Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno X - n. 11 - 15 giugno 1904

. ► RIVISTA POPOLARE DI Poli tic a , Lettere e Scienze Sociali Dfrettore: Pro·f. NAPOL:EONECOLAJANN_I (Deputat~al Parlamento) .·Esce in Roma il 15 e: il 30 d'ogni mese ltaJià ; anno lire, 6 ;· semestre lire.' 3~50 - Estero : anno lire 8; semestre lire 4,50 . ' .. . . . . - · ·· Un numero separato Cent. _:-JO Amministrazione'. Corso· 'Vittorio Emanuele n.0 115 NAPOLI Anno X - Nnm. 11 I ·. A B B o N·ANI E N T o p os T A L E . I ltoma, lo GJug·uo 1904 ~OMMARIO: Noi: -Gli av.veuJinenU e g·li ,~ÒmhÌi: (E dalli ql Parlamento 1 - La politica austriaca nei Balcani - . · L' Arme_nia .e la Macedonia ~ La sqspensioùe della. pena - Ancora _la imbecilliti dei periti) - Lo Zotico: Il più grande 'J · delitto di tutti i' sec'oli....:... La Rivista: La funzione del partito· radicale - F. Martorelli: L'Esercizio di Stato alla Camera - Prof.' Francesco qe tuca': t{epubblica e· sbcia'lismO' riformista - Il dottor ·Antonio•: Le novelle di Lui'gi Pirandello - Umberto Ricci: La filosofia monista nelle reéenti teorie fisico-chimiche - Le nostre c'Olonie·: G. di Palma Castiglione: La popolazione italiana dello Stato é delfa é:ittà di New- York - R1vlsl,a <leIle Riviste : 11 socialismo nel Giappone .('1<._evurtles Revnes) - L'/llcoolismo in Italia (L'Italia Dveoderna -:- Il perno· del :mondo (Geo.~raphical Journal - Problemi n-ell' ~Est.remo Ori'ente (Fortnightly Rtvitw) - La spedizione polare del Sud (7?.Jview o.f Rtvitws) - Una ne- •·<''-'-ar-i:1 tra-,tormazione nel tipo e nella cultura del!' impiegato (Siiddtutsche Monatsh~/lt) - I salari a premio nella IT1dustria delle macchine (Soz.iale Praxis) - Recensioni - Illustrazioni nel testo. GLI ftVVENI.M.ENTI e GLI UOMINI E dalli al :Parlamento ! - È ricominciata la. campagna contro la Camera dei deputati ; e questa v'o1ta non viene condotta da gìornalotti repubblicani o socialisti , · ma dai due maggiori. organi dei partiti costituzionali, che ·si contoodooo il potere e che sperano mantenerlo o conqui• starlo per mezzo del Parlamento ! Nella 'lribuna è Rastignac, cho vitupora i deputati i11 massa ; nel Giornale d'Italia è l' on. Oliva che a proposito di un libro pessimista del senatore Marazio suona la' campana a morte sul regìme parlamentare. Che il Parlamento italiano non sia quale vorremmo che fosse ; che parecchi deputati commettano azioni biasimevoli; ehe alunni altri adoperino talvolta un. linguaggio sconveniento , che raseuta anche il turpiloquio ... è vero , verissimo. E noi non vogliamo , che si taccia sulle suo colpe, sulle sue deficienze , sui suoi errori. Nella critica, pero, vorremmo : 1 ° che si fosse logici ; 2° cbe non s' imputassero al Parlamento i difetti del paese; 3° che il Parlamento ilaliano venisso giudicato alla stregua àegli altri parlamenti; 4o che i critici fossero insospettabili e insospettati. 1.0 Manca spesso la logica nelle critiche .. A.d esempio: ieri si adoperavano aspre parole contro i lunghi e numerosi discorsi, che faeevano perdere il tempo, si diceYa; oggi si biasima la rapidità delle discussioni e la fabbrica a vapore delle leggi. 2. 0 I deputati non sono tutti stinchi di santo. 'J'utt'altro. s·pesso sono vili e Henza carattere ; si occupano a proforenza di cose locali; raramente sono davvoro disonesti. Ma si ricordi che il sacco dà la farina ehe contiene e che se non buoni sono i deputati egli à che il paese non è migliore e che gli elettori colle loro insistenze spesso peggiorano o corrompono i mediocri e i buoni. Crediamo in massima: a) che la Camera dei deputati sia migliore nella media della media del paese; b) che il Parlamento manchi ora di uomìni eminentissimi, ma che nella media, intellettualmente e moralmente - moralmonte sopratutto - il suo li vello si sia elevato. 3. 0 I mali che s' imputano al Parlamento italiano sono propri e caratterististici del medesimo? o sono comuni a tutti i Parlamenti europei - senza contare gli americani di tanto inferiori ? Senza essere chaiwins si può eon le gitti mo orgoglio dichiarare ohe il nostro regge al paragone cou tutti gli altri ; e non poche volte nel paragone guadagna, specialmente dal punto di vista dell'affarismo. Si è gridato - e si fece bene e si farà bene a continuare - contro i disonesti. Ma si pensi cho por cento minuscole porcheriole ita1 ianc nol più c lubre I'arlamento europeo, nell'Inglese, con la. rnar.sima indifferenza condita dalla più raffiuata ipocrisia, si comrnetlouo <.;C:n1ocolossali trufferie ! 4. 0 E in ·ultimo av,·ertiamo che provocano in noi un · senso di dis::nsto le critiche più o meno catoniane contro il Parlamento ~uando vengono da persone che per eutrarvi o por rima.nervi... batterebbero moueta falsa. ♦ La politica Austriaca nei Balcani. - La nostra buona vicina, nonchè amica ed alleata Austria, corea di . farci provare la verità del proverbio che e i più brntti tiri ei son sempre giocati àagli amici. > E le porgono occasione di proporsi a giocarci qualche tiro spiacevole gli ultimi avvenimenti nei Balcani. L' Austria ha sern pre mi rato ad annettersi la Bosp ia e l' Erzegovina, e non le dispiacerebbe, tanto per farsi 'la mauo, cominciare a fare bolla mostra di sè in Macedonia. La Turchia teme per il sangiaccato di Novibazar sul quale l' Austria potrebbe mettere le mani interpretando in senso lato, molto lato, l' articolo 25 del trattato di Berlino che dà al!' Austria il diritto di intervenire con le armi. Se quosto accadesse la TLuch ia potrebbe fare una bella croce su la Macedonia e non pensarci più. .La Hussia, naturalnionte , non intervenebbe 1 ° perchè può sempre fare altrettanto, in forza dol medesimo trattato, e non lo dispiacerebbe che l'Austria glieno porgesse il pretesto; 2 ° perchè, in questo momento, i giapponesi lo regalano troppe nespole nella Manchuria, e gl' inglesi hanno l'aria di volere creare dei grattacapi nel Tibet; 3° perchè non lo scomoderebbe di lasciare la Bulgaria a cavare per lei le castagne dal fuoco, visto che se -1' Austria oocupassu una parte dolla Macedonia, la Bulgaria non potrebbe restare con le mani alla cintola. Ma questo accomodo.mento non converrebbe alla Turchia, nò a noi. Ora alla Turchia ci de-vono pensare il Sultano e i suoi Turchi ; ma non possiamo lasciare al Padre Eterno la cura di pensare ai nostri interessi. Il governo del signor Galuchowski ha chiesto i crediti straordinari per completare rapidamente gli armamenti au- · striaci. Il Ministro della guerra per bocca del suo segretario di Stato ha dichiarato che i crediti sono stati chiesti per mettere l'Austria in condizioni di far fronte ad uua possibile guerrn, e di assicurarsi la vittoria. Il ministro della marin~

