. . ~- L ~~ ·RIVISTA POPOLARE DI ·Poli tic a,-· L.~-ttere e Scienze Sociali Direttore: Prof. NAPOLEONECOLA.J.A.NNI (Deputatoal .Parlamento) Esce in Roma il 15 e-il 30 d' ogni mese Italia: anno lire 6; semestre lire 3,50 - Estero: anno lire 8; ·semestre lire 4,50 Un· numero separato Cent. 30 · Amministrazione: Corso Vittorio Emanuele n.0 115 - NAPOLI Anu_o X.-Num. ' ABBONAME 1NTO POSTALE Uoma., 15 Aprile 1!>04 SOMMARCO: N01: G11 avvf'lnlment1 e g-11uo1oln1: (I successi della repubblica francese - Ancora il viaggio di Loubet - Le porcheriole dell'aristocrazia borghese - Gindizi di avversari sul caso Chies i - Come i socrahsti sono riusciti nella fabbrir.a delle coscienze - La violenza nel popolo e nel governo italiano - La quistione Balcanica - A. AGRESTI:Ancora a proposito di tribunali). - LA R1v1sTA:Dai Congressi radicali al Congresso socialista - ENRICOLEONE: La crisi del socialismo italiano e il Congresso di Bologna-DoTT. N. CoLAJANNI:La ricchezza pr ivata in Italia-Prof. F. SA- VERION1TTI:La più povera e la più ricca tert·a d'Italia: la Sardegna e la Liguria- IUSEPPERENs1:Le Istituzioni svizzereNo1:Le spese militari produttive? Sofismi militari - MASSIMORANO:Tobia - F. MoRMINA PENNA:Un saggio sull'ideali- smo di G. Mazzini (con una nota della redazione) -- Le nostre co~on1e: G. PAVONI:Lettere argentine-G. LANZAL0NE e MARIO PrLO: Alcuni puntini sugl'i (polemica). - l{,1vista delle Riviste: (Il potere dell'lmper/1,tore del Giappone (World's WorkJ-L'ammiraglio Alexeieff ( Contempo,·ary 1·eviews) - La situazione della fìna.nza. russa (The NinetetJnth Centu1·yof after)-Dal male ~1 peggio in Finlandia (Review of 1·eviews) - La criminalità in Italia ( Die Grenzboten) - Di un disegno di coloniz7azione (Nuova Antologia) - Il giubileo del Codice Napoleoue ( Universum) - SistE>manaziona_le o territoriale? (Riforma sociale). - Recens1ont - lllustraz1on1 nel testo. SI pregano nel modo ptù caloroso gJ1 abbonat,1, a1 quali è scaduto l' abbooamento di volerlo pagare colla massima sollec1tudloe. Il loro ritardo; che trattandos1 di somma molto esigua non può dipendere che da dimenticanza, arreca imbarazzo all'amministrazione. GLI fiVVBNIMBNTI ·e GLI UOMINI I success1 della rPpnbhlf ca francese. - Qualcuno pensando al.le a~aren~ c~~ d~vono pro~are i capitalisti, che vedono rn pericolo 1 m1hard1 prestati alla Russia e i d_iplomatici. che sull'aliea?za co.llo Czar fondarono la politwa estera della repubblica , d1 fronte agli ultimi fatti di guerra sul Yalu e di Porth Arthur , ·crederanno che noi vogliamo fare dell' ironla occupandoci oggi dei successi della repubblica in Francia. Niente affatto. Constatiamo successi reali; e ce ne compiacciamo viv<1.mente. I successi sono di due ordini: nella politica estera e nella · politica interna. L' a;ccordo conchiuso dalla Francia coll' Inghilterra ha una importanza veramente grande; si può misurarla dal malumore non nascosto del Cancelliere &ermanico, dall'ali' allarme della Spagna e dalle recriminazioni della stessa stampa conservatrìce inglese; la quale non esita a dichiarare che si .é dato moltissimo alla repubblica in tutte le ant~che questioni coloniali senza nulla rilevare. Alcuni arnvano ad affermare che l'ultimo accordo rapp1·esenta la rivincita pacifica di Fashoda. .Forse c' é un ~ò di calcolata esagerazione; ma é innegabile che alle varie questioni coloniali che si discutevano ?a parecchi anni tra le due rivali separate délla Manica m generale é stata data una soluzione nel senso desiderato dalla. Francia-. in Ameri~a , in Africa e nel Madagascar. Perciò comprendiamo che m Francia ne sianu tutti lieti- ~ ad eccezione dei rea'zionari camuffati da nazionalisti. E .l della soddisfa:1.ione ~i ha anche la prova nelle parole dei socialisti della Petite Republique. Ma noi, però , siamo sicuri che l' Inghilterra prepara }•qualche grande furto se si é mostrata cosl arrendevole fi colla sua rivale coloniale. · -' Non sono minori i successi all'interno; e sono successi d~lla repubblica democratica conseguiti per mezzo del Mi- : mster? Combes. Questo ha. vinto delle pericolose insidie tesegh dal Doumer e dal M1llerand, che si sono prestati a ./ ,fare il giuoco dei reazionarii. · 1 ~ Sicché ha avuto ragione il Combes ad intuonare il peana ~ della vittoria nel suo discorso di Laon. · · i Qualcuno gli ha rimproverato la volgarità degli attacchi \?ontr~ Do_umere Millerand e la violenza della politica contro ,,,1 clericali. Ma quella che tra noi sembra. volgarità ·non é ~he. franchezza, sconosciuta a chi vive tra le ipocrisie del l"eg1me monarchico costituzionale, eh' è tutto una finzione. Certo é che chi legge il testo del discorso di Laon non può non sentire ammirazione verso un uomo che agisce , pensa e parla con uniformità meravigliosamente rara. Noi- intanto, non esitiamo a manifestare il timore che il soverchi o anticlerical isrno possa procurare dei guai alla repubblica e ch8 la guerra dichiarata ai crocefissi sia ~nutile ed imprudente. Non da oggi manifestiamo questi timori; e i fatti sinora, di che siamo lietissimi , ci hanno dato torto. Non desideriamo di meglio che d'ingannarci aoche sull'avvenire. X Ancor~ Ja vlstta di LoubAt. -- E' strano. L' Imperatore di Germania incrocia nel mezzogiorno, Tittoni se ne va a confabular~ ad Abbazia con Goluckowsky. Tutto questo mentre si stanno imbandierando Roma P, Napoli per l' arrivo di Loubet. Quasi si direbbe che quella sinéerità , e quella lealtà che devono inter·cedere nelle rela.zioni fra amici , non sieno proprio la base delle nuove relazioni fra Italia e Francia. Tuttavia vogliamo pensare che questo sia un effetto del nostro pessimismo , e che tutto proceda nel modo più leale ; e che l' amicizia che sembra legare alla Francia il nos:ro governo, sia sentita e vero. Questo anche perché- la nostra serietà politica sarebbe seriamente com• promessa se fosse altrimenti. E' un fatto che, qualunque cosa dicano i giornali ufficiosi ed ufficiali, il riavvicinamento Franco-Italiano é un bruscolo negli occhi dell'Austria e della Germania, bruscolo che potrebbe diventare una trave e le due alleate, che di bruscoli non ne vogliono , cercano di veder più chiaro che possono nella faccenda. L' On. Tittoni ha dichiarato che dirà. nel parla.mento il buon risultato del suo colloquio col ministro austriaco , e noi ci auguriamo che veramente i risultati sieno a vantaggio del nostro paese. Naturalmente un maligno potrebbe dire: Toh ! proprio ora quel colloquio e quella crociera?- Ma noi non siamo maligni . E' certo che molti interessi si delineano, per l'Italia, nei Balcani , interessi che ,non possono svolgersi - in senso pacifico - se n,on concordemente a quelli dell'Austria. E' logi··o quindi che un accordo per questi speciali interessi debba inte~venire fra le due potenze interessate ; ma bisognerebbe aver b~ne l'occhio a non lasciarci sfuggire i vantaggi che ci potrebbero venire dall'altro lato; poichè se è massimo vantaggio dell' Austria e della. Germania il te•
