Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno X - n. 11 - 15 giugno 1904

RIVISTA POPOLARE 303 l' on. Colajanni vorrà interessare direttamente la Camera della cosa ( r ). E prima di finire non credo inutile insistere (repetita juvant specialmente in Italia) sulle conclusioni alle quali sovvenni nelle due precedenti corrispondenze pubblicate dalla Rivista: Ill) L' accertat~ imponenza numerica della nostra colonia in New- York, rende ancora più urgente una radicale modificazione della attuale rappresentanza del Banco di Napoli; la quale attualmente non è che uu' ironia che va - indirettamente - tutto a vantaggio di un interesse privato, ma che non risponde allo scopo assegnatole dalla legge, nè tanto meno ai bisogni degli emigranti, l'enorme maggioranza della quale ne ignora fìnanco l'esistenza. Perchè i nostri emigranti sieno sottratti al dominio dei hanchieri e perchè i loro risparmi possano venir tolti dall'alea di ben organizzai.i fallimenti occorre che il Banco di Napoli si decida a stabilire qui una sede propria con impiegati meridionali e nei centri dei quartieri italiani. · IV) Per il Patronato degli emigrati, poi, giacchè è - dolorosamente ...:... impossibile che il Commissariato Generale d'Emigrazione stabilisca un ufficio proprio e dato che, sfortunatamente, gl'Italiani, pur essendo cosi numerosi, non sono capaci di fondare e sostenere una loro propria Società di Protezione è bene che il Commissariato provveda ad unificare i sussidi da esso assegnati a questo scopo a favore unicamente della Society for the Protection o.f ltalian I,mnigrants imponendo ad essa una maggiore attività ed esercitando una attenta e continua sorveglianza sulla sua gestione. Le conclusioni alle quali il D.r Tosti è venuto alla prima parte del suo studio rendono ancora più manifesta la necessint" di sfollare la città di New-York di una parte della massa· di italiani che in essa si addensa o, per lo meno. di evitare con tutti i mezzi possibili , che i nuovi emigr.anti vengano ad aggiungersi a quelli già qui stabiliti. Ove questo fatto occorresse noi potremmo esser sicuri di aver fra breve nuove e più severe leggi dirette apparentemente contro la immigrazione in generale, ma effettivamente contro la nostra immigrazione. Per molteplici motivi la opinione pubblica americana è assolutamente contraria all' accentramento degli immigranti nelle grandi città sia perchè essi sempre più diflìcilmente trovano lavoro, e quindi, costituiscono un costante pericolo per l'ordine pubblico e per le finanze dei municipii che sono obbligati a sostenere i poveri e i disoccupati; sia perchè nei grandi centri gli immigrati si raggruppano fra loro a seconda della loro speciale nazionalità ; e più ardua, quindi, si presenta l'opera di assimilazione alla vita del paese, il lavoro. di naturalizzazione morale del popolo americano è giustamente e naturalmente gelosissin.10. Il Commissariato di Emigrazione , per conseguenza , deve provvedere a che la « Society for the Protection of Italian Immigrants » agisca sollecitamente e bene, ad organizzare un perfetto servizio di informazioni e di propaganda allo scopo di indirizzare gl'ltaliani già stabiliti in New-York, o per lo meno, i nuovi immigranti verso l'interno degli Stati Uniti, e più precisamente negli Stati dd West e del Sud, dove le loro spiccate qualità di agricoltori troverebbero terreno più adatto ad uno sviluppo sano, regobre, vigoroso. E ciò è necessario far presto perchè non passa giorno in cui i giornali americani non eccitano l'opinione pubblica contro le orde (sic) (2) che si (I) Prima che.gli venisse qnest.t sollecitazione del nostro amico Di Palma l'on. Colajanni aveva già denunziato il Console Branchi alla C:iir,era. N. d. R. ( 2) The Globe ( The Commertial .Advertiser) che ha in New- York una circolazione quotidiana di più di 1 oo mila copie pubblica appunto questa sera una corrispondenza da Napoli di certo J. D. \Vhelpley sotto il titolo : Hordes from Italy. In essa si ripetono le solite accuse contro la nostra