RIVISTA POPOLARE .. DI Politica, Lettere e Scienze Sociali Direttore: P1·of. NAPOLEONE COLA.JANNI (Deputatoal Parlamento) Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni n:iese Italia: anno lire 6; semestre lire 3,50 - Estero: anno lire 8; semestre lire 4,50 Un numero separato Cent. 30 Amministrazione: Corso Vittorio Emanuele n.0 115 NAPOLI Anno X. -Num. 9 ABBONAMENTO POSTALE 1-toma, 15 Maggio 1904 SOMMARIO: Noi: (Hi avvenimenti e g·li uomini: (Il problema della giustizia e della magistratura in ItaliaLa sconfitta del nazionalismo in Francia .- Le sconfitte Russe e il risveglio Russo e Cinese - L'Inghilterra, l'Italia e il Mad Mullah - Il lavoro per la pace) - Lo Zotico : La natura e gli uomini contro il Mezzogiorno - M. De Benedetti : 11 progetto Orlando sullo stato giuridico degl' insegnanti delle Scuole Medie - Luis B. Tamini : La politica del Sud-America - Dott. A. Vacirca: Rassegna Agricola-Economica - Guglielmo Evans: Poste, Telegrafi. e Telefoni - Sperimentalismo sociale : La nuova immigrazione non è pericolosa agli Stati Uniti - Prof. Gennaro Mondaini : Lo sviluppo economico dcll' A11stralasia nel· secolo X{X - Franco Solariano: Due filosofi meridionali - Hl vista delle H1viste: L'industria dei teatri a Parigi (L' Economiste europeen) - Alcune rivelazioni della guerra (North American Review) - 11 partito socialista (é'conomiste) - Ha la Russia un uomo forte? (1vview of 'R._eviews) - Il problema della disoccupazione e il Parlamento in Inghilterra (Le Mouvemmt socialtste) - La st:impa socialista t~desca (Die Grenz..boten) - 11 l'r,i:rrc:~sn dei <:Ottoma•ini (Revieiv .;J 1.~.;views) - Come si forma il prezzo dei cereali ((Die Zukimft) - lllnstrazlon1 nel _Lesto. --- -- - - -==== AVVISO fMl7QRTANTE Si pregano nel 1nodo più caloroso gli abbonati, ai quali è ~caduto l'abbonamento cli volerlo pagare coJJa massima sollec1tudl1te. n loro rita1.·do, che trattandosi dl somma m.olto eslg·ua, nou può dipendere· che da d\Jnentt~anza at-reca imba,·azzo all'amministrazione. - La riscossione per m.ezzo della posta costa molto t·elat1va!lleute al prezzo clt abbona111ento: quindi I'ammintstrazione non vi ricorrerà <·he malvolentieri g·ravaudo una parte <lelle spese sull'abbonato. +-------------------- GLI ftVVENIMEN-TI e GLI UOMINI Il problema della giustizia e della magistratura in Italia. - Gnwi parole sono 8tate pronunziate di questi giorni nel Parlamento italiano. Gravi accuse sono state scagliate contro i magistrati italiani e l'amministrazione della giustizia in Italia. Le parole del nostro direttore sono state così roventi , e le accuse strn tanto precise che l' on. Rocchett.i ha creduto dover suo intervenire a difendere, ancorchè malamente, gli accusati. Ebbene ce ne duole per l' on. Ro11chotti e più ancora per il nostro paese. Egli si fece l' avvocàto d' una cattiva causa. Noi non vogliamo ri l-Jrendere e ribadire una per una le accuse mosse ai S'lcerdoti di Temi , vogliamo soltau to affermare e dimo8trare, brevemente, - in verità il tema meriterehbe un volume - cbe l'organi"'mo che rLi,1de posHibili le discussioni come fra i periti del proce8S0 pel matinaio d' Angelo, le trattazioni come ~i•,,JtA .-h-l r-rocPst'r'- f!~Jaris, del processo Palizzolo, e tante altre condanne e assoluzioni più che assurde, senza stare a ricordare i fatti citati in Montecitorio, si dimostra bisognosa d' una riforma radicale, completa: diciamo anzi d'una completa trasformazione . . Il problema è collegato a questioni economiche ed a <1uestioni politiche che ne inc<jppano - e disgraziatamente sarà così ancora per parecchio tempo - P. ne 'limitano il libero sviluppo. Una leggera riforma ten tata dal ministro nel mezzogiorno sollevò tale un vesp~:io che la cosa dovette essere abbandonata. Si capisce: ogni uomo - stavamo per seri vere ogni animale - difende il proprio vitto unguibus et 1·ost1-o, e non e' è riforma al mondo che in qualche modo - nell'interesse della collettività non leda gl' interessi di alcuni. D'altra parte, fin'oggi, e niente accenna che le cose siano per cambiare , i magistrati sono stati obbligati, volenti o nolenti, a subire le imposizioni dell'autorità politica. La meschinità dei loro stipendi, la possibili~à nei ministri di· farli traslocare a loro beneplacito , le inframettenze e la troppa autorità ed influenza dei deputati hanno tenuto la magistratura in nna tale soggezione che nessun abuso, nessuna negligenza nel1' applicare o nel dimenticare a tempo opportuno la legge può ormai sorprendere , e non è neppure direttamente imputabile ai magistrati. L' amminiHtrazione della giustizia in Italia è tale quale è fatta dalle condizioni che le crea intorno e nelle quali la tiene l'organismo politico predominante. Ancora: gli Italiani in generale hanno della giustizia il medesimo concetto che se ne aveva nel medio-evo: sanzione d' atti e fatti di parte. Per gli italiani il giudice non agisce secondo la sua coscienza ed il suo ragionamento, ma sibbene secondo il desiderio, o l' ordine, della fazione che domina ; e questo più marcatamente nel mezzogiorno, perchè nelle provincie J!leridionali la edncazione civica è meno p13netrata e meno diffusa che altrove. Spadroneggiano camorre e consorterie , camorre e consorterie che hanno -i loro rappresentanti al Parlamento, i loro impiegati negli uffici i governati vi, qualche volta anche i loro Uomini al governo;· che possono fare i magistrati se non che obbedire? Certamente non dovrebbero : ma poichè non si può imporre ad ogni nomo di essere un eroe, bisogna convenire che la I adice del male giudiziario in Italia è più profonda che nella amministra-- zione della giustizia stessa. Sale dal popolo al governo attraverso tutto l' organismo politico e tntte le classi sociali. I/on. Ronchetti ha affermato che se ci saranno delle cose da punire, punirà senza riguardi. Intanto ha cominciato per affermare che non crede vere le accuse. La confessione è preziosa. Fa pensare allo struzzo che, ·crede di rendersi invisibile ai cacciatori mettendo il capo sotto l'ala. Non credere, non trovare, non vedere: questo è il metodo seguito :fino ad oggi e ha dato i
226 RIVISTA POPOLARE risultati che tutti possiamo constatare e deploriamo. Si va a tentoni rabberciando di qui, riformettando di là e si lasciano intatti i neri tarli che ro,dono: la soggezione dei magistrati ai poteri politici, la loro miseria ed il loro isolamento nel paese. · Poichè, il fatto merita di essere considerato: il magistrato sta nella nostra società come un intruso. Da. nn lato i governanti lo considerano l' uorno che deveservire, dall'altro il popolo lo ritiene lo strumento primo della oppressione e della ingiustizia. Si capisce che quest'uomo, quando può, cerca dita• gliarsi la sna fetta di potere, di farsi più soffice, più caldo, più comodo che pnò il suo nido e obbedisce, serve, parteggia. Dato questo regime di prepotenza vile che domina tut-to lo svolgimento della nostra vita sociale, chi oserebbe dargli torto? Il magistrato è uomo e se non lo mettete in condizione di essere snperiore alle passioni e più alle volgari necessità degli uomini egli agirà come tutti, indistintamente, gli uomini agiscono. E' questione di pane e di indipendenza. Se al magistrato date - ciò che è di fatto - poco pane e meno