Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno X - n. 12 - 30 giugno 1904

312 RIVISTA POPOLARE carceri, e ci si trova immediatamente di fronte al medesimo fenomeno : l' uomo feroce e vile che abusa del suo potere per vessare e maltrattare altri uomini posti .dalla legge, in condizione di enor"me inferiorità dinanzi a lui. Vengono fuori allora le rivelazioni di camicie di forza strette fino al soffocamento del paziente, di condanne di due o fre mesi alla cella di punizione, di pugni, calci, sc:1iaffi liberamente distribuiti, di vitto insufficiente, d'ingiurie continuate, di prepotenze, di violenze che solo la mente di torturatori raffinati può immaginare. E si fa sfoggio di belle parole di umanità, ài civiltà e di altre tà simili ! Avemmo 00casione di dirlo altra volta, ora lo ripetiamo; finchè la sorveglianza del condannato nell'in- ·terno dello careeri italiane non sarà tolta al Ministero dell'Interno; finchè il direttore dello carceri µotrà chiudere in faccia a chiunque la porta del suo stabilimento i medesimi guai si ripeteranno sempre ; e non si avrà una vera riforma del personale carcerario o dei metodi usati nelle -carceri finchè il popolo non si· agiterà Javvero e seriamente esigendo che i condannati siano trattati como esseri umani, che non si aggiungano alle sofferenze e alle privazioni stabilite e volute dalla legge le crudeltà e le violenze che l'animo di esseri indegni del nome di uomo possono escogitare a danno di altri. ♦ n macello - I giornali ci recano, ogni· giorno, notizia dei Ìnorti e dei feriti russi su i campi di battaglia dell'Estremo Oriente. La nostra simpatia va tutta ai Giapponesi, che ci sembrano gli strumenti di una giustizia che è nella natura e nella forza stessa delle cose ; ma non possiamo fare a meno di esprimere i nostri sensi di dolore per le migliaia di poveri mugich strappati alle lo,:o famigli.e, strappati alla pace e al lavoro per andare a combattere lontano in difesa di interessi che non sono i Jofo, in nomo di un potere che gli sfrutta e gli opprime, condotti da generali ed ammiragl· di parata che a parole giuravano ùi voler trattare di pace sul territorio del nemico ; a tatti in vece conducono i loro soldati al macello. E questo metodo di condurre la guerra, e le rivelazioni di cannoni venduti , di viveri avariati , di munizioni deficienti ci fanno fa,e delle tristi riflessioni su ciò che potrebbe essere , anche fuori di Russia, e i recenti scandali, e le notizie di mangerie noi ministeri e negli istituti militareschi del nostro paese ci fan no faro delle tristi riflessioni, riflessioni che diventano amare se pensiamo che c'è in Italia e si agita tutto un partito cl:le vorrebbe portare il paese su la via pericolosa - gli eroi di q nesto partito la chiamano gloriosa - delle provocazioni e delle pos8ibili guerre. Noi siamo partigiani dichiaratissimi della pae;e, o se lo fossimo tiepidamente quello che accade in Estremo Oriente servirebbe appunto a rinforzare la nost.ra convinzione. Troppo caramente paga il popolo russo la tronfia stupidità dell' Alexeieff, la incapacità dei generali e degli ammiragli, e le piccole e le grandi mangiate dei burocratici dei ministeri, organizzatori di sconfitto. · Che almeno la dura lezione che ora tocca ad alt!'i ci possa servi1e. ♦ La imbecillità della giuria - Ritorna,e orn sul caso della ridicola ass •luziorie dell'Olivo sembra ozioso; noi abbiamo detto quello che pensiamo in proposito e ei 8embrerebbe inutile parlarne ancora so uu' altra cosa non fosse venuta proprio di questi giorni, a dimostrare ohe la istituzione della giuria tale quale è oggi ordinata dalle nostre leggi è manchevole sotto tutti i rapporti e prima di tutti, dal Jato della intolligonza. Lungi da noi il pensiero, di dire che i giurati, individualmente considera.ti, siano della gente che non po8siede quella media intelligenza che è patrimonio di tutti gli uomini che « mangiano, bevono, dormono e ve stono panni > e riescono a fare, tanto bene quanto è possibile, i loro affari commerciali e professionali; ma da questo a possedere quella intelligenza superiore che può essere ca- ,pace di sceverare