RIVISTA POPOLARE nerci, se possibile, lontani sempre e separati quanto più si può dalla Francia, è nostro interesse, politico e commerciale, il riannodare con la Francia quelle relazioni eh: un tempo ci furono utili e che una politica pazia ci fece 1l'ascurat·e a scapito degli interessi del nostt·o paese. Noi pensiamo che l'ora di una alleania con la Ft·ancia non è ancora suonata. Non per noi, ma per la Francia. La nostra buona Yicina. non ha ancora gustato l' amaro dell' alle,tn1,a russa. Bisognerà prima che i sette e più miliardi prestati dalla Frnncia al colosso Moscovita di ventino d'un problematico ricupero. Bisognerà che la Repubblica s' accorga che l'Impero ha fatto su l.➔ sue spalle e co' suoi denari i suoi interessi. Allora , a illusioni svanite , la Francia sentirà il bisogno d'orientarsi altrove. Ora è necessario non compromettere l'avvenire, se vogliamo peear-e qualche cosa su la bilancia europea. L' alleanza <:on l' Austria e la Germania ci fu utile; ei fu dettata da necessità e convenienza dell'ora e naturalmente dovemmo pagarla e la pagammo; ma sarebbe da imbecilli pagarla oltl'e misura. Amici ed alleati dell' Austria e della Germania va bene ma fin quando e per tanto quanto lo comporta.no e lo richiedono i nostri interessi. Di ·oiil e oltre ciò, no. C' è, si sottintende , l'interesse , il desiderio , la volontà della pace: ma tutte queste sono parole da che si è adottato nel suo piil stretto senso la vecchia frase: si' vis par,e pam bellum. La crociera dell'Imperatore Guglielmo, il colloq•1io di Golucowsky son venuti al momento opportuno-per loro - per togliere colore, calore e importanza alla visita di Loubet. I nostri uomini di Stato sarebbero molto ingenui se si fossero lasciati pigliare all'amo. In ogni caso noi speriamo, e sappiamo, che il popolo 'Italiano non abbocca tanto facil mente; e per il popolo la visita di Loubet conserva tutto ed integro il suo earattere, malgrado gli sfor,1,i degli interessati a legare l'Italia ad un giogo che potrebbe anche esserle divenuto inutile e pesante. Il significato della visita di Loubet~ infine, cresce a misura che s1 acçentua il dissi dio tra il papato e la repubblica francese. X L~ porchertole della aristocrazia borghese. lo scandalo della indennità a Salvago-Raggi dilaga. Non lui solo prese, quale indennità della perdita di ciò che non possedeva, la modesta somma di 7 42000 lit·e. Fece partecipi della buona fortuna gli amici e conoscenti, 30000 lire al marchese Pallavicino , 25200 , al duca Caetani , 63000 al Vitale. Piil enorme e più tùrpe il fatto che si accorda!'ono ve-nti'due milioni' ad una Società clericale di Firenze che in Cina non aveva nè un uomo, nè un centesimo cli proprietà!! E' un fatto che visto e considerato che era la Cina che pagava, giacchè si trattava di pigliare t~nto· valeva pigliar molto che poco. E' vero .che questo ragionamento quando per sua clifosa lo fa un malversatore in tribunale non gli é menato buon9; ma la Cina aveva da pagare la ribellione dei Boxers, doveva pagare lo scomodo che s' erano preso i nostri soldati d'andare a rimettere le cose in ordine e quindi Sah-ago-Raggi, che fo trovato dopo la grande strorn bazzatura della temuta morte, vivo, florido e sano, e ci si disse anche ingrassato, più di prima· doveva essere i ndennizzato. Val la pena di notare che i soldati, che non ingrassarono, si buscarono qualche ferita e lavorarono molto, ebbero - tutti insieme , comprese le famiglie dei morti - 500000 lire e, meno il Modugno che a quanto pare s'indennizzò da sé, se ne contentarono tutti. Negletta la questione della ingiustizia nella ripar·tizione delle indennità, la difesa di Salvago Raggi reggerebbe a qualunque assalto. La Cina era il nemico vinto, e vae vt"ctis disse fio da tempo immemorabile un . certo Beenno , barbaro che sapeva le leggi della guerra, anche civili. Ma ..... c'è un ma che guasta. Noi avemmo occasione l'anno sèot·so di far notare a pro• posito del pagamento della indennità cinese che chi pagava, non era proprio la Cina, ma erano le potenze europee; gli esportatori europei . in Cina perchè la indennità deve essere, ed è, pagata su i proventi delle dogane cinesi. Ora via , lasciamo andare , far pelare i nostri esportatori e il nostro commercio per pagare al marchese Salvago Raggi e ai suoi amici delle belle diecine e centinaia di mila lire che non meritavano non ci pare nè cor,retto, nè intelligente. Lasciamo da parte la questione della onestà perchè quella riguarda la richiesta degli indennizzati. Noi comprendiamo benissimo che gli abiti , .i sigari, gli automobili di quei sig ,ori costino parecchio , ma non ci sernbrn logico che si debba lesinare nel soprassoldo e nella indennità ai soldati e ehe si debba far pagare al nostro commercio l'indennità della paura che a que' signori fecero i Boxers. Davve1·0 che a pensarci bene bisogna convenire che questa aristocrnzia che si borghesizia, e questa borghesia che s'infiltra fra i blasonati non hanno nulla delle vil'tù che caratterizzarono le due classi che fecero le crociate e la Rivoluiione Francese; non ne hanno che i vizi,· e quel che è peggio, i vizi verg·og-nosi, meschini, la piccola fame e la passione sver·gognata della grotta. · X Gluill:,;1 rlt avveri-.q,rfl sul caso Ch.l~s1 - Non c'è giornale italiano , s-i·può dire , che non si sia occupato deìla decisione del partito repubblicano di Milano e della Direzione dello stesso partito in Pisa sulla condotta. del1' amico nostro Gustavo Chiesi. E c'è grande varietà di giudizii derivata non solo dalla varietà dei criteri che si se guono nella vita pubblica, ma anche dalle simpatie ed antipatie personali e. politiche. Noi, avvenuta la pubblicazione della relaiione sul Benadir, di cui conoscevamo le lin~e generali, siamo più •~he lieti nel constatare che Gustavo Chiesi non è nem,ueno assai lontanamente un corrotto. Egli e il Travelli hanno esposto tutto il putridume che e' è nella Società d.el Benadir ed hanno assegnato con precisione spietata le responsabilità, che poterono assodare, specialmente a carico dell'ex governat01·e Dulio e del tenente Badolo. Ciò che potevano fare gl'inquisitori più inesorabili e più insospettabili, Chiesi e Travelli l'hanno fatto. Oggi più che mai, quindi, si può riconoscere che Gustavo Chiesi è degnissimo di rimane1·e nel partito repubblicano e nella vita pubblica italiana; nella quale ultima molti non sono degni di guardai·lo a fronte alta. Si tratta, adunque, di un affat'e giudicato e non varrebbe la pena che noi ce ne occupassimo; ma crediamo utile dare un saggio della psicologia politica nostrana rilevando, tra i tanti, dne giudizi di avversat·i nostri. U,10 è