Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno X - n. 7 - 15 aprile 1904

RIVISTA POPOLARE la lotta , l'opposizione, il contrasto economico e politico costituiscono il ritmo sociale attraverso cui si deve svolgere il. movimento proletario, nel suo processo graduale. Ebbene è contro questo ritmo dialettico del moto proletario che si sono schierati i revisionisti; fautori della crisi. Caduta la concezione catastrofica, per la irrealizzata ipotesi della concentrazione delle ricchezze, si ·è detto che la leva· sociale di trasformazione non può che essere la mutazione evolutiva e araduale <lell' ambiente; il sottentrare, mercè la op~ra · della persuazione e della propaganda dei benintesi" interessi sociali, delle maggioranze semprn più vaste a1le minoranze nel~a gestione dei pubblici affari., , Jaurès concepisce appunto il socialismo come democratizzazione economica intesa quale effetto fatale della democratizzazjone politica della società. E il Bernstein, scossa e negata la base obbiettiva causale del socialismo, negata l'esistenza d'un proletariato tipicamente unitario ed omogeneo ripone, proprio come faceva la vecchia concezione democratica, nella cooperazione politica ed economica dei ·ceti che co~tituiscono la maggioranza della società il moto gradualmente elevatore delle condizioni materiali della vita e della reinstaurazione gr~duale, per successive riforme, del' socialismo. Così per questa reversione teorica dello spirito sòciàlista rivoluz~onario allo spirito democratico evolutivo, che raffigura il socialismo « come coronamento logico della democrazia:.> o come « trasfuso e parzialmente realizzato nelle riforme )> il subbietto del moto sociale non è più la cl~sse proletaria, ma è di volta io volta l' azione combinata . e cooperante di più ceti e di più classi; ossia la collaborazione politica sistematica in vista di determinati scopi, superiori alla classe. Questa· corrente rèvisionistica ora tenta per opera del Turati con spoglie simulate, l'arringo anche in Italia. I suoi seguaci però sono ben lungi dal confessarsi -. quali effettivamente sono - degli eresiarchi del socialismo. Bissolati oralmente ha detto a Bologna che la formub marxi~;ta è superata, ma, assieme al Turati, si è poi ostinato ·a sostenere che la collaborazione delle classi nel loro concetto è una forma di lotta di classe. Allora si poteva rispondere invitandoli a riscontrare le due parole nel vocabolario; ma essi hanno previsto l'obbiezione ed hanno accusato il dizionario .... di essere conservatore. L'istesso Bernstein non disse'- e fu -confutato· dal Kantsky -- che il suo libro non distruggeva ma riconfermava il· metodo marxista? In Italia, i nostri riformisti, fors' anche per inerzfa intellettuale, dopo avere ripudiat9 il tentativo di un gruppo di noi, che nella critica del Marx ebbero a dichiararne francamente il lato caduco e contraddicente o con· la realtà o con la scienza , infrangono ora l' idolo marxista professandosene tuttavia adoratori ferventi. Ma al disotto delle intenzioni e delle istesse consapevoli inclinazioni della frazione cosi detta riformistica si nasconde appunto quella tendenza, che altrove ha rivendicato i suoi dfritti teorici contro la tradizione marxista, e che qui non osa ancora dichi:irare la sua abiura, e che mira a dare al moto socialista un contenuto democratico sia pei mezzi pratici e sia per le vedute dottrinali. Co9tro questo che è effettivamente una tendenza... a staccarsi' dal par:tito storico· socialista, per sosti-- tuirvi la fraseològia snervante della « coopera~ione di classe )> dire~ta alle « riforme che sono più sentite dal pro:etariato » ha avuto buon giuoco la corrente contraria, la quale ha -creduto prudente consiglio di fronte agli anatemi riformistici di invocare , _come suo sacro sillabo , tutta l' ortodossia marxista, facendosi. ribattezzare dai suoi più grandi sacerdoti, depositarii del verbo marxista. · La Jisputa delle tendenze a Bologn:i era dt,1nque l' indice di un assai profondo dissenso dottrinale. Che cosa era infatti il e< valersi delle istituzioni >> dell_a mozione Bissolati , se non il confinare entro limiti legalitar1i, pacifici e possibilistici la vita del partito ? Bernstei n, e Millerand, con il loro grido: (< Ayons peur de faire peur ! )> E quale mai altro valore teorico può avere il concetto bissolatiano « del destreggi amento ·del proletariato tra i governi borgh~si bas:1ti su interessi C' correnti d'opinioni )> più favorevoli al proletariato, se non la con :ezione dell'evoluzione socialista come sviluppo ·obbiettivo della società, di cui è attore non il -solo proletario, ma la società tutta quanta? Perchè per ammettere che leva deil' ascen- $Ìone proletaria sono volta a volta l_efrazioni più avanzate della borghesia, è giuocoforza ammette.te che la massa borghese ha in sè la capacità_di accedere ai bisogni e agi' interessi del moto proletario fino al verificarsi del socialismo : Bernstein ! E che cosa era la necessaria mutazione degli scopi concreti, a secondo dei bisogni più Ùrgenti del proletariato, e che cosa era' la proclamata lontananza del fine socialista se non la ripetizione del motto « il moto è tutto, il fin~ è niente )) ? Bernstein I E che cosa era quel porre a base della cooperazione di classe la premessa che « la lotta di classe non deve essere cieca >> se non il misconoscimento del carattere <li necessità materialistica del socialismo, e l'amri1issione del prevalere àelle (< idee· )> sulle forze economiche ? 'Bernstein I · E che cosa ern il negato carattere di opposizione del socialismo-sempre. e in tutte le contingenze-. agli istituti fondame1:nali ? Che cosa il prevalere delle riforme sul fine ? Bernstein I - Ciò malgrado a Bologna si evitò la discussione teorica , a differenza di ciò che si pratica ne' congressi tedeschi, dove gli ordini del giorno sono sempre il richiamo di principii teorici fondamentali. · A Bologna non vi' fu , almeno ·apparentemente, una schiera pronta a rivedere-le cartefondamentali del partito, ed un' altra decisa a difenderla. Se questa parte t< riformistica )) battuta a Bologna, avviseràc.ome sembra - di staccarsi dalla massa del partito, allora soltanto penserà di dare alla sua azione una base teorica direttiva; e non potrà trovarle un sostegno che nel pensiero democratico sociale ui Bernstein e di Jaurès. Ma poichè, recenti avvenimenti, lasciarono sperare alla frazione (< riformistica )>di potere trascinare nella sua nuova orbit~ di azione la gran massa del partito, fu giovevole consiglio a Bok,gna · di non improntare il proprio pensiero ad un preciso distacco dalle coscienze socialiste ancora invadenti. Così si ~piega perchè mentre in Francia si chiama popolarmente « nouvelleméthode >> quello di Jaurès,

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