ciò che è vero da ciò che è falso in un proces:;o, che può giudicare la somma di responsabilità che puo essere addossata ad un individuo, e che può saoero equamente pesare la somma lii torto o lii ragione, o ,;aiutare la giusta misura dalio circostanze che spiosero l'u,)mo a i un qualunque atto àelittuoso, ci corre assai. Ora questa differenza che sta fra lo possibilità della intelligenza individuale e quello della intelligenza collettiva è appunto la ragione vera o profonda, prima ed uniea della assurdità della istituzione dt·lla giuria, tale quale ò contemplata da tutte lo leggi moderne. Il caso dell'assurdo verdetto nel processo Olivo, ha trovato, di questi giorni, i I proprio riscontro in un altro verdetto che si ò rivelato - è tutto dire - anche più assurdo del voì·detto di .M.ilano. I11tondiarno parlare del duplice o contraddittorio verdetto dei giurati di Lecc:o. Un nomo abusa della propria figlioecia rimasta orfana o poreiò affidata alle sue euro. Al processo i giurati dichiarano irresponsabile il reo contro il quale lo prove erano schiaccianti . .Ma 08Si avevano llimenticato una formalità o furono fatti riootare nella Camera delle dolibernzioui perchè il loro Yerdotto non potesse essern attaccato cli uullità. L'uomo si credeva libero. I giurati si ripresentano una seconda volta e dichiarano pie11a111()11treesponsabile o eolpevole il giudieancto. E l' uomo in baso a questo nuovo verdetto fu condannato. Noi facciamo ora astrazione dalla colpabiliti\ o meno dell' acc11sato; la questione ò più aìta où egli e la sua pena, la sua roità o la 8Ua inuocenza non ei interessano. Ci interessa inveco µono lli11a11zia tutte le persone di buon senso una questiono : I giurati che alla distanza di nna mezz'ora dopo il dibatlito durato più giorni, o la requisitoria, e la difesa e gli atti proe;e~8uali e le testimoniauzo, banno asso luto prima o condannato poi, ebe cosa avevano capito dal processo? Erano ossi degni àel di ritto ,ti disporre della libertà di un indivilluo? E ci pare di potere con sicurezza rispondrre che quei giurati non avevano capito nulla, e che quel diritto non orano degni di pvssedorlo. Ancora: - I giurati di Lecce hanno dato prova di essere e un per uno e tutti iusioine inferiori intellottualmonte ai giurati delle altre città d'Italia? - E r1ui possiamo rispondere non egual sicurezza di prima - No - Professiunisti e e, rnmerciaoti essi fanno i loro .:tffari privati tanto beue quanto ogui altro cittadiuo italiano, e il caso Olivo è là per dimostrare che, corno giurati, i dodiL:i cittadini di Le0co non valgono meno nè più di tutti gli altri giurati del Regno. E allora. Allora. si arriva alla conclusione alla quale a00ou nammo altra voi ta, e accenniamo al principio di questa 11ustra nota: l'istituto della giuria ba bisogno di essero organizzato su basi differenti. .Anzi com0 giuria cittau.rna - salvo che per materia politica - dovrebbe essere abolito e sostituito da un org'anismo di uomini compete11ti di e;ose giuridiche e mediche, indipendenti da ogni influenza della magistratnra e del governo. E:-;si soli, porehè competenti potrebbero 8tatuiro sul maggiore o minore grado di responsabilità o di colpabilità dell' ace;usato, che fi111:hè ci fideremo ai lumi di uomini indubbiamente onesti ma pratici di tutt' altre coso che di giustizia penai-e, si ripeteran110 i ,·erdetti di Milano e di Lecce e bisognerà ringraziare Ili dio se non si riprodurrauno più di frequente. Nor 111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111 rer coloroche procuranodei nuovi abbonati alla RIVISTA POPOLARE ...- Chi procura un abbonato a, rà diritto ad uno dei seguenti premi gratuiti: a I Signora Sole di PAOLO REMER ; L' imperialismo inglese di F. s. NITTI. b) L'istruzione elementare di C. VACCARO; La fisio'ogia del genio del Prof. GALLERANI. c1 l conflitti nazionali di SAVELLI; La malar a in l'alia di BERTEAUX. d) Mouvements soci~ux en ltalie di N. CoLAJANNI. e) Gli uffici del lavoro di N. CoLAJANNI. j) La grande battaglia del lavoro di N. CoLA•ANNI. g) Nel Regno del a Mafia di N. CoLAJANNJ.

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