RIVISTA POPOLARE 293 mento proprio uè nel proprio tecnicismo. Legame di dipendenza vera e propria deve esserci verso il Capo traffico nel servizio di Trazione dacchè la macchina, la vettura, il vagone ha varcata la porta del deposito e dell'officina sino a che vi· rientra. Tutto ciò collima con la determinata tendenza iniziata dalle Ferrovie Meridi_onali, e segnìta dagli altri, di avere ingegneri preposti al Movimento e Traffico; ed ingegneri a Capo dei Deposi ti di Locomotive , rinforzando la capacità delle funzioni locali. Ohe poi il servizio del Materiale e quello del Mantenimento e Sorveglianza sieno accentuati o decentrati, e come lo siano è indifferente alla mia te::;i, e ne facilitè\, la dimostrazione ; nessuna Legge deve occuparsene. ma quella che fisserà. organicamente l'Esercizio di ogni linea_ o di ogni Rete farà assai bene consacrare q nesto utile decentramento nel servizio che rappre8enta l'Ente esercente verso i milioni di viaggiatori. e di speditori. E lo spirito nnovo cbe invoco, animerà anche quanto interessa il gran pubblico che paga le centinaia di milioni di. prodotti annui . spirito nuovo che rifulge nel Disegno di Legge presentato solo col rinvigorire l' energia fiscale . col rafforzare la difesa dello Stato contro l'esercizio di diriti reali o pretesi., e contro le intemperanze del personale. verso il quale a giusto compenso assicura gindici speci~li, il rispetto ai diritti acquisiti e partecipazioni ai buoni risultati del nnovo ordinamento. Alla classe degli utenti balena lontano il solo compenso di una semplificazione e .revisione di tariffe. purchè il fÌ8COnon ne soffra, rna di fronte alle mantennte e meglio determinate remore contro l'aumento dei treni e loro fermate, contro il disgravio delle tariffe, e contro le deroghe ai diritti che oggi assistono i ::luoireclami. Chi a me non presta fede, veda da sè. se nei 70 articoli del Disegno di Legge v'è altro che affidi questi contribnenti dei 300 milioni annui a sperar il nuovo ordinamento più sollecito dei suoi desiderii e dei suoi bisogni! 'E se qnesto è spirito nuovo maglio tornare all'antico ! F. MAR'I'ORELLI Il Ili •u1, tlUt Il tll llllt lllla 11111111Il1111111111 UIII illU lii lt lii ti 11111111111111• 11111 Repubblicae socialismoriformista Chiedo un posticino all' amico Napoleone Colajanni sulla sua Rivista Popolare per trattare di g uestioni . che appassionano repubblicani e socialisti, e scelgo la Rivistrt, Popolm·e perchè meglio che ogni altra rivista mi sembra adatta ad un.~ serena discnssione. che possa essere giudicata imparzialmente da un numero considerevole di lettori, lontani dall'esagerazioni. ♦ I socialisti debbono essere o chiamarsi repubblicani ? Il socialismo - come lo comprendiamo noi collettivisti - è un ordinamento {atto della possibile ugua · glianza economico-politica-rispettate le molteplici differenti attitudini- basata tutta sul lavoro proficuo e svariato; e quindi il spcialismo non pt1ò ammettere alcun privilegio di famiglia o di nascita; non può essere monarchico . .lYiaper ciò ha da essere ed intitolarsi repubblicano ? Nessuna repubblica - da Grecia e Roma alla Svizzera ed America moderne, passando per Firenze e Genova - ha mai assicurato la possibile eguaglianza tra i cittadini : nelle repubbliche, le più perfette , le più democratiche, vi sono stati e vi sono arbitrii, sfruttamenti, corruzioni, non dovuti -almeno intieramentealle naturali differenze, ma al monopolio dei mezzi di produzione, il quale crea inevitabilmente le oligarchie. Ed oligarchiche sono· state e sono tutte le repubbliche: al sommo potere d' esse si sono alternati e si alternano pochi individui; rappresentanti di poche famiglie o di chiuse consorterie. Bast,à rammentare ciò che ;:;uccede nell'America settentrionale, a New-York, in tempo d'elezioni, inquinate dalla più sfacciata corruzione e susseguite da un vero abb01·daggio ai pubblici e lucrosi impieghi. I socialisti, quindi , non possono essere e chiamarsi repubblicani : il socialismo è, nella mente di quanti lo professano. una fase storica più evoluta di qualunque repubblica democratica , sinora esistita ; in uiodo che sarebbe un controsenso appiccicare l'epiteto di repnbblicauo al socialismo; riassumente ogni prevedibile. progresso economi.::o e politico. ♦ Certamente la repubblica è da preferirsi alla monarchia - a parità di condizioni storiche ed economicosociali - e dico a parità di condizioni ; perchè la monarchia inglese o belga è migliore di certe repubbliché snd-americane - però ciò importa che i socialisti, potendo scegliere tra le due forme di reggimento, scelgano la re 1. ubblica democratica; da cui, per necessill'ia evoluzione verrà fuori l'ordinamento collettivistico (1.). Non potendo far questo ; non resta loro che di lavorare con ogni mezzo pacifico alla radicale innovazione delle presenti istituzioni feudali - borghesi - come, d'altronde, anche nelle repubbliche ciò sono obbligati a fare i socialisti - perchè la sostanza sociale , come ogn' altra cosa nel cosmos, non si modifica che mercè mutamenti graduali e piccoli, lenti adattamenti: la violenza, come estrema ragione di lotta, non può usarsi che nell'assoluta impossibilità dell'evoluzione pacifica, tanto in monarchia, come in repubblica. Ricorrere alle armi , alle barricate - prescindiamo dalle difficoltà della riuscita - per il piacere di risolvere la questione p1·egittdiziale; quando l' ordinamento politico p1·egiitdicato permette l'organizzarsi delle forze popolari, la propaganda delle idee nuove , il cre3cere dei deputati radicali in largo senso e quando ancora le plebi misere, abbrutite obbediscono al signore ed al prete, senza un barlume di coscienza moderna ; sarebbe un gusto di perturbamenti e di sangue troppo aristocratico, che Napoleone I e lor Czar Niccolò I potevano permettersi.· Gusto delittuoso; chè le cose resterebbero come prima. Infatti se un simile avvenimento si verificasse in (l) Ritengo con altri socialisti che dall' ordiria:mentò borghese capitalistico più evoluto uscirà il socialismo. Il capitalismo preoara la base, l'impalcatura del collet,Ìivismo; l'organizzazione e la solidarietà del lavoro sociale. Ciò però non importa che noi accettiamo il trust autoritario. Sul riguardo comparirà un articolo mio sulla Vita, Internazionale.
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