Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno X - n. 10 - 31 maggio 1904

. . . 276 RIVISTA POPOLARE dit.à, ed egli abbandonò J' Economist e si diede alla carriera di scrittore. Scrisse per varie riviste e cominéiò il lavoro « Principii ·di psicologia ». Le fatiche di questo lavoro eli minarono la salute, provocando una crisi che egli considerò come la trngedia della sua. vita. A quarant'anni aveva delineato tutto il lavoro della sua vita e si trovò filosofo. Cominciò la grande lotta per la pubblicazione dei suoi lavori. Cercò vanamente aiuto dal governo e fini col decidersi a farli per sottoscrizione trovando 600 sottoscrittori m Inghilterra e negli Stati Uniti. Cominciò a pubblicare i « Primi Princi1 i » e per 6 anni uscirono di seguito i volumi di questo lavoro monumentale, ma alla fin di questo tempo i sottoscrittori erano diminuiti, le spese superavano le entrate, doveva aiutare i suoi genitori e nel 1866 fu obbligato ad annunziare la sospensione della pubblicazione. John Stuart Mili si offrì tosto per garentire all' Editore le spese della pubblicazione; ma Spencer rifiuta l'offerta gentile, e fu allora ché i suoi ammiratori Americani risolvettero la questione sottoscrivendo 7000 dollari (L. 35000) in azioni a nome di Spencer. Qu·esta somma e gli sforzi degli amici Loudinesi salvarono la Filosofia Sintetica per allora e / per sempre. Egli nota che quando cessò di mandare degli esemplari dei suoi libri per le_ recensioni la vendita delle sue opere raddoppiò immediatamente. Il lavoro che gli fruttò più ·denaro fu il suo studio •di sociologia, dal quale ricavò, nette, 1500 sterline (L. 37 500). Non ebbe nessun avvenimento nella sua vita, fuor che un viaggio in Italia nel 1868 e uno in America nel 1882. L'autobiografia si cliiude nel 1893 dieci anni prima della sua morte. Il libro dà l'impressione ch'egli fosse afflitto dalla ipocondria convaletudinaria, tanto sovente egli parla della sua sa- ' lute e se ne mostra preoccupato. Parlando dei moventi che lo spinsero a lavorare dice che l'ambizione non era· il più forte, ma sibbene il desiderio di difendere ciò çhe egli credeva essere la verità. Oltre ciò il grande diletto delle conquiste intellettuali, il gusto di sistematizare, e un po' dell' istinto d' artista che lo spmgeva a ... compiere opera di bellezza. Parlando del suo metodo di lavoro dice : « Non è mai stato mio sistema propormi un problema e cercarne la risposta; non sono arrivato alle conclusioni cui, di ta,nto in tanto, son giunto come soluzioni a questioni che m'era proposte, ma ci arrivavo inaspettatamente , ognuna come il resultato ultimo di: pensieri che crebbero da un unico germe. Gli sforzi continui cagionano una dispersione del pensiero. Non ave·va capacità di leggere a lungo se non vi era spinto da uno s~opo immediato. Spregiava la storia com'è solitamente scritta. Quando scrisse la _sua Sociologia fece compi1:lre dai suoi segretari una « Sociologia descritti va >>; poi tagliò tutta la compilazione , accomodandola su una grande tavola i usi eme ad altre note che egli ave\Ta pre~e e se ne servi per verificare e confermare un dato indirizzo di pensiero. Non ebbe mai la pazienza di l~ggere più di un capitolo di Kant; non lesse mai l'Iliade, e si provò invano a leggere Platone. A questo proposito esce in una confessione preziosa come questa: <( •••• Eppure ho trovato di tanto in tanto delle citazioni da Platone che mi dimostravano che quel filosofo ed altri della antichità, mi avrebbero potuto essere utili se avessi avut.o la pazienza di leggerli >>. Acceuaa che egli era molto più cretino che altro, e i pensieri degli altri lo interessavano sempre meno dei suoi proprii pensieri. Si preoccupava molto del suo stile e gli dispiaceva molto che avesse una certa monotonia. Fra i poeti il suo preferito era Shelley e diceva che il Prometeo liberato era