quello della T1·-ibuna, che ebbe parole di ammit•a,1,ione · pel' la severità del partito repubblicano e per Gustavo Chiesi. L'altro è di uno Snob della politica che firma A .. L. nel Regno, l'organo ufficiale dei nostri nitz<·hiani. Lo r1rroduciamo integralmente perchè c n tiene qualche nota ,giusta, annegata, però, nell'ira di pa1·te, che assume p'arvenza di denigrazione verso tutto un partito, che, scioccamente e seguendo il barocco linguaggio ministeriale si proclama. morto. Eccolo rn tutta la sua crudezia: La co1~danna di Chiesi' « Si diee che il colon.nello pl'esiùeo.te del tribunale di guerra che o·iudicò nel' 1898 a Milano i giornalisti si dolesse che un artic~lo Dpparso nell' lta,lia del Popolo non gli permetteva di mandare assolto Gustavo Chiesi , ~ao.to il contegno ~i luiJ dm·ante il processo, era stato nobtle e fermo e sempltce. E la sto-ria ua1·ra che, pl'ima della condaun~l, il Chiesi pl'ese la parola per difendere o.on sè ma un. co.upagno ùi battaglia e di prigionia ». « Un tale uomo non poteva continual'e a militar n~l partito dei morti; egli doveva necessariamente e:,;serne espulso. Alcuni sconosciuti , se ne togli il fabbricatore di fuochi artificiali avvocato Antonio Pelle!i:rini, si adunarono in Pisa: novellarono di cort·ettezza politica, scr..1.tarono le in~enzioni della Società. del Beo.adir e condannarono con una circonlocuzione. Meno antipatici i repubblicani milanesi che aveyano condannato con una pugnalata nelle reni >). « E si è dato un esempio di purità: il pretismo piccoloborghese è tntto in sollucchel'o; il mostro della morale spicciola e volgare ha inghiottito un' altra vittima e, intorno, salgono a lui le nuvole dell'incenso. Il Chiesi poteva risponde/e alle accuse con una scrollata di spalle; invece spiegò, dimostrò, provò. Egli era accusatore della Società; la Società lo invitò a controllare sui luoghi le accuse , a sue spese , e compensandolo dal lavoro che avrebbe compiuto. Tutta la bega è qui: nella crudezza e nella franchezza con cui il contratto fu c:rncluso. L'accusatore disse : - Voi affermate che volete trionfi la verità.; ebbene io, che alla mia volta voglio il trionfo della verità, mi trovo sulla vostra via. Non svesto la toga dell' acçusatore: continuo semplicemente ed integro l' i~truttoria. Se la. verità è per voi, r1tirerò l' accusa, se la verlLà è contro voi, voi stessi mi avrete offerto le armi contro il vostro petto ». . « li ragionamento è limpido ed onesto, perciò urta contt•o la morale lacrimatoria e l' onesta media della plebe italica. Disse anche il Chiesi: - Voi mi pagherete il mio l_avoro - e l'atto parve la vendita di una coscienza. Era semplicemente l'affermazione di un diritto umano, di un diritto inaltera]jile come quello della libertà; ma la morale piccolo-borghese, che deriva dalle tradizioni monastiche, la tendenza alla macerazione della carne, si chiama l'esercizio di un diritto ». « Il partito che non ha vivi volle un morto di più; e forse il morto comincia ora ad essere veramente vivo .,._ a. l.
R I V (S T A P O P O L A R E ijI Noi faremo un breve commer.to. Ci sembra evidente che pcl sig. A.. L. l'esaltazione dell'amico nostro non é che un p1·ctc~to, un'occasione µcr potere insolentire contro i re - pubblicaT1i. Ma non é da Mal'amaldi prcnde1·sela coi morti? Ad uomini che scrivono nella terra di Beppe Giusti non ricorderemo i suoi versi sui morti che sono più vivi di , prima Ma se morti davvero essi fossero rimarrebbero sempi;e degni di 1'ispetto: si sa che _cosa hanno fatto i repubblicani per lit. loro patria. Non si può prevede1'e che cosa faranno i neonati del Regno. x. Come 1 soctaltst1 sono dusclt1 nella fa,bbrf~a delle co~cten?:('. - La settimana santa e i giorni che la pl'ececlettero di poco sono stati contrassegnati da selvagge esplosioni di superstiz.ic•ne e di fanatismo religioso. Ad Alcamo, a Noto, a Cagliari , a Corato, a Sassari ecc., gl' incidenti determinanti sono stati diversi; ma il fondo che ha reso possibile le violenze delle popolazioni contro cittadini di varie classi e di diverso colore politico - ed anche coritro le a.utorità ecclesiastiche, come a Noto ed a Sassari - si é rivelato dapertutto identic, nel mezzogiorno in Sicilia e in Sardegna. Potremmo dire che il fondo è dapcrtutto identico in Italia - fatta eccezione di alcune grandi città - poichè noi siamo sicurissimi che se le. cause occasionali, chP agirono ad Alcamo , a Corato, a Cagliari ecc. spiegassero la loro azione nel Veneto., nelle provincie di Bergamo e di Brescia , in Piemonte e,!c. a.vremmo avuto gli stessi cd identici fatti. In Liguria, ad esempio, or è poco ci furonc, legnate e coltellate generosamente distribuite pc!r una pro· cessione1 religiosa. E inve1·0 , é noto che in molta rarte dell'Italia Settent1·ionale il clericalismo impe1·a sovranamente più e peggio che nel mezzogiorno. Date qneste condizioni, e riferendoci con particolarità al mezzogiorno, il nostro monito va, come altre volte, ai socialisti che fan0iullescarnente s'illudono c0n le fanfaronate di alquanti Todeschini, di avervi formato la nuova coscienza delle masse. Noi per i recenti fatti di Cagliari e di Co1·ato non vogliamo accettare la versione dei clericali che ai socialisti attr buiscono un c0ntegno insolente e provocatore; vogliamo anzi, con molta generosità , accordare che essi :,iano stati i provocati : Ma accettando questa versione a loro più fa - vo evole più e megl,io viene rintu;~zata la loro blague e con maggiore calore si deve raccomandare la prudenz;a. Non bisogna avvicinare il fuoco alle materie facilmente acéensibili e si deve del pari 1ionvincersi c:he la mentalità di masse ignoranti e fanatiche tenute nello stato di abbrutimento per secoli e secoli non si modifica nè in un anno né in una decina di anni, specialmente quando le impressioni di un discorso eloquente non vengono confortate e rinsaldate dall'azione più lenta e più duratura della stampa quotidiana, che non può aver presa alcuna tra gli analfabeti. Occorre l' opera savia e peraeverante di decenni di educazione. X La violenza nel popolo e nel governo 1ta1tanoE' doveroso, ed auche doloroso , constatare che noi siamo lontani molto, a!