282 RIVISTA POPOLARE ha dichiarato anche lui, che i c!·editi straordinari chiesti da lui sono necessari per risparmiare tempo nella ricostruzione della flotta; e per meglio fortificare il porto di Pola. La nostra vicina, arniù::;. ed alkata mostra i denti; a chi? Ci pare che bisogna andare pe1 via d'esclusione. Non alla Germania che non ha nessun int~resse Jiretto ad ostacolare l' espam;ione austriaca nei Balcani ; non alla Russia cui quella espansione anzi farebhe comodo; non all'Irigliiltena che non ha necessità d'intenenire, con le armi, la prima; non alla Francia che dei Balcani si è sempre disinteressata; rimaDgono dunque l' Italia e la Turchia, le altre potenze minori non contano. La nostra vicina alleata ed arnica non ha l' aria di mostrare i denti direttamente a noi ; gli mostra certamente alla Turchia. Tutto sta nel vedere se a noi convenga che l'Austria faccia, in questo caso, il comodo suo. L'Italia fece tempo fa. una proposc1:1.di autonomia della Macedonia; la proposta fu scartata dalla promessa di_riforme fatta dalla Turchia; questa proposta scombussolerebbe un po' i calcoli dell' .Austria; tanto -più che, rimanendo al Sultano l' alta sovranità , egli potrebbe illudersi di non aver perduto e sarebbe fo!·se propenso ad accettarla. L'Italia guadagnerebbe molto moralmente e materialmente a che questa fosse la soluzione dell' affare . quando dalle semplici proposte diplomatiche si dovesse passare alle conclusioni. L' Italia avrebbe dunq_ue il maggiore interesse a tenersi bene con la Turchia e a sostenerla. La nostra amica sa che l' occupaz;one austriaca di tutta o parte della Macedonia danneggerebbe, ora e per l' avvenire, gli interessi ' italiani mentre farebbe mirabilmente i suoi; or dunque essa si apparecchia a infischiarsi degli amici. Noi non siamo punto partigiani della ~:uerra, ma 9onsideriamo che qnando si è tirati per i capelli alla guerra , allora dobbiamo vincere e guadagnare moralmente e· materialmente. Il mezzo migliore per evitare la guena, dato lo assurdo dominio del militarismo che oggi inceppa il progresso in tutta Europa è di far vede•·e e sapere che , se proprio è necessario , alla guerra sian10 apparecchiati. Ma poichè evitarla è dovere, e doYere più imperioso per farlo, noi dubbi amo essere abbastanza accorti per impedire che altri ci portino ove non vogliamo andare. Non passerà molto tempo che la questione della lVIacodooia sarà portata sul tappeto dall' .Austria. Di qui là, sarà stato abbastanza intelligente, il nostro governo, da essersi messo in condizioni di fare gli interessi del paese , senza costringerlo alla guerra , o senza che altri ce lo possano costringere? Qui sta il problema al quale i fatti dovranno dare la risposta. Tanto meglio se diranno che si. ♦ L'Armenia e la Macedonia. - La festa del sangue è ricominciata. E' terribile con quanta durezza devono essere scontati gli errori; e stringe il cuore il pern,iero che le stupidità dei diplomatici e· l' egoismo vile degli uomini di stato debbano essc:n·e poi pagati con tanto sangue e con tanto pericolo. Il trattato di Berlino non è il più bello ed il più sodisfacente dei trattati , anzi è proprio il rovescio , perchè col desiderio di tutto accomodare, senza scomodare nulla e nessuno, i firmatari di quel trattato, trovarono mezzo di lasciare aperta la porta alle insodisfatte necessità delle popolazioni balcanicho, alle violenze della Turchia, agli appetiti di alcune potenze e, influe, alla guerra europea. Le dichiarazioni del primo ministro austriaco . ben eh è corrette poi da una specie di spiegazione che non ba contentato nessuno, hanno addensato molte uubi su l'orizzonte • politico; nè la dimanda fatta di crediti sirao1dinari per il completamento degli armamenti delle armate di terra e di mare è stata fatta per dissiparle. Intanto mentre il generale De Giorgis e gli ufficiali italiani si sforzano a fare del loro meglio per ricondurre un po' d'ordine o di pace, nei willajets devastati l'anno soorso palla insurrezione, nuovi wiLlaJets oggi si agitano e a loro volta cominciano essi pure ad esigere le riforme. L'incendio spento da una parte, in Macedonia, si accende dall' altro. E i rivoluzionari macedoni che non hanno raggiunto il loro scopo - essi vogliono l' autonomia , ed hanno ragione - stanno sul ehi vive pronti a riuominciare appena l' occa~ione si mostri favorevole. E del passo ébe vanno le cose tutto fa pensare che questa non tarderà. .A.i tempo stesso un' altra ragione di pericolo viene · dalla Armenia. I giornnli hanno recato la notizia che ~000 armeni, in maggioranza donne, vecchi e ràgazzi rifugiatisi a Gueliganzana-Sassussa dopo l' incendio di 4f> villag~i dove abitavano sono stati n1assacrati dai Kurdi. Gli uomini rifugiati su lo montagne continuano la resistonza. Al ParlHmonto frnnce1<e , alla Camera dei comuni in Inghilterra sono state fatte delle interrogazioni; ma la diplomazia, pTudente. e che in fondo s' infischia dei massacrati pur che sien salve lo forme. ha deciso di fare delle rimostranze al go\'erno turco etc. etc. In verità il governo turco ne ha sontite tante di rimo-· stranze che ormai non possono fargli più nè 0aldo , llè freàd0. Promette, assicura, tranquillizza e intanto procede metodicamente nel suo piano di sopprimere le popolazioni Cristiane più insofferenti del suo gio 6 o. E l' Enrepa Cristiana rimostra e sta a vedere. Davvero che se noi fossimo persu[lsi che ancora una scintilla d' ideale brilla nell' anìrna dei popoli europei, vorremmo scrivere qui tutta la indignazione cbe ci trabocca dall' anima, ma a che prò? Noi non saremmo intesi, o saremmo intesi mal'e; a che prò dir cose o parole che heochè giuste lasciano il tempo che trovano'! Tristi tempi questi, nei quali il sangno ,·ersato non riesce più a sollevare la parola sdegnosa, e l'azione energica dei popoli. Trh;ti tempi! e non vogliamo dir altro. ♦ La sospensione della pena. - In Italia non si è troppo corrivi ad accettare lo riforme, ed a mettere in pratica le leggi che sono veramente progressive ; tuttavia, di. quando in '}Uando, e portata più dalla inesorabile totalità delle cose cl1e dalla nostra buona volontà, ci decidiamo a faro quale;be passo avanti salvo a mitigare il buou risuitato ottenuto con una serie di provvedimenti e. di 0111e11damenti che vorrebbero e~sere d' aiuto a progredire ancora e sono invece di gra,·e impaccio al progresso Noi, poichè qualche co:-,a, anche 80 poco, è sempre meglio che niente, noi non possiamo lasciar 1,Jassare sotto silenzio uoa buona legge votata, ancorchè poco intellige.aterr,ente emendata, dal nostro Parlamento in questi ultimi giorni. Intendia_mo parlare della sospensione della pena. Il condannato ad una pena non maggioro di sei mesi di carcere o di reclusione, se questa condanna è la prima può beneficiare della sospensione di questa pena, alla quale non è dato luogo altro che nel caso di una recidiva, o anche di una co12danna per un altro reato. Ora questo è un buonissimo a,·viamcnto ad una più larga applicazione del ,mncetto, che per lo loro colpe gli uomini non po8sono es~ere puniti, ma clebhono essere curari , e che si deve considerare che molte volte gli incentivi al delitto furono cause esterqe agenti su la volontà del reo, circostanze della sua vita alle quali egli non ebbe la forza e, più sovente ancora, la possibilità Ji sottrarsi. I delitti punibili dal nostro codice con sei mesi cli carcere o di rcclusiçrne . sono generalmente delitti contro la proprietà. Sono il furto semplice, la piccola appropriazione indebita , il 'fallimento doloso - pronunziato generalmente µerchè i libri non erano i o regola - la piccola truffa etc. 1'utti delitti che nella grande maggiorao'la dei casi sono stati commessi per miseria, ignoranza, stupidità; e tutto da ragione e diritto di credere e di sµerare che il reo non ricadrà nella colpa ; che , liberato da quel primo guaio cercherà di reagire con più energia contro le circostaoio che uua prima volta, la trassero al 1!1ale. La legge Bérangor in Francia, in tutto simile alla nostra, funziona ormai da quasi tro lustri, e gli statisti constatano che i casi di recidiva sono relativamente pochi fra quelli che beneficiano della legge. E' questo è naturale. Il pensiero ùi quella prima condanna da scontare è in molti casi,

