258 RIVISTA POPOLARE Malgrado sia sempre idealmente aperta la questione dell'Alsazia e Lorena, nè alcun francese ammetta al riguardo una poiitica di rinuncia, chi può negare che negli ultimi tempi i rapporti tra Francia e Germania si siano pw Jressivamente migliorati, pure appartenendo i due Stati_ ad aggruppamenti internazionali diversi ed opposti? Se vuol dire far politica di guerra non chiudere gli occhi dinnanzi agli insuccessi della politica italiana, reclamare tra alleati i riguardi, che tra Stati civili sono imposti dal diritto delle genti, patro- ,cinare orienta111enti più conformi ai nostri interessi, allora politica di pace sarebbe quella che fa buon mercato di tutto quanto costituisce la ragione di essere di una nazione in Europa. E sarebbe politica di inutile quetismo, piuttostocbe di pace, perchè la pace si assicura, le occasioni cli atttito internazionale si eliminano appunto con un indirizzo che, alieno eia ambizioni, da esagerazioni, da avventure, dia esatta agli Sr;1ti stranieri la misura dellà nostra dignità e della nostra coscienza poJitica. Preoccupato dai grandi complessi interessi della vita nazionale, convinto che sarebbe gravissima colpa cimentare oggi !e sorti del paese, anche per L'IDILLIO Al Congresso Radicde italiano apertosi in Roma sòtto la presidenza deH'on. Pipitone abbiamo il dovere di dedicare poche nostre parole sul metodo e sulla sostanza delle discussioni. Il pTimo argomento che accalorò gli oratori e che terminò con un entusiastico embrassons nous fq quello politico e fondamentale. Sin dal primo momento fu letto.l'ordine del giorno prepar:no dall' on. Pipitooe e dal Comitato ordinatore. Era agnostico; cioè ammesso il principio assoluto della sovranità nazionale clichiar,1va che non si curava delle forme, o meglio queste subordinav;1 alla volontà del popolo sovrano. Rispecchiaya o meglio riproduceva ·semplicemente l'ordine del giorno marcori:1110, che aveva trionfato con una umoristica maggioranza nella riunione di Milano e di cui ci occcup,111111.)0nel n. del 15 ;.1prile. Quest'ordine del giorno trovò un fiacco difensore neìl' on. Pipitone ed uno energico - troppo energico, certamente, pei suoi formulatori - nell'avvocato Rubichi, che gli dette una intonazione strettamente repubblicana affermando recisai~~ente l'antinomia tra Ja sovranitù del popolo e la monarchia. Invece lo attaccarono, riproducendo e sviluppando eloquentemente gli argomenti e il pensiero del- }'on. Sacchi, il prof. lmpallorne,~i e l'avv. Epifania, che vi contrappose un analogo ordine dd giorno in nome dell'Unione rrrdicale di Napoli, che conta molti valorosi alfieri senza un solo fan taccio o ai loro ordini. Pareva inevitabile. il conflitto e la conseguente divisione fra le du)e tendenze ; m:1 non ce ne fo mente. L' on .. Pi pitone ritirò l' ordine del giorno agnosticamente marcnriano · e venne votato con gr,rnde entusiasmo e, pare, all'unanimità quello dell'avv. Epifania sacchianamente ortodosso. Ed eccoci a dire franc1rnente la nostra parola sulla sostanza e sulla forma del dibattito. In quanto alla sostanza hanno torto i marcoriani che banno voluto assumere parvenze monarchiche un ideale altissimo, in un conflitto del quale male potrebbero determinarsi a priori i termini e le conseguen~e, io non esitai nel dire alla Carnera eccessivo il prolungarsi delle dimostrazioni pei fatti di Insbruk , come· feci ampie riserve sopra recenti programmi di organizzazioni popolari. Che si pretende di più ? Se da me, o da altri che militi nelle nostre file, si volesse una politica di abdicazioni, di sottomissioni e di rinnncie evidentemente non solo si sbaglierebbe indirizzo ma si domanderebbe cosa , che lungi dal cementare la dignitosa pace da noi augurata, ci mancherebbe oggi senza abbassarci contro i per:icoJi della guerra per il domani. SALVATORE BARZ[LA[ 1Jeputato al f n.rlamento Nota. - La parola dell'amico nostro Barzilai nè acquista maggiore importanza, nè potrebbe perderne colle osservazioni nostre. Pure non sappiamo resistere al desiderio di aggiungere qt esta nota sia per manifestare il nostro compL1cimento di fronte al linguaggio davvero savio ed elevato di un irredento; sia per far sapere ai nostri arnici che le sezioni del partito repubblicauo, consentendo nelle idee esposte dal nostro Direttore non fecero buon viso all' appello del Generale Ricciotti. N. d. R. RADICALE mentrt; in fondo dell'anima loro sono repubblicani. Essi dovrebbero essere logici e franchi dichiarandosi repubblicani evolm.iooisti , come noi siamo, alieni dalla violenza siste1J1atica, rispettosi delle mani festnioni della volond del popolo è intenti a fare accettare dalla maggioranza la loro . fede. Agg1uogiarno cosa c)1e susciterù qualche scandola tra repubblicrni ortodossi. Noi crediamo oggi ciò che abbiamo ·sostenuto nella Nuova Età nel 1884 e nell'Isola· nel 1892; e cioè: che, date le origini plebiscitarie del. nostro St:1to, se si arrivasse ad un regime strettamente parlamentare i repubblicaili senza venir meno ai propri convinci men ti potrebbero partecipare al potere sotto la monarchia. Ora i radicali marcoriani mancano di sincerità e di coraggio civile non afiermandosi esattamente per quello che sono e rimettendosene alle tradizioni ed a Cavallotti. C'è del!' anacronismo nella loro concezione e nelle loro a rgomcn tationi. , L' a::,1tosticisnio f possibile ed anche utile sino a quando l'Estrema sinistra non si diflerenziò. Se sia stato un ·beqe o un male guesta differenziazione non è il caso di discutere dal punto di vista della realtù e della politica davvero positivista. Essa è avvenuta, esiste, accenna ad accentuarsi anzichè a scomp:nire; e bisogna tenerne conto. In quanto alle multi formi invocazioni a Cavallotti sarebbe tempo di finirla con tutte le menzogne. Repubblicani e radicali delle due tendenze - e qualche volta si direbbe che anche i socialisti facciano loro concorrenza - invocano il nome di Cavallotti come una bandiera attorno a cui dovrebbero raggrnpparsi i rispettivi partiti. Ora a noi pare che sia venuto il tempo di sbandire gli equivoci e di proclamare qliesta verità vera: Cavallotti, a giullicarne dalle manifestazioni politiche ultime, è morto raaicale nel senso sacchiano , sebbene non I' abbia voluto esplicitamente dichi;irare. Perciò chi scrive queste linee, che per Cavallotti nutrì a-fletto im1 I
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