indipendenza egli sarà obbligato a servire. A servire il potere politico, o le consorterie o le camorre o i partiti; ma a servfre sempre. Questo lo diciamo non gia per giustificare le magagne della magistratura ma perchè le spiega e perchè mostra dove realmente bisogna correggere e come bisogna trasformare. · Nè questq è il solo lato importante della questione. Vi si connettono anche ·problemi di libertà e di diritti cittadini, fin'oggi misconosciuti; abusi e negligenze dei magistrati inquirenti, necessità di riforme nei regolamenti e decreti delle leggi, riforme del codice civile, revisioni del codice etc. Tntto q_nesto lavoro s'incanala , nello stato attuale della giustizia italiàna; e poichè il molto male che c'è supera di trnppo il poco bene che ci si trova, l' organismo giudiziario itali ano si presta a t11t.tele sopraffazioni, a tutti gli abL1si che · il nostro Direttore, e non solo, segnalò in Parlamento. Più volte, molte volte, in varie occasioni ,3otto questa medesima rubrica ci siamo occnpati della magistratura e dell' organamento giudiziario italiano. Noi non ci stancheremo di segnalare i mali, e non taceremo finchè non avremo vi.sto al ministero della giustizi.a un uomo che abbia tutte comprese le neces8i tà dei tempi e che dinanzi ai faJtti enunciati e alle ,accuse non segua il classico metodo dello strnzzo, o il non meno classico metodo dell' on. Ronchetti e di tutti - almeno fin' ora - i ministri "italiani (1). A. A. ♦ La sconfittadel nazionalismoin Francia (2).- La debdcle della reazione Francese che si iniziò con la revisione del Processo Dreyfos procede a gonfie vele. Vanamente i clericali, i realisti, gli anti-semiti tutte le forze retrograde della Francia si sono coalizate contro la Repubblica, e più vanamente ancora hanno cercato di perpetuare l'artificiosa agitazione popolare contro il movimento progressista. Malgrado gli eccessi di Combes nel combattere i clericali, malgrado il suo giacobinismo nell' avversare non solo chi apertamente combatte la Repubbìica - ciò che è suo dovere - ma anche chi pensa altrimenti - e questa è la esagerazione della difesa che noi abbiamo anche altre volte disapprovatala Francia è con lui. Le falangi clerico-reazionari-monarchiche sono sbaragliate e per fino la fedele Bretagna, la Bretagna dei monarchici e dei preti ba man- (1) A queste elevate consider_azioni del nostro _rt1_dattore o~·- dinario aggiungo che nel prossimo numero la Rivi;;ta pubbl 1 - cherà un lungo articolo in cui sarà. illustrato e completato il discorso d.J. me. pronunziato aUa Cam_er~ il giorno? co~·r~nte_e che avrà per titolo: Come si amminisfra la giustizia in Italia. N. C. (2) Sul movimento anticlericale abbiamo ricevuto un interessantissimo studio del nostro illustre amico e collaboratore Q-. Sorel, che pubblicheremo nel numero venturo, dato dei rep11bblicaui ai consigli municipali di Lorient, di Saint Brienx, di Quimper e di Brest _fino a pochi giorni fa indegnamente occupati da clericali, da nazionalisti e da monarchici più o meno apertamente avversari dello repubblica. Il famoso Charles Guerin - lo spaccamontagne del fo1·te Chabrol - s'è ridotto a fare umilmente il conferenziere di letteratnra baciapile. Max Règis perduto il consiglio m micipale d' Algeri s'è ridotto a più miti propositi e ha rinfrescati gli ardori anti-semiti, e quella vecchia strega di Enrico Rochefort piange in seno al tabaccoso Brunètiere le calde lacrime pe' suoi peccati repubblicani della gioventù. Uno dopo l'altro i capi del nazionalismo sono annnllati dal popolo Enrico Marot -· quello che i · Phrigini chiamavano Christ-crasseux - Drumont, dalla zazzera ospitale . Ernesto Roche - il vecchio conda11nato per oltraggio ai costnmi - fanno tutti del loro meglio per nascondere la rabbia della sconfitta. Ma il fatto rimane, doloroso per loro, consolante per l' avvenire della Francia : le eleziorti municipali in Francia hann_o·dato una schiacciante maggioranza ai repubblicani.- Sapranno essi servin,i della occasione favorevole? Qnì stà t·1tto il problema. Il. popolo aspetta dalla repubblica le leggi d'indole sociale. Fino ad oggi il popolo comprese che tutto doveva essere sacrificato e posposto alle necessità della difesa politica , e come nel 1848 mise tre mesi di miseria al servizio della repubblica, egli ha messo cinque anni di pazienza a servizio dell'organismo politico ch'egli stesso si è dato, ma sarebbe pericoloso abusare di quella pazienrn; sarebbe un errore grave di,nenticare che la repnbblica è per eccellenza 1m organismo evolutivo e che i.l fine ultimo della repubblica è l'applicazione delle riforme economiche e sociali. Le elezioni amministrati ve sono sempre , e specialmente in Francia, un indice assai preciso dello stato d'animo del popolo, e-1 11na indicazione di qnali saranno le elezioni politiche. Ora che l'opera della difesa è finita; ora che Combes è certo che il popolo è ancora, e per lun_go tempo con lui, bisogna che egli ed i suoi collaboratori, tanto al Parlamento quanto nei consigli municipali, Ri ricordino che il popolo aspetta l' applicazione delle grandi riforme soci.ali che furono procrastinate perchè così volevano le necessità vitali della repnbblica, ma che non possono esserlo più oltre, percbè il popolo nè lo vuole, nè lo permetterebbe. ♦ Le sconfitte Russee il risvegliorivoluzionarioRusso e Cinese- Dunque il colosso russo sta mos•rando al mondo ·il disgustoso spettacolo della sua debolezza che fino ad ieri fo tenuta nascosta dall'atteggiamento francamente prepot,ente e provocatore della diplomazia russa. I giapponesi Rtanno dando al mondo la prova che il colosso aveva i piedi d' argilla. La impreparazione della Russia è eguagliata soltanto dalla imb~ cillità dei suoi o·enerali e dalla malafede della sua diplomazia. Curio;o quel Konropatkine che si ritira ~ dichiara che non si batterà altro che quando avrà a1 suoi ordini 500 mila uomini. Cioè verso la fine di luo-lio. Come se i giapponesi fossero proprio disposti a fare il comodo suo; o come se ci volessero due mesi a percorrere le 130 miglia che separano Liu-Oiang, dove i o·iapponesi saranno fra tre giorni, da Mukden, o le 550 da Mukden a. Karbin. Tanto più che c'è la linea ferroviaria che se distrutta in parte può anche in breve essere ristabilita. Curioso questo generale Tarta1 ino che dichiara di voler firmare la pace a Tokio nel momento stesso che l' ammiraglio che ce la doveva portare è fatto saltare in aria con la sua nave. Ma ogni opera ha il premio che si merita, e la ~us~ia sc?nta ·il fio della sna impotenza e del suo doppio gioco di plomatico. Si è fatto da qualche osservatore supe~ficiale una 8pecie di paragone fra la guerra che l'Inghilterra