la più bella cosa eh' egli avesse mai letto. Parlando di politica dice: « Mentre m gioventù credeva che tutto andrebbe bene se i sistemi di governo fossero trasformati , ora penc;o che le trasformazioni governative sono inutili finchè non rappresentano la trasformazione della coscienza cittadina. >, Egli fu l' iniziatore, in Inghilterra, del movimento per la separazione della Chiesa dallo Stato. Quando ebbe 30 anni conobbe George Elliot e una forte amicizia si stinse fra loro due. Fu il fì losofo che consigliò la grande scrittrice a cominciare la sua carriera letteraria, e pqco mancò che l'amicizia ~i risolvesse in un matrimonio. Ma la bellezza fisica era per lui un sine qua non , come dice egli stesso di aver constatato sul finire della sua vita, e la cosa non ebbe_ seguito. Tuttavia durante tutta la sua vi~a sentì fortemente la mancanza di legami più stretti , e confessa che gli pareva di vi vere soltanto a metà perchè il suo senso affettivo non era meglio iu lui ed egli si trovava quasi condannato al celibato. In gio\Tentù le idee religiose non ebbero aleuua inAuenza su lui, ma su la tarda età si modificarono molto, ed egli rigettò parecchie delle sue affermazioni, e in queste memorie confuta e combatte molte delle idee ardentemente sostenute d,1 lui. [nfatti nelle sue memorie egli dice: « Sono venuto, per via dello studio e della osservazione a considerare con seinpre maggior simpatia, le forme religiose per le quali, nella mia gio\Tentù, ave\1:1 una grande avversione. Visto che, in linea generale, sono adattate ai rispettivi popoli e tempi, mi pare ora che sia bene che vivano ed operino tanto quanto le condizioni lo permettono e i ooltre credo che gli improvvisi cambiamenti di istituzioni religiose, come di istituzioni politiche, menano certamente a reazioni ». E ci dice che quando aveva quasi venti anni egli si Jedicò un po' all'architettura e ideò uu Tempio, rnolto complesso e molto grandioso; ma il progetto nou ebbe seguito. Strana parabola I Perchè nella comunità degìi umani bisogni , nei perentori bisogni della subordinazione sociale , e nella irrepressibile necessità della risposta alla inevitabile questione delle origini e destino dell'universo, non ha veduto il vecchio Evoluzionista i contorni del grande Tempio dove l'uomo è per sempre costretto aJ adorare? (Review oj Reviews, 15 maggio 1904. ♦ KARL KAUTsKY: Giornali socialtsti e g·iornali borghesi - Kantsky risponde all' articolo dei «: Grenzboten » da noi riassunto nello scorso numero sullo scarso sviluppo della stampa socialista. • Date anche per esatte le cifre statistiche di quell'articolo, le conclusioni ne sono false non essendo punto il giornale un sicuro indice della diffusione d'un'opinione. Un esempio tipico è Vienna ove il liberalismo non è che una piccola « còterie » mentre la popola7.ione è per metà antisemita e per metà socialista: eppure i giornali liberali vi hanno incontrastato dominio. Quanto pio si sviluppa il carattere capitalistico dell' impresa giornalistica, tanto meno è certo il rapporto fra giornalismo e opinione pubblica. Inoltre va notato che nella industria giornalistica pu6 già ril_evarsi il contrasto fra economia borghese ed economia socialist?. Nel mondo borghese, soggetto alla libera concorrenza dei produttori, fonda giornali, come ogni altra intrapresa, chi vuole e ne ha i mezzi - e anche cbi non li ha. Invece entro il partito socialista è continuo l'ammonimento a guardarsi da fondazioni alla leggera. Dove si pubblica un giornale socialista è escluso che gli sorga contro un concorrente socialista. Perciò l' accrescimento del partito non può manifestarsi con il crescere del numero dei giornali, ma solo con il crescere della tiratura e del volume di quelli già esistenti. Come sarebbe falso credere che a Berlino, Amburgo,

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