350 RIVISTA POPOLARE chè quando l'argomento della mente s'aggiunge al mal volere ed alla possa, nessun riparo vi pub far la gente. Insomma , l' inganno , la menzogna , in genere il male, subiscono quasi un processo di disinfezione , si moralizzano (direi), se passano aitraverso la coscienza d' un artista galantuor.10; non se sono rappresentati da un artista corrotto o perverso. ~' episodio di Gertrude (moralissimo nei Promessi, Sposi,) datelo a trattare a qualche romanziere vivente: vedrete il partito ohe ne trarrà! L'arte, per sè stessa, non purifica nulla: l'arte. idealizza: e idealizzare il vizio, e specie la voluttà, significa centuplicare le naturali forze di attrazione del vizio e della voluttà. Idealizzare l' adulterio e la prostituzione (t1.rgomenti quasi unici nell'arte presente) significa diffondere l'adulterio e la prostituzione. L'arte minio, perchè primogenita? O il posto è del primo occupante? Ma , anzi, le più elementari leggi della sociologia c' insegnano che le funzioni e gli organismi nati dopo, rappresentando un grado di evoluzione più alto e cosciente, sono essi destinati a dominare. La coscienza dell' utile e del bene è qualche cosa di più profondo della coscienza del piacere e del bello , e quindi essa negli individui e nelle società si rivela dopo; ma, appunto per questo, rappresentando essa un interesse più alto e più universale ed essendo il frutto d'un evoluzione più progredita, appunto per questo ha il dritto a prevalere; e prevarrà in fatto nell'avvenire, se abbiamo fede nelle leggi del progresso. Un bello che si pretende indipendente dal buono, una forma che si considera staccata dalla sostanza , un piacere che manomette le norme dell' utile, esauriscono sè stessi, non è un disinfettante: essa è una forza. che può impiegarsi a bene e a male : è il Il caso Olivo dopo aver t·saurito ogni contenuto ideale d'una società. mezzo più elettricamente irresistibile per propagare 'un contagio morale, o una pu• rifioazione morale , secondo i casi. L' arte è parvenza, disse il Fornari; è esp1·essione, dice il Croce. Ma esprimersi non significa purificarsi: e l'esprimersi d'una cloaca non purifica la cloaca, nè l'aria intorno, per quanto l'espressione sia adeguata! Per le cloache non c' è di meglio che una santa ipocrisia : tenerle bene ascose e chiuse nel sottosuolo e impedir loro ogni pubblica espressione. Solo cosi restano innocue. Posto dunque che l'arte non è per sè stessa un di sinfettante, avremo un'arte pura e un' arte impura, un'arte utile e un'arte no- - E tu, sempre straccione, eh? .... - Che vuoi quando si guadagna poco e si ha famiglia .... La debolezza di certi canoni estetici del Croce si scorge anche meglio nel modo come egli li applica. In due numeri successivi della sua « Critica > , innanzi citata , si occupa a lungo di tutta la svariata produzione Dannunziana. Egli dimostnL con dotte argutissime e geniali osservazioni , che l'arte del D' Annunzio è frammentaria, è fredda, riduce tutto a sensazioni , è es01·bitante. Non ostante ciò, lo ammira come artista sommo ! - Non io negherò le ricchezze naturali e acquisite del D'Annunzio, e riconosco volentieri che egli è un milionario : ma deploro l' uso che egli fa dei suoi milioni. Scrive stupendamente il Thovez nell' Idea Liberale: Ciò che manca alla - La famiglia? .•.• Ecco l'errore I Ma guarda me, cretino, che ho potuto eliminare la famiglia .... civa, un'arte morale e un'arte immoralf3. Vi sono stati tempi in cui l'arte fa serva della morale, altri in cui fu in armonia con essa : oggi com'oggi, è pur troppo vero, che l'arte è indipendente dalla morale, anzi dilaniatrice, schernitrice e calpestatrice della morale. Il· fatto oggi è cosi: ciò non equivale a dire , ohe così è bene che sia, e ohe così deve essere sempre. In una nota della sua interessante rivista « La Critica> (anno II, fa~c. II, pag. 92) lo _stesso Benedetto Croce scrive: e Che l'arte sia indipendente, perchè anteriore alla morale, è una di quelle tesi fondamentali dell'Estetica, che non è il caso più di discutere: chi non é persuaso, studii e se ne persuaderà. > Ecco, io non ho bisogno di studiare per questo, ma sono pienamente d'accordo col dotto critico e filosofo, che l'arte sia anteriore alla morale. Ma vogliamo forse tornare a1 maggioraschi ? L' arte ha dritto al predo- (Pasquino) grandezza di quest' artista è il cum·e. La sua immensa miseria morale (lo scrissi io , molti anni fa , sulla defunta Gazzetta Lette1·aria) gli impedisce di attingere le sublimi altezze; onde pare che egli abbia, in grado altissimo, tutte le virtuosità del genio, meno il genio. Ma se voi ammirate come artista sommo uno scrittore che r~esce freddo, frammentmio, es01·bitante,supe1·- fic:iale ( giacchè tale è l' arte della sensazione ), quale nome darete poi a un artista che faccia opere calde e frementi di vita vera, armonich0 nell'insieme, ricche di potente sobrietà, profonde di sentimento? Ma sono queste le qualità più alte e importanti. L'esempio del D'Annunzio ci dimostra, che quando l'arte si rende indipendente dalla morale, lo fa a tutto suo danno. Il sentimento morale , la forza delle convinzion.i, sono nell'artista come l'energia motrice d'una macchina meravigliosa: accrescono enormemente l'effi
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