I RIVlSTA POPOLARE 227 combatte contro i Boeri, ma il paragone non regge. L' Inghilterra era padrona del tnare e ne!:!s1rnoglielo contrasta va , ' 1 a base d' operazione inglese e ò el riforni111ento era sul Natal e al Capo di Buona Speranza; con tre linee fenoviarie organizzate magnificamante e funzionanti da luogo tempo, l'azione si svolgeva sl'l un territorio fertilissimo, e l'armata Boera non contò ml\i più di 40000 uomini, e-i era il massimo sforzo che la popolazione poteva fare. Combattevano i ragazzi di 14 anni, i vecchi di 70 e le donne. Il GiappÒne può mettere in armi 500000 nomini senza scomodare nè ragazzi. nè vecchi, nè donne; è e rimarrà padrone del ma-re; non è ricco ma se gli mancassero i denari ha gli amici, gli Stati Uniti e l' Inghiltwra pronti a dargliene. S'è visto alla prova: l'ultimo prestito giapponese è stato sottoscritto generosa men te a Londra. La vera base d' operazioni russa . e il rifornimento del1' esercito stanno nella Russia Enropea. Per avere 200 mila uomini di più Kouropatkine deve aspettare due mesi. Il Giappone in q nindici giorni ha scaglionato tn tto il suo esercito in Manchnria. Il paragone :non regge. E c'è durante que~ta g-nerra una incognita gravissi111a: la Cina. Il ri8veg-lio nazionalista si desta po te11te nel paes~ del tiglio del Cielo. Già un generale Cinese nicchia nell'obbedire agli ordini dei Russi ; il generale Cinese Ma che gnarda la muraglia della Cina, lascia che i suoi soldl:lti facciano di tanto in tanto, il brigante per incomodare i Russi. Si dice che le potenze Europee interverrebbero per tenere a freno la Cina; e può anche darsi, ma la Cina Stato for::;e potrebbe q uetarsi, la Cina popolo no. E già notizie ci ginngo110 che ci fanno sapere di grave fermento contro gli stranieri, di larghe simpatie per i Giapponesi. Segni chiari degli eventi che mat11rano. Ma la Russia ha in casa propria una minaccia che potreLbe ri!:!olversi in un guaio ancl1e più grave che la sconfitta iu Manchuria. Il movimento rivoluzionario. Anzi più che rivoluzionario patriottico . ..,_LaFinlandia · si ~gita. la Polonia freme desiderosa di sc11otere l' odio<-:oed esoso giogo degli 'l'sar. Per timore delle manifeHtazioni annunziate dai socialisti pel 1 ° maggio, già il governo russo è stato trascinato a prochmare lo stato di assedio in Varsavia e in tntte le città di Polonia e· vari episodi violenti , come l' uccisione del capitano di gendarmeria Vinnicznck a Varsavia (27 aprile); altre minacciose cospirazioni vengono annunziate dal Times. N è gli spiriti Russi· che ane]ano alla libertà sembrano, lasciarsi prendere dalle belle promesse dell'autocrate. I forzati politici cui 8i permetteva prendere le anni e combattere per essere premiati poi con l'amnistia hanno rifiutato sdegnosamente tutti, come un sol uomo. Gli studenti che sono stati incorpora ti nell' esercito fanno propaganda ri voluzionaria · fra i soldati. Per tre che sono stati i111piccati, quanti ancora continuano l'opera di quei martiri? La Russia ha addensato su se e contro di i:ie fiotti d'odio. Potrebbe darsi che essa avesse, involontariamènte, posto ai cine8i l'occasione di liberarsi della soggezione dell'Europa; certamente con questa guerra i fautori della tirannide autocratica hanno forse incominciato a cucire il sudario ove sarà ravvolta. Nè tutto il male sarà venuto per nuocere. E' vero che ogni atto, ed ogni sforzo dei ri voluzionarii s' iufrange più che contro la violenza della oppressione e della repressione, contro la supina e bestiale rassegnazione della maggioranza del popolo Russo; nia vi sono momenti , nella vita dei popoli , nei q11ali il risveglio è subitaneo come uua risurrezione: per la civiltà e la libertà noi auguriamo alla Russia che i di::iastri di questa guerra affrettino il sorgera di uno di questi momenti (lJ. (1) Segnaliamo, come indice, la comparsa di una Rivista, rutena, (Eluthetiische Uevuel che comincia a puhhlicarsi a Vienna e p1·0pugna l'emancipazione dei 27 milioni di Ruteni Q piccoli russi. L'Inghilterra, l'Italia e il Mad Mullah.- Non senza pena, l'Inghilterra ha liberato i suoi territori dalla inco;noda. presonza del capo dei Somali. Certamente il fatto ba grande valore. L' influenza del Mullah deve essere di molte diminuito dalla ininterrotta serie di rovesci eh' e~li ha subiti e )a su::t autorit-à presso le tribù Somale deve essere molto scossa. Egli è tqtta via ancora alla testa delle sue tr1Lppe e con qaeste si è rifugiato sul territorio Italiano. Naturalmente l'In~ gbilterrn abbandona le operazioni guerresche e d' ora innanzi si limiterà a garentire il suo territorio da nno~e e possibili invasioni dell'ostinato nemico. Egli intanto scorazza il territorio soggetto al nostro pro tettorato. Naturalmente se i M:igiurtini gli si opporranno energicamente egli dovrà abbandonare il territorio e rif 1gia.rdi ad est. L't sua potenza è sul declinare; ed ora tutto dipende dalla condotta del Sultano Migiurtino. Ma vorrà egli cooperare sinceramente contro il Mad Mullah ? Tutto il nodo della questione sta qui. Ora a noi conviene fare alcune osservazioni. L' [talia concesse all'Inghilterra il passaggio delle truppe inglesi at.traverso il Snltanato di Obbia, e fece male, incondizionatamente. Poi i nostri ufficiali, i nostri soldati e le nostre navi hanno assistito inattivi alla lotta che , sul territorio Inglese si svolgeva fra i due nemici ; ed in ciò non troviamo occasione di biasimo. Non c'era nessuna ragione perchè noi impe· gn,u;simo uomini e spendessimo denaro per fare il comodo di altri. che neppure. a rigore, a vevano bisogno di noi. Ma l' ,tltima fase delle operazioni ci semb!a sbagliata. Il Mad Mullah era in Illig , su territorio italiano, erano d:mque gli italiani che lo dovevano cacciare di là, una volta che ci troviamo impigliati in quelJa rete di casi imprevisti che sono la. caratte · ristica della politica coloniale. Il Mullah si sarebbe accorto che anche su quel terreno trova va nemici ed avrebbe cercato di rifugiarsi altrove. Dove, poco importa. Bisognava fargli sentire che gl'italiani gli sono tanto nemici quanto gli inglesi , e che se questi non lo vogliono nel loro territorio, noi ce lo vogliamo an cora meno. Il nostro atteggiamento t nergico ci avrebbe dato dL1e vantaggi: il 1 ° di togliere al Mullah ogni illnsione di potersi stabilire o difendere nel territorio di tribù protette da noi; il 2° di incoraggiare le tribù Migi urti ne a resistergli certn come sarebbero state della nostra efficace protezione e deJla nostra forza. Si è detto noi non vogliamo spendere un soldo, nè sacrifica.re 11n soldato nelle conquiste coloniali, e stà bene ed è logico. Ma bisogna però , giacchè vogliamo darci il lusso di mantenere coloni e protettorati, essere pronti sempre a difendere i nostri territori, ed i nostri protettorati ; bisogna non lasciarsi fuggire mai l' occasione di far constatare alle tribù che ci sono amiche che noi siamo degli amici su i quali si può contare sul serio. · Ora la presa d'Illig da parte degli inglesi, ed il loro abbandono delle operazioni contro il lYlad Mullah non è proprio fatto apposta per ottenerci questi due vantaggi. La prova è che il Mullah +.ende a rafforzarsi sul nostro territorio ed i Migiurtiui nicchiano a prendere le armi. Noi speriamo che il fatto d'Illig non abbia le conseguenze che logicamente dovrebbe avere e che i Migiurtini chiudano la via al capo Somalo e lo obblighino ad andare a farsi schiacciare dal generale Egerton; cho se così non sarà noi ci saremo , per troppa prudenza, :ficcati in un ginepraio che potrebbe costarci più d'nn soldo e più d'un soldato. Bisogna che l'on. Tittoni non dimentichi che le tribi.1 barbare sono arniche di quelli che sanno essere a tempo opportuno prudenti e forti. ♦ Il lavoro per la pace. - Mentre i guerrafondai si battono i fianchi per scaldare l'entusiasmo a favore
