RIVISTA POPOLARE do.bbiamo giudicarlo dal contegno del Ministro - colle prescrizioni, del' Codice Marittimo Internazi~nale ! X Noi viviamo perchè la misericordia di Dio deve essere grande davvero o perché, nell'Argentina specialmente, l'ele mento italiano si' é imposto colla costanza nel lavoro; ché se si dovesse sperare qualcosa dai nostri agenti diplomatici, i lavoratori che immigrano potrebbero ritornarsene alle loro case il giorno dopo l'arrivo. Questa, pur troppo, é la dura verità, spoglia di qualunque fronzolo, senza fra.si, senza retorica, che i pubblicisti onesti hanno l'obbligo di dire, e alla quale io ho creduto mio dovere accennare, con questa prima di una serie di lettere alla Rivista, che si proporranno studiare, spassionatamente, le condizioni economiche e morali delle due Repubbliche finitime e quelle dei nostri immigranti che sono i principali fattori del loro progresso. GIACOMO PAVOì'-1 Alcunipuntinisugl' i fl1 JO-tof. l)fario Pi1o Illustre professm·e, a lei è parso che io nella mia lettera al Colajanni (sul critm·io morale) sia stato volgarmente intemperante e violento nel linguaggio; ed io credo, invece, di aver fatta. buona opera educativa, dando esempio di quella dantesca e alfieriana proprietà di vocaboli , che oggi fa quasi orrore , in una società pasciuta t_utti i giorni di eufemismi e metafore. Ma io non trovo parole abbastanza violente e volgari contro quelli che, sotto il comodo pretesto dell'arte, sfruttando i più perversi istinti contemporanei, sono veri malfattori della penna, anche se godano la pienezza dei più strepitosi trionfi. A cosa volgare parola volgare : cosl vuole la proprietà e l'efficacia, qualità più democratiche che signorili. Ma ella, professore, la pensa molto div_ersameote. Ed io non. scrivo perché pretenda di mutare le sue opinioni , ma solo perché mi p1·eme di affermare e precisare le mie. - « Che ne di.rebbe il Lanzalone (ella scrive), se io mi mettessi a giudicare l'opera d'uno scienziato in base allo stile degli scritti in cui la espone , quella d' un eroe 'col criterio dell'eleganza del gesto col quale ha salvato il suo . simile da una sciagura? )> • Ecco, io direi solamente che il buono stile accrescepregio all'opera dello scienziato e l'eleganza dal gesto accresce pregio a un atto eroico. E null'alt1·0. Ma nel caso della mo raie quegli esempi non vanno. La morale è tal cosa, che, come l'étere involge e compenetra tutta la materia cosmica , cosl essa involge e com- ·penetra tutte le attività individuali e sociali. Mi permetta, infatti, professòre, di applicare il suo metodo socratico al caso della morale: - « Che ne direbbe il Pilo, se io giu · dicassi l'opera d'un uomo politico co; criterio morale? )>- Ma qui facciamo della politica, non della morale - « E l' opera d'un artista? )> - L' arte è una cosa, la morale é un'altra - « E l'opera d'un avvocato? )> - Purché vinca le cause, che gl' importa della morale? - (< E l' ope1·a d' un ministro dell'istruzione?» - Ma egli faceva il ministro, non faceva il moralista. Con tale sofistica distinzione, non v'è cattiva azione che non possa giustificarsi. I moralisti stessi possono distinguere: noi siamo tenuti a insegnarla , la morale , non a praticarla. Md. quand' è, dunque, che il criterio morale ci serve a qualche cosa? O esso è un criterio sottinteso io tutte le ·opere dell'uomo, o esso va escluso da tutte. Pur troppo, siamo quasi ridotti a questo secon<lo caso : ma ve ne paiono belle e lodevoli le conseguenze ? La morale è, di sua natura imperatoria; e se voi credete liberarvene con un alzata di spalle, essa sì ven<lica ad ogni istante, e vi fa sentire la ~ua necessità e la sua potenza, quando più credete averla bandita dall'armonia delle forze sociali. Ed è inutile il dire che non esiste un-a. morale assoluta, perché io rispondo: la morale si evolve , dunque vive; e vivrà di vita sempre più rigogliosa, quanto più l'uomo acquisterà chiara coscienza dei suoi veri interessi. Perché questo è appunto la mor:i.le: la suprema legge dei veri interessi, sempre meglio intesi, degl'indì vidui e della -specie. Mi duole e mi meravi{;·lia che ella , illustre professore, .mi tratti quasi da codino e da bacia.pile. Io sono un monarchico che in molte cose. vado d'accordo coi repubbl cani, e in altre coi socialisti, e in altre perfino coi elericali, e in altre perfino cogli anarchici. . Io sono soprattutto un disgustato della spaventevole de vastazione morale operaiasi nell'arte e nella vita; uno, che ha limpidissima la coscienza dell'urgente nec~ssi tà di