RIVISTA POPOLARE 3i3 ARMI E POLITICA Al Co111itato e8ecutivo della Federazione delle soci.etù, irredent,iste d' 1talia Il giorno 19 giugno pr~si improvvisamente la parola nella discussiene del Bilancio della Guerra nella Ca.- mera dei Deputati. Dopo una .critica vivace del noi;tro ordinamento militare; dopo avere ricordato che il maggiore responsabile della disfatta di Custoza nel 1866 fu Vittorio Emmanuele 1I - come risulta dall'epistolario dei generali Pet,itti, Lamarmorn e Cialdini pubblicato dal senatore Ohiala e non sequestrato - ; dopo avere richiamato alla u)emoria le due crisi ministeriali del 1892 e del Lnglio 1896 , che provano la esistenza di fo1·ze m,isteriose, che impedirono in Italia l' adozione delle riforme nec0ssarie per rendere reale J' ordinamento militare, proporzionandolo alle spese ed alla potenzialità economica del paese; dopo, infine, avere rammentato con rude franchezza, che dispiacque a qualcuno che non comprese le mie parole, che la impreparazione nostra è tale che c' è da temere che in una guerra faremmo la figura dei russi, conchiusi con q 11este parole, che riproduco integralmente dal resoconto ufficiale: « Conchindo con una parola che non è diretta fl.l Governo, ma a pochissimi individui che potrebbero avere delle relazioni su 'l uesti banchi, ma che sn questi banchi non seggono. » ,_ « Le armi debbono proporzionarsi alla politica , le armi debbono naturalmente esser soggette ai criteri generali della politica dello Stato. (Bene) • ~ Ora io non comprendo (e questo dico non rivol g-endomi ai ba.uchi del Governo ma rivolgendomi ad elementi che pretendono di avere seguito uel Paese e che fanno credere all'estero di avere una forza che non hanno): dico che non è lecito far credere all'estero che l' Italia è pronta (e q 11:-1,lchme anifestazione senile di cortigiano in ritardo ba potuto anche dare agi.o a questo sospetto). (Inte1·riizione del deputato Bissolati) » « Dico le cose come le sento! ..:. dico che non è lecito far comprendere all' estero che l' Italia sia alla vigilia di varcare l' Isonzo e di preparare la guerra per la liberazione di provincie, che ci sono care, a cui dobbiamo rivolgere tn tti i nostri pensieri, ma che non devono mmacciare l'esistenza del nostro caro paese. » « Dico questa parola franca e sincera come l'animo me la detta, perchè forse da questi banchi potrà essere creduta più chiaramente e sinceramente che se venisse pronunciata dai banchi opposti. E 1ui piace notare che parecchi colleghi miei qui dall'estrema consentono nel concetto da me svolto. » « Noi non vogliamo una politica di irredentismo militante; (Bene) noi non vogliamo 11na politica dissennata, la quale ci condurrebbe alla guerra, senza che al Governo fossero dati i mezzi per prepararla. Ora questo sarebbe l'avvenire che ci metterebbe alla pari coi Russi » • « Condanniamo gli uomini paz,-;i e ciechi del l'Impero moscovita i quali hanno fatto una politica sproporzionata alla loro preparazione: condanniamo quegli uomini che si dicono repubblicani, socialisti e democratici, ma che, comunque si dicano, lo proclamo altamente , tradiscono la patria e le preparano giorni solenni di sventura. (Viri commenti-Approvazioni) » La mia dichiarazione fece una profonda impressionetale da indurre il Presidente della Camera ad associarsi a quanto avevo detto; le mie parole ebbero l' approvazione di tutta. la Camera dall' Estr~ma dest1·li all' Est?-ema sinistra-compresi i pochi repubblicani presenti. Aggiungo che neWinterruzione dell'on. Bissolati segnata nel resoconto stenografico ufficiale si esprimeva il dispiacere che io avessi dato irnportan1.a all'incidente de Guberna tis, cui accennavo culle parole: mani( estazione senile di <'.l1·tigicmoin rita·rdo; tanto che l'indomani Bissolati associossi esplicitamente a me con frasi cortesi, di cui lo ringrazio· Ero con vinto che la mia dichiarazione avrebbe arrecato dispiacere a parecchi amici miei , tra i quali il generale Ricciotti Garibaldi , come ne arrecarono uno vivissimo dieci anni or sono -a Matteo Renato Im briani, cui mi legava fraterna amicizia, dichiarazioni analoghe. Ma la paura di addolorare amici cari non poteva impedirmi di compiere quello che a me sembra clove1·e di italiano e di democratico; dovere che ho compiuto nella Camera e nella stampa senza esitare un istante e senza la menoma debolezza. Non mi sorprese menomamente, perciò, il tenore del seguente telegramma che l' indomani mi pervenne da .Milano: Deputato Napoleone Oolajanni Roma Oolo1·0 i quali addo1·merttano il paese sui pericoli che lo ndnacciano e lo espongono imprepm·ato alla guer1·a od a. nuove nmiliazioni t1·a<lisconola loro patria. Auguriamoci vosfre pm·ole male 1·ife1·ite. Comitato esecutivo federazione società frredentista cl' Italia. Questo telegramma non solo non mi sorprende , ma nemmeno mi offende. Non mi offende perchè mi spiego benissimo il risentimento che le mie dichiarazioni dovevano produrre nell'animo di esuli, che per un momento hanno potuto supporre, che io non abbia alcuna simpatia per Trieste, grande e sublime nella costa11za della sua italianità e per le altre provincie irredente che alla madre patria vogliono riunirsi; non mi offende perchè non posso essere considerato come traditore della patria io - io che per l'appunto denunzio la imp1·eparazione alla gue1·1·a e le terribili conseguenze. cui andremmo incontro se, imptepm·ati come siamo, alla. guerra ci decidessimo per leggerezza e per impazienze imperdonabili. Niuno meglio di me conosce il n:ialanimo verso l' Italia del vecchio Imperatore degli impiccati, dominato dal più cieco e balordo clericalismo; niuno più di me sente vivo il rammarico dei numerosi incidenti antiitaliani che si svolgono al di là dell'Isonzo e che sono l'espressione del menzionato malanimo del capo dello Stato, delle antipatie religiose e delle lotte di razza. Ma non dimentichiamo che incidenti più gravi si svolsero al di là delle Alpi - chi non rammenta Tu-
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