228 RIVISTA POPOLARE dei giapponesi o dei russi , mentre l' attenzione generale è attratta dalle notizie sensazionali che ci vengono dall'Estremo Oriente, dove i giapponesi forniscono · ai russi ricolmi panierini di nespole, un lavoro intenso e forte si fa a beneficio di opere che saranno più dnrature, e feconde di bene di quelle che potranno risultare dalla guerra che ora si combatte, e di quelle che sono state costruite sn i risulta~i delle guerre che sono state combattute in passato. E un lavorio silenzioso, modesto non però privo di forte influenza su la ev-:>luzionesociale dei popoli, specialmente europei. La nostra civiltà è ormai divenuta tanto complessa.e la vita delle nazioni così multipla che poco a poco la ragione di antagonismi scompare· e le subentra la necessità di pacifiche intese e di accordi su i vari punti controversi e che in altri tempi si sarebbe considerato opportuno risolvere con la guerra. Questo lavorio che incominciò a prendere piede con i trattati d' arbitrato, parziali e monchi ora , ma che via via si svilupperanno fino-a sottomettere a1la giurisdizione degli arbitri tutte le questioni ~ontestate dei vari paesi , si sviluppa e si completa con altri trattati i quali tendono a loro volta a disciplinare altri movimenti e a derimere questioni che potrebbero, a lungo andare, inasprirsi e diventare increst:iose. Così è del Trattato del Lavorn concluso tra la Francia e l'Italia e dell' Acc01·do franco-inglese per le colonie di cui la Rivista si occupò altra volta. Il primo affratella i proletari dei due paesi, il secondo chi11de la porta ad una infinita serie di reclami e di malintesi dei due governi. Naturalmente la soddisfazkne è più generale per il primo trattato che per il secondo. Infatti il frattato del lavo-ro è tutto inteso a tutelare il lavoro e la previdenza recìproca degli operai dei due paesi. Stabilisce un accordo per il risparmio popolare promiscno fra gli operai delle due nazionalità; e riconosce rispettivamente le leggì protettrici nel lavoro delle donne e µei fanciulli, e la reciproca protezione degli operai. E un passo gigantesco fatto sulla via dell'affratellamento dei popoli. I lavoratori dei due paesi si sentiranno ora compagni in una medesima opera, e molti motivi di conflitto fra gli operai di Francia e d'Italia sono eliminati. I nostri emigranti si troveranno protetti dalle leggi stesse della Rep ubblica francese e viceversa ; e troveranno qua come là il medesimo pro~·esso verso quel miglioramento sociale al quale essi, col lavoro delle loro braccia , cooperano (1). L'accordo franco-britannico poi ha risoluto una lunga serie di questioni che avrebbero potuto un dì o l'altro diventar minacciose. La questione d'Egitto, e la questione Marocchina prima dì tutte. Fissando e risolvendo i termini di questi due affari, compresa la libera navigazione sul Canale di Suez, é il riconoscimento della pacifica influenza francese sul Marocco Francia ed Inghilterra, hanno preparato lo sviluppo graduale di altri trattati con le altre potenze che non saranno, meno di questi, efficaci in favore della pace. Definita la questione dei pescatori di Terranuova, che ogni anno al· l'epoca della pesca si ripresentava -gravida di possibili serie conseguenze, la Fnrncia e l'Inghilterra sembrano essersi messe alla testa del movimento diplomatico in favore della pace, di quel movimento che il debole Tsar di Russia desiderò , ma non potette neppure iniziare perchè gli mancò l' organismo necessario alle opere cli pace: una nazione libera che vuole ed agisce , men tre egli non ha, dietro di se, che una nazione di servi. Naturalmente, e specialmente per la questione marocchina la Spagna trova che le due nazioni hanno agito con molto sans-gène a proposito delle sue pretese ma che la Spagna non potrà altro che rettificare il fl.) Di questo trattato del lavoro si mostrano assai malcontenti i liberisti 11istematici. Del loro malum'lre se ue ha un ~egno in uno strano articolo di Vilfredo Pareto. fatto compi11to ce ne danno sicurezza due cose: 1 o che la Francia ha stabilito di trattare, e tra,tterà, in proposito con la Spag-na; 2° che il governo di gesuiti che delizia ora e deliziò nel passato la Spagna l'ha messa nell' assoluta incapacità di farsi valere in qualsiasi modo. Il tempo çlunque consoliderà l'opera compiuta e tanto meglio e tanto più che nell' azione pacifica che la Fr;rncia svilupperà nel Marocco questo paese ci ha proprio grande interesse. Cosa che, dato il protettorato della Spag;na, non sarebbe accaduto mai. ' Ben a· ragione dunque Italia e Francia e Francia ed Inghilterra si rallegrano. Noi assistiamo alle albe di nuovi giorni. Il rumore delle armi nell' Estremo Oriente segna l' agonia delle vecchie prepotenze . e forse anche dell' ultima forma del potere barbaro. Noi vedremo consolidarsi e trionfare le durevoli opere della pace. Nor 11111111 i"l 1111111111111111111, 1111111111111111111111111,1111111111111111111111111111111111 Lanatuergaliuomienointro il Mezzogiorn ---~---- Giustino Fortunato, - un uomo ricco di cens0, di coltura , di senso cr.itico ed estetico, che tant0 bene avrebbe potuto fare al suo mezzogiorno se possedesse maggiore spirito di combattività , derivante sempre dalla fede e dalla passione politicaGiustino Fortunato continua nella sua .opera di microscopia storica e geografica consacrando un altro grosso ed elegante volume- il sesto! - alla Valle di Vitalba, ch' è poi Ia sua terra natia ( 1 ). Egli sarebbe meritevole di essere punito colla cospirazione del silenzio per avere consacrato tanta attività intellettuale e tanti quattrini ad un impresa in cui è evidente, dal punto di vista della utilità generale del paese, la sproporzione tra i mezzi e il fine. Ma non si pu6 condannarvelo perchè il bello e il buono - che Dio mi perdoni la invocazione di due dei termini del trinomio di Cousin - che, sistematicam~nte il primo e incidentalmente il secondo, si riscontra in ogni suo libro impongono di occuparsene, a parte anche la simpatia, ch_e pu6 ispirare la persona. In questa '13adiadi ·Monticchio il competente negli studi storici loderà la critica acuta dei documenti antichi , la lealtà colla quale confessa gli errori -- anche gli strafalcioni come egli stesso li chiamacommessi nelle precedenti pubblicazioni ( come a pag. 56, 62, 124, 140 ecc.), l'imparzialità coll~ quale flagella l' ingordigia e la scostumateiza degli ecclesiastici (pag. 107, 195 ecc.); il letterato, l'esteta, un tantino anche lo psicologo, ammireranno. le belle pagine consacrate alla mentalità ed alla sentimentalità dei Normanni e dalle loro imprese (pag. 82, 83, 93) alla prigionia di Enzo, a Re Manfredi ed alla battaglia di Benevento (147), all'adulterio ed all' uccisione del Duca d' Andria · ( pag. 257 e::c. ), ad una delle tante congiure dei Baroni seguita dalla morte di un Di Sangro e di un _Capece ed alla ,tvventurosa fuga di altri ; l' economista vi troverà osservazioni che lo interesseranno, - anche un timido accenno al. maltusionismo (pag. 284); il politico nutrito d'italianità darà il suo largo constntimento allo spirito ghibellino ed anticlericale che anima tutta la narrazione , alla verve ed al s€nso (r) La Badia di Monticchio. Trani, V. Vecchi, 1904 (Fuori commercio).