RIVISTA POPOLARE 283 un freuo bastevole ad impedire che un altro 1:Elato·sia commesso. Il condannato, nel caso della pena sospesa, sta nella medesimà condizione di un debitore 0he sappia che, se non richiede nuovi prestiti , il debito primo g·li sarà annullato. A meno che il debitore sia un essere anormale , e il condannato un delinquente nato, nè l'un0 nè l'altro si metteranno pm rn condizioni di pagare il rispettivo debito. Or questo è no vantaggi0 per la s0cictà , un vàntaggio sotto due punti di vista. La carcere non è un ambirnte moralizzatore, tatt' altro; che chi entra in_ prigione un po' delinquente, no esce delinquente completo è un fatto tanto noto e comune che non merita la pena ci si im-ista sn. J I reo condannato la prima volta per un primo fallo può esst.:re . uscettibile d'educazione e di miglioramento; s'egli è tale, anche lasciato a sè stesso, cercherà con tulte le sue forzo di evitare gli scogli contro i quali urto la prima \7 olta; rna se egli , dopo il primo fallo, è rinchiuso in prigione, iinparcr;\ a non vergognarsi più dol delitto commesso, s' abituerà alla vita del prigioniero, si farniliarizerà, per così diro, con la carcere a tutto ciò che le ha attinenza, le formalità dell' arresto e quelle del tribunale, troverà mozzo di farsi nuovi amici - che lo compenseranno di Cì i.101licbo per il suo reato avrà perduto, imparerà tutti i trucchi, i ripiegbi , i segreti, il gergo del mestiere, e uscirà destinato, obbligato quasi alla recidiva. Or dunque, questa legge, che corea di evitare a chi cade in fallo la prima volta, ogni possibilità di contatto con i delinquenti abituali è giusta e buona, e se noi troviamo che qnalcbe cosa da C:ire in proposito ci .=;iaè che troppo restrizioni sieuo· state portat.c , con gli emendamenti , alla larga applicazione d0 lla leggo stessa. ♦ Ancora la imbecillità dei periti. - Più volte occupandoci di varii processi abbiamo avuto occasione di dire qualche cosa a proposito di questa istituzione ohe ci sembra così com' è. supremamonte ridicola. Alcuni giorni fa al_ processo della Contessa Ubaldelli a Firenze, uno dei periti requisiti dal Tribunale per andare a \'erificare lo stato di salute ài uno degli accusati, chiese di essere accompagnato da uno dei periti della difesa. Là per là la dimanda parve ingenua. e il tribunalo non le diede nessun peso, e non gliene han no dato neppure i giornali che hanno parlato ùel piccolo incidente. Invece ci sembra che quella din1anda sia stata la rivelazione di tutto uno stato di cose auorm::ilo quanto altro mai nelle aule della giu tizia. La dimar,da di quel perito voleva significare q-çtosto: - Badato che si dirà che le mie dichiarazioni non sono veritiero , e p<Arebbe a11che darsi che non lo fossero, vistò che io, perito della Pa,fo che accusa, sono incaricato di trovare una ragione qualu11c1uoe vestirla della mia scienza per concludere contro l'accusato. Ora questo-scienxiato?- questo signore cbi:i oggi tront conto ragioni scientifiche per accusare, uomo ne troverebbe dc,mani cento per difendere è semplicem<'nte fuori cli luogo , là dove si amministra o si dico di amministrare la giustizia. E questo perito non è l' eccezione , non è il caso raro dell' uomo che non sa fare il proprio dovere, o che fraintendo la propria missione . no ; è il perito tipico, il perito come tutti i tipi, l'esponente della sua qualità e della sua pi-ofos:-;ione. Pare che la Scienza e i suoi rospo11si si JJOSsano accomodare a tutte le salse. Se questo è ooi uou riusciamo a capire perchè gli scienziati affermano di s::ipere tante cose, o si dicono certi di tanti fatti e fenomeni della vita e della psiche. Ma c' è di peggio o di più. A Milano si discute il processo di un tale che durante la notte , in una discussione con la moglie, oho può darsi gliene avesse fatte tante da riuscirgli insopportabile, fra una limonata e l' altra l' ammazza a coltellate. Parn che la cosa sia naturale. Ognun di noi, sembra, può da un rnoment,o all'altro pigliare a coltellate la moglie, la mamma, la figlia e ammazzarla; anche noi siamo, o ci crediamo, uomini normali. Ma !:)eco; questo uomo che le Assise di Milano stanno giudicando e che i periti hanno esaminato, quest' uomo che ha dormito tranquillamente accauto al cadavere della moglie, che dormondo s' è imbrattato di sangue, la mattina allo svegliarsi trova che il oàdavete è incomodo. Lo mette a piè del ]etto, e per quattro giorni dorme nella medesima :itanza, nel medesimo letto , col cadavere vicip..o, finr:hè i gas che si sprigionano por il principio della clecornposiz\0~10 lo persuadono a sbarazzarsene. Allora . come uno di noi spolperebbe un pollo arrosto, quello spolpa il cadavere della moglie, lo tagliuzza, lo disarticola, lo affetta, sperde i visceri nelle latrine , chiude il resto in una valigia. o so lo porta a Genova per buttarle in mare. Per un caso fortuito lo arrestano e il nostr' uomo in prigione è calmo , sereno, scrivo dei versi - alcuni dei quali neppur troppo brutti come fattura - delle letterine spiritose agli amici , cinico, impassibile; sembra non avere rimorsi benchè ricordi perfettamente i fatti e gli antefatti , e tutto qurllo che fece _dopo il delitto. Ognun di noi, cho spolpiamo bene un pollo arrosto, ma che manchiamo sovente ùella anestesia. morale necessaria J)er tirargli il collo, 0gn un di noi leggendo i fatti conclude: qnest' uomo è pazzo. D' una sua speciale p.1.zzia, sia pure, ma è pazzo. E il tribunale nomioa dei periti, perchè gli dicono, con una dotta relazione scientifica, ('be quell'uomo non è come ognun di noi clie spolpiamo il pollo arrosto. I periti sanno i fatti, vedono l'uomo; ne studiano la serenità, la freddezza, il cinismo, la lucidità della memoria, e la grafomania e concludono : l' uomo è r.ormale ! E' vero che come u110 qualunque di noi ricorda di avere spolpato un polJo arrosto, lui ricorda di avere spolpato la moglie, ma, tolta questa inezia , è normale , normalissimo ; pienamente padrone e responsabile dei suoi atti ! Perdio, non vorremmo aver per cognato o per marito, di una nostra parente uno di quei periti. Hanno uu concetto troppo .... largo d<>ll'uomo normale. Poi, in tribunale, I' uomo normale é assalito da un attacco epilettico. E la perizia? E i periti del normale? Noi ritorniamo ad una nostra idoa che altra volta esponemmo. Bisogna riformare