Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno X - n. 7 - 15 aprile 1904

174 RIVISTA POPOLARE. Filippo Turati senza escludere in modo assoluto fa violenza, la combatte se sistematica ... e verb::.ile, avrebbe potuto aggiungere. In quanto alla cooperazione di classe ne dimostrò brillantemente la utilità pel proletariato, mettendc in rilievo le contraddizioni dei giapponesi, cioè degli avversari, che mancano del senso della relatività. (Perfettamente di accordo). E fu felicissi 1119 quar~do ai giapponesi, ·c10e ai rivoluzionari, che volevano alcune riforme immediate - ad esempio: !'abolizione del seq aestro prev.nt;vo - ed in risposta ·ad una interruzione di Mocchi che voleva ottenerla senza ·cooperazionedi classt soggiunge: ccBenissim0 ! Senza cooperazione fil: andremo noi in trenta socialisti alla Camera, « non otterremo niente ... e la stampa rimarrà li- « bera com' era prima ! » . E sin qui pare che il Turati sia stato sinanco troppo sincero. Mancò completamente la sincerità - e ne converranno alcuni nostri buoni amici di Verona, quali il Levi, lo Zanella ecc., riel seguente periodò che riproduciamo dalla Tribuna_: « Poichè « -un gov'errio deve esservi noi vogliamo che ve « ne sia uno il più radicale possibile , il qua_le si « avvicini· ai no5tn concetti di regime popolare. « Noi s1amo più repubblicani - può darsi aggiunaiamo noi ·che restiamo assai scettici di fronte al ;ecentistimo repubblicanismo di' Ferri - noi siamo ccpiù repubblicani dei· rivoluzionari, poichè essi lo « sono nella sola forma del governo ,. noi invece « lo siamo nelle amministdzioni locali (? !) e nelle « lotte con una classe. Lo siamo in ogni nostra << azione nell' anima! >) ( ! ?) Siamo 'fepubblicani , « ma non facciamo la lotta contro la monarchia « perchè essa ci ·consente di lottare per tante altre « conquiste che non sono meno utili per la classe « dei· lavoratì)ri. Non facciamo dell'antimonarchismo « perchè teniamo più alla sostanza che alla forma, cc perchè ' crediamo che lo scopo dell' opera nostra « debba essere il miglioramento di classe , non « quello di mutare uno stemma .... · » Ma non è questo il ragionamento, tout court, di .-quasi tntti i n1onarçhici liberali ? E non sarebbero · assai più repubblicani di lui i MarcoriaTti di Milano ? E' evidente: in questo punto il Turati mancò di sincerità; o meglio ebbe paura di essere sincero proclamandosi addìrittura monarchico. E fu reticente in quest'altro interessantissimo brano : cc Il nostro programma dice: Conquista dei pub- << blici poteri; ma i miracoli 110n si fanno. La con - « quista non può che essere graduale, parziale, pro-1 « arediente sempre. Si parla di partecipazione al po- « fere; ma di chi? Di un uomu? No, del proletariato. « Ed io penso che non vi sia nulla di più dannoso << alle classi operaie di u.n socialista al potere, che << non sia sostenuto' e sorretto da tutto il proletaccriato cosciente ». Moccbi interrompe: Anche in mon:i.rchia? Turati. << Non intendo ipotecare l'avvenire del pro- « letariato per i miei preconcetti personali. Io non « lo so;_ma penso .che, qua.ndo si tratterà di decidere . « una o-rande questione, interessante i lavoratori, non « sarà 0 un uomo che imporrà a ques.ti la propria opi- « nione, ma il proletariato stesso imporrà a noi ed l< a voi, quando sarà giunt0 il momento di .questo « grande atto evolutivo >). L' interrnzione di vValter Mocchi trova .il suo preciso riscontro nell'altra che -1' on. Cobjanni fece· alla Camera quanto Giolitti adulando i socialisti e accennando alla possibilità di vederli al potere, citò il caso Millerand. Il Deputatq · per Castrogiovanni interruppe: Ma in Francia c'è la CZ(epubblica I · E il Presidente del Consiglio di rimando: Ma l' on. Turati non crede alla pregiudiziale.... L' on. Turati tacque allora ; ha risposto ora a Mocchi per far sapere che l'on. Giolitti ben si apponeva annoverandolo tra i possib.ili e futuri ministri della Monarchia. E noi ci auguriamo che l'avvenimento si compia al più presto possibile. Sarà tanto_ di guadagnato