere dato l' esplicita adesione per mezzo dei loro deputati non si fecero più vivi, perchè il disegno di legge non portava la speciale loro marca di fabbrica. Molto meno avremmo aderito alla proposta in favore del suffragio alle donne, eh' è un avvi11mento a quel feminismo, ~ui siamo decisa men te contrari. Ma la posizione dell' on. Mirahelli era ben diversa: era logica e doverosa. Egli , infatti, presentando il disegno di legge non fece che eseguire il ,deliberato solenne di un Collgre:::;so repubblicano; deliberato accettato esplicitamente dai deputati del gruppo che lo sottoscrissero in uno ai rappresentanti dei gruppi socialisti e radicali. Ebbene: chi lo avrebbe creduto? L'opera logica e doverosa del rappresentante di Ravenna trovò dissenzienti repubblicani corne Otello lVlasini e qnel eh' è più l' avv. Guizzardi segretario della Direzic.ne del Partito repubblicano ! L'intervento del Guizzardi indusse il l\Jirabellì a domandare alla Direzione del partit,) se il primo esprimeva il pensiero indi vi duale o quello collettivo. La domanda era precisa e chiara; non fu così la risposta formulata brillantemente, come sempre, e sibillinamente dall' on. Pellegrini in nome della Direzione. D' onde malnmori e polemiche, che non contribuiranno al certo a rinvigorire il partito repubblicano. Polemiche che saranno tra breve di maggiore attua- ·lità sono, poi, quelle impegnate snlle colonne dell'Italia del Popolo sui rapporti tra repubblicani e socia.listi nelle elezioni politiche; e ciò sopratutto in cccasione delle elezioni di Macerata e di Bergamo, nelle q11ali · i primi non presentarono un candidato proprio e sostennero calorosamente il candidato socialista. Noi comprendiamo che nello inleresse della democrazia e del progresso ·politico e sociale del nostro paese ci sarebbe da seguire la tattica seguita dai nostri amici di Bergamo e di Macerata se le condizioni locali esigessero di votare pel candidato socialista avente le maggiori probabilità di riuscita; noi anzi, che fummo tra i più caldi e sinc.,ri sostenitori del1' unione dei partiti popola1·i, leal,nente inte!:la ed ap plicata, tale tattica avremmo consigliata come massima da seguire generai men te. Seguirla oggi, però, dopo il dispre¼zo c!1e i socialisti hanno mostrato in tante occasioni pei repn bblicani e dopo la lotta di Forlì, nella q nale q ue11 i votarono per un reazionario pur di fare soccombere un nostro correligionario francamente ci sembra una vi! tà e niente altro che una viltà. La tattica repubblicana io que8te condizioni ci sembra quella spiccia di chi prende i calci nel sedere e ne rilascia la ricev11ta. Forse è più vile della tattica tolstoiana, che si li mita a consigliare la non resistenza al male! ♦ Il nuovo arresto dell'Olivo.-Noi dicemmo, a suo tempo, della impressione che a noi, come a tutti i cittadini italiani, fece la strana assoluzione de.Il' Olivo ; dicemmo anche che il verdetto fu quale doveva e poteva essere data l' istituzione tale qual' è della giuria e quali furono i quesiti del presidente della Corte d' Assiso di Milano, sottoposti ai giurati. Ma accade oggi, sempre a proposito dell' Olivo, nn fatto più enorme . .Pare che a q uest' uomo sia toceato in sorte ài essere la dimostrazione potente della insipienza e della leggerezza della nost.ra magistratura. La prima volta c'era un caso tipico ma tutte le manifestazioni di quel caso accadevano , si puo dire, di sorpresa: nn presidente che per volern per forza una condanna all' ergastolo, ometteva uno dei quesiti che avrebbero duvuto essere nel questionario ai giurati per il verdetto, una dozzina di giurati che si ribellarono alla disposizione presidenziale considerata da loro come possibile dei risultati troppo gravi per