RIVISTA POPOLARE duto nell'amore, _si perde in tutto il resto. E· non lo vedete ?., Un popolo effemmato e scostumato e che si compiace di ' .tr' • ' un al'te euemmata e s'.~ostumata, non può essere un popolo forte,_ né u? popolo giusto, nè un popolo libero; perché d_o,·e i cofpi e· gli animi sono infrolliti,ivi è-debole il sen~ tunento del dov~re è della dignità, ivi gli uomini (sotto .qualunque bandier~,. o _nera, o azzurra, o rossa) si divide. ranno, pe!· forza <l1mt_ima na_tura, in pecore e lupi, in sopraffatt?ri ~ s. praff att1. Meglio , per tali popoli , il leone, che ugl~agha, col _ter_roredel. suo ruggito, pecore e lupi. ~è _m_i fa meraviglia che, rn una società in cui ur1ic,J · p_rmcip10 sup_erstit~ di morale resta il tornaconto e il vel- ~1camento d~i sensi, ella, valoroso scrittore, ricco cli tanto u;1g:egno e d1_tanta cultura, e di tanta indipendenza di giu d1zio, non sia né commendatore, nè celebrità ufficiale nè oracolo accademico, nè presi~e~te di commi_ssi·oni o gùJ,nte, ecc .. ec?·; no? 1?e ne meraviglio;. ma vorrei che ella non ~ttr1bmsse ciò mteramen!e ?'lle ~u~ idee _eterodosse, perché 10 ste~so (ammessa la mia mferiorità d' mgegno e di cui. tura) 10, che ho idee pure abbastanza ortodosse, e la su-, pero, cre~o, p_er et~, non rn!o non conto nulla di nulla, e rn un~ città_ m cm son tutti a cavallo sono l'ultimo dei ped~n!, malv~sto e tenuto a bada da tutte le massone1·ie di tutti_ 1 colori, ma non ho trovato mai nè trovo cane diedi tore ?he abbia voluto o voglia pratticare un mio libro nè un gt_ornale che mi lasci gridare liberamente, a mio ris~f-iio e_perw?lo,_tutto quel che penso. Per non fare come il bai' biere d1 ~1da, ~ono ~t~to se~1pr~ obbligato a chiedere ospi tal tà a gior~ah e riv1s_te d ogm colore e partito, e mi son trov_ato a_s~ri~ere su g10rnali monarchici, guelfi, repnbblicam, _soc1ahst1 (senza pMò falsare, mai, le mie idee) e perfin? (10 che combatto la pornografia) su giornali pornografici. yede. adunque, prof~ssore, che· l'o.stacolo più grnve alla marcia tr10nfale non è il colore del proprio Yessillo· ma è un'altr~ co~a. Gli é c~e in una società dove gli unici ideali ~?n? rido~~1 alla _p~nc1a ~ ~n _po' pì_ù giù, in una società simile, -'slmgenu1,.1 convmt111 fedd1 a un alto ideale fanno . . ' P?Cu camnuno; è già molto che siano lasciati vivere. Ma d1 far c_ammi~o mi pr~me poco. Non mi stordisce l'eco degli '.3-PPla~si 13:lD Annunzio e alla nuova tr'agedia bo,·dellesca, rn cui egli s~ernpera anco~·a una .volta il suo eterno porco argomento (npetendo specialmente il motivo del Sogno d'un · tramonto d'autunno). :t-Jnsecolo di ~pplausi non potrà mai fare che quella non sia una tragedia· bordeltesca e che io senza applausi , mi senta assai più felice del D; Annunzio: perchè sono, moralmente, senza paragone s11periore a lui. Senza contenuto morale, senza nobili ideali la vita non merita di esser vissuta, e chi la vive così don è che un infelice. E' questo il mio orgoglio. ' Con alta stima Salerno 29 marzo 1904. * Suo deY.mo Giovanni Lanzalone Al prof. Giovanni La11zaloue Avevo detto che per me la polemica era chi usa, e man - tengo la pa1·ola. Questa risposta - non replica - è dunque 80ltanto pe1· dire a lei e ai lettori, che 10 applaudo con tutta l'anima alle ultime tre lince della, sua lettera apel'ta, le quali per me, come per lei, che, al di sopr,t <lei parti ti nomin1li e forma!i, è un galantuomo, non rappl'esentauo un11 se:nplice frase: e chi mi conosce personalmente, lo sa. E scrivo ancora, brevissimamente, pel' mettere anch: io qualche altro puntino sui nostri i, e chia,·ire quanto ho detto sul mio culto per la libe1•t3,: la quale per me non ha e non, deve avere altre limitazioni, se non il rispetto alla persona ed all'avere altl'Ui. Ora, il letterato o l'artista che scrive, dipinge, scolpisce delle cose che a qualcuno ripugnano, offende questo qualcuno, soltanto nel caso che infligga a lui, personalmente e per fo1·z:1, il mostruoso prodotto della sua fantasia, nelle lezioni di scuola, nei pubblici monumenti, ·e cosl via: ma i libri <:he nessuno è obbligato a comprare, gli spettacoli cui ognuno é libe1·0 d'intervenire o no, non debbono esser soggetti ad altre leggi che a quelle dell'arte, né ad alt,·i biasimi se non della c1·iti<-a. Tutt'altro è il caso degli avvocati imbroglioni, <lei ministri cleptomani, dei deputati affaristi: quelli danneggiano . tutti, volenti o nolenti, forzatamente, sotto la protezione e l'usbergo delle istituzioni; assassinano