}cora, da quella pratica ed abitudine della libertà che ci potrebbe permettere forme di reggimento politico ·meno arbitrarie, meno oppressive e più informate a concetti di vera libertà che il governo di Giolitti non sia. Noi, e questa volta intendiamo gli Italiani in generale, noi strilliamo volentieri quando un chiunque, governo o pr·ivato, esercita su noi e contro noi una violenza qualsiasi, ma siamo però sempre pronti ad agire nella medesima maniera e ne meniamo vanto. . Se qualcuno dicesse che noi non abbiamo la libertà perché ne siamo indegni, perché non lo meritiamo, perché il popolo italiano é ancora di quella meteria bruta di cui si · fanno gli oppressori e gli oppressi, non i cittadini liberi, · direbbe una verità sacrosanta quantunque tutti, in Italia, dai socialisti più avanzati _:_ non esclusi gli anarchici - ai reazionarii più fegatosi sarebbero tutti pronti a urlargli dietro ,·acha. Eppure così é. Noi abbiamo della libertà, lo stesso c ncetto che del bene e del male aveva quel certo selvaggio il quale considerava male. quando uno gli rubava la moglie, bene quando la rubava lui ad un altro. Noi vo- ~liamo, ed intendiamo la libertà per noi contro gli altri, ed é male quando l' esercizio della libertà degli altri non quadra con le n,>stre idee, il nostro pia1!ere e la nostra libertà. Ora se è un dovere per l'uomo , o un gruppo di •omini difendere la propria libertà, essa è soltanto ben difes<1quando chi la cl.i.fendenon esorbita ledendo la elem9fltare libertà altrm. Questa che è la prima legge della· libertà, e<l il solo mezzo col quale la libertà può essere resa possibile é assolutamente sconosciuta in Italia. I (atti recentemente avvenuti a Cagliari e a Corato ne sono una dimostrazione tanto evidente quanto dolorosa. Noi non siamo credenti, e tanto meno clericali - questo sMebbe supel'fi() dirlo - eppure i:iconosciamo nei pl'eti il diritto di fare lEi loro 1:ìrocessioni, di portarn a spasso i loro Cristi -e le lbro Madonne, come vorremmo fosse riconosciuto ai socialisti il diritto di portare a spasso le loro bandiere rosse, e agl anarchici d1 far pigliar aria ai loro stendardi rossi e neri. E ci piacerebbe che il pooolo italiano fosse educato sufficientemente al rispetto della libertà per non ·disturbare né le processioni degli uni, nè le manifesta:i:ioni degli altri. Anzi noi siamo tanto persuasi del progresso, incessante ancorché· lento, della civiltà che non disperiamo che il popolo italiano arrivi un giorno a concepire e praticare serenamente la libertà. Ma intanto fra noi accadono i fatti di Corato e di Cagliari. E' un fatto indiscutibile che la provocazione indiretta, la suggestiono alla violenza, specialmente a Cagliari venne da)la parte dei preti. Un mis$io-, nario tanto devoto quanto bestia, tanto clericale quanto punto Cristiano aizzava da una ventina di giorni la popo• !azione cattolica contro i socialisti; spiegava il socialismo a modo suo, accumulava menzogne e calunnie, su birbonate e provocazioni. Il giorno della processione i socialisti ebbero il torto di non far vedere alla popolazione che essi , in fatto di educazione, di civiltà, di rispetto alle opinioni altrui, anche se false, erano superiori al prete. Vollero imporsi e ne accaddero tumulti, revolverate e feriti. A Corato i socialisti non ebbero neppure la scusa della provocazi,,ne precedente. Si sa che ogni anno durante la quaresima i predicatori cattolici, sciorinano ai fedeli le loro opinioni asinesche sul socialismo etc.: il quaresimalista di Corato fece, durante la quaresima, come i suoi tanti confratelli, e non c'era veramente di che pigliarsela.• I so·cialisti di Corato vollero invece prova1;e che , per una volta tanto, riuscivano ad essere· tanto intolleranti quanto i preti e ne accaddero tumulti, fucilate, feriti e morti. Ebbene i socialisti bastonati ebbero quello che meritavano. Noi intendiamo la libertà illimitata per tutti. Crediamo - e siamo convinti di avere ragione - èhe la manifestazione delle opinioni è un diritto sacro ed inviolabile per tutti, e da tutti deve essere rispettata; e ci sentiamo l'anima piena di sdegno contro tutti quelli che, ir. un modo qualsiasi, le recano sfregio. Come pi ribelliamo contro la· prepotenza e 1a violenza. del governo che impedisce la libera manifestazione ~Ile opinioni socialiste , repubblicane o anarehiche ; cos\ ci ribelliamo quando gli anarchici , i repubblicani , i socialisti attentano alla libera manifestazione delle opinioni a.ltrui. Il non sapere rispettare la libertà degli altri è la prova provata che si è indegni di ottenere e di godere la libertà. Ma c'è un altro fatto, gravissimo , e sul quale ci pare che, in questa occasione·, tutti i giornali abbiamo passato di volo , appena appena notandolo per le necessità della cronaca esatta: ed è il contegno della forza pubblica di fronte al popolo. , I carabinieri h~nno fatto b,me , a fare i loro maggiori sforzi per liberare di mezzo agli assalitori, i socialisti che avevano provocato i tumulti ; ma hanno anche esorbitato dalla loro funzione e su ciò nessuno ha protestato. Perché? I fmtelloni, i cle1·icali, le femminette bigotte, i processionanti son forse .meno popolo dei -socialisti, dei repubbli.cani o degli anarchici ? Noi credia.mo che in questa questione non ci possano essere due pesi e due misure: quando i 3oldati tirono sul popolo, ·fanno ma.le e bisogna protestare, sempre senza stare a guardare a 1uale partito appartenevano i feriti o i morti. Per dio il governo non ha, che sappiamo, diritto di vita e di morte ; e se si protesta - e giustamente - contro i fatti di Giarratana , di Roma, di Torre Annunziata, si deve protestare anche contro le fucilate sparate a Cagliari ed a Corato. Bisogna obbligare il governo a tenere a freno i saoi cagnotti; bisogna arrivare ad ottenere che la forza non faccia uso delle armi, mai, mai, mai, pe1· nessuna ragione e non potremo arrivare a questo se non ci rendiamo più degni di libertà, e se non protestiamo egualmente tutte le volte che il governo , sia pure nel caritateY'.lle intento di difenderci, fa us,> delle armi. Perchè i giornali popolari non parlano? Questo é un fatto di. più a carico dd governo. Perché non lo si rileva 1
172 RIVISTA POPO.LARE X La que!ilt1one B~-lt-aulc~. - E siamo daccapo. Se i giornali non fossero pieni delle vecchie rifrittme di no.tizie della gueri-a Russo-Giapponese , satebbero pieni di notizie Macedoni: Anzi ai Macedoni si sono ora aggiunti gli Alba nesi· i quali, più Turchi del Sultano, fanno ora la rivoluzione per opporsi alle riforme imposte alla Turchia dalle potenze Eul'Opee. Ben presto anche i Greci - i quali. in una certa guerra di recente data diedero proya della meravigliosa agilità delle lor<.'gam'be - anche i Gréci daranno dei gatti a pelare alla Turchia' e alle potenze Europee; anzi più a queste - con la questione della genJarmeria · internazionale - che a quella. Si sa che la Turchia, lascia più che ogni altro strumento lavorare il Tempo. Buon vecchio galantuomo dal qnale essa riesce sempre a trarre splendido partito. Tornando alla speciale questione dei Balcani., anche qui ora si può cominciare a dÌl'e quel che si dice delle ostilità Russo-Giapponesi. Chi ci capisce qualche cosa è bravo. Da un lato la rivolta Albanese sembra sedata , da un altro sembra infuriare con · J->iùrabbia di prima. Dal canto loro i Macedoni hanno incominciato qu21. e là alc11ne avvisaglie .e su l'orizonte ~' addensano Iè nubi di ostilità Albanesi. e