l'accusato, e quindi l'assoluzione dell'accusato stesso e la sua messa in libertà accolta dagli applausi della folla, e dalla esecrazione di quanti pensano col loro cervello alla stregua del buonsenso. Tutti questi fatti possono avere• la loro attenuante in circostanze inevitabili di fatto imprevedibile e impreviate. Ma oggi accade un fatto gravissimo e significantissimo. Reso più gra\Te perchè è studiato e pensato e ap plicato da quelli stessi che si dicono difensori e rappresentanti della legge. ll rinvio dell'Olivo-già assoluto dai giurati di .Milano-alla Corte d'Assise di Bergamo. Si sa che sovente la legge è violata dai gover· nanti, dalle polizie, dai privati, sempre però all'infuori dall acquiescenza e dell'opera dei magistrati: ma questa volta sono i magistrati stessi che manomettono la legge, che creano un precedente che pnò essere, che sarà anzi dannosissimo nell.,t nostra 1egisla½ione e nella pratica della vita pubblica italian_a. Qni si va.oltre il caso Oli\'o. L'assassi n.o della moglie, Fuorno che ha fatto scempio del cadavere scompare d.inaoz.i alla questione di rliritto, e noi deploriamo che la magistratura abbia creduto, sia pure obbedendo ad una giusta esplosione di sdegno cittadino, abbia creduto violare la legge e infrangere il principio per il quale , a meno di fatti nuovi, il processo chi11sosi in Corte d'Assise non può essere riaperto. Bisogna considerare seriamente q11esto caso e non lasciarlo passare senza serie proteste. L'assoluzione nel proce::;so è la o·aranzia della libertà dei cittadini. Ognuno può es,,,ere : torto od a rao-ione .. . 6 aceusato dt un qualunqué delitto, 8ono condannati soltanto i colpevoli, gli innocenti beneficiano della assoluzio1;1-e; ma jnno_centi non ve ne sono più quando l'a8soluz10ne non chiude definitivamente e per sempre il processo. Oggi il precedente è creato per il caso singolare della assoluzione dell' Olivo, domani sarà per un caso r1:1enostrano, po.:3domani per un fatto qualun 1ue. La napertura del proce~so dopo l' assoluzione in Corte d'Assise pllÒ faciln-iente diventare c,ms 1et1ldinaria. Non c'è fatto piu lesivo della legge, della creazione del precedente che manomette e capovolge la .legge stea-m, qm1ndo questo precedente è stabilito da quel mede..;imo alto consesso che ha per esclu:::;ivo ufficio di mantenere l' integrità della legge nel lo spirito e nella forma. Si dice : la Cassazione ha inteso riparare ali' errore del Presidente che non posò t11 tti i q ue::iiti che era in sna facoltà di posare, ed ha obbedito alla pressione della opinione pnbblica, pressione esercitata q11esta volta per ottenere una maggiore gi:1stizia. E q ue.:'lto anderebbe bene se la legge non dovesse es::,iere invariabile ed ittviolabile fintanto che disposizioni piu oppn·tune o più consone a giustizia non vengono a modificarla con atti e leggi nuove, emanate dal p )tere legista.ti vo. Ora, oltre che il Preside11 te della Corte d' Assise è solo giudice ed arbitro dei quesiti che sottopone ai o·iurati-e se il PreHidente dell,t C0rte d'Assise di. Mi- "" . lano, non ne dettò altri vuol dire che in sua scienza e co:::;cienza giud 1eò che quelli soli erano giusti e doverosi - oltre che il verdetto dei giurtt.ti deve es"'.lere per legge sovrano ed inappellabile; è evidente c~e nn consesso di magistrati il quale eede all'opin;_one pnbblica- ancl1e se giusta- e per la pressione di questa manomette la legge, è un cattivo guardiano di quelle garenzie cbe son snppo::;te essere decretate nel codice a difesa della libertà e del diritto dei cittadini. I magistrati della Cas..;azione, rinviando dinanzi ad una nuova corte l' Olivo hanno fi..tto opera illegale ; peggio ancora hanno demolita una delle basi principali su le quali riposa la legge (la in viola bi lità delle s 1e disposizioni) e noi speriamo-non per l'Ol, vo, che secondo noi meritava la cond.::mna - 1.aa :perché i magt-

