RIVISTA POPOLARE 213 tanti di questi residui pass1v1 rappresentino e~attamente la differenza fra il fondo votato e i pagamenti fatti , e sembrino per .conseguenza.... proprio ciò che non sono. Del resto la Corte dei Conti, nella sua relazione sul rendiconto 1902-03 , dichiara essa stessa che in qualche Ministero le somme rimaste da pagare sono determinate a calcolo. Queste somme 1·imaste cla pagm·e vengono descritte, dopo la fine dell' esercixio, in tanti elenchi , approvati con decreto ministeriale. E ciò basta per passarle definitivamente in ispesa, pe1· imputarle-sebbene si tratti di 200 milioni all'anno- definitivamente a emico de,l bilancio a cui si riferiscono. Chi assicura che in quegli elenchi non si introducano somme che non siano veri residui passivi, che non rappresentino cioè, come prescrive il regolamento di contabilità generale, spese legalmente impegnate, liquidate, ordinate e non pagate~ Abbiamo detto che quegli elenchi, per necessità di cose, vengono compilati dopo la fine dell'esercizio, durante il decorso del nuovo anno finanziario. È ovvia • per conseguenza la supposizione che possano avvenire nel redigerli errori di imputazione di somme da uQ. esercizio all' altro: ebbene, ogni somma erroneamente iscritta od omessa in qnegli elenchi concorre ad accrescere o a scemare il com.plesso delle spese dell'esercizio, e si ripercuote nella determinazione del suo risultato definitivo. E non è tutto. Perchè tacere ciò che fuori d'Italia è stato detto tante volte e tanto autorevolmente? Non è lecito forse il dubbio che nella compilazione di questi elenchi influisca il desiderio di rendere il meno che si può dei fondi votati , e di conservarne a propria disposizione più che sia possibile? Il desiderio stesso di provvedere meglio ai varii servizi pnò ben essere suffbiente a indurre le persone preposte ad essi a largheggiare nella determinazione delle somme ancora da pagare , per poterle aggiungere agli stanziament~ dell'esercizio in corso. Più fondi si hanno, si sa bene, e meglio si provvede a qualunque servizio; questo è affatto ovvio, sebbene possa riuscire poco comodo per i contribuenti. Ora ogni somma di tal genere, inclusa in siffatti elenchi, accresce le spese dell'esercizio, e ne scema l'avanzo, se avanzo e' è. E qui si riaffaccia la questione della data degli impegni: gli denchi dei residui vengono compilati dopo l'esercizio, e comunicati alla Corte dei Conti e al Parlamento. Ma ciò non acce1·ta la data di ciascun impegno: spesse volte - è noto - anche i decreti reali sono firmati senza data , e questa viene apposta ad essi posteriormente. Sia.mo sempre là: quando furono realmente impegnate le singole somme rimaste da pagare? E questa interrogazione conduce a quest'altra: gli impegni di tutte le somme rimaste da pagare entro i limiti delle previsioni al 30 giugno 1903 , che insieme ammontarono a 211 milioni, furono accertati uno ad uno dalla Corte dei Conti e registrati nelle seri tture dello Stato enfro qiiella data~ Altrimenti, qual motivo vi sarebbe di porli a carico dell'esercizio chiuso, accrescendone il passivo? E torniamo alla so lita conclusione : solo l' esame delle scritture potrebbe dar modo di saperlo. Ma proseguiamo. Fino a quel punto influisca a far crescere i re3idui atti vi il desiderio , naturalissimo in ciascuna Amministrazione, di conservare a propria disposizione più che sia possibile dei fondi votati dal Parlamento e non adoperati durante l' anno, è cosa certamente impossibile a stabilire. Possiamo però arguirlo , possiamo arguire almeno se ciò avviene realmen te, dall'esame del rendiconto. Nell'esercizio 1902-903, per esempio, i vari Ministeri lasciarono per residui quote assai diverse della loro spesa totale, come s1 rileva _qui appresso : · TeHoro 2.60 °/ 0 Grazia e Giustizia 3.41 > Istruzione Pubblica 11.27 > Guerra 12.44 » In terno 13.53 .> Esteri Poste e Telegrafi. Agricoltura Finanze Marina Lavori Pubblici 15.27 > 16.G6 °/ 0 16.91 » 23.- » 34.51 > 35.23 » Queste cifre non vogliono dir tutto, certamente, ma non perciò sono prive di ogni certificato. Su 1874 milioni di spese, oltre il 12.27 °/ 0 ossia ben 230 milioni sono rimasti da pagare : si tratta di unB, proporzione assai forte di affari in sospeso. Ed essa varia immensamente fra un Ministero o l'altro; dal 2.60 °/ 0 per il Tesoro va. fino al 35.23 O/o per i Lavori Pubblici, e quasi alla stessa percentuale per la Marina. E se si astrae dal Ministero del Tesoro , nel cui bilancio sono iscritte le rendite pubbliche, che figurano sempre _Pagate entro l'anno e non danno residui , si trova che rispetto agli altri Ministeri , tutti insieme, le somme rimaste da pagare rappresentano 209 milioni su nn totale di 1051 di spese, ciò che fa una proporzione del 20 °/ 0 circa, che è addirittura enorme. E non è tntto. I 230 milioni di spese impegnate e non pagate entro l'esercizio 1902-903 si dividono come appresso : a) mandati emessi e non pagati . Mil.ni 1.8 b) buoni su mandati a disposizione id. » 0.4 c) rate di spese fisse da pagare > 5.2 d) spese variabili, obbligatorie ecc. rimaste insoddisfatte . ., 2~3 L' ultima categoria di spese fornisce dnnque quasi totalmente la somma rimasta da pagare: non si spiega poi come non siano distinte _le spese variabili dalle obbligatorie nell'ultima categoria di esse. Anche dopo i dati riportati più sopra riesce impos- . sibile stabilire quanto. influisca ad accrescere queste somme rimaste da pagare il desiderio di mantener più fondi che sia possibile a propria disposizione. Ma che v' influisca notevolmente non par dubbio: c'-è troppa differenza nella proporzione di tali spese fra un Ministero e l'altro. E che le varie Amministrazioni pubbliche cerchino di esaurire fino all'nltimo i fondi stati votati dal Parlamentq è riconosciuto universalmente, almeno fuori d'Italia. Ricordo una circolare della T1·easury inglese, nella quale si afferma che per non intaccare subito i fondi del nuovo esercizio le Amministra-
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