Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno X - n. 13 - 15 luglio 1904

RIVISTA POPOLARE 341 L'inefficacia del ontrollo finanziario italiano ----~----- La discussione del 28 giugno alla Camera, sui cinque milioni circa di eccedenze delle Poste e 'Telegrafi, si presterebbe a commenti alquanto aspri per le strane dichiarazioni che vi furono enunciate e per le conseguenze che se ne vollero trarre. Ma non ne rileviamo che alcune , perchè si sappia con quali criteri si amministri il danaro dei contribuenti. La Giunta del Bilancio propose un ordine del giorno , in cui si deplorava che i sistemi seguiti dal Ministero delle Poste non fossero conformi alle p1·esc1·izioni e alle 1·egoleco11tabili; l'On. Giolitti dichiarò di non accettarlo se non modificato almeno nel senso che dicesse soltanto che non fiirono osservate le buone no,rme di contabilità; e la Giunta , riunitasi durante la sospensione· della seduta, convinta che non sarebbe stata cosa equa dare un carattere individuale ad un sistema che dura da anni ed anni sotto tutti i ministeri, finì col mutarlo, affermando 8emplicemente la nt cessità che in tutte le amminist-ra zioni gli stanziamenti corrispondano alle necessità dei servizi , pe1· evitare le eccedenze, e p1·endendo · atto delle clichiarazio11i del Governo _chein avvenire non si 1·ùinove'ranno gl'inconvenienti rilevati. Così l'ordine del giorno si ridusse alla riproduzione di quanto 1' On. Luzzatti pochi momenti prima aveva detto alla Cao1era, affermando di avere concesso ai vari bilanci le dotazioni di cui avevano effettivo bisogno , e dichiarando che con questo egli credeva di avere evitato le eccedenze future. Noi non siamo finanzieri, e lascìamo perciò di buon grad8 l'On. Luzzatti cullarsi nella speranza di evitare le eccedenze con l'accrescimento degli stanziamenti. Tutti siamo propensi a credere che a vendo più denari a propria disposizione meglio si può evitare di indebitarsi, ma l' esperienza insegna che per i prodighi e i disordinati la cosa corre altrimenti. E le nostre Amministr.:1zioni hanno dato troppe prove di essere disor dinate e prodighe; le recenti rivelazioni lo hanno pro.- vato in maniera tale , che non possiamo astenerci dal ritenere che eccedenze ne avremo egualmente, anche con dotazioni maggiori. Ma attenderemo di riparlarne quando avremo visto i risultati del rendiconto dell'esercizio in corso; l'On. Luzzatti deve riconoscere che non possiamo essere più ragionevoli. Del resto questa è una antica idea del Luzzatti; anche tempo fa, rispondendo al Di~·ettore di questa Rivista , che richiamava all' attenzione del Ministro, sul funzionamento dell'uffizio che compila i bilanci e i rendiconti , egli dichia.rava che le eccedenze erano dovute alla insufficienza degli stanziamenti. Quel tanto di meno, egli esclamava, che si prevede negli stati di previsione. ricompare come eccedenza nel rendiconto consuntivo. A costo di parere pjù teneri dello ste:;so Ministro della stretta osservanza di quelle buone norme di contabilità, che vengono invocate così spes::ioe delle quali nessuno si occupa sul serio, noi teniamo a dichiarare che 1_uesta teoria ci pare tanto comoda quanto è infondata. Essa astrae completamente dalle· norme· prescritte per l' Amministrazione del danaro pubblico, e se non giustifica , ammette che le pubbliche amministrazioni, qnando i fondi votati dal Parlamento siano inferiori alle necessità dei vari servizi, possano continuare a spendere o ad impegnare lo Stato, senza te~ nere alcun conto delle somme votate: Non ci saremmo aspettati, lo confessiamo, di sentir ennnciare dall'On. Luzzatti concetti amministrativi di tal gènere. Noi ci permettiamo di non essere del suo avviso; noi pensiamo che, anche quando il fondo votato per un dato servizio è inadeguato ai bisogni, non dovrebbe, in un'amministrazione che funzioni regolarmente, nascerne un'eccedenza; l' amministrazione dovrebbe tener nota delle spese che imputa allo stanziamento , e quando lo ba esaurito dovrebbe 0hiedere, JJrima di impegnare nuove spese, ulteriori fondi al Parlamento, o un prelevamento dai fondi di riserva. E questo non si fa. Perciò siamo condotti a sostenere che il disordine esistente nelle contabilità delle amministrazioni pnbbliche è la causa precipua di tutti i mali; non si tengono regolarmente i conti delle spese che si vanno facendo, é non si sa quindi ciò che si è speso in conto degli stanziamenti dei singoli capitoli, e nemmeno se essi sono stati oltrepassati. Questo è un fatto positivo, innegabile. La ragioneria generale dello Stato non tiene la contabilità delle entrate e delle spese prescritta dalla legge; nelle ragionerie mini:;teriali, che anch'esse procedono senza una contabilità regdare, si accentra per conseguenza tn tto il lavoro conta bile della preparazione dei bilanci e dei rendiconti. Temiamo quindi che l' accrescimento delle dotazioni nc,n varrà ad impedire le eccedenze, se non a patto che si riordinino i sistemi di contabilità usati in luogo di quelli prescritti dalla legge, e che danno risultati così poco confortanti. Le nostre Amministrazioni non tengono in evidenza. che i soli risultati della cassa, ossia le sole riscossioni e i soli pagamenti, e non seguono il movimento degli impegni di spese; perciò la gestione del bilancio dà luogo a fenomeni così stupefacenti. Noi nou insistiamo particolarmente sulle eccedenze delle Poste e Telegrafi, che venivano impegnate a carico dei capitoli del bi-- lancio e pagate con fondi d.i altra provenienza; lo strano procedimento usato per pagarle non ~i co1umuove troppo, perchè quei fondi venivano reintegrati dopo approvate le eccedenze. Questo non ci i rn pedisce di cumulare quelle delle Poste con tutte le altre eccedenze dei vari Ministeri, dovute sopratutto all' incredibile disordine dei loro conti, alla quasi completct assenza della contabilità degli impegni passivi. Ma anche quando voglia ammettersi che esse dipendano dalla insufficienza degli stanziamenti, questa. non sarebbe che una colpa di più dell'uffizio centrale che compila i documenti finanziari ; è ben una colpa il preparare preventivi artificiosamente al di sotto del vero. E non crediamo che l'on. Lnzzatti possa opporci che sono gli altri ministeri che domandano somme inferiori ai bisogni. Si parla sovente della Corte dei Conti , come dell'ultima ratio rimasta al Parlamento; ma alla frequenzn. delle deplorazioni non fa mai contrapposto l'investigazione del modo come essa fonziona. Non pretendiamo

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