370 RIVISTA POPOLARE strati della Cassazione hanno dimostrato di avere bisogno di una lezione di diritto, che i giurati di Bergamo assolveranno l'individuo portato in processo una seconda volta in aperta violazione della legge; e fa. ranno essi quell'opera di difesa sociale che la Cassazione doveva e e.on ha saputo o voluto fare, dimostrandosi più timorosa dell' opinione pubblica i che gelm;a custode della legge. Nor ♦ Le feste di Arezzo. - Madama Italia è anch'essa una signora bennafa. nonchè viziosa, la quale, fra un adulterio e un intrigo, si concede le s11e domeniche intellettuali mezzo frivole e mezzo sbadigliose. Quelle di madama Italia, tra un pettegolezzo parlamentare e un adulterio eleUorale, son costituite dai centenari. In tali occasioni, la nobildonna si ricorda che oltre la responsabilità un po' vreoccupan te dei ~.,erri e dei Saporiti d'oggi, ell'ha quella dei poeti ed eroi di j eri ; che in faccia al consesso delle nazioni ella passa per una creatura di voluttà - oh! - artistiche e letterarie: sicchè, tanto per debito quanto per l'occhio del mondo, fatta vigile in materia di cronologia (ora lo può, cbe è gaudiosamente libera ed una), festeggia i suoi santi del calendario poetico ed eroico. Nella decorsa quindicina è stata la volta di Francesco Petrarca. Della bella festa non vogliamo nè possiamo se uon congratularci ampiamente co11 l' I tali a e con noi stessi : primo, perchè il dir male dei centenari è di cattivo genere ormai; secondo, perchè a nessun patto daremo ragione ai pochi religiosi soli tari spiriti, che vedono in una siffatta commemorazione tutto apparire, fuorchè la parte diva e reale, disincarnata da ogni contingenza mortale, del Poeta che con la suggestione della musica ci liberò, nei momenti ebri, dalle mortali contingenze e miserie: e che; se qualcosa in certi centenari rifulga, vedono rifulgervi .:iuel tradizionale spirito di municipalità pur esso così simpatico, che j Comuni lasciarono in eredità latente alle città della Toscana e che oggi pago gioisce in A.rezzo. Ai sottilizzanti, è vero, anche i più solenni fatti presentano delle sfumature delicatamente goffe, non esclusa questa glorificazione d'un poeta sovrano, che si chinde col tiro al piccione e il concorso delle bande comnnali ; ma noi uon sottilizziamo, e diciamo anche noi ave al Poeta. Il lettore ringrazi non noi, ma lo spazio e relativo aggettivo di tiranno, se nou ci aubandoniamo a u11a pantagruelica orgia d' erudizione; giacchè 'i centenari menano con sè l'erudi7.ione d'occasione. Moriamo di voglia, certo, di ricostl'II ire pezzo a pezzo la figura di colui che i pr:,ti delle tipografie dei giornali sono in grado oggi di salutare solivagus ac liber, e per di p'iù precursore dell'umanesimo, tirando, essi proti, una bella linea dritta dritta e professoralrnente grossolana tra il Rinascimento e qnel calunniato quanto adorabile Evo .Medio che guardò l'uni verso con gli occhi di san Francesco , l' antichità con lo sguardo della leggenda, Dio con la serafica estasi dei Santi Padri , e apprestò alla lirica di Dante e del Poliziano l' elemento popolare, cioè vivo : la figura , aggiungiamo, del sapien~e multiforme che i suoi contemporanei stimarono più come autore delle epistole dotte, ciascuna delle quali rappresentava per loro una istrnttiva monografia su l' antichità, che come poeta volgare; che, rampognatore aspro dei copisti, iniziò la critica dei testi; numismatico, donava a Carlo IV una preziosa collezione con un austero mònito; geografo , esplorò le città e i piani ora dalla vetta del Ventoux, ora