di ostilit1 Bulgare: ostilità che se scoppiassero porterebbero indubbiamente un altro fortissimo colpo alla Pace Europea , e più al barcollante equilibrio dello Statu quo in Europa. . Dov· andiamo? Ci sembra - e ci piacerebbe che i fatti ci desse.ro una solenne smentita - ci sembra che andiamo verso un'avvenire molto fosco, che se veramente i Macedoni tengono la loro parola· di ricominciare l' insurrezione noi non avremmo che da dolerci amaramente di avere accettato, _per l' esercizio d' influenza della nostra gendarmeria , il villajet di Monastir. I Certamente non bisogna lasciare libera l'Austria di tirare tutta l' acqua al suo mulino ora che la Russia s,ta facendosi pettinare altrove ; ma siamo noi al caso di mostrare unghie abbastanza lunghe e denti assai ''forti da imporre rispetto? That {s the question. Ne dubitiamo assai , e ci duole dover dire che quello che si è detto della nostra marina , e le prove fatte dalle nostre navi , e quella che si ucina della organizzazione del nostro esercì to, conferma.no 1 nostro dubbio. Noi. Ancora a proposito- di trlbunalt - Nel N° scorso avemmo occasione di dire qualche cosa a 1 )roposito della. eloquenza dei. Procuratori del Re; più d'una volta abbiamo parlato-in proposito dei metodi d'istruttoria e della prigionla preventiva in uso in Italia , e non ci sia1i10 mai stancati di segnalare abusi, errori, incoerenze inerenti a tutto il nostro sistema giudiziario. Questa volta è il verdetto d' un processo testè dibattutosi a Roma che ci porge materia ad osservazjoni che non crediamo superflue. E' ormai diventato un luogo comune il declamare contro l' uso del coltello , col quale , fra r nostri popolani e specialmente nella provincia dell'Italia centrale e meridionale, si usa definire tutte le questioni più caldamente contro - verse, e si ha l'abitudine di sdipanare le più arruffate matasse d'interessi. Uso sbrigativo, comodo, e. che data da lontano! Naturalmente come tutti gli antichi usi è in con-. trasto con la nostra civiltà, e porta seco parecchi inconveni~nti quindi è di prammatica protestare e maledirlo. Ma lo si condanna generalmente con molta indulgenza, anzi non esitiamo a dire con molta compiacenza. Ora questa grande contradizione che sta fra quello che vorremmo fosse abolito e quello che francamente non osiamo condannare perpetua nel nostro· popolo il cattivo costume, e la violenza, diventata legge, passa di padre in figlio nei nostri costumi. In quei nostri vecchi costumi che dovrebbero essere cambiati e che il codice dovrebbe anche punire, e che punisce, magari, talvolta, m~ in modo da far ridere. - Ecco quà - Un vetturin.o ha , un giorno·, una questione con un altro. Dalle parole passano ai fatti , prima lavorano il manico della frusta, poi uno di loro pianta una palla di revolver nella testa dell'avversario e lo ammazza sul colpo. , Al processo l'uccisore se la cava con otto mesi di carcere. Noi non siamo punto partigiani çlell'attuale sistema puni~ivo e carcerario. Ma perdio; consideriamo che, poiché si ritiene che freno al delitto :,,ia la paura della ga~era, simili condanne per tali delitti rappresentano un incoi•aggiamento all'omicidio , e non sono punto nè puni:.r.~ohe, né freno. E dire che se un operaio , anche un pò avvinazzato grida Viva la Repubblica , o canta l' Inno dei lavoratori , piglia altrettanto e qua·che volta , anche più! E si fa la propaganda contro il coltello , e la violenza e i mali costumi. Cori un tal codice e simili giudici! Cose da pazzi, dice un nostro amico. A. AGRESTI DaCi ongressi radicaalCliongresso socialist Ci si volse amichevole rimprovero perchè non ci occupammo del Congresso radicale siciliano che si tenne in Palermo nel mese scorso coll'intervento di molti valentuon;iini ed anche di qualche illustra~ zione scientifica, quale l' Impallomeni; ma il nostro silenzio fu det~rminato da questa circostanza, che spiattellata la nostra opinione colla nostra abituale sincerità temevamo che riuscisse sgradita a tanti cari amici pers0nali e semipolitici: in Sicilia vi sono alcuni capitani del radicalismo, ma vi manca assolutamente un partito radicale, perchè vi manca la borghesia colta ed evoluta che dovrebbe somministrare le falangi. I capitani senza soldati tionfarono e trionferanno quà e là - e sarà bene - pel loro valore personale e per la stima e la simpatia da çui sono circondati; ma un seguito, un partito politico, non l'hanno; come, pur troppo non l'hanno i repubblicani, che mentre erano crisalide furono stritolati dai socialisti. Avrebbero potuto costituirfo questi ultinii, se..... Ma ritorniamo ai radicali. Avremmo continuato a tacere sul C9ngresso radicale siciliano se non fosse intervenuto il Congresso radicale di Milano , eh' è stata un' edizione peggiorata del primo. , Peggiorata? Sicuro. Ma non p::r la qualità degli intervenuti, ottimi tutti, senza ironia e senza restrfaione. Rappresenta un peggior~mento pei criteri che lo informarono, o meglio per l'assenza di ériteri, che vi trionfò. Basta leggere l'ordine del giorno, che raccolse la maggioranza legale, come in una qualsiasi votazione. delle spese obbligatorie in un Consiglio Comunale, per convincersene. , Eccolo in tutta la sua piramidale indeterminatezza: « Il partito radicale riaff~rma il proprio programma di riforme politiche e sociaii quali sono già inscritte nelle sue tradizioni e si vanno evolvendo nella coscienza pubblica per bisogno legittimo e imprescindibile di classi e conseguente sviluppo progressivo dell'organismo sociale. . « Ne propugna l'effettuazione sulla base immanente ed inalienabile d~lla sovranità naziorale popolare: senza apriorismi di istituti politici ed economici, da subordinarsi costantemente nelle loro ragioni d'essere al raggiungimento delle sovraccennate finalità di riforme e di evoluzione. . « Dichiara costituita la Federazione delle Società democratiche radicali dell'alta Italia, e « dà mandato alla Commissione che dovrà redige,e lo Statuto federale di attenersi a questi principii all'intento di propugnare le riforme che elevino il popolo a coscienza della vita sociale , perchè nella soppressione del privilegio venga assicurato collo svolgimenlo di ogni umana individualità, l'avvento di una società soperiore. « Pennati, Girardini, Guerci, ~omussi. >> Noi per ià simpatia che ci lega a tutti gl' inter-
