RIVISTA POPOLARE 215 lare di persuadere anche 1 carabinieri deputati a mantenere l'ordine. ,,♦ E finiamo, ripetendo che non saremo e-erti del vero ammontare dell'avanzo o del disavanzo finale dell'esér-· cizio, finchè non ci indurremo a esaminare come si tengano le scritture delle entrate e delle spese pnb· bliche, ed eventualmente a riordinarle. Forse l'avanzo 1902-03 sarebbe stato portato a oltre 100 milioni da 11n accurato ac~ertamen to dei residni, eseguito in confronto delle scritture, mercè il quale si fossero eliminati dall'attivo quelli che la Corte dei Conti chiama crediti illiquidi, e dal passivo quei residui che essa dice determinati a calcolo, e che sono forse più numerosi che non si creda. Auguriamo dunque che un tale esa1Ìle si faccia una buona volta, per mezzo di persone competenti. Augu · riamo parimenti che si finisca nn giorno per trovar giusta l'opinione del Sella e degli altri fattori del nostro risorgimento, e si scelgano in conseguenza fra 1·agionie1·i i Capi almeno delle Ragionerie ministeriali e il Ragioniere Generale dello Stato , come fra av·vocati esclusivamente si scelgono gli Avvocati Erariali e l'Avvocato Generale di tale nome. GIUSEPPE DE FLAMINII 111111111I11111I111111I111r•11III11II11I11IIIII11II111IIII1I11111I111111I11I111111I11I1111 " Il Naturalismo,, di GiovanniBovio ----~---- Ci accostiamo alla lettura di questo libro con un sentimento di grande riverenza, perchè non solo furono queste le nltime pagine su cui si posò la mano sta11ca di qnell' Italiano intellettualmente poderoso e moralmente altissimo, ma anche furono questi i concetti che egli vagheggiava nell'ultimo periodo di v.ita sua, riponendo la gioia e la gloria snprema nella concezione di un'opera « la Fenomenologia » di carattere strettamente filosofico. Il filosofo voleva tornare filosofo. Il ciclo di sì bella esistenza si sarebbe chiuso superbamente nella meditazione. Noi non abbiamo qui purtroppo che frammenti., Questi risultano coordinati bellamente con una continuità di pensiero che in se stessa già era, o fu rintracciat,a intrinsecamente; e cosi ci danno, come in un disegno generale, il contenuto delle due concezioni fra loro strettamente collegate del Natiiralismo rn,itematico e della Fenomenologia; precede un « discorso proemiale al Naturalismo » sulla < Evoluzione storica del pensie1·0; » e segue un breve scritto sulla « Crisi storica ». ♦ Il discorso proemiale annunzia e designa assai bene il punto di veduta dal quale il Bovio si era messo nell' ultima fase della sua vita di pensiero, sia per giudicare e distinguere la storia dei sistemi filosofici anteriori sia per ricavare un'interpretazione generale dell'universo dalle scienze della natura. Questo punto di vedida è il p1·incipio di causalità. Per il Dovio il principio di causalità « sta a capo di tutta la filoso- :5.a » ed egli crede che « nella evoluzione di q1.1esto principio si abbia a vedere tutta la storia della filosofia » (pag. 15). Certamente fra tutte le vedute speciali sotto cui la storia del pensiero p11ò essere contemplata, questa è la più atta ad assumere generalità comprensiva.· Così p·er il Bovio nel principio di causalità è tutta intera la legge di evoluzione « in quanto evolversi e causarsi, sono, in fondo, la medesima necessità: evolversi è proprio della causa che si effettua, cioè della forza che proporzionalmente si esplica in forme » . In queste parole sta racchiuso per gran parte il concetto del natuntlismo di Bovio. Ma bisogna aggiungere la pa,rtizione del sistem~i in natu1·a, pensie1·0, sto1·ia. Giunto al fastigio delle istit-uzioni sociali il pensatore, riguardando indietro, vede che la storia è il pensiero che si fa collettivo, il pensiero è la natnra che si fa consapevole .... ..... L'ora più dubitosa del pensiero è quando guarda indietro a vedere come ei sale dalla natnra; l'ora più luminosa è qt1 .ando guarda innanzi e si sente per essere tradotto in fatto storico » (pag. 16-17). l/ inìzio del pensiero filosofico è, secondo il Bovio, da Talete che « cerca la prima causa e la trova nella natura stessa, l'acqua»; Talete, secondo il Bovio, « è monista perchè trova unica la causa che, evolvendosi, fa tutte le altre cose. » L'origine della filosofia è dunq ne monistico. Poi , il monismo si perde : non tanfo coi Pitagorici, i quali, pure avevano il torto di intendere il_ numero astrattamente e in dispade dal metodo riescendo a generare non un nafo1·alisrno matematico ma un aritmetismo metafisico (pag. 21) quanto cogli Eleati che negarono con Parmenide che il pensiero po• tesse esplicare la natura, giustificando la sofi::;tica. Socrate sostit,uisce la causa finale alla causa efficiente; Platone, ponendo come causa prima le idee, cerca vanamente il transito da esse alle· cose , onde le idee diventino (ed è impossibile) efficienti, Aristotele risale a Socrate dando prevalenza alla causa finale sulla causa efficiente 1 ma rivela il pensiero suo facenrlo intrinseca a ciascun individuo la causa finale: « cerca la finalità in tutta la natura e in ciascun individno ... non oltre, non sopra; ma salendo alle cause efficienti, riesce ad appuntarsi nella mente operante che è c~me il fondo dell'idealismo platonico ». « Platone moveva da quella , Aristotele vi arriva; ma nessuno dei due per evoluzione: l'uno per precipizio. l'altro per volo » (pag. 32). Dopo Platone e Aristotele (i dne scolm·chi) « apparvero molte scuole, l'originalità e l'arte non riapparvero; il fato stoico come interpretazione del principio di causalità, equi vale al caso degli Epicurei ; nessano riesce a dare ragione dell' esplicazione proporzionale della causa nell'effetto, e degna conclusione fn la scepsi che con Sesto empirico dichiarò la causa essere nna illusione (pag. 48) ; simile incertezza fu nel pensiero di Roma che rispecchiò le dnbitazioni del pensiero greco rispetto alla causa efficiente e tenne fede alla causa finale, « con questa differenza che in Socrate la finalità è specialmente morale ed in Roma è giuridica l) (pag. _53). Roma non fo stoica: « l'universalismo stoico è cosmopolitismo e mira: decentrando, verso l'umanità. \
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