per la sincerità, per la buona delineazione dei partiti, per la cosa pubblica che guadagnerebbe molto da\l' av\'ento al potere di una democrazia radicale. Se Turati, Bissolati e C.i intervenissero nel prossimo Congresso radicale di Roma vi porterebbero quel contenuto , che mancava ,nel Congresso di Milano. La rivista NotU,-Raramente nella.stampa di tutte le gradazìoni si è t1·ovata tanta unanimità di giudizi quanta ce n'è stata sui risultati del Congresso socialista. Radicali e conservatori, mouarchici e repubblicani, sono di accordo nel ritenere che il partito socialista esce più di viso che mai e senza avere nemmeno tentata la· discussione dei problemi che posso no interessare il proletariato e il paese tutto e che pur erano all'ordine del giorno. come ha rilevato in uno dei suoi buoni commenti Andrea Torre nel U·iut•n, le d' ltaliU,. Tutti giudicano che a Bologna trionfò l'equivoco e che l' u-11 i1.à strqmbazzata da Ferri e dall' , vu.·nti! è meno che un pio desiderio: è una ridicola menzogna. Tra i commenti che avrebbero sapore di sincerità, l'incrediente più scarso nel pasticcione, ci sarebbe, e notevo'le quello di Labriola riferito dal 1.'empo. Il capo vero dei 1·ivoluzionari avrebbe dichiarata la sua meraviglia per le forze considerevoli dei riformisti e che non erano nemmeno sospettate. . Ma un commento, che collima perfettamente col nosti:o l'ha fatto La StU,mp,1, e vogliamo riferirlo, ìn parte, colle sue stesse parole. « Ferri ha vinto, vome osse1·vava un socialista illuminato, racchiudendo uel suo grembo riformisti e rivoluzionari, due psicologie ineluttabilmente avverse, due dottrine, due metodi, due finalità: racchiude, cioè, un contrasto che non potrà essere racchiuso mai in un solo cerchio, in una sola disciplina, in• un solo partito ». . « Nessuna volontà d'uomo e nessun equivoco di Congresso potrà impedire la scissura a brf>ve scadenza del partito socialista italiano. La scissura è negli uomini, nelle cose. nel.programma: scoppierà ufftcialmente quando i riformisti si sentiranno cosi forti e così maturi da rio.negare a parole, come hanno rinnegato a fatti il verbo marxista. Essi al Congresso di Bologna sono stati since;•issimi nell'applicazione dei loro principii, ma meno nell'esposizione di essi ». '. . « Si dicono socialisti e .non lo sono più. Per essere sinceri avrebbero dovuto dit·e: Noi per i primi abbiamo organizzato le masse e passato al pro vi no della pratica il verbo marxista. Esso è fallito. Noi vediamo che; per andare anmti. bisogna abbando o.are il catastrofismo ri voluz io nari o. Carn biamoci nome e chiamiamoci - come in Inghilterra e in alcune sue colonie pjù progredite nella politica del lavoro, l'Australia, ad esempio - pu.rtitu ape• u,iu ». _ _ « E questo, che non fu ma1 detto_ al Con~t·ess~ ~1 .~ologn~, lo si sentiva nel fondo, nella coscienza d1 tuttt 1 riformisti, per chi sapesse capire i loro discorsi. Perchè non l'hanno detto 1 >) ~ Non certo per· itHtncanza di coraggio persO?,:l:le; ma una preoccupazione incombe loro: quella della te1-r1bile responsabilità che si assumouo iniziando un distac00 nel partito so- . 'ci'alista. E la responsabilità è determinata soprat~1tt<? da!l'ef:- fetto che il distacco produt·rebbe nelle masse socialiste, dato il loro stato di « io-noranza ». La pa1·ola, naturalmente, non è nostra, ma dei p~·incipali capi riformisti, a cui lasciamo la responsabilità., perchè l'hanno ripetuta e ne so1;10_profondamente persuasi. Ed è per questo che, _malgrado 11gros_so!ano tt·ionfo dell'equiv ico del Congresso d1 Bologna, la _sc1ss10ne non scoppierà àomani: ed il vero vero, urutale e schietto, non brillet·à che fra qualche ternpo. L' on. Turati lo ~asciò comprendere chiaramente , richiamandosi solo ed unicamente al tempo galantuomo, come inevitabile apportatore d_ì quell<1. scissione netta che lascerà ad ognuno l1be1·e le mani >). E o i-amai si può essere certi che questo distacco . ayverrà alla prima otcasione propizia. Questa è la nostra oprn10ne.

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