· RIVISTA' POPOLARE 173 venuti e pel desiderio vivo, che proviamo di vedere seriamente affermarsi un partito radicale, 1.:he possa giovare al paese, non scenderemo ad una ar,alisi qualsiasi dell' ordine del giorno che politicamente rappresenta l'agnosticismo con tendenza male nascosta verso la repubb1ica come ideale; e dal punto. di vista della pratica e delle possibili realizzazior:ii immediate equivale all'aspirazione verso ogni cosa b:.rnna... cioè alla quintessenza del nulla ! Ma il Congresso siciliano, almeno, discusse e molto ampiamente e con molta conoscenza della realtà dei problemi più urgenti della Sicilia! A Mil~no se ne son<, rimessi .alle tradizioni ... Forse saremo costr..::tti a ritornare su questo Congresso. Intanto illustriamo il valorè della maggioranza ottenuta del suddetto agnostico ordine del giorno. I votanti erano 29; dei quali I 5 - metà più uno - favorevoli ; 3 contrari e I I · astenuti. Questo risultato dal Secolo è stato magnificato come, il trionfo· della concordia. cioè della pacificazione tra il gruppo Marcane e il gruppo Sacchi. Non altrimenti conchiudon') tra loro a pace cani e gatti. -0-- La concordia ottenuta dai radicali a Milano non i:; un fenomeno isolato: trova il suo perfetto ri-: scontro nell'Unità del partito t;ocialista conseguitasi nel Congresso .di Bologna ed annunziata, con un coraggio, che possonà i~vidiare ed imitare i difensori di Porto Arthur, da un telegramma di Enrico Ferri all'Avanti! Del Congresso socialista in q:::esto stesso nuIT,ero della Rivista si occupa liberamente Enrico Leone e nel venturo ne dirà con altrettanta illimitata libertà Pio Schinetti. Noi, quindi, pos~iamo limitarci a pochi commenti , sebbene nei discorsi dei Congressisti e negli incidenti vari vi sia molta materia a considerazioni varie e interessanti ed anche di nostra soddisfazione. la p!'evalenza numerica, perchè non · allarma più . ·ness~no ~ap~n~osi ?alle ~utorità e ..dalla borghesia e _da1.cap1tahst1, eh esso e meno d1 un. ftatus vocis. R1temamo che a Bologna abbia vinto il rivoluziona_rism:o, po_ichè, pe: q?~nt_o possa, risen~irs~ne l'orgoglio d1 Ennco Fern, egli si pose a la suite di Labri.ola, che· fu il più,. se non il solo logico tra gli oratori del Congresso. E perciò fu iìnche sinci~ro; mentre dai discorsi e dai voti, come con fine ironia disse il Rigola - il bjor:o e sventurato. lavoratore di Biellà - , la. sincerità esulò quasi scandalizzata dell'Accademia in cui era stata tramutata quella che doveva essere riunione dçlla raµpresentanza prole~. tari a. E non noi , irriverentemente, ma il Ferri proclamò un Accàdemia quella dì Bologna. E passiamo sopra al caratteristico· incidentino parpagnolesco; e alle sedute molto tumultuose , di cui si avrebbe torto a sorprendersi; e al tentativo ingiusto di so praffazione contr<? Pietro Chiesa; e all'opportunismo molto remissivo di Ferri; ed al· suo svelto passaggio dalla negazione antimonarchica all'affermazione re• pubblicana -- buon segno questo di cui ci rallegriamo tanto più che le acclamazioni più entusiastiche dei convenuti toccarono sempre alle affermazioni reIJubblicane; - ed alla lotta di classe a scartamento ridotto dello stesso Ferri, che se ci· fosse una democrazia veramente radicale, come µn qualsiasi miserabile turatiano dichiarò che accetterèbbe la cooperazionedi classe; e alla logica di Marangoni che per difendere i labrioleschi dall'accusa di anarchismo, chi::imolli soltanto anti-statali: - e in che cosa gli anarchici si distingwJno dagli altri partiti?-; e passiamo s<>praa tante altre cose. per venire al trionfatore vero dell' Arcademia: a Filippo Turati. Il suo dev'essere stato davvero un discorso magistrale, e siamo certi, che se l'avessimo ascoltato avremmo provato un vero godimento estetico. E sarebbe stato anche sincero ... se non ci fosse stata una punta di reticenza. . A che cosa si riduce la proclamata unità.? Ad una menzogna o ad una ilJusione nella più benevola delle ipotesi. Come si può parlare di unità quando l'ordine del giorno Ferri raccolse appena 424 voti sopra 829 votanti? Potrebbe esservi davvero nel senso elevato ddla parola, se i vinti fos. sero disposti a sottomettersi al volere della maggioranza. Invece non è pensabile che la sottomissione ci sia se Turati proclamò che le due frazioni> opposte nel Congresso se la intendevano tra loro ... • • • • • • I • I • Vogliamo fermarci su qualche tratto del medesimo; ma prima dobbiamo rilevare una importantissima dichiarazione di Bissolati , che corppleta il pensiero di Turati, per. dimostrare che in fondo essi non .sono più socialisti; la dichiarazione, colla quale esordì, fu del seguente tenore: la teoria marxista è stata sorpass·atadai tempi;essanon ha ricevuto una smentita,ma è stata trasportatain un punto molto lontano della Storia. Benissinio ! , Questa dichiarazione di, Bissolati sul contenuto economico del partito Socialisti'. trova il suo complemento nella parte politica, con logica serrata e sincera - sino ad un certo punto - svolta magni-. ficamente dal Deputato del V Collegio di Milan'o. come 1 russi coi giapponesi; perc10 si puo essere sicuri che i vinti riformisti non abbiano la menoma inte~zio1~e di seguire i vincitori rivoluzionari... 1:0permcarn. A questa varietà artifidalmente sviluppata, come i petali di un orchidea ciamberlanesca , di rivoluzionari pacifici e prudenti, il 11issolati con un movimento, che vorremmo dire lirico , contrappose quella che egli chiamò la superbafigura del grande rivoluzionario, ·GiuseppeMazzini, che imponeva a sè stessoed ai suoi i più duri sacrifizi per preparare ed affrettare la rivoluzione.... I resocìnti dei giornali dicono che queste parole furono accolte da applausifragorosissinii; segno certo che l'anima dei congressisti non era rimasta avvèlenata dalle scempiaggini dei. Bonardi e dei Salvemini. Tanto di guadagnato. E passiamo sopra al rivoluzionarismo, che ottenne ' FiliplJO Turati esordì constatando che a Bologna il· Congresso del partito non c' era, ma c' era ~olo la Conferenza dei partiti , dalla quale . brillava per la sua assenza la sincerità; « poichè è sempre vero '« che quando udite un uomo dichiararsi onesto, « vi viene l'idea di abbottonarvi la giubba.». E per essere sincero confessa· che il dissidio •esiste, e si allargherà sempre più; che l'unità è una forza, ma quando è unità fra convergenti, 1:on fra oppositori pugnaci; cioè: tra russi e giapponesi.. .. L'unità del partito socialista rassomiglierebbe ai fratelli Siamesi, dei quali l'uno vuole andare a destra e l'altro a sinistra. Si riesce all'immobili.t~ e all' impotenza.