la istituzione elci periti; bisogna affidarla ad uomini che sappiano essere al disopra dol Pubblico Ministero e del Difensore; che sieno veri e profondi scienziati e indipenùenti Non si µuò affidare al primo ciarlatano venuto, anche se circondato da una bella fama (noi ... sappiamo come si fa , oggi , a farsi la fama ) la decisione della vita e della lioertà degli uomini, di fronte alla giustizia. Nor 1111111111I111111111111 Il I 11111111•I11111111111111111II111111111111111I11111 li I I 1111111111 Il più grande delitto di tutti i secoli ----~---- I giornali quotidianamente oramai ci danno notizie delle sconfitte dei russi e delle vittorie dei giapponesi. È raro che si trovi chi si addolori sulla sorte dei primi; e così deve essere. Ma non mi sembra che ci sia molto da rallegrarsi della buona ventura. dei secondi per quei moti vi , che furono da noi esposti più volte in questa 1·ivista. Però, mentre si segue con tanto interesse la guerra russo-giapponese colla speranza nei più degli europei non impegnati direttamente nella lotta, di vedere fiaccata una buona volta la prepotenza moscovita e la insaziabile avidità di conquiste, che da secoli contraddistingue l'Tmpero degli Czars, non si pone abbastanza attenzione alle gesta della sua grande e secolare rivale, che la rassomiglia nella prepotenza e nella sconfinata voglia di acchiappare qualunque lembo di terra conquistabile e di sottoporre al proprio domini.o qualunque popolo che non è tanto forte da poterle resistere. Ho nominato la Gran Brettagna. Pi·oprio nel mo-

284 RIVISTA POPOLARE mento in cni si guarda CO'Q tanta ammirazione e con tanto conforto al Giappone nel quale si scorge la nemesi vendicatrice, che segna il,nec plus ultra alla grande ladra, che non ha avuto il tempo di mangi~re e digerire la Manciuria, un'altra grande ladra di Stati procedendo dal sud verso il nord, dalla pianura verso la inacceRsibile catena dell'Himalaya, conquista violentemen te il Tbibet e penetra 'sino alla sacra e misteriosa Lha::isa, la sua capitale; e non abbandoniamo il parallelo senza ricordare che il d·ù-itto della :B,ussia sulla Manciuria; è perfettamente uguale al diritto della Gran Brettagna sul Thibet: l'essenza dei d11e diritti è perfettamente identica e sta nel faust 1·echt, nel diritto della_ fcn·za. Tra le due nazioni, che l'esercitano c'è questa sola·· differenza nel momento attuale: la Russia non fu abbastanza astuta per procedere alla conquista completa della Manciuria nel momento in cui la sua rivale era impegnata nella guerra coi Boeri; l'Inghilterra è stata tanto a,udace e disonesta quanto accort•a nell' assalire apertamente H Thibet quando la Russia si trovava alle prese col Giappone, eh' è stato messo su ed ha avuto assic11rato le spalle, ed anche lo stomaco, dalla prima. Il parallelismo nel male tra la Russia e l' Inghilterra va oltre. Nel gran libro della storia nella pagina del da1·e in conto della prima sta Ecritto: Polonia; ' per la seconda: I1·landa. _ Costituisce una macchia indelebile per la Russia la sua condotta verso la Finlandia; ma non è meno nera per la Gran Brettagna quella verso le repubbliche del Transwaall e dell' Orange. 'E il confronto potrebbe continuare. Coloro che _vogliono stabilire delle distinzioni nella politica sfrenata di conquiste tra la Gran Brettao-na . o e la Russia, a tutto vantaggio della prima, soggiungono che la violenza britannica in ultimo è apportatrice di civiltà, mentre si traduce in diffusione di barbarìe e di ·dispotismo quella della seconda. Senza discutere sul valore e sul significato di qneste elastiche parole: ba1·ba1·ie e civiltà, mi sembra che si faccia falsa strada non tenendo conto del necessario relativismo col quale bisogna intenderle. Certamente il regime russo trapiantato nell' Europa occidentale odierna costituirebbe un regresso colossale. Ma non si deve considerarlo quale un segnalato progresso quando si trasporta nell'Asia anche se si limita a costringere a vita sedentaria le orde nomadi? E quale strumento ffficace di future trasformazioni politico-sociali non rappresenta la gigantesca costruzione della ferrovia transiberiana? Gli ammiratori dell'Inghilterra dimenticano con quale ferocia selvaggi.a essa condusse la_sua guerra contro le coloni.e, cLe poi costituirono gli Stati Uniti d' America e ricordano trionfalmente l'opera di riordina.mento e di civiltà vera che essa va compiendo in Egitto. Non lH-v<1glio negare , nè attenuare. Però si pensi che la sua azione si svolge nel bacino del Mediterraneo, sott~ l'occhio vigile dell'Europa. Ciò senza tener conto che alla fine del secolo XIX e al principio del secolo XX anche i co.nquistatori possono mo~trarsi savi e accorti nel governare se nella saviezza trovano il loro tornaconto. Si sbaglia grossolanamente e l::!igèneralizza con leggerezza imperdonabile quando il caso dell'Egitto si eleva a norma gener~le. O>è l'India, l'Impero colossale di circa 300 milioni di uomini, che distrugge ogni conclusione benevola che si vorrebbe indurre dal Protettorato africano di poco più di 10 milioni. Quale l'opera di civiltà e di educazione politica e sociale della Gran Brettagna nel vastissimo territorio attraversato dal Gange? È storia di spoliazione sistematica spaventevole che oscura ogni altra pagina brillante che può· onorare l'Inghilterra; e badiamo: non ci si deve riferire alla storia della Compagnia delle Indie, alle conqni::ite di Cli ve e di Warren Hastings. Oh! no. Ci ~i deve riportare alla storia contemporanea, alla storia del periodo più glorioso dello imperialismo inglese, a quel periodo, cni si attribuisce il massimo di effl.orescenz:i civile e politica. Quale sia stata l'azione complessiva dell'Inghilterra nell'India, cioè sulle centinaia di milioni di uomini si intravvedeva da molti anni e lo si giudicava dai risultatL Ma è stato un inglese, l'Hyndman, che si è consacrato da uomo dotto e coscienzioso , sbandendo qualunque malsano chauvinisme a far conoscere la verità sui rapporti tra l'India e la Gran Brettagna. Egli molti anni or sono pubblicò una storia dell'India veramente ammirevole per lo spirito elevato che la informava e che riuscì una requisitoria inesorabile contro il proprio paese natio. Non è facile pìù il trovare quel libro; ma il contenuto del mèdesimo l'Hyndlnan ha ripresentato rafforzandone. le conclusioni con nuova e più recente documentazione in 1m articolo pubblicato nella Justice (27 febbraio 1901). Il titolo soltanto di quell'articolo - Il più grande delitto di fotti i secoli -- ch'è stato da me adottato· dice molto di più che parecchie pagine di prosa commovente. •, Il più grande delitto di tutti i secoli per l'Hyndman è quello ch'è stato consumato dall'Inghilterra nell'India. Nulla di più adatto , quindi , per giudicare con coscienza sull'opera di civiltà dell'em11la della RnRsia nella politica di conquiste, di <J uesto al'ticolo, che re• puto utile di tradurre quasi integralmente per farlo conoscere ai lettori della Rivista. ♦ « Il più g1·andedelitto di tutti i secoli, dice Hyndma11, è quello che consuma continuamente l'Inghilterra nell'India, dov~ condanna sistematicamente alla fame duecentotrenta milioni di abitanti, _che stanno sotto il suo diretto dominio. L'Inghilterra succhia dall'India circa 750,000,000 di lire in ogni anno sotto forma di pensioni , di profitti , di dividendi , di mantenimento di funzionari, di spese militari, d' imposte ecc. producendo l'impoverimento continuo e crescente della popolazione. La conseguenza di questa orrida infamia è che milioni di persone sono morte assolutamente di fame e che la condizione fisica della grande maggioranza del!a popo · }azione è stata ridotta. al disotto di quella più degradata di tutto il mondo. > « Sono un Inglese , la cui ·famiglia è vissuta nel1' India da tempo immemorabile. Parecchi che portano il mio nome hanno avuto parte nella conquista, ricon-