dalle vòlte delle terme di Diocleziano, e fo l' autore d'un primo tentativo cartografico; politico, scrisse il trattato sul Governo della Republica ; filosofo, risalì con Agostino all'idealismo platonico; e, se non fu un commediografo come pure è fama, pare sia stato anche botanico. .Ma niente erudizione. Noi salutiamo un, grande, per una volta almeno, insieme all'Italia idolatra. Egli ebbe certo, come vuole il de Sanctis, la sua « parte terrestre ». Egli non pareggiò nel volo il Titano a lui quasi contemporaneo : chè il Petrarca resta nella intellettu::ile sfera ove ancor sm1sistono il contrasto e il dissidio; e il dissidio tra il mondo pagano e il cristiano durò inconciliato nel pensoso che, mentre non si peritò di contemplare le glorie della vita futura più col Sogno di Scipione e col Pedone che con la Bibbia, dinanzi al « cane rabbioso Averroe » si ritrae nella più combatti va ortodossia : là dove Dante i dne mondi afferrò e conciliò, mirando oltre ad entrambi, alla suprema Conoscenza a traverso il supremo Amore. Ma il contrasto, nell'artista sommo che restò umano, divenne .fiume di melodia, avvolgente sonoro fiume, cantosple11didio1' vitro; il dis:;idio, sbocciato nell'amore per Laura, si fece verso animatore e rivelatore, dalle cadenze e risonanze chiamanti dai profondi dei cuori l'eco infinita del sentimento; gli angeli e i dèmoni del mondo emotivo ebbero il loro mago, il maliardo deU'espressione: la lirica d' Italia, un Padre. E l'imagine di questo Padre è passata oggi dopo sei secoli, nel breve baccanale, innanzi agli occhi del gran volgo che non lo cercarono, acclamata dai non ascetici borghesi che giammai chiederanno al Oanzonie,re l'ora del rapimento e dell'oblio. Doma11i i così detti studiosi della penisola, non sordi. ahimè!, all'incitamento dell'on.Orlando, torneranno a. tutt'uorno al. filologico travaglio intorno il Libro limpido e canoro: e l'abbondante prole minorenne degli studiosi ne trarrà.--per le ottenute dai babbi cattedre rd incarichi - abiti da marinaio ed emolumento di maccheroni. Solo qualche disdegnosa anima, ferita tlal contatto turpe della piccola gente giornaliera, riavrà suo, realmente suo, nella solitudine, il musico della parola italiana dal verso che g11arisce e consola. FR. GAETA. -------- Tra i tanti at·ticoli, che .per assoluta mancanza di spazio, benchè composti siamo costretti a rimandare ad altro numero ce n'è uno di un nostro caro collaboratore ordinario, Antonio Agresti, sul Padamenta,·ismo, che non rispecchia le _nostre idee, ma che è notevole. Di questo solo, e non di parecchi altri articoli che non possiamo oggi pubb.licare, fa<.:ciamo speciale menzione affinché i nostri amici e lettot·i non suppongano che !'Agresti abbia pensato a manifestare tardivamente le proprie idee. N. d. R. li I li 11111111 Il 11111 lii 11111 li 1111111111 lii 1111111 tllll li lii 111111111111111111111111111111 Sdegnei malumodriiliberistiitaliani ---~---- Le notizie che si hanno e che si credono. conformi alla realra sul trattato di commercio concluso colla Svizzera hanno prodotto effetti, che sembrano strani a coJcro che non conoscono ·il cuore umano e che ignorano la potenza della molla degli in teressi reali. Questa molla per poco che venga compressa scatta irresistibilmente ; e se si pone un contrasto trn I.e teorie elaborate astrattamente nello studio o enunziate dalla cattedra da un professorone e i fatti della vita reale la mo'lla scattando manda a gambe in aria le teorie e proclama anche con una certa brutalitù il trionfo dei fatti. La molla degli interessi, ad esempio, sta producendo un grande rivolgimento in Inghilterra nel campo della politica doganale; rivolgimento appena designatosi e che non ha ancora io suo favore tutte le condizioni pel successo ; ma che sarebbe sembrato, in ogni modo, ridicolo, assurdo, inverosimile ai teorici. del liberismo di venti anni fa - ai Farrar, ai Fawcett e C.i - che non furono abbastanza ammaestrati dall' umiliante fallimento delle loro burbanzose previsioni. E per procedere con ordine e venire a chiare