174 RIVISTA POPOLARE. Filippo Turati senza escludere in modo assoluto fa violenza, la combatte se sistematica ... e verb::.ile, avrebbe potuto aggiungere. In quanto alla cooperazione di classe ne dimostrò brillantemente la utilità pel proletariato, mettendc in rilievo le contraddizioni dei giapponesi, cioè degli avversari, che mancano del senso della relatività. (Perfettamente di accordo). E fu felicissi 1119 quar~do ai giapponesi, ·c10e ai rivoluzionari, che volevano alcune riforme immediate - ad esempio: !'abolizione del seq aestro prev.nt;vo - ed in risposta ·ad una interruzione di Mocchi che voleva ottenerla senza ·cooperazionedi classt soggiunge: ccBenissim0 ! Senza cooperazione fil: andremo noi in trenta socialisti alla Camera, « non otterremo niente ... e la stampa rimarrà li- « bera com' era prima ! » . E sin qui pare che il Turati sia stato sinanco troppo sincero. Mancò completamente la sincerità - e ne converranno alcuni nostri buoni amici di Verona, quali il Levi, lo Zanella ecc., riel seguente periodò che riproduciamo dalla Tribuna_: « Poichè « -un gov'errio deve esservi noi vogliamo che ve « ne sia uno il più radicale possibile , il qua_le si « avvicini· ai no5tn concetti di regime popolare. « Noi s1amo più repubblicani - può darsi aggiunaiamo noi ·che restiamo assai scettici di fronte al ;ecentistimo repubblicanismo di' Ferri - noi siamo ccpiù repubblicani dei· rivoluzionari, poichè essi lo « sono nella sola forma del governo ,. noi invece « lo siamo nelle amministdzioni locali (? !) e nelle « lotte con una classe. Lo siamo in ogni nostra << azione nell' anima! >) ( ! ?) Siamo 'fepubblicani , « ma non facciamo la lotta contro la monarchia « perchè essa ci ·consente di lottare per tante altre « conquiste che non sono meno utili per la classe « dei· lavoratì)ri. Non facciamo dell'antimonarchismo « perchè teniamo più alla sostanza che alla forma, cc perchè ' crediamo che lo scopo dell' opera nostra « debba essere il miglioramento di classe , non « quello di mutare uno stemma .... · » Ma non è questo il ragionamento, tout court, di .-quasi tntti i n1onarçhici liberali ? E non sarebbero · assai più repubblicani di lui i MarcoriaTti di Milano ? E' evidente: in questo punto il Turati mancò di sincerità; o meglio ebbe paura di essere sincero proclamandosi addìrittura monarchico. E fu reticente in quest'altro interessantissimo brano : cc Il nostro programma dice: Conquista dei pub- << blici poteri; ma i miracoli 110n si fanno. La con - « quista non può che essere graduale, parziale, pro-1 « arediente sempre. Si parla di partecipazione al po- « fere; ma di chi? Di un uomu? No, del proletariato. « Ed io penso che non vi sia nulla di più dannoso << alle classi operaie di u.n socialista al potere, che << non sia sostenuto' e sorretto da tutto il proletaccriato cosciente ». Moccbi interrompe: Anche in mon:i.rchia? Turati. << Non intendo ipotecare l'avvenire del pro- « letariato per i miei preconcetti personali. Io non « lo so;_ma penso .che, qua.ndo si tratterà di decidere . « una o-rande questione, interessante i lavoratori, non « sarà 0 un uomo che imporrà a ques.ti la propria opi- « nione, ma il proletariato stesso imporrà a noi ed l< a voi, quando sarà giunt0 il momento di .questo « grande atto evolutivo >). L' interrnzione di vValter Mocchi trova .il suo preciso riscontro nell'altra che -1' on. Cobjanni fece· alla Camera quanto Giolitti adulando i socialisti e accennando alla possibilità di vederli al potere, citò il caso Millerand. Il Deputatq · per Castrogiovanni interruppe: Ma in Francia c'è la CZ(epubblica I · E il Presidente del Consiglio di rimando: Ma l' on. Turati non crede alla pregiudiziale.... L' on. Turati tacque allora ; ha risposto ora a Mocchi per far sapere che l'on. Giolitti ben si apponeva annoverandolo tra i possib.ili e futuri ministri della Monarchia. E noi ci auguriamo che l'avvenimento si compia al più presto possibile. Sarà tanto_ di guadagnato per la sincerità, per la buona delineazione dei partiti, per la cosa pubblica che guadagnerebbe molto da\l' av\'ento al potere di una democrazia radicale. Se Turati, Bissolati e C.i intervenissero nel prossimo Congresso radicale di Roma vi porterebbero quel contenuto , che mancava ,nel Congresso di Milano. La rivista NotU,-Raramente nella.stampa di tutte le gradazìoni si è t1·ovata tanta unanimità di giudizi quanta ce n'è stata sui risultati del Congresso socialista. Radicali e conservatori, mouarchici e repubblicani, sono di accordo nel ritenere che il partito socialista esce più di viso che mai e senza avere nemmeno tentata la· discussione dei problemi che posso no interessare il proletariato e il paese tutto e che pur erano all'ordine del giorno. come ha rilevato in uno dei suoi buoni commenti Andrea Torre nel U·iut•n, le d' ltaliU,. Tutti giudicano che a Bologna trionfò l'equivoco e che l' u-11 i1.à strqmbazzata da Ferri e dall' , vu.·nti! è meno che un pio desiderio: è una ridicola menzogna. Tra i commenti che avrebbero sapore di sincerità, l'incrediente più scarso nel pasticcione, ci sarebbe, e notevo'le quello di Labriola riferito dal 1.'empo. Il capo vero dei 1·ivoluzionari avrebbe dichiarata la sua meraviglia per le forze considerevoli dei riformisti e che non erano nemmeno sospettate. . Ma un commento, che collima perfettamente col nosti:o l'ha fatto La StU,mp,1, e vogliamo riferirlo, ìn parte, colle sue stesse parole. « Ferri ha vinto, vome osse1·vava un socialista illuminato, racchiudendo uel suo grembo riformisti e rivoluzionari, due psicologie ineluttabilmente avverse, due dottrine, due metodi, due finalità: racchiude, cioè, un contrasto che non potrà essere racchiuso mai in un solo cerchio, in una sola disciplina, in• un solo partito ». . « Nessuna volontà d'uomo e nessun equivoco di Congresso potrà impedire la scissura a brf>ve scadenza del partito socialista italiano. La scissura è negli uomini, nelle cose. nel.programma: scoppierà ufftcialmente quando i riformisti si sentiranno cosi forti e così maturi da rio.negare a parole, come hanno rinnegato a fatti il verbo marxista. Essi al Congresso di Bologna sono stati since;•issimi nell'applicazione dei loro principii, ma meno nell'esposizione di essi ». '. . « Si dicono socialisti e .non lo sono più. Per essere sinceri avrebbero dovuto dit·e: Noi per i primi abbiamo organizzato le masse e passato al pro vi no della pratica il verbo marxista. Esso è fallito. Noi vediamo che; per andare anmti. bisogna abbando o.are il catastrofismo ri voluz io nari o. Carn biamoci nome e chiamiamoci - come in Inghilterra e in alcune sue colonie pjù progredite nella politica del lavoro, l'Australia, ad esempio - pu.rtitu ape• u,iu ». _ _ « E questo, che non fu ma1 detto_ al Con~t·ess~ ~1 .~ologn~, lo si sentiva nel fondo, nella coscienza d1 tuttt 1 riformisti, per chi sapesse capire i loro discorsi. Perchè non l'hanno detto 1 >) ~ Non certo per· itHtncanza di coraggio persO?,:l:le; ma una preoccupazione incombe loro: quella della te1-r1bile responsabilità che si assumouo iniziando un distac00 nel partito so- . 'ci'alista. E la responsabilità è determinata soprat~1tt<? da!l'ef:- fetto che il distacco produt·rebbe nelle masse socialiste, dato il loro stato di « io-noranza ». La pa1·ola, naturalmente, non è nostra, ma dei p~·incipali capi riformisti, a cui lasciamo la responsabilità., perchè l'hanno ripetuta e ne so1;10_profondamente persuasi. Ed è per questo che, _malgrado 11gros_so!ano tt·ionfo dell'equiv ico del Congresso d1 Bologna, la _sc1ss10ne non scoppierà àomani: ed il vero vero, urutale e schietto, non brillet·à che fra qualche ternpo. L' on. Turati lo ~asciò comprendere chiaramente , richiamandosi solo ed unicamente al tempo galantuomo, come inevitabile apportatore d_ì quell<1. scissione netta che lascerà ad ognuno l1be1·e le mani >). E o i-amai si può essere certi che questo distacco . ayverrà alla prima otcasione propizia. Questa è la nostra oprn10ne.