RIVISTA .POPOLARE 285 . quista e saccheggio della medesima. Ebbene dichiaro che le atroéità degli Spagnuoli nell'America del Sud e nel .Messico sono un nonnulla di fronte a ciò che noi a scopo di lucro commettiamo èontro decine e decine di milioni della razza nmana nell'Indostan. È perciò che molti appartenenti alla stessa burocrazia che governa nell' India , come Geddes , il colonnello Osborne, Knight, Hume, Wedderburn, Digby, Woods ecc. sono costretti a protestare contro il grande delitto. È perciò che· 'l'horburn , che fu governatore del Bengala e che non lm alcuna simpatia verso gli indigeni nel suo discorso alla Fabian Society ha dimostrato che noi facciamo passare il O~rro di Yaggernat sulla proprietà dell' India e che le più recenti e terribili carestie sono dovute alle r.ause economiche. > « Donald Smeaton che fu membro del Bombay Le-· gislation Council dice: « Vi è in vista nn altra rivoluzione , che sarà più seria delle precedeuti. Le fami dell'India non derivano da mancanza di sostanze ali- - mentari , ma da mancanza di ~enaro per acquistarle. Gl' indiani. invece sono costretti a mandare all' estero per 750 milioni di lire all'anno di prodotti. Perciò la mortalità che nel 1880 vi era stata di 21 per 1000 abitanti crebbe a 40 nel 1900. La Gran Br~ttagna schiaccia il·. popolo _colle imposte , ma il giorno in cui il governo britannico avrà un sanguinoso risveglio non è lontano. » « E nello stesso tono continua Fonorevole deputato. Ascoltiamo adesso O. I. O 'Donnell. Egli è un burocratico Anglo-indiano con 28 anni di servizio. Ultimamente egli ha pubblicato un libro intitolato: The Pailu1·e of Lord Curzon ( Londra. Editori : Fisher et Unwinn). Dovrebbe essere letto da chiunque guarda questo articolo. lVli manca lo spazio per occuparmene a lungo. Ma 0' Donnell mostra citando i rapporti ufficiali e i documenti del 'Governo che quasi cento milioni di persone n-ell'India inglese vivono nell'estrema miseria. Il dispotismo nell'India vi è inflessi bile. La burocrazia vi è onnipotente e impone il silenzio su tutto. ~ E noi declamiamo ~ui torti della Russia ! Le imposte _dopo la fame vi sono aumentate del 105 °/0 (vedi pag. 30) in alcuni casi e non mai _menodel 50 °/0 • Ohe cosa ha fatto di peggio il dispotismo moscovita? I fatti denunziati al Vicerè Lord Curzon non furono da alcnno negati .... Egli rimase muto e cercò giusti5.carli col cambiato valore della rupia (1). Ma nessur)O li denunzia nella Camera dei Deputati. L' intei:·o volume di 0' Donnell è un terribile atto di accusa contro il governo britannico nell'India ed una timida esposizione delle stravaganze, della incompetenza e della disperata e pericolosa mancanza di tatto di Lord Curzon. » ~ Ohe fare? La verità è ben conosciuta da tutta la nostra corrotta classe aristocratica e burocratica dominante. Il defunto signor Luigi Malet , che fu per parecchi anni permanente Sottosegretario di Stato per , l'India, nel 1879 mi disse: e Noi vedremo· una rivoluzione in Inghilterra , signor Hyndmann , prima di (1} La moneta di argento indiana eh' è depreziata come lo fu la nostra carta moneta. N. d. R. vedere la giustizia instaurata nell'India. > Io pensavo allo stesso modo. Anche qnesto splendido movimento del Giappone avrà la sua inJl.uenza. Non e' è. alcun asiatico istruito che non si sentirà incoraggiato da ciò che hanno fatto e faranno i giapponesi. Io spero che i loro successi e i loro trionfi inspireranno nuova vita e nuove speranze nei milioni e milioni dell'India britannica che sono oppressi ed affamati. Sarei lieto se i torti di quel grande Impero venissero pacificamente raddrizzati. Ma se questo non è probabile-per come temo , che non sia - allora io confido di poter vivere sino a q uàndo possa assistere alla liberazione dagli artigli rapaci del nostro vampiro e da vedere libera la grande penisola dell'Hindostan e col formarsi da sè stessa il proprio glorioso futuro da Bombay al Burmah e dall'Himalaya al Capo Comorin. > ♦ Sin qui l' Hyndmann. Ma egli. è il capo autorevole della democrazia sociale inglese e si può sosrettare che in lui parli la passione t>olitica intesa a denigrare le classi dirigenti e capitalistiche della Gran Brettagna. · L'obbiezione però non ha alcun valore perchè egli si serve dei fatti e delle conclusioni scaturite dall'espe-' rienza degli altri. Che il dominio inglese nell' India rappresenti il più g1·ande delitto cli t,utti i secoli, -del resto, indipendentemente dall' Hyndman, con copia di fatti , di osservazioni e di pareri autorevoli dei cono-_· scitori diretti della storia dell' Impero britannico lo prova nn altro scrittore contemporaneo inglfise , che non appartiene alla democrazia sociale, e ch'è un economista illustre, l' Hobson. Mi riserbo ad. un' altra volta di esporre le conclusioni dell'. opera di Hobson (lmpe1·ialismo. A study) in cni si conferma aJl'evidenza ciò che sostiene l'Hyndman e si dimostra che l'Imperialismo inglese rappresenta la più alta espressione dello sfruttamento parassitario e eh' è fallita comph,tamente la missione di civiltà della Gran Brettagna nell'Impe1~0 indiano. Lo ZoTico tllll lllU li lii U lii UIHUUi "hl 111u ,; I lf U lll UUI fii 11 U Ut ltlU IIIU H••• 11111 •H~• Lafunziosnpeeeifideaelpartitroadieale ----~---- Il pm·tito 1·adicale, scarsissimo di soldati, ha nn eccellente stato maggiore; di più ha a sua disposizione un organo, eh' è il più diffuso giornale d'Italia, Il Secolo; il quale se tutto si ded.ica8se agli interessi del partito potrebbe creare l' esercito, che marica, coll' influenza che esercita specialmente nel Settentrion~. Accenniamo di volo a queste che ci sembrano le condizioni di fatto e che possono far intravvedere i I successivo sviluppo ; aggiungiamo che nel s110 seno militano alcuni economisti-di grande valore, tra i quali ci basta ricordare i nomi di Maffeo Pantaleoni è di Giulio Alessio (1); e veniamo alla promessa fatta _nel (l} Maffeo Pantaleoni colpito da due gravissime sveuture domestiche e minacciato da una tl:lrza mandò le sue dimissioni da deputato; correttamente vi ha insistito perchè non vuole lasciare il Collegio senza rapps~sentanza. A lui mandiamo le nostre più sincere condoglianze e il fuvido augurio che egli possa riacquistare al più presto possibile la calma nccessat'ia che lo restituisca alla scienza ed alla politica.

