Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno X - n. 10 - 31 maggio 1904

270 RIVISTA POPOLARE conternporanei, s'intende, non meno che di cisalpini, anzi più: di Emilio Zola, di Francois Coppée, di Maurice Donna, di Paul Adam, del Verlaine, del Maeterlinck, del Capus, dei due Margueritte, del Bourget, del Champsaur . del Mirbeau_, del Rostand, d' Anatole France, come di Colauai, d' Oriani, di Praga, di Butti, di Càpuana, di Pica, di Bracco: e non occorre dire, che ho preso i nomi a caso ed alla rinfusa, fra molti e molti altri roroo.ozieri, di poeti, di drammaturghi dell'una e dell'altra nazione. Non è un libro organico: è una raccolta ài saggi, anzi di ar.ticoli di giornale~ ma unhi e unificati dalla personalità sempre vigile e chiara del critico, ed anche dall'essere quasi una cronaca letteraria, senza interruzioni , del' mondo latino in questi ultimi cinque o sei anni. Critica quotidian.1, dunque, e perciò necessariamente più impressionista che filosofica: ma non è forse la critica impressionista, dopo tutto, la migliore, perchè la piu irnmediata, la più sincera, la più vicina alla vita comune, al comune sentire, la meno inquinata di preconcetti e di pregiudizi ? E non è, ·anche, la più calda, b. più colorita: la più vibrante, la più umana, e perciò la meno lontana dall'arte, e quella che si legge più volentieri, perchè quasi parlata fra il critico ed il lettore , come se uscissero insieme dal teatro o dalla conferenza ? E non è, infine, quella in cui più facilmente palpitan l' entusiamo e la simpatia del lavoro comune, della fratellanza d'arte, in cui meno morde e corrode l'acredine misantropica dell'aristarco e del pessimista, deliberato ·a trovare a ogni costo il difetto, la macchia, l'errore, la colpa, la mostruosità nell' opera altrui ? Per conto mio, sto leggendo con molto gusto , ed anche con molto profitto, il grosso volume dello studioso colléga in stellon- <;inismo , ed applaudo di tutto cuore particolarmente all' assidua, infaticabile attività sua d'informatore del pubblico italiano, su quanto di meglio va producendo la letteratura romanzesca e teatrale dei nostri fecondi e geniali v1c1m. Collega in stelloncinismo, ho detto; ma ho detto male : quelle di Lucio d'Ambra sono assai spesso, anzi per lo più, vere analisi critiche, per quanto scevre di presupposti scolastici; mentre i miei stelloncini , serrati nelle strettoie dello spaz10 e del tempo , · non son proprio altro , o ben poco di più, che un elenco di quello che leggo la sera, a titolo di riposo, dopo la lunga giornata sgobbata al lavoro, e l' annunzio dei molti altri libri, non riposanti o non interessanti per me, e che pure mi vengon mandati in copia da autori ed editori distratti, i quali non voglion capire che qui si tratta di letteratura e d'arte e tutto al pit'.1di filosofia (purcbè non narcotica), e non di finanza, non di meccanica, non di agraria, non di trigonometria, non di balistica. Est-ce c{air ? Oggi, per esempio, ho qui, mandatimi dal Sandron di Palermo, nientemeno che sei volumi, che non han nulla a che fare col titolo di questa mia rubrica, e che pure, già che li avevo tra mano, m' hanno costretto a tagliarli e sedotto a a leggerli, qualcuno per inLiero (nè me ne pento!,), qualcuno in grande, in piccola, o in minima parte. Si può non leggere, per esempio, avendolo a propria disposizione, un libro di GrusEPPE SERGI? Questo , . poi, tratta ,di alcuni Problemi di Scienza Contemporanea pieni di attr,,ttiva per tutti, largamente discussi, e spesso deplorevolmente fraintesi, fra quanti si piccano di non vivere estranei completamente alle grandi quistioni attorno a cui s'affaticano i pensatori del mondo civile: i prqblemi della natura del genio, quelli della eredità biologica e psichica e della trasmissibilità dei caratteri acquisiti, quelli di chi e come fossero e d' onde venissero i primitivi abitatori d'Europa, quelli, im~ plicati in esso, dell'antica