.. RIVISTA POPOLARE 371 conclusioni occorre una parola sulle notizie che corrono sul cennato trattato. Si afferma, adunque, che l'Italia per vedere meno gravate dai dazi protettivi della Svizzera alcuni suoi prodotti agricoli, (1) abbia dovuto fare delle concessioni alle industrie della vicina repubblica e specialmente a quella della seta e forse anche a quella del cotone. Stando così le cose i liberisti italiani avrebbero dovuto rallegrarsene molto; poichè se il liberismo in sè e come applicazione della teoria guadagnava poco o niente: - ci6 che guadagnava in Italia sul terreno industriale, lo perdeva in !svizzera sul terreno agricolo - ; essi dovevano dichiararsi soddisfatti per la diminuita protezione industriale contro la quale teoricamente avevano sempre blaterato. E siccome il nuovo trattato corrisponderebbe ai desiderata sempre teoricamente da loro sostenuti ci sarebbe stato da aspettarsi un inno al governo ed ai negozia tori , che avevano fatto il possibile per contentarli. Aggiungo che mi consta che dalla Svizzera non fu umanamente possibile ottenere di più in vantaggio dei nostri prodotti agricoli. Il Laur che tra i negoziatori svizzeri rappresentava gl'interessi agricoli, non essendo stato a scuola da alcun professore liherista italiano, ha messo l'entusiasmo di un apostolo nella difesa dell'agricoltura della repubblica , senza pensare che la sua ostinazione poteva procurare qualche dispiacere all'amico Chiesa, che non so più dove diavolo potrà andare a cercare i suoi parallelismi tra libertà economica e liberta poJitica una volta che anche la Svizzera, antesignana delle libertà politiche, non vuole più saperne delle liberta economiche. Il nuovo trattato col.la Svizzera , dunque, corrisponderebbe nella misura del possibile alle aspirazioni dei liberisti idliani e delle regioni, che essendo le più evolute si suppone che debbano essere le più liberiste ; delle regioni che in nome della libertà, del progresso ecc. ecc. più hanno protestato contro il protezionismo agricolo, che -- erronea mente - si afferma che giovi al solo Mezzogiorno. Le regionj più evolute, più liberiste ecc. ecc. si indovina quali siano: quelle dell'Alta Italia. Ma che cosa avvenne in realta? Non appena trapelarono le notizie - il trattato non era ancora sottoscritto - l' on. Carcano , che rappresenta gl' interessi della industria della seta, im portantissim::1, nella provincia di Como colse l' occasione della domanda dei pieni pot€ri per conchiudere i trattati colla Svizzera e coli' Austria-Ungheria per protestare energicamente contro ogni concessione alla vicina repubblica sulle seterie. Conchiuso il trattato e fattesi più sicure le notizie sulle condizioni del medesimo l'esplosione del malumore da parte degli industriali comaschi non ebbe più alcun freno. Ma sino a tanto che di malumore avessero dato segno i conduttori delle industrie seriche nulla ci sarebbe stato di straordinario ; ma i loro· sentimenti e i Joro interessi divennero quelli della regione, senza. distinzione di partiti politici e senza, quel eh' è più, differenza di. scuole economiche. Caratteristica ali' uopo una corrispondenza ..da Roma al Secolo (19-luglio ), nella quale si dc1vaforte (r) Noi crediamo che s'illuda l'Economista di Firenze, il quale afferma che l'Italia abbia ottenuto diminuizione di dazi sui prodotti agricoli. Ci sono invece_ aumenti; ma lievi. biasimo al Luzzatti pel sacrificio imposto alle industrie cui come pendant, evidentemente fittizio, si contrapponeva la non conclusa clausola pel vino coli' Austria-Ungheria. Ora il giornale democratico di Milano fu sempre l'antesignano del liberismo! Ma fu più caratteristico ancora il comizio in cui convenne tutta Como , compreso J' on. Bossi rappresentante socialista per Varese (1 ). Si votò un ordine del giorno di quest'ultimo col quale si manifestava l'intenzione- nientedimeno!