emigrazione dicendo financo che essa è composta in maggioranza di elementi i quali aache secondo il Prof. Lombroso (?) presentano spiccati caratteri anatomici di delinquenti nati(!!). precipitano dall'Italia sull'America (r). I loro articoli trovano l, ambiente ben preparato ed essi fanno acquistare sempre maggiore forza al già importante movimento che esiste nella vita pubblica di questo paese a favore di nuove e più forti misure restrittive contro l'immigrazione. Le prediche reboanti e stupide dei nazionalisti americani non troverebbero più· alcuno appoggio positivo, nè farebbero presa sull'anima collettiva del paese se la nostra corrente immigratoria invece di formar pletora nelle grandi città si spargesse su tutto il paese a fecondare nuovi terreni con il suo lavoro , a creare nuove ricchezze per questa terra benedetta dalla natura. L'emigrazione è fonte di salute e di forza per l'Italia: essa sbarazza il nostro paese dalla soprap9polazione e contro-biJancia la malaugurata fecondità della nostra razza ; essa sostiene ed alimenta migliaia di infelici ancora residenti in patria, i quali morirebbero senza l'invio di risparmi dei parenti espatnat1; essa, dippiu, rende possibile il commerciopicco.lo è vero, ma pur produttivo - esistente fra l'Italia e gli Stati Uniti. Da tutti questi vantaggi che, direttamente o indirettamente, gli emigrati danno alla patria, che cosa essi ricevono ? Avv. G. E. DI PALMA CASTIGLIONE (1) A questi denigratori ha dato risposta esauriente l' Austiu, di cui abbiamo riprodotto l'interessante articolo nel n. 9 della nostra 'R,ivista. N. d. R. Il lii li li 11111111111 li li I Il I" 111111111111111Il11111111111111111111111111II 111111111111111 ~IVI5TA DELLE ~IVl5TE. -----~----- Jean Longuet: Il sociaHsmo nel Giappone. -Nello stesso tempo in cui il Giappone si apriva alla civiltà occi- • dentale, si sviluppav,t con prodigiosa rapidità dal punto di vista industriale; e Yi si iniziava anche la grande industria. In pari tempo si avvera la concentrazione capitalista con una forza irresistibile. Questa è rimarchevolè particolarmente nell'industria dei tabacchi, di cui lo Stato prepara la statizzazione e nella quale un Trust potente ha monopolizzato tutta la produzione, nell'industria del cotone, in cui due grandi famiglie capitaliste, quelle dei Mitsoni e dei Shibusawa, si sono costituite un regno simile a quello dei Rockefeller, dei Pierpont Morgan, dei Vanderbilt. La deficienza di terra coltivabile e la soverchia densità della popolazione rendono necessario, fatale lo sviluppo industriale nel Giappone; e sebbene oggi la sua industria attraversi una crisi derivante principalmente dalla mancanza di capitali e dalla ripugnanza dei Giapponesi a ricorrere al capitale straniero , pure essa è entrata nella fase del suo progresso indefinito. Collo sviluppo dell' industria è sorto il proletariato nel senso moderno. Va scomparendo l'antica industria familiare e cresce invece sempre più il uurnero di operai delle grandi industrie, che arrivano già a 600,000. Così si sono costituiti all'altra estremità del mondo, in un popolo di razza tanto differente dalla nostra, che si svolge per tanti secoli sotto l'influenza d'1.dee morali tan~o lontane dalle nostre, gli elementi stessi di sviluppo di un movimento· autonomo della classe operaia, che si poteva credere incompatibile colb mentalità asiatica. Coll'industria è cominciato lo sfruttamento dei lavoratori tale quale lo descrisse Marx nel Capitale. I salari più elevati arrivano a L. 2,50 e a L. 3 nei meccanici delle ferrovie e nei lavoratori delle miniere. Secondo l' Heimic.a Shimboun (Giornale del Popolo) di Tokyo nelle maggior parte delle industrie con un lavoro di IO a 12 ore i salari oscillano da 42 centesimi (vetrai) a 75 centesimi (filatori di cotone) al· giorno; discendono a 25 centesimi pei fanciùlli. Lo sfruttamento dei lavoratori delle industrie tessili è crudele oltremodo. Le operaie ingaggiate in forza di contratti leonini ,

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