RIVISTA POPOLARE 229 di opportunità che rifulgono in tante pagine nelle quali si flagellano le superstizioni popolari, alla compiacenza con cui illustra la secolare e magnifica lotta tra il potere religioso e il potere civile nel Regno di Napoli -·lotta che trova il suo riscontro in Italia a Venezia e che arriverebbe anche a rendere"::simpatico uno dei Borboni più esecrati, Ferdinando IV. Fermiamoci un istante, che ne vale la pena, su quest'ultimo particolare poco noto per richiamare l'attenzione sulle vigorose risposte che il marchese Domenico Caracciolo dava alla Corte pontificia sul famoso omaggiodella Chinea. « Si sa dall'istoria, seri ve <( il ministro borbonico, come incominciò la Santa « Sede, senza aver mai posseduto questo Regno, « nè avervi alcuna ragione, ad investirne i suoi « Sovrani , dopochè per dirittto di conquista già « da loro si possedeva. Si.sa come, passando questà <( sovranità di gente jn gente, o per diritto di sue- « cessione o per valor militare, la Santa Sede volle cc aflettare di concederlo in feudo e di riservarsene « il diretto d<?minio , senza esserne stata mai pa- << drona, esigendone l' annuo censo, per un foglio « di carta che dava a coloro che dal Diritto delle « Genti n' erano già riconosciuti per legittimi e « propri Sovrani. Le promesse dei Sovrani di questo « R€gno, fatte di tempo in tempo , di pagare il « censo alla Santa Sede e di tener da lei ciò che << in fatti da lei non avevano ricevuto che in pa- « role, non furono se non semplici patti, chiamati « dalla legge sine causa; i quali, se niuna obbliga- « zione producono fra privati, molto meno possono « obbligare i Principi e le Nazioni. Nè giova ri- « correre a possesso e prescrizioni , quando manca <<· il giusto titolo, e se ne sa il principio vizioso. » Si era prima della rivoluzione francese , proprio alla vigilia, e nessun Sabaudo avrebbe osato tenere • un simile linguaggio verso il papa. Il quale , soggiunge Fortunato, « mastica , borbotta, scrive, riscrive : e infine, ecco per aria lo spettro della scomunica ..... Che ! quei tempi sono andati. Il re , di lì a un anno, compostamente , tranquillamente risponde: cc il passo sarebbe nullo e inefficace, perchè « insignificante , e non produrrebbe efl:etto alcuno, « fuorchè di maggiore amarezza e disturbo, e delle « conseguenze che, ne potrebbero risultare Vostra « Santita dovrebbe render conto a Dio e al mon- « do. >> Il mònito non ammetteva replica, quando sopraggiunse l'. 89, e con· esso la Rivoluzione, donde si apri un'era nuova, che distrusse gli ultimi avanzi del medio evo, aboli i privilegi della nobiltà e ciel clero, tradusse in atto il principio dell' eguaglianza civile, diede la vittoria al terzo St':;lto e diffose, per tutta Europa, con le sue armi vittoriose l' idea madre della libertà .... Venuta la restaurazione·, papa Pio VII tornò daccapo ; ma re Ferdinando , non mutato in questo (si trattava di non pagare) tornò a ripetere , il 26 luglio del 1816 , che la feudalità più non esisteva , e che nel trattato di Vienna, principio e fonte di ogni potere, non c'era un ette che riguardasse il diritto di signoria della Sede Apostolica sul reame di Napoli ... >> (pag. 299 a 302). ♦ Da questi cenni si comprenderà che nella Badia di Monticchio non si trovano soltanto delle notizie sulle ongm1 del Convento , sulle dispute tra gli Abati, sulla successione degli ordini monastici che la tennero ecc., ma che vi sono osservazioni e rilievi d'ind<?le generale esposti sempre in forma spigliata, elegante e dilettevole. Ma e' è dell' altro e di interessante che rende la bella monografia di attualità politica ver~: ci sono le ragioni fisiche e storiche delle misere condizioni de.I mezzogiorno. Alle prime il Fortunato, che pur le conosce meravigliosamente, non accenna che per incidenza ma sempre in modo sufficiente da somministrare gli elementi per un giudizio illuminato. Sulle orme di Teobaldo Fischer fa conoscere quanto sia inferiore il mezzogiorno d'Italia al Settentrione per la sua costituzione geologica , e col Millosovich dà ragione della grande siccità della Puglia - dove qualche ameno socialista settentrionale vorrebbe fare ·le marcite invece di coltivarvi ·il grano ..... ! - e ricorda il danno incalcolabile che deriva a tanta parte del mezzogiorno dalla malaria. Date .le condizioni telluriche del mezzogiorno un punto importante, quasi una scoperta è quello in cui il Fortunato dimostra che non da oggi e' è la inferiorità economica sua di fronte al Settentrione. Con Strabone, contemporaneo di Augusto, nota che nell'Italia meridionale « le città· erano parte « ridotte a misere borgate, parte rovinate affatto, « niuna più meritando d' essere nominata se non « per rispetto della potenza, che una volta ebbero; cc sole Benevento e Venosa rimaste in buon es- « sere ... >>. Invece del· settentrione lo stesso Strabone scrive: « la pianura che sta appiè delle Alpi, « tutta solcata di canali e di argini, è somma- « mente prosperevole e variata di arboree colline .... e< delle sue bontà fanno fede la fitta popolazione « che l'c1bita, la grandezza delle città, la loro vici- « nanza e ricchezza, cosenelle quali sorpassa tutto Jl « resto della penisola...., le terre coltivate port:ino « frutta d'ogni sorta e in gran copia, e quanto sia « l' abbondanza del vino si conosce alle immense « botti che si fanno di legno. » E nel Medio Evo si sarebbe mantenuta sempre la profonda distinzione economica tra il Mezzogiorno e il Settentrione facendo sì che il secondo avesse potuto meglio resistere ai danni e alle devast:izioni degli invasori (pag. 58, 59, 349 ecc.). Sicchè il Fortunato che ribadisce la miseria delle condizioni del Mezzogiorno anche colla testimonianza dei mercanti fiorentini e di un Alberti, non soio dimostra che esso non è stato mai e non è il Regno di Bengodi: ma deride e sterza quei politici fanfaroni e spagnoleschi, che dopo il 1860 in Parlamento e fuori esagerando sempre e in tutto lo proclamarono ricco mentre esso era naturalmente povero, anzi poverissimo. Su questa povertà, insieme al Nitri, insiste per concbiuderne che noi abbiamo non una, ma ·due ltalie (pag. 81, 82, 189 a 192, 325 a 329). E L:)Il contribuirono forse le iperboli dei meridionali a far credere ai settentrionali che il mezzogiorno .sottraeva la propria ricchezza alla imposta, contribuendo così indirettamente a far votare la iniquissima - per le sue finalità-legge del nuovo catasto? Ecco una domanda che sottopongo al Fortunato. ♦ Il Fortunato esager3ndo o applicando male il n~aterialismo storico di Marx tutta la storia del