-. di non pagare più le imposte qualora venisse diminuita la protezione industriale . .Mi sara lecito avvertire; a proposito di qÙest'ordine del giorno , che se una minaccia simile fosse stata fatta a Foggia, a Caltanissetta o in qualunque altra parte dell'Italia meridionale a difesa del dazio sul grano non si sarebbe mancato di gridare, o di pensare almeno, nel settentrione che il proponimento era antinazionale, illiberale, bestiale, degno di popolazioni asservite ai Baroni ed ai feudatari meridionali. Manifestata a Como .... è un altro paio di maniche. Nessuno fiata nella stampa autorevole di Roma e e' è anzi un deputato socialista che se ne vanta come di una bella cosa! Presa nel suo insieme questa manifestazione comasca a me fa molto piacere perchè ribadisce ciò che cento volte ho detto qui e ripetuto alla Camera : il movimento antiprotezionista non è che alla superficie ; non è che una esplosione di. rettorica ; o meglio : molti settentrionali sono liberisti pei prodotti che comprano e protezionisti per quelli che vendono .... Ma, ad onor del vero, devo subito soggiungere che nel settentrione c'è la piccola falange dei liberisti à tout prix, di quelli che rispettano la logica o la decenza, che si sono ribellati ed indignati sopratutto contro l'intervento e la parte rappresentata dall' on. Bossi nel Comizio di Como. Della - piccola falange si sono fatti interpetri due miei amici carissimi: Eugenio Chiesa pei repubblicani e Romeo Soldi pei socialisti (2). Giova ascoltarli e commentarli. Eugenio Chi@sa che non ha peli s_uua·lingua dice: « Il Comizio di Como tenutosi per intimare al governo di non cedere nelle trattative commerciali colla Svizzera alle costei volute riduzioni sulla tariffa di importazione dei tessuti di seta in Italia, è una delle più caratteristiche manife- · stazioni protezioniste, dove non si sa se maggiore sia il toupet dei promotori o l'ignoranza del pubblico, trascinato addirittlll a ad una cieca solidarietà contraria agli interessi generali. « Siamo da vautì ad una nazione, la Svizzera, il solo paese, capite, il solo, col quale l'Italia fa una cifra di esportazioni maggiori quattro volte tanto la cifra delle importazioni, 206 milioni di importazioni dall'Italia alla. Svizzera, contro 57 milioni dalla Svizzera in Italia 1 - tutto ciò senza nessuno di quei corrispettivi dinastici che ci mettono in uno stato di sottomissione politica senza accordarci veruna prevalenza economica. « Ebbene, alla scadenza del trattato 19 aprile 1891, i neaoziatori svizzeri di fronte alla differenza enorme chiedono ~1igliori condizioni pei loro manufatti: - ah; furfanti repubblicanelli, ve lo daremo noi, minacciare la nostra industria in cotal maniera , e , da Scalini a Bossi, dal deputato reazionario a quello socialista, su tutti fino a dire, - è il deputato del proletariato di Varese che parla - Piuttosto che si compiano riduzioni di tariffa rompiamo i trattati colla Svizzera! - Questo ginecoloBico dimentka dunque perfino la (r) Da un articolo di Edoardo Giretti rilevo _che ibi (lvanoe Bonomi) e il Tempo turatiano si siano dichiarati pel protezionismo della seta. Congratulazioni! (2) I loro articoli si trovano nell' Italia del Popolo del 9 luglio, nell'Avanti! del 10 e 14 luglio.