una faticosa e solida opera di ricostruzione; uno che , pur di affrettare quest'opi-ira, sarebbe pronto ad allearsi anche col diavolo. Come concezione filosofica dell' universo, molto mi convince il monismo: non esiste altro che materia in movimento. Ma io sono un monista, che non escludtl dall'uni verso l'idea dì Dio. Il movimento è Dio. Infatti, se il movimento della matel'ia terrestre ci dà la vita, ci dà il pensiero umano, la coscienza umana , come é possibile che il movimento della materia infinita non dia un pensiero, una coscienza infinì ta ? Io paragono l'ètere al siero sanguigno, in cui nuotano i globuli rossi, le stelle, e i globuli bianchi, i pianeti, con distanze non, relativamente, superiori a quelle che dividono i globuli del nostro sangue, e noi, multiformi viventi, non siamo che i microbi benefici e malefici dell'organismo infinito, e il nostro elevarci o abbassarci, non è che l' avvicinàrci o l'allontanarci dalle funzioni più alte dell'organismo universale, il partecipare più o meno della divina coscienza infinita. Io non vagheggio una morale fondata sulle nubi d'oltretomba. Qualunque sia la tappa che, nel cammino eterno, rappresenta la nostra vita <1.ttuale, è certo che questa vita ha , in ogni modo , un suo scopo immediato e· facìlmen te comprensibile a tutti : la felicità. individuale e sociale: e su questa base, tutti, di qualunque credenza o miscredenza, debbono accordarsi a fondare l'edificio della morale. Si, io voglio una morale fondata sull'utile, sull'interesse, sul pia cere, sull'egoismo dell' indiyiduo e della specie. Ma i princìpìì di questa mora.le, se sono bene intesi, non sono diverJi dai· prineipiì di quella fondata sull'altruismo, sul bene assoluto. La morale è come un poliedro, che su qualunque delle sne facce si posi, regge sempre; e la sua figura com plessiva, da qualunque punto dì vista, purché sì guardi con occhio puro, rimane sempre quella. Ora a questa opera di riedificazione morale , che è su - premo interesse della società, devono concorrere i buoni, i sinceri, i Cùnvinti, di tutte le credenze, di tutti i i,artiti. A quale sistema , a. quale fede , a quale partito , che voglia essere logico, può apparire giustìbicabile questo sfrenamento e questa esasperazione degl'istinti animali, che sembra essere il compito del!' art.e trionfante, o di quest~ che ci si gabella per arte ? Certo tutti quelli che ammettono la__ morale cristiana (e sono pui·e, in Italia, la maggiora;nza) non so come· facciano a giustificare innanzi alla loro coscienza questo metodico eccitamento ad ogni specie di lussuria. Nè so q·uale sistema filosofi,io , da quale punto di vista (se non fosse il punto di vista Danounz:iano (1) e Mandrillesco ., J..>OSssaantificare la lus::;uria (causa prima di degradazione agli individui e alle razze). Anche il più sfac• ciato epicureismo , col porre come sommo bene i piacere, deve , per logiça necessità, opporsi all' inconsulto sperpero delle fonti stesse del i iacere. I parti ti conservatori , che vogliono l'impero del!' ordine, non possono, senza contraddir:Si, compiacersi d'un' arte, che ci riconduce al disordine· della vitél selvaggia. E possono compiacersene i repubblieanì? Ma repubblièa vuol dire. tirannia della legge mqrale, vuol dire popolo capace di governarsi da &é, cioè capace di dominare le propriP, passioni. I socialisti forse ? Ma se i socialisti vagheggiano un ideale di giustizia, che sperano essi dall'esasperazione dagl' istinti brutali 1 .E' forse un istinto brutale la giustiz:ia r Le moltitudini abbrutite saranno buone a distruggere, a opprimere , a dilaniarsi, e a crearsi un padrone, non mai a governarsi con equità. E gli stessi auarchici, che non ammettono il g·ioco delle leggi, pe1· la via dell'abbrutimento vogliono forse condurre l'umanità al loro paradiso terrestl'e, ove all'oppressione <lello Stato siano sostituiti i semplici richiami del dovere tra· sformati per evoluzione in istinti? La morale non è come composta dì tanti pez:zettini , dì cui, t.oltooe o spezzato uno, gli altri rimangono ritti. No, la morale è qualche cosa di vivo e di ·organico; è un organismo, del quale se una funzione si altera, tutte le altre nè soffrono e si alterano. La corruzione della morale scs sua.le porta il corrompersi cli tutto il resto. 11 pudore perl .\.lle quattt-o virth rardiuali, giustizia, fo1·tezza. pruùeu,u e temperanza., il moralista D' Annuzio ha sostituito qLfesle altre quattro: la volontà, l'istinto, l'ot·goglio, la. voluttà.
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