230 RIVISTA POPOLARE mezzogiorno vorrebbe spiegare colle sue condizioni geografiche, geologiche e climatiche ( 1). Su questo errore sistematico tornerò ~n ultimo, intanto continuando a spigolare nella 73adia di Monticchio sia chiarito come gli uomini, se mai , con~pletarono l'opera della n.nura ai danni del rnez• zog10rno. Cominciamo da un fatto che pare che abbia servito di modello ai governanti successivi, non esclusi· quelli che vennero dopo il 1860 quando avrebbe dovuto iniziHsi un'era nuova. Fin (bl pri..mo secolo <lell' èra cristiana Roma non e!Jbe molta cura del mantenimento delle strade pubbliche 11ell'Itali:1 meridionale: Augusto non penso se non a quelle dell' ,1lt:1 Italia e det Centro , trascurando sino il tratto di via, venuto in pessime condizioni, da Capua a Benevento; ne Traiano si preoccupò d' altro che di rendere più facile e più spedito il tragitto per il porto di Brindisi. « Già, anche prima dell'Impero, chius,t la guerra sociale, cosi fieramente combattuta dai meridionali contro Roma, guando mai è più parola della bassa Italia? )) Cosi il fortunato (pag. 58). Ora in questo primo dato iniziale non e' è una somma colossale di responsabilitù per gli uomini, che cospirarono per -tanti secoli ai danni del Mèzzogioroo? Che cosa poteva restare della civilta e della ricchezza di un popolo quando se ne abbando1u vano le strade, che rappresentano ad un tempo e le arterie che distribuiscono i succhi•· vitali e i fili che mettono io coniunicazione i centri nervosi di un organismo sociale e ne dirigono i movimenti? Si spiega agevolmente la noncuranza verso il mezzogiorno colla estensione· enorme che aveva preso l'Impero rornauo: altre contrade assai più ricche al Nord e al Sud, ad Oriente e ad Occidente richiamavano le cure e le attenzioni dei governanti, che, mancando di ogni criterio morale o w nazionale direttivo seguivano una sola norma: la propria utilità, il proprio tornaconto. Cosi le due maggiori isole italiane, Sicilia e Sardegna, e il continente meridionale perduta l' indipendenza e l'autonomia perdettero l'antica floridezza e civiltà, attestate da monumenti giganteschi,-dai templi di Girgenti, agli avanzi di Siracusa, di Selinunte, di Pesto ecc. - che sfidano l'incredulità di parecchi Niebuhr ed anche del nostro Fortunato che dalle miserie presenti è trascinato a giudicare che, per fatalità di cose, derivanti dalla razza e dalle eondizioni del suolo e del clima, sia stato sempre misero il Mezzoaiorno e tale si manterrà nello avvenire. La profe~ia sul futuro se non e esplicitamente formulata trapela, però , da ogni pJgina e dalla nulinconia con cui n,1rra gli avvenimenti. La incredulità del Fortunato sulle buone condizioni del passato trova il suo fundamen to nelle smentite che i demoarafì , gli archeologi e gli Storici moderni danno 0 con ipotetici calcoli a tutto ciò che si riferisce ali' antichità; e sopratutto al numero (1) Di questa influenza i:sagerata delle condizioni ~eografì.chc dà prova anche affermando che la grandezza d1 Roma deriva dalla sua topografia. (pag. 191). E perchè la topografia rimase senza efficienza per diciannove secoli fino al 1870? E forse esagera pure quando r~ette in. rappor~o causale ~on le stesse ,condizioni la mezzena al disopra d1 Roma e 1 enfittusi del mezzogiorno (pag. 349 .' 350). La sua ~esi avre_bbe trovato conforto nel romanzo psico-geografico d1 Demoh ns: La roule erte le type sociale. A. Colin. Paris. · degli abitanti che vennero attribuiti a parecchie regioni, che rappresentarono un:t parte import;u1te nel passato. Che l:t popolazione negli antichi tempi fosse poco dènsa, assai meno densa di oggi, è risaputo. E su questo punto si può essere di accordo col Beloch che, dice il Fortunato, serve a distrurre le ]egoen~ darie gonfiature sulla Magna Grecia. Ma in f~tto di densità cli popolazione le condizioni erano identiche anche fuori della M:1gna Grecia. Metaponto nou aveva la popolazione di Mosca ; Locri •1on uguagliava Berlino; Crotone non potevasi p,1rao·o11arc:a Parigi; Sibari era assai lontana dall'imme~sa Londra odiern:1.... Ma Santo Iddio ! Se questo e vero, è vero altresi che quando la Magna Grecia aveva capitani, legislatori, filosofi, artisti illustri, ammirati anche oggi, Mosca, Berlino, Parigi, Londra non erano ancor.-t nate-non erano nemmeno degli umili vii laggi. Ah ! no. Lutezia era già una città dei g:1lli ;· ma quanto diversa. ed interiore per la cultura e per la prosperità a quelle della Magna Grecia ! Come misura della differenza si può indicare a g uella che corre tra il fango e il marmo che serviva come materiale di costruzione ncll'anti-::a Parigi e nella Magna Grecia. Ma si deve ridurre a proporzioni microscopiche questa coltura , queste prosperità e trattarle alla pari delle mitologiche creazioni? Questa sembra la tendenza malcelata del Fortunato. Ma egli, che si mostra incline a seguir~ il materialismo storico dovrebbe rammentare che gli uomini eminenti nella filosofia, nelle scienze, nell" arte, nella legislazione non possono stare a sè, isolati , campati in aria e venuti su come funghi senza il substraturn di coltuo generale e di benessere. E' il materialismo srorico che insegna a considerare queste manifestazioni intellettuali, come il prodotto delle superstrutture che germogliano e fioriscono sulla base economica. Ne così belli e colossali monumenti che l'antichità sicula e ir:.eridionale pone sotto gli occhi a tutti i San Tommasi della odierna critica storica avrebbero potuto sorgere senza una somma coloss,1le di coltura e di benessere. In altri tempi mancava l' un,1 e m,tncava l'altro nel settentrione che oggi risplende per la civiltà e per ]a ricchezza e non ci dettero neppure la millesima parte, di ciò che ammiriamo attoniti :n Sicilia e nella Magna Greci,1. Il settentrione ci lasciò i Kochenmudding, · che ..... se 11011 sbaglio si rassomigliano ben poco al tempio di Pesto! Del resto il criticismo beffardo contemporaneo oramai dovrebbe andare molto cauto per le smentite solenni che i fatti gli d:moo quotidianamente. l\on si trattarono come fandonie, come poetiche invenzioni tutto ciò che si riferiva da Omero in giù SLl Troia, Micene, suH' Egitto, su Babilonia, su Ninive ecc.? Ebbene Schliemann ed una legi~ne di archeologi e di ricercatori hanno trasformato la leggenda in realtà splendida e innegabile! Ma lo stesso Fortunato dà prova di contrnddizione prestando fede a Strabone che . constata la differenza tra Nord e Sud ai tempi suoi; negandogliela quando ricorda i tempi passati ..... Strabone non si sognò di negare la prosperità e la coltura del Mezzogiorno; ma constatò che le sue città parte