372 RIVISTA POPOLARE nostra emigrazione, quella del suo collegio, che vive il suo miglior lavoro nella Confederazione ehretica? E i cento milioni di seta greggia e torta che noi vendiamo agli svizzeri cosa sono dunque , ghiande per i porci, o merci preparate dagli operai e dai fìlandieri italiani? » Questa critica dovrebbe avere soltanto le apparenze della ragione , per un liberista outré come il Chiesa. Ma non sono sciocchezze pei liberisti tutti i calcoli sulla bilancia commerciale? Che diavolo! Non insegna la teoria che le merci si scambiano colle merci ? Se gli svizzeri importano dall' Italia è segno che riesportano altrettanto e a p1ù caro prezzo : l' ha detto un maestro infallibile ! Ancora. Le maggiori importazioni della Svizzera o sono apparenti; o sono nel suo suo esclusivo interesse. Infatti il von Rekowski, console aermanico a Napoli, ha dimostrato che molte delle ~sportazioni italiane a destiqazione per la Svizzera non sono che merci di transito per la Germania : una trentina di milioni all'anno. Nella massa delle esportazioni italiane circa 100 milioni all'anno sono di seta grezza che gli svizzeri importano per alimentare le loro industrie ; che non possono importare da altre parti; e che nella loro recrudescenza di protezionismo non h_an?o s<;>gnatonemmeno di minacciare con un qualsiasi daz10 : questo, se lo ponessero , . riuscirebbe a loro danno esclusivo. Per ferire noi, ferirebbero loro stessi e più crudelmente. Romeo Soldi investe gli operai e il Bossi suo collega in rivoluzionarismo socialista.,. « Da Como, egli scrive, ci arriva la notizia di un numeroso comizio d' operai diretto a volere il mantenimento del dazio protettore sui tessuti di seta. » «_vorrei sap_ere che c?sa direbbero gli stessi operai se sentissero che 1 la voraton della terra d' un. qualsiasi centro agricolo si fossero riuniti a comizio per mantenere il dazio sul grano. (( Ora è questa la nuova tattica delle classi capitalistiche. Dopo aver trovata una qualsiasi forma per risolvere senza c~mflitti violenti le questioni di salario, ora esse tendono a dimostrare la coincidenza d'interessi tra capitalisti e lavoratori nello sviluppo delle singole industrie. . . « Nel 1887 _fur_onogli industrali ad imporre la nuova tan.ffa nel_ proprio. Interesse. Ed uno dei più importanti loro difensori fu precisamente l' on. Luzzatti. Il dazio sul grano cosi. alto. venne_ s~ltant~ dopo • per risarcire gli agricoltori degh alti prezzi a1 quah dovevano comperare le merci prodotte dagli industriali. » E volto direttamente al compagno Bossi soggmnge: (< Tu capisci quindi come l'on. Luzzatti sia tenero dei setaioli. E tu ricordi i danni economici immensi venuti all'Italia dalla ~uerra di tariffe contro la Francia. Saprai anche qu-nto la Svizzera e la Francia soffrirono nei pochi anni della loro lotta doganale. « E tu, tranquillamente , in nome del tuo liberismo dal palco degli oratori di Como, eccitavi il tenero Luzzatti ad una guerra contro la. Svizzera in difesa dei setaioli ! Ma hai t1: be1?-calcola!o il danno enorme che porterebbe una guerra di tanffe? Hai tu veduto quale miseria per gli operai essa voglia dire ? « Ma come farai tu al prossimo congresso socialista di ~ms~erd~_m a p~rlare _agli ~vizzeri di liberalismo, quando hai d1fes1 gl mt~ress1 part1_cola~1degli industriali comaschi, provocando le ire della c1ttadmanza di Corato ? «. ~li svizzeri diranno : Ma prima fate l'accordo su una pohttca generale voi italiani, poi ci accorderemo anche internazionalmente I » I? comrrendo tutta l'amarezza che deve provare 11 ?olJ1 dovendo attaccare così un compagno ; e la rispetto. Egli ha ragione ricordando11 li che i s?st~nitori del dazio sul grano, che· sono t~tto mihom , come lo stesso Soldi ricorda , meu tre sono poche centinaia