286 RIVISTA- POPOLARE precedente numero: la discussione del p1·ogramma del partito 1·adicale. Questa discussione s' impone , perchè dai risultati della medesima dipende se si deve ritenere ben fondata la esistenza autonoma di un pm·tito 1·adicale o meglio la sua funzione specifica com~ l'ha chiamata Il Secolo. Da buoni posi ti visti non esaminiamo ciò che potrebbe ess~re un pm·tito 1·adicale in Italia; ma ciò che è realmen te. In quanto a ciò che potrebbe essere saremmo tentati di rievocare il programma degli antichi 1·adicali inglesi essenzialmente individualistico e antisocialistico, q nale lo desideri un congressista logico e modesto del mezzogiorno , il Gaudiosi ; e quale anche lo ha delineato in un'intervista con un collahoratore dell'Avanti! Ma riflettendo cbe tra i 1·adicali inglesi anche uomini come il Morley hanno dovuto dare degli strappi a,ll'in- , dividualismo di Cobden e di John Bright , riteniamo miglior cosa esaminare qual' è; qual' è venuto fuori i.l pa-,.tito radicale italiano dal suo primo solenne Con gresso preparato con cura ed amore dalJ'amico nostro carissimo on. Pipitone. Orbene: le relazioni presentate e le discussioni sui maggiori problemi della presente vita italiana autorizzano ad ammettere. una funzione specifica del partito • radicale, che serva a darle impronta propria ed a distinguerlo dagli altri partiti monarchici? L'agnosticisnio marcoriano forse sarebbe valso a distinguerlo dagli altri partiti monarchici; ma noi sappiamo eh' esso venne sepolto senza che gli fossero accordati gli onori di un funera~e di seconda classe. Escluso questo punto politico vediamo se nella discussione dei maggiori problemi il 1·adicalismo italiano nel momento presente ha portato tm contributo suo caratteristico . .0' è un problema, anche astraendo da quello del S1.tffragio wiive1·sale su cui tanto insisteva Alberto Mario e ripresentato testè dal nostro Mirabelli, c'è un problema, ripetiamo, che per le condizioni speciali del nostro paese si prestava benissimo alla distinzione tra 1·adicali e monarchici di tutte le al tre gradazioni: quello delle spese militari. La sua importanza è massima in quanto ad esso vanno connessi: il problema tributario e l'indirizzo della politica estera.. Ma fn questo il problema che il Congresso si astenne dal trattare ..... Dicono i maligni che fo atto di savia politica non discuterlo. Invero: o si respingevano le vedute dei repubblicani e dei socialisti sull'argomento e i 1·adù:,ali si confondevano colle altre gradazioni monarchi che: o si accetta vano .... e si correva il pericolo di non essere chiamati al Quirinale. Il dilemma) ripetiamo, è maligno; ma non si può negare che esso abbia per sè Je maggiori probabilità. Resta vano altri ponderosi problemi : la legislazione sociale , la scuola, l' esercizio ferroviario, il problema meridionale, Ja riforma tributa6a. Sono tutti di attualità vera. · 1 ° La Legislazione sociale. Sn di essa l' on. Sanarelli fece una relazione accnrata; la quale avrebbe potuto avere impronta più 1·adicale modellando le proposte per l' Italia su ciò che si è fatto in Isvizzera, in Australia, nella N uov;:i. Zelanda. Quali escono da· quella relazione possono essere adottate e sono state in parte realizzate dai bismarckiani in Germania, da liberali. e da conservatori in Inghilterra. Non indicano quindi alcuna funzione specifica. Del resto la relazione · Sanarelli non venne discusi:;a. Su questo punto irnportan te, inoltre nella citata intervista pubblicata dall'Avanti I colla mira evidente di discreditare il partito nascente di fronte alla massa dei lavoratori, si. proclama la politica negativa sino a quando non viene chiesta dagli interessati e di secondarla quando essa stessa non racchiuda un privilegio di classe o di gruppo - Ciò che equiva.le, nel linguaggio povero di coloro che non amano ,gli equivoci e le formule maliziose, a combatterla sempre percbè tutta la legislazione sociale in fondo , non è che privilegio di classe o· di gruppo - della classe lavoratrice. 2° L'istruzione pubblicç,. Se ne discusse; e non male. Questi i voti del_Congres::;o : « a) a rendere efficace è reale il diritto di istruirsi e di edncarsi fisicamente e moralmente ; ~-b) a coordinare e dirigere ai fini della scuola le leggi vigenti e le riforme economiche .e sociali; « e) a intensificare l'educazione della donna; « d) a porre la scuola laica e nazionale in grado di preminenza sulle scuol~ private e confessionali ; e e) a fare dell'insegnamento struniento sapiente di civiltà anche fuori dell'ambito della scuola. » Ma chi non vede che questi desicle1·ata sono comuni ai progressisti ed anche ai conservatori intelligenti"? Lo sappi amo già dalla discussione della Legge Orlando. E i deside1·ata sono realtà più o meno completa in Prussia, in Danimarca, in Inghilterra senza condimento <li 1·adicalismo. Niente, dunque) specificità. 3° n problema fe1·rovia.·rio. Ottima la relazione Cavaglieri; non altrettanto buona la discussione : tutti -di accordo nel propugnare J' ese1·cizio di Stato. Se mai jl primo radicale italiano sarebbe stato Silvio Spaventa .... che ai tempi suoi passò per codino. 4° La quistione del Mezzogiorno. È il piatto del giorno, che tutti assaggiano. Il pm·tito 1·adicale non poteva portarvi e non- vi portò alcuna nota sua. I d1scorsi rettorici o superficiali. Di buono ci furono le manifestazioni di simpatia pel mezzogiorno di alcuni .settentrionali; e specialmente di Sacchi che il pensiero suo aveva fatto manifesto nel discorso di Torino. 5° La rif'o1·ma tribidm·ùt. Interessaùtissima la relazione Alessio, che ci proponiamo discutere ampiamente un'altra volta ; ma non poteva portare una nota ca - ratteristica nel programma. 1·adical.e scompagnandola sopratutto dalla 1·ifo1·ma dell' ordinamento militare. Ma quale essa venne presentata dal valoroso professore di Padova può essere sostenuta separatamente da quest'ultima? Nega la sua autonomia l'Avanti I ed ha rimbeccato alquanto seccato l' Alei:;sio. P0r noi l'autonomia formale risulta dal fatto, che senza diminuzione di spese militari 1 nelle grandi linee propugnate dall'Alessio. essa è stata compiuta in Prussia e in altri Stati della Germania 1 come ricorda la stessa relazione sua. Ma se •