R'IVISTA POPOLARE 231 si erano ridotte a 11usereborgate e parte erano rovinate affatto.... Dunque egli attestò la esistenza di quelle città di cui segnalò la decadenza .... Ma perche decaddero , mentre altre città e altri Stati altrove sorgevano e prosperav;ano? E' una domanda , cui spesso la filosofia della storia non può dare risposta soddisfacente. Essa si limita a consacrare questo melanconico insegnamento : sino a questo momento tutte le città, tutti i popoli, tutti gli St:ùi hanno subìto un processo di decadenza dopo uno più o meno lungo di progresso e di gr.rndezza. Perchè doveva sottrarsi a questa legge ~mpirica il. Mezzogiorno, la Magna Grecia, se non v1 s1 sottrassero gl' imperi dell' Asia , l' Egitto , Cartagine , Atene, Roma, la Spagna di Ferdinando il Cattolico e di Carlo V? E attraverso allo splendore ed alle grandezze attuali non si scorgono già i segni della decadenza tra gli Anglo-sassoni? Quel meschino accenno all' abbandono in cL1i Roma imperiale bsciò le strade del mezzogiorno ci dà un idea del modo in cui si svolse il processo di decadenza nello stesso Mezzogiorno. Le linee oscure del quadro si rischiarano alla luce cupa che tramandano le figure dei vari Verre che Roma delegò a governare quelle che erano le provincie più ricche e che, perciò, subirono le ripetute devastazioni e le sistematiche ruberie. E' il materialismo ~torico che segue il Fortunato che gli dà b chiave della decadenza politica e morale del mezzogiorno. La decadenza economica doveva essere seguita dalla decadenza politica e morale, che infiacchi le fibre degli abitanti considerati come un organismo sociale. D'onde il tetro caleidoscopio di conquist,uori e di riconquistatori - ladri che rubano con l' àlito , dice il Fortunato - senza che trovino una valida resistenza ; -d' onde quella successione di domini, che. fa scrivere al Granito di Belmonte: « Nello spazio di seicento « anni dai Normanni ai Borboni quanti se ne con- « tano dallo stabilimento della monarchia nel 1130 « insino alla conquista di Carlo III nel 1734, sono « avvenuti in Napoli ben dieci mutamenti di di- « nastie, il che non s'incontra appresso verun altro << popolo moderno. Ciò rende b storia del Regno « una serie non interrotta di guerre, di usurpazioni_, << di devastazioni, di stragi, d'ire di fazioni, di con- « giure, di ribellioni, di tumulti, di vendette e « sopratuttò di espilazioni. )> (Fortunato pag. 286). Quando le dinastie cessano di succedersi continua nei governanti l'abbandono degli interessi economici e morali e intellettuali delle popolazioni da parte di un governo che fu tipico nella cura costante ed esclusiva di conservarsi vivacchiando giorno per giorno. Siffatto governo eh' era la negazione di ogni concetto di progresso non limitava.si al non fare. il bene - nella misura in cui in Lombardic1 e nel Veneto lo fecero gli stessi Absburgo, in Toscana i Lorenesi e con una breve parentesi quale lo aveva iniziato Carlo III nella stessa Napoli- ma lasciava che altri spiegasse la sua ,1ttività nel fare il male. E aristocrazia, borghesia, clero, colla complicità del governo-non escluso quello Sabaudo, il riparatorefecero sentire al mezzogiorno e .,tlla Sicilia la loro insaziata avidità spogliando le popolazioni lavoratrici dei demani comunali e degli usi c1v1ci; spoliazione efficacemente e sinteticamente descritta dal Fortunato in altre occasioni e in questa monografia (pag. 107, 290 ecc.). Quale la conseguenza di una serie di governi repellenti dal bene e attivi solamente nel male? Questa sola : « il popolo non interve,1ne mai per « parecchi secoli di Storia buia per deliberare sulle « cose sue ; intervenne soltanto sotto quella rude, « pertinace forma di protesta , propria di genti « misere e abrutite , eh' e stato il brigantaggio, « bellurn oniniuni contra omnes. )> Cosi il Fortunato, che consacra molte pagine al brigantaggio , tutte interessanti non solo come episodi drammatici; ma perchè ne dimostrano le cause sociali, danno ragione della grande simpatia che il popolo spiegò sempre pei briganti e nella secolare complicità di preti e frati fanno vedere una delle sorgenti inesauribili di forza cui .-1ttinse il brigantaggio meridionale, che rivestì forma, anche 'dopo il 1860, di rivendicazione sociale (1). Con questo. rilievo pongo fine a questo lungo, ma non inutile esanie di un' opera che sembra consacrata in apparenza ad uh circoscritto inte- · resse locale. La critica , come potrà scorgere chi mi ha seguito, si e alternata coll' ammirazione e colla lode. Mancherei al mio dovere , però , se non avvertissi che nelle stesse pagine del Fortunato e' e una parentesi, che il mio diss~nso giustifica. Egli , infatti , quasi fatto accorto della ingiustizia del proprio pessimismo incidentalmente osserva : « Se per poco si consideri fr,1 quali orribili « casi e atroci dolori il nostro povero paese ha « dovuto , così a lungo, dibattersi, e pur vivere, « per non morire e sparire del tutto dalla scena « del mondo, l'animo e preso di ammirazione e di « meraviglia dinanzi alla straordinaria innata vitat< litù della stirpe , e si apre alla sper~rnza , non « essendovi mai stato ne altra terra, nè altra gente « contro le quali più ostinatamente gi,\ si fossero « accani"ti e gli uomini e il fato! l> (pag. 219). La speranza del futuro miglioramento riposa su dati, di fatto indiscutibili. Ecco qtÙL Il governo italiano venne meno al suo compito, quale lucidamente venne delineato da Camillo Cavour; eppure quel poco che ha fatto ed ha lasciato fare e riuscito a risultati che sembravano impossibili: Il brigantaggio aveva infestato il mezzogiorno per molti secoli consecutivi; e il brigantaggio e scomparso. La malaria non e stata ancora attaccata di fronte; eppure pèr<.ie terreno .... Per poco che le riforme e i provvedimenti iniziati da Zananlelli e continuati da Giolitti si allarghino dalla Basilicata e <la Napoli al resto del mezzogiorno si può essere sicuri che le regioni meridionali che sembravano dannate dalla natura alla inferiorità economica , politica e sociale, risorgeranno a nuova vita. Lo Zorrco (r) Il Fortunato si occupò con equanimità e con acume del briga.,tag~io meridionale in altri scritti. In que'sto su Monticchio si riscontrino sopratutto le pag. 144, 260 a 273, 314 a 323. Molte di queste. pagine fanno fede della indomita energia delle popolazioni meridionali. che avrebbero scritto ben altra storia se circostanze opportune ed uomini predari avessero dato il loro concorso.