la collettività, disonorano il lol'o paese, infangano le nostre comuni, e.sacre e indiscusse idealità; c nessuno, di nessun padito, cli nessuna 1·eligione, di nesst1na opinione, può di1·c nè <lice che facciano ?ene, all'infuori de~ loro ·complici e manutengoli : pe_r quelli, _caro Lanza~one, 10 sarei molto più forcajolo di 1~1: non mi contenterei del Codice Penale: vorrei la legge d1 Lynch. E con questo, le stringo affettuosamente la mano. Suo J.v.lm·ioPilo RIVISTIl DELLE RIVISTE X.: li pote~e dell' Imp1,ratore del Giappone - Il popolo del Giappone crede che il suo imperatore é un e~sere se_mi-divino, ed é obbedito come un Dio, e bisogna ricordarsi che quando muore diventa divino e come tale adorato. Egli -é il capo supremo del!' esercito e deila marin,1, fa la guerra e la pace ed é un indiscusso autocrate tale ehe non ha riscontro in nessun altro paese. Quest~ può sembrare un po' str?'no agli occhi del popolo inglese, ma questo è un fatto e 1 sentìme11ti del popolo giapponese· non posson~ essere spiegati di· più. Neppure il più ardito guerner • giapponese non treme1•à trovandosi alla presenza dell'lmperntore, ed ogni più vecchio uomo di Stato, che sia stato anche pel' degli anni ammesso alla sua confidenza non oserà levare gli occhi su di lui. Non é colpa loro ma ~iub~ne delle circostauze che hanno concorso a far gr;nde. 11 Giappone. Ufficiali elevati alla ci viltà occidentale educati sul più alto rango , aspettano con ansia i ringra~iamenti S?l'itti di uno quals_iasi. dei rnembl'i della famiglia impel'lale , e aspettano 11 giorno in cui una generosa provvidenza possa presentare un simile meeaviglioso onore per loro. Con tu_tto qu~sto potere, l'l.uperatore del Giappone è un uomo abile e ciò malgrado le reazionarie influenze che lo circondano. Egli é stato sempre abile a trovar posto nella sua ~ttiva ~ntelligenza alle idee progressiste, tanto quanto , pur il pensiero della sua propria magnificenza. Il primo passo del Giappone ver.so la luce della civiltà occidentale fu aiutato in un g:ado straordinario _dall'azione dell'Imperatore. Quando egh comprende le circostanze egli ci si pronunzia baldamente favorevole; quando egli ~on le comp_renJe, egli è scrn~1·0 peo:Ho a studiarle da quelli nei quali npo_ne la sua fiducia. Egli lavol'a più assiduamente che ogrn altro monarca del!' Asia e di parecchi d' Euuopa. Re.,.. eluso nei suoi palazzi , gli sono risparmiate le perdite di t~mp? alle. quali. son sottoposti i sovrani europei, come pose d1 pnme pietre, inaugurazioni di istituzioni e simili. Personalmente egli è grave e solenne ed è difficile separare lu_i dal_ suo alto ufficio. Agli stra~ierj che gli sono presen tatl egli appare cortese e pieno di piacevole interesse, ma essi sentono :-he egli non può liberarsi dal peso dei suoi imperiali antenati. Ultimamente l'Imperatore ha p1·e_>'opiù interesse nei dettagli del mondo ocçidentale, e ultimamente, ha scomuussolato tutte le regole di etichetta, chiamando a sé e complimentando i soldati che si erano distinti. Date le circostanze che reggono il trono del Giap· pone, non sarebbe natUl'é.1,lese l'Imperato.re Lsse semplicemente un _?espota sodisfatto cli sè; ma con l'attuale reggitol'e del Gia~pone s1 è sollevato al disopra della sua posi- :1,10ne,e c1 si è mosti-ato come un vero grande uomo. ( World's Work, marzo 1904). X D.R DlLLON: L' A mml r:i g·1fo Alexeleff - Ora che si parla tanto dell' Estl'erno O,·iente e della guerra RussoGiapponese nella quale l'Alcxeieff ha tanta parte, sarà bene c,)noscere ch'è questo vice1·è russo. Evghengi hanovitch Alexieff nacque nel 1843 da un armeno, direttore delle Finanze della Russia Meridionale, e da urrn gentildonna russa. L'influenza del conte Mardvinoff, superiot·e del padre di Alexeieff e valente ufficiale di ma1·ina, determinò la vocazione marinarn del ragazzo che fu ammesso alla Scuola Navale di Pietroburgo. Passò gli esami e fu a.bili tato al servizio senza dimostrare però né una intelligenza eccezionale, nè una qualunque superiorità su i suoi compagni che potessero ·far presagire le sue sorti future.· Egli faceva molti castelli in aria e gli piaceva im • maginar sè stesso come ammirag!io, ministro della marina, e un secondo Korniloff .. Come la grande maggioranza degli ufficiali russi di marina egli è un franco e rude uomo di mare al tempo stesso che un pel'fctto ·gentiluomo. In mare è serenissimo, egli esige dagli uomini l' osser-
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