. RIVISTA POPOLARE 287 ciò vale a dargli una ragione da un lato , serve dal1' altro a togliere qualunque specificità al partito 1·adicale. Certamente la grande riforma di .M:iquel in Prussia n.on fu compiuta in nome del radicalismo. I vi non c'era la cosa; e nemmeno la parola. E in Italia .\.,Vollemborg da nn lato e Afan de Rivera dall'altro senza essere 1·adicali hanno sostenuto, e continua a sostenere vigorosamente il primo, proposte, che hanno mo]ta analogia con quelle dell'on. AlesHio. Nemmeno ii criterjo della p1·og1·essività aggiunto dall' avv. Rubilli poteva servire alla distinzione. Il q nale Rubilli, giacchè l'abbiamo nominato, va segnalato ad onore per avere osR.to dire, contro il rettoricnme volgare, che l' ubolir,ione del dazio di consumo sarebbe stato un disastro pei Comuni del Mezzogiorno. Avrebbe potuto aggiungere che tale abolizione avrebbe dato luogo ad iniquità peggiori delle attuali derivanti dall'odiosa imposta. indiretta rappresentata dal dazio di consumo, se avesse. dovuto sostituirsi con imposte dirette del genere di q1- 1 elle consentite attualmente ai corpi locali. È merito delle proposte· Alessio, intanto, lo evitare tale grave pericolo. Crediamo così di avere dimostrato che nel programma del pm·tito radicale quale è venuto fuori dal Congnsso di Roma, mancano i punti , che ne designano la funzione specifica. Se il gruppo di uomm1 , che lo costituisce saprà mantenersi unito, allontanando da sè il sospetto assai diffuso che pesa su molti dei suoi, di tornaconto e di interesse elettorale, noi crediamo che potrà riuscire sempre utile al paese; e la sua utilità crescerà in ragione deJl' azione che esso saprà esercitare snlla borghesia italiana, che è divenuta poltiglia informe , che tutti conformano e maneggiano come meglio loro aggrada. La Rivista Nota,. - All'ultimo momento riceviam<,> uua Jèttera dell'o.n. Gue1·ci, briosa ed arguta, che spiega l'assenza sua dal Congresso di Roma in modo diverso da quell0 indicato da noi nel p1·ecedente numero. I I I li I I li I 111111111111111 I 111111111 111111111111 I li I I I li I Il 111111111 I I I Il I I 1 111111 Il 1111111 L'Eserciziodi Stato alla Can1era -----·!-%{----- Non ha guari fui ben grato a.11i'nvito di prendere in. esame, nelle colonne dell'autorevole Rivista Italia Moderna (1), quel primo e interessante pasRo verso la soluzione del gravissimo problema , e mi attenni alla parte negativa dei miei propoi:;iti , queHa cioè di provare sinteticamente ed analiticamente che il progetto presentato alla Camera non poteva raggiungere l' intento che sembravagli prefisso, arnmenocbè con metodo politico, da me rispettato ma non inteso , mirasse invece ad opposta persuasione. Non meno grato sarò alla occasione portami di poter completare in questa Rivista Popolare, che sovra le altre vola, l'esposizione di quello che la lunga esperienza a me detta dentro sulla pade positiva, e di certo più importante, che additi i criterii e svolgimenti da adottare in opposizione a quelli combattuti. (1) N.0 9, 1° volume di maggio 1894. Ed a ciò mi accingo con l'ineffabile soddisfazione di non dover rispondere , sia pure antivedendola , alla nauseante interrogazione se io sia , e perchè lo sia, favorevole all'Esercizio di Stato o all'Esercizio privato; io che non potrei aggiungere un atomo di polvere in uno dei piatti della Bilancia, che aspetta il pugno, da me non invidiato, di altri chiamato a farla traboccare; limito l'opera mia a parlare di quello che so, su qualunque proposta, relativamente a qualsiasi ipotesi, nella modesta sfera del mio mestiere , senza temere il~proverbiale richiamo fatto all' offelliere Ambrosiano, che parea volesse andare al di là di quei limiti. ♦ . Non potrei fare ammeno di riassumere fra le principali obbiezioni, che ho sollevate contro il progetto presentato alla Camera sul possibile Ordinamento di un eventuale Esercizio di Stato, quelle speciali al collegamento ed attuazione delle funzioni Legislative, Direttive ed esecutive, le quali credo inapplicabili come proposte , imponendomi il dovere di esporre , a chi crederà giovarsene , quel che reputo preferibile contra pporvi. · Primo e grave vizio di procedura segnalato, deriva dalla richiesta che fa il Governo di essere autorizzato dal Parlamento ad assumere l'Esercizio di Reti lerrovi·uie non accettato da privati, ma legandosi e costringendosi con 70 articoli di Legge i quali ( benchè nel progetto 8tesso si preveda che debba110, caso per caso, esRere completati , modificati o distrutti da Leggi e Dec1·etispeciali, da speciali aggiunte e deroghe), debbano regolare dal giorno all'indomani gli attuali ordinamenti tanto dis::iimili da quelli che i non prelodati 70 sono chiamati ad instaurare; e queste sostituzioni e trasformazioni debbonsi operare senza far fermare un momento solo quel potente e complesso organismo, di cui le pulsazioni si ripercuotono ed influiscono su quelle che denotano il. benessere od il malessere nella vita della Nazione! Ohi non vede quanto riesca inutile anzi dannoso estendere a p1·io1·i sino alle larghe dimensioni di quel progetto le norme essenziali di un Esercizio, le quali potrebbero, ad esempio, essere destinate ad applicarsi alla sola e breve Palermo-Trapani, (190 chilom.) quando il Governo riuscisse a stringere conven:zioni rer le grandi Reti ( Utinam I gridano i P1·ivatisti ) ovvero che dovrebbero invece regolare i 13000 chilometri di queste grandi Reti abbandonate dagli esercenti attuali, col trionfo degli Statisti I Ma vado più oltre, ed anche frugando sulle ginocchia di Giove per vedere qualche cosa in quel futuro di Jui nessuno oggi può tenersi sicuro, non è un vero errore lasciarsi stringere da norme num~rose e gravi, che potrebbero riuscire esuberanti o deficienti per una azione, di cui non si può prevedere nemmeno l'estensione e l'ubicazione? E con ciò non intendo punto che il Parlamento rinnnzii oggi ad una sola delie prerogative che intende riservarsi, anzi desidero che solo quelJe determini come capisaldi intaugi bili e rispettati, dando tempo ed obbligo sin d' o,ra al R. Governo di presentargli caso per caso, qnella Legge, ricca di quanti articoli vuole, ora dannosa ed inoi, port11na , resa pratica e indispen-