R I V I S T A P O P.O L A RE Il progetto Orlando sullo stato giuridicodegli insegnanti delle Scuole Medie Fra i molteplici progetti di' miglioramento delìe scuole secondarie che furono vagamente promessi dal Ministro attualmente imperante alla Minerva, il prjmo a· sbocciare fu quello relativo allo stato giuridico degli insegnanti. Il concetto che lo informa è qnello di porre un argine agli arbitrii ministeriali nelle nomine, nelle promozioni e nei trasferimenti. Naturalmente qu~1:do se ne incominciò ad avere sentore nel mondo degli msegnanti, fu un· coro di applausi, ritenendosi gius~amente che più o al pari degli' aumenti di stipend10, più o al pari del miglioramento economico, giovi alla dignità degli insegnanti ed a conferir loro la 9. nìete dell'animo qi _cui abbisognano per attendere con serenità alla loro missione, il sapersi tutelati efficacemente dalle inframmettenze parlamentari, dei favoritismi e, diciamolo pure, dalie camorre , palesi od occnlte, che inquinano da parecchi anni la.carriera degli stessi insegnanti. Tutti si ripromettevano dal nuovo progetto che si desse impronta e carattere legislativo solo a quelle consuetudini o norme di cui a chiacchiere si è sempre promessa la stretta osservan:z.a, e di cui invece si è praticata la noncuranza o la più ~perta viola~io_ne. Così, sperano gl'insegnanti, se non si renderanno impossibili gli arbitri e i favori, si impeairanno alrrie~o le più flagranti e stridenti infrazioni di quella grnstizia distributiva, che deve presiedere a tutti gli uffìcii pubblici, specie quando son tocchi gl' interessi di umili lavoratori, a cui ogni sottrazione del voluto c9mpenso è danno fortemente sentito, è rovina di speranze lungamente vagheggiate. Senonchè il progetto Orlando,· mentre dà lodevolmente forma legislativa alle norme di equità che giova siano scrupolosa111ente seguite nel conferire le cattedre agli aspirant~, e nel premiare la diligenza di quanti sono addettL al pL~bblico insegnamento con promozioni conferite per anzrn nità e per merito, nonchè nei tramutamenti di sede , si è con grande sorpresa del Corpo Insegnante esteso a due nuove proposte, Ia cui utilità é rnolto discutibile, almeno pel. modo con cui sono formulate. La prima novità è quella per cui d'ora innanzi non saranno più nominati stabilmente i Capi degli Istituti, Direttori o Presidi,· ma l'ufficio di dirigere sarà conferito per un triennio e per turno ad uno degli insegnanti di ciascun Istituto, eletto dai colleghi. L'altra novità è la creazione di un Ufficio apposito di. Ispettori delle scuole secondarie, incaricati per u~ triennio di vegliai·o all'osservanza dei Regolamenti scolastici , curarne l'interpretazione e sindacare l' indirizzo didattico e lo svolgimento dei programmi. I. La soppressione dell'ufficio stabile di Preside o Direttore è un tentativo che credo non abbia precedenti nelle scnole ·secondarie di altri paesi , e panni sia un riflesso di quell' esao-erazione del desiderio di egua- o . glianza, a cui sono proclivi facilm~nte ~e m_enti ~ggidì, e che rende i meno savii ribelli o ricalcitranti a ualsiasi disciplìna. Il provvedimon to proposto non ha riscontro che nelle Università, in cui il Rettore è dal Corn;jglio accademico designato al Ministro per terna ogni triennio. Ma fra i due ordini di Istituti, Università e Scuole secondarie, corrono tante e cosi marcate differenze in ordine agli scopi dell'insegnamento e alla condizione degli insegnanti, che una misura che può essere acconcia per le Università , non si può , senza ponderazione e cautele, estendere alle Scuole secondarie. Il Rettore, in quanto è Rettore, ha una missione quasi puramente morale e amministrativa; non ha autorità disciplinare sui professori e nemmeno sugli studenti; la sua autorità disciplinare si esplicit solo nei Consigli di Facoltà e ne Consigli plenarii, in cui il suo voto può facilmente essere e1iso da una maggioranza dissenziente. Il Direttore o l 'reside di scuole secondarie b~ invecé una. f11nzione complessa e multiforme di vio-ilanza e di disciplina nei rapporti cogli alunni e cogli insegnanti. Per cjò che concerne gli alunni egli deve stimolarne l'attività e la diligenza, essere in rapporti quotidiani collé famiglie, amministrare in :11ille con: tingenze quella gitu;tizia spicciola educatrice da cm dipende il buon andamento della scuola_pe~ le assenz~, le puU"izioni e i contrasti fra gli- alunrn e 1 pro~es~or~.' porgere consigli , accogliere recla~i, fi.s~are i diarn delle prove durante l'anno e degli esami, curare la retta applicazione delle disposizioni sulle tasse scolastiche e sulle dispense ecc. ; mansioni che il Rettore non ha e che in parte sono affida te ai Segretari i o agli Economi , fon:z.ionarii dello Stato e direttamente responsabili. . . Nei rapporti coi Professori il Rettore è destituito quasi di ogni a'.1torità, non ha, si può d~re, ingerenz~ di sorta; se qualche abuso si deve reprimere , non e il Rettore che ha la missione di sollecitare provvedimenti ma è il Consiglio di Facoltà, e anche qui occorre ~i tratti di ab11si d' indiscutibile ed eccezionale gravità, assen:z.e continuate ed ingiustificate o fa_tti immorali che rendano incompatibile l' ufficio pubblico d' inseo·nante. Il Rettore in omaggio a qnella libertà assoln:a che è riconosciuta agli insegnanti universitarii, non può interloquire nè sulle dottrine professate dalla cattedra, nè sull'ampiezza di svolgimento data a questa o quella parte della disciplina insegnata. Per contro nelle scuole secondarie non si fa della scienza per la sci~nza, nè dell'arte per l' arte; ogni materia si coordina alle altre o a molti:, altre, per nn determinato fine 'di coltura generale o special~: è ufficio del Preside o Direttore d' invigilare che gl' inseo·nanti non esorbitino dai confini assegnati nei pro-· :.rammi che si facciano a tempo opportuno le confeo ' . renze e le ripetizioni, che si classifichino gl\ al_n_n~i per profitto e dis0iplina; di provveder~ a che 1 ~ddici:o scolastico sia sufflcient,e pe1: numero di aule, e m cas~ d'insufficienza instare presso chi di ragione per_ g~i opportuni ampliamenti, gli adattamenti e le ri?ara~ 1~m, di procacciare l'occorrente dotazione di matenale scien~ tifico ; di. sopperire alle necessità di su~plenz~, d1 classi parallele , di congedi nei limiti e ne1 modi st~- hiliti dai Regolamenti , per tacere di molte altre minori incombenze. Data una così profonda_ differenza di attribuzioni e
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==