R I V I S T A l' O P O L A R' E 175 Lacrisi del socialismo italiano· e il Congressodi Bologna Le vrai, je le sais, fait souffrire N' impo;te,· rn·ou· v~ill~, ;.egarde i Guyau Il Congresso recente di Bologua, era chiam~to a giudicare del dissehso vivace e profondo che è venuto da parecchi anni a sconvolgere la compagine del par~ito socialista italiano .. Nell'arringo del grande dibattito che noi augurammo s~reno, leale e coraggioso, qt1ale l'ora ingiungeva, e che invece non seppe li bcrarsi dalla fitta' ·nuvolaglia di retkenze che· lo a\·volgeva non si fece strada l'esame del profondo conflitto teorico, che si cela dietro la disp1.na delle due tendenze. Quel dissenso tuttavia esiste: ed è quellv stesso che si è venuto generando negli altri paesi, ove il socialismo è più prosperoso di vita che non sia da noi. Questa crisi continua che è venuta travagliando la organizzazione ancor giovane e pur fin qui così solidale del socialìsmo italiano non è forse esso ùna riper(ussione, si:i pur anche inavvertita, di quelle crisi del socialismo scientifico, per la quale così altamente si gridò dal mondo borghese alla bancarotta del moto proletario? In Italia questa fervida dissensione che ha as-• sunto finalità :spre e violente, quali forse in nessun altro periodo della vita politica del partito socialista si ricorda l'uguale, ha· palesa mente, una origine teorica e dottrinale, sebbene spedalmente dalla parte dd « riformisti)), si è voluto a Bologna con ogni studio circoscriverla ali' esclusivo terreno pratico, solo e.levaodola ·alla sfera teorica per porre soao accusa di ana1chismo la frazione ultra-rivoluzionaria che. fa capo al Labriola. La form.a piu prevalente che ha assunto in tutti i paesi il pensiero socialista è stato il marxismo, quella concezione critica e teoretica cioè, che ·dette al socialismo con la coscienza della fatalità del $UO .avvento, una obbiettiva base scientifica. r progressi segnata'mente della scienza economica hanno ingiunto però alle vec-:hie glossologie m:irxiste di compiere un'opera di attenta revisione dei postulati e dei principii del marxismo. Si è venuta per tal modo .generando una differenziazione del pensiero socialista, che ha fatto c:ipo ad .una corrente revisionistica che dappertutto è stata vivamente contrastata nei Congressi del sociali~mo. Battuta in Germania , sul terreno pratico, ha conquistato· invece forza ed estensione in Francia ed in [oghilterra. L'esponente di questa corrente revisionistica che va dal Bernstein al Voi.mar, al David in Germania, allo Jaurès, al Millerand in Francia, allo Schaw in Inghilterra, è :ippunto la crisi generatasi nel pensiero marxista. Il fenomeno era troppo vasto e profondo perchè ' non avesse ripercussione anche in Italia. Questa corrente, 'benchè nella mente di parecchi esigenti non ne sia ben chiarita la portata, mirò infatti dapertutto a spostare le tradizionali basi teO· riche e pratiche dell' atti vita socialista dal terreno marxista su quello della democrazia. . ·. Jaurès, Bcrnstein, Merlino, Millerand ed altri mi• ~ori proclamano ·apertamente che il pensiero socialista, nella forma prevalente dal marxismo va corretto ed integrato. ' Il loro punto d'attacco è uno solo: la concezione catastrofica dell'avvento socialista, o più propria~ mente la fatalita dell'avvento socialista. La cris·i del socialismo italiano è cominciata là ' dove l'elaborazione della crisi revisionistica adduceva. Da noi Turati, Bissolati e i loro troppo fac~li corifei si sono ben - gt1ardati dal partecipare a quella opera di demolizione e di rifacimento che è venuta decomponendo brano a brano la dottrina del Marx, col proposito di darle una base nuova e più sodi-• sfacente alla coltura moderna. Ma tra le punte dei loro sillogismi' s' insinua troppo visibile il presupposto della .crisi marxista; la foglia di fico della reticenza è palese. Il .pensiero di Marx per le sue origini e per le - sue fonti filosofiche e dottrinali è poggiato 'su di una forma mentis completamente repellente da quella che caratterizza la concezione della democrazia ( 1). Ebbene la demo~razia ha per subbietto ed obbietto del suo operare ·e del suo modo di vedere e d' in• tendere le co!::e il demos (pop0lo); cioè a dire il conglomerato convergente e cooperante dei varii ordini della società. I suoi presupposti. filosofici, nella storia del pensiero, sono da ricercare nella scuola filosofica del diritto di natura , come venne colta nel periodo storico in cui l'affermazione d' una classe parve la affermazion~ della generalità e di un principio di ragione. La sua base è l'evoluzione , è il divenire graduale e uniforme, la penetrazione progressiva degli elementi cooperanti al progresso. Ora questa concezione fu sempre considerata dal socialismo marxista come la forma del filosofare borghese. E infatti la filosofia evoluzionistica in diritto ed in economia, è diventata oramai la prezzolata demagogia delle cattedre: tanto essa è poco temuta dalle classi dominanti. , Le origini filosofiche del marxi~mo sono da ricercare invece in Hegel, materializzato .da Feurbach: e ha con !-,è come ritmo del pensiero derivante dalle cose, la dialettica, il, contrasto, l'antinomia. La affermazione nasce dalla negazione : e nel mopdo sociale la rivoluzione socialista nasce dalla nega• zio ne, (cioè dall'opposizione) della classe proletaria alle .classi capitalistiche dominanti , e da tutti gli Ì:..itituti politici di cui qut'lle si· avvalgono per ser-,. bare il loro dominio (2). . . Il moto proletario ha cosi come sua nota -carat-· teristica e coT1naturale una funzione negativa, di lotta e di contrasto contro l'ambiente in cui opera. Il mondo capitalistico - dice Marx- - nasce dalla r1egazione del diritto di proprietà individuale dei mezzi di produzione: il socialismo si svolge negando questa negazione, dando cosi luogo alla sintesi socialista (3 ). Laonde nel pensiero socialista ancora prevalente, (1) L' Engels, avvisando il profondo divario dei pnnc1p11 direttivi fra la democrazia e il socialismo non si mostrò molto contento della designazione di << democrazia socialista >> assunta dal putitn socialista tede~c0. (2) 11 materialismo storico d~ Marx infatti spiega la d namica della storia come il necessar:o conflitto delle forze produttive con le forme di produzione domi anti . (3) Marx. Il Capitale. IV.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==