288 RIVISTA POPOLARE sabile soltanto dopo la piena conoscenza acquistata da vero padrone di quanto realmente esiste nell' Azienda che deve regolare e che oggi, reo confesso di incompleta ed inefficace· vigilanza, sa forse malamente, incompletamente di~certo. E questo grave appunto che fo alla procedura prescelta, il quale realmente la procedura ri.guarda: tocca altresì come spesso accade , la sostanza del procedimento. Senza bisogno di competenze speciali , posso invitare chicchessia· a considerare la posizione di colni o di coloro che fossero chiamati ad assumere l'Esercizio di una Rete al 1° luglio 1905, applicando una legge dai 70 articoli, che moltiplicati nei numerosi paragrafi e comma che contengono, dovrebbero regolare con centinaia di disposizioni gli organi di moto di q nella maccp.ina, essendo quasi t:itte modificatrici e molte distruggitrici di quanto a qnella data vi si stava operando ! Vero· è cbe il Parlamento decreterà disposizioni transitorie, le quali autorizzino quanto sarà ritenuto necessario per tale rivolgimento e sussegnente assetto, ma siano pure queste temporanee facoltà estese a pote1:e sospendere tassative disposizioni della Legge, ciò non varrà che ad accrescere l'imbarazzo di. ogni passo da dare, se debba essere conforme alla Legge , se debba considerarsi modificatp dalle disposizioni transi- , torie, ovvero se possa essere dato nelle forme dello statu quo ante! Oh ! come dimostrerò,_ presto , senza ricorrere ad incompresi tecnicismi, senza richiedere brevetti d'invenzione, quanto sia facile il rimedio a tanto grave ed inevitabile danno o pericolo. Ma prima di entrare nel campo positivo delle proposte, è bene che io ricordi gli appunti fatti sull'ordinamento Tecnico-Amminjstrativo, e Finanziario-Coutabile presentato, i quali credo di mia competenza elevare e sostenere. ~asandomi sulla proposta lVIinisteria]e, che all' Amministrazione ferroviaria antonoma « p1·esiedano un ~ Consiglio di Amministrazione e un Direttore Gene- « rale, nominati per Decreto Reaìe, su proposta del « Ministro dei LL. PP. sentito il Consiglio dei ~i .: nistri, ;, e dimostrando con l'analisi dei relativi articoli qnel che già queste parole di divisa Presidenza e di nomina sincrona e livellatrice rivelavano, giunsi alla conclusione che quelle due funzioni , senza anuonizzarsi fra loro, spesso parallele, talvolta -c_o1predominio di una sull'altra, talvolta col dannoso viceversa, erano chiamate a svolgersi entrambe con incerto indirizzo nei reciproci rapporti -non solo , ma verso gli altri organi ai quali dovrebbero ubbidire o comandare ! Basti dire che il .Direttore Generale non è proposto dal Consiglio, come si è già visto , ma questo Consesso mentre ha su di lui estesi poteri per la necessaria approvazione dei suoi atti più irnportanti, se lo vede passare da vanti , ed ordinare le spese in nome e rappresentanza del Ministro dei LL. PP. E quel disegno di Legge che lo vorrebbe responsabile verso co:-,tui, uon prevede nemmeno se il Consiglio, in caso di disse11socol Direttore Generale, caso reso assai proba.bile e frequente dalle indeterminatezze e contradizioni su notate , abbia autorità di comporlo , srnza .appello al Ministro, o se qnesto appello sia ammel"!so! Ed è quistione troppo import.ante per supporre che se ne possa riservare la soluzione a q ualaiasi Re~olamento, complemento e chiarimentc della Legge'? Il secondo punto che non credetti possibile lasciare inosservato, è quello della proposta coesistenza di nn Direttore Generale e di un Direttore di Esercizio in 1m Ordinamento di esci usi vo Esercizio quale lo Sk to propone assumere. , Questa coesistenza che è ammedsa nelle grandi Organizzazioni ferroviarie private , è legittimata - da.l fatto che nn Direttore Generale, oltre l'Esercizio vero e proprio da svolgere e sorvegliare , primissimo fra i suoi pensieri , ha sul1e spalle la importante gestione Finanziaria, quella dei capitali assunti o da assumere, e dei conseguenti impegni cni deve provvedere, e le funzioni da osservare per la legalità della Società A. nonima con relative Assemblee , e Collegi Sindacali, ed oltre a ciò le Relazioni contrattuali e politiche con l'Ente Stato, e con gli Uffici Governativi, e la gestione delle Costruzioni, cbe frequentemente si accom·- pagna a quella dell'Esercizio. Si può da ciò desilJnere la possibile necessità di speciale aiuto con la funzione· di. un Direttore dello Esercizio a quel Diretto1;e Generale, centro ,rnico di moto intorno al g uale volgono loro spera. le molteplici e tanto fra loro dissimili f,mzioni sociali. Ma con pari sicurezza si può affermare che per un Direttore Generale come quello plasmato dal Progetto Ministeriale che non deve occuparsi di altro se non dell'Esercizio. , che di costruzioni non ha cura, che per tutta eura Finanziaria ha quella dei versamenti al Tesoro , e che ha due Ministri ed nn Consiglio di Amministrazione che spesso pensano e parlano per lui; un Direttore d'Esercizio sarebbe superfluo, anzi dannoso per le complicazioni che produrrebbe questa coesistenza ; e la miglior prova di t11le verità, sta nella facile dimostrazion·e già da me fatta , che nulla verrebbe alterato nell'economia del Progetto di Legge, se una di quelle funzioni assorbisse addirittura l'altra. Solo nel caso di un Esercizio di Stato comprensivo di varie migliaia di chilometri si potrebbe ammettere la necessità di Direttori. locali, i quali sarebbero però dei Vice-Direttori Generali , o dei Vice-Direttori di Eserciz·io, a seconda della qualifica lasciata alla sempre unica F1mzione Centrale , che dovrebbe segnare i capisaldi del comune indirizzo, e sorvegliare il diutnrno e concorde convergere verso sè stessa, di ogni atto dei suoi lontani luogotenenti. Ma nemmeno in tale ipotesi ho nulla da mutare all'appunto fatto a quella delineata coesistenza. Altro pnnto importante·che ho messo in rilievo, è la convenienza di meglio determina.re, e trarre migliore partito dalla volnta ingerenza del Ministero del Tesoro nell'Ordinamento proposto. Qnesta non era stata in-- trodotta sinora negli Esercizii retti dallo Stato , e lo è timidamente questa volta, poichè mentre l' Amministrazion.e progettata sarebbe sotto la dipendenza del Ministero dei LL. PP. dovrebbe essere vig_ilata soltanto dal Ministero del Tesoro. Ed io mi son snbito posto il q nesito, se non fosse più chiaro, più pratico e più ntile lo stabilire che quell'Amministrazione fosse ad egnale tlipendenza,, e sotto eguale · vigilanza del

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