razza rnediterranea come centro di diffusione di civiltà in Europa, e quello dei veri fondatori djRoma e perciò del mondo e della coltura latina. Per conto mio, dico, la tentazione è stata troppo forte, e ho letto t;utto, e ho imparato assai. E ho letta pure L'Evoluzione Cosmica di FRANCEs½oPORRO: densa, chiara, nitida esposizione, accessibile ad ogni persona medianamente colta, della storia e dello stato attuale del maggiore e del supremo fra tutLi i quesiti della filosofia scientifica. Del terzo di questi volumi, su lo sviluppo delle forme ed i rapporti sociali nella Vita dello Piante, di ACHILLE TERRACCIANO, il titolo non dice altrettanto chiaram.eote quanto sia interessante la materia che contiene : lo studio, in forma popolare , dei vegetali considerati , come li considera l' alta botanica odierna, quali esseri molto più simili agli animali, di quel che si creda, senzienti ed agenti com'essi, lottanti e concorrenti per l' esi~tenza e per il dominio, cosi fra loro come con gli animali, come con tutte le altre e più brute forze est'eriori. Poi vengono ancora due libri di interesse scolastico: Dal Vecchio al Nuovo , note sull' insef,namento popolare e sulla educazione nazionale, di GrovANNl FANTl; e Gli uomini e le riforme pedagogico-sociali nella Rivoluzione Francese, di CARLO MODESTO DE. RADA; e infine, persino uno sopra le Macchine Agricole, dell'ingegnere MARIO CASTELLI! Ma che c'entro, 10, con le macchine agrarie?! ... Macchina per rriacchina, è più v1cmo ai miei studi il ~inematografo_: il suo ricordo mi ricorre sempre al pensiero' ogni volta che leggo un romanzo del mio buon amico GEROLAMOROVETTA: come per l'arte maga cìi quell'apparecchio, cosi qui compaiono, muovono, passano, spariscono , proprio come nella vìta , molte e molte figure umane .... e canine; e· in certi momenti non si sa quasi più se si assista ad unà fantasmagoria, ·od alla vera ed attuale r~altà; della fantasmagoria, rimane la sproporzione, non evitabile in arte, tra le figure del primo• piano , che qualche volta riescono esageratamente ingrandite, e le altre\ del fondo, d~e impiccoliscono e restan macchiette, per quanto animate ed indiyiduate, se a caso insistiamo a seguirne qualcuna particolarmente in tutti i suoi atti ; e rimane pure qualcosa di bizzarro, una punta di caricatura, qualche gesto che nella realtà non avevamo mai osservato, e che pure. la macchina ha preso proprio di 1~, e fissato tal quale sulla pellicola; e rimane, infine, la facoltà di chiedere il bis della -scena, di ritornare indietro di qualche pagina, di rivedere e di riudire un passo più bello e caratteristico .... Riudire , si: perchè il cinematografo rovettiano _della società odierna, è bene anche un fonografo, e perchè quest'altra macchina è proprio l'equivalente acustico, in tutto e per tutto, di quella. Ma, ripeto, si sente , anche attraverso le alterazioni degli strumenti, la realtà viva, più. che in ogni altra e più raffinata maniera di arte: quella del Rovetta possiede infat.ti, supremo e culminante, il presio e il segreto dell'evidenza, che è poi nulla più e nulla meno che il lato esterno delLa sincerità interiore dell'artista: e la sincerità è la pietra angolare del carattere del Rovetta: ed è anche la ragione per cui , contro il dilemma dannunziano , egli nè si rinnova nè muore: non si rinnova, perchè gli basta che si rinnovi d'intorno a lui la sfilata infinita dei tipi e dei casi ch'egli ritrae sempre con la medesima sensibilissima e fedelissima macchina, rettolineare ed ortocromatica; e non muore, · perchè tutti noi che l'ammiriamo e l'amiamo, vogliamo che viva, e perchè in arte l'amore e l'ammirazione del pubblico bastano a guàrentire la longevità, e talvolta l'immortalità, di chi n'è circondato. La moglie di Sua Eccellenza (Milano, Bàldini e Castoldi) è dunque, come tutti gli altri suoi fratelli maggiori, un ro ..

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