di migliaia i setaiuoli , non parlano diversamente. Ma ripete il solito errore quando aggiunge che il dazio sul grano fu la conseguenza del protezionismo industriale e l'offa data agli aaricoltori per compensarli dei più alti prezzi che doveva~o ~ravare p_ei prodotti industriali. No; il protez10msmo agricolo venne per le sofferenze che tutti gli agricoltori - proprietari e lavoratori -- sentivano a causa del rinvilimento dei prezzi dei prodotti della terra ed un po' anche per ragioni fiscali - che nel 1894 furono preponderanti. Non ebbe quel carattere odioso di compenso, che ad essi vogliono dare i liberisti per comodità proprie e per potere mealio impressionare le masse sull'accordo camorristico O tra grandi industriali e latifondisti. Bene avverte il Soldi che le conseguenze di una guerra di tariffe con tanta fatuità propugnata dal Bossi sarebbero disastrose per tutti; ma è semp :=-: cemente umoristica la_preoccupazione che egli mo-- stra per la figura che 11deputato per Varese farebbe al Congresso di Amsterdam nella sua veste di prot~zio7:i~tadi occasione di fronte ai colleghi socia listi ltberistt senza restrizione. Non si preoccupi l'amico Soldi : ad Amsterdam il Bossi potrebbe trovare compagni che pensano, parlano e scrivono come lui sebbene con maggiore competenza di lui nelle cose economiche; troverebbe, oltre numerosi socialisti francesi, Max Schippel, troverebbe Calwer; ma gli potrebbe tenere buona compagnia sopratutti il Greulich, il più autorevole socialista svizzero, eh, è un protezionista agrario ! ♦ L'on. Bossi si è difeso nell'.Avanti ! Ma egli colla sua risposta ha giustificato Chiesa e Soldi che lo ritengono soltanto un .... buon ostetrico e si è procurata una ramanzina dalla direzione dell' A-vanti ! che in una coda alla sua lettera severamente lo ammonisce in nome dei principii eterni ed assoluti del socialismo : « I _socialisti italiani nella immensa maggioranza - lo prova 11 consenso con cui è stato seguito l' indirizzo liberistico dell' Avanti I in qm:st' ultimo periodo - sono sincerame~te ~at.iprot_ezionis_ti. Ma perchè un principio economico abbia !1rtu ed dficacia, occorre sia professato in modo rigido •. Non. s1 può essere liberisti, come consiglia il nostro amico Bossi caso per caso. Il liberismo coi ma e coi però è appunto la truffa mentale per farlo fallire nelle applicazioni I << L'on. B~ssi, che è t~a i più apprezzati compagni nostri, per la devoz10ne che egh mostra per la nostra causa ha discor~ato da noi in questa linea direttiva. Forse avrà pensato che 11_~ocialis~~ non _debba !nai porsi in conflitto con gl'interess1 immed1at1 degli operai. Ed è questo l'errore: il socialismo è movimento generale di classe e non può quindi cedere a preoccupazioni particolari o locali , ma deve essere con~ap:vole d7lla meta generale di fronte alla quale tutte le fraz1001 operaie delle varie industrie sono come unificate. Onde non è raro eh~ accada anche al socialista - se la massa operaia non è ancora desta alla coscienza di classe - ciò che accadde al nemico del popolo di lbsen. » - Nelle argomentazioni del deputato di Varese che mostrano la discreta ignoranza della misura dei' dazi protezionisti italiani e svizzeri non e' è di esatto eh~ il pericolo della diminuzio~e dei salari e della ~~soccup~zione_,qualora la diminuita protezione del1 rndustna senca ne aggravasse la crisi, che attraversa. ?i d_eve, quindi, esa_minare: 1 ° se pericoli analoghi es1s tono per 3Jtre industrie e se perciò . d bb ' ' ' n_on. s1 e. ano [are concessioni sul nostro protez10msmo rndust nale per isconaiurarli · 2° se è reale il pericolo che corre l'industri~ serica' e se può essere aggravato dal nuovo trattato di commercio colla Svizzera.

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