RIVISTA POPOLAR'i 159 accettare dai già esistenti part1t1 o d~ uno di essi o a crear5ene uno, può morirsene in santa pace con la sua idea in corpo. Il grand'uomo incompreso e diventato l'incarnazione proverbiale di tutto ciò che vi ha di più grottesco fra l tipi umani. Eppure quante volte lo scherno e il sarcasmo no~tro lacerano un'anima che chiudeva tesori di luce benefica e pura! Quella schiavitù che lo Spencer, profeta sbagliato, prevedeva per il futuro regime socialista è già un fatto compiuto per l'epoca nostra. Pochi regimi sociali hanno posto più freni morali all'attività del1' individuo. Teoricamente parlando - eJ è in ciò la differenza del nostro dai precedenti regimi a base di stato--o~nuno di noi è libero di far tutto; ma praticamente parlando noi c'imbattiamo continuamente in tutto un ordine di ostacoli alla nostra individuale attività: la forza dei partiti, l'inerzia dell' opinione pubblica, la barriera del pregiudizio, quando non pure, io fondo, il gendarme e la forza. Ora si badi che tutti questi ostacoli sono un prodotto dell' epoca nostra ed erano in gran parte 'sconosciuti nelle epoche precedenti. Si può dire che il pensiero individuale se ha guadagnato alcuni mezzi estrinseci di manifestazione: la stampa e la sua relativa libertà, il diritto di riunione e di parola e così via, ha guadagnato altresì non poche difficoltà di esterna manifestazione; onde nel com'plesso, non è facile decidere se abbia niù perduto che guadagnato. Si aggiunga a ciò ~l cambiamento introdotto negli ultimi tempi dai sindacati industriali. Negli Stati Uniti d'America i trusts e i pools, in Germania i kartell sono riusciti a trarre in loro mano i pri nei pali organi giornalistici. Ma fuori di questi due paesi il fenomeno non è meno notevole. Ovunq"!.le si forma una coalizione industriale, si tenta impossarsi dei giornali piu diffusi e accreditati e come queste coalizioni hanno bisogno o dell'appoggio o della beneYola tolleranza dei poteri pubblici , la politica che seguono quelle gazzette, è la politica dei dominatori. Così vengono a crescere i mezzi di cui '.a generalità e l'organizzazione dispongono cont;-o l'individuo isolato e per questa via si giustifica la crescente diffusione della crjtica individualista. Ora si guardi un poco. Che cosa è l'opinione pubblica se non l'opinione del gran numero e quale è mai questa opinione se non appunto quella· conservatrice? Ne risulta perciò che l'opinione pubblica concorda sostanzialmente con le istitu~ioni sociali dominanti. L'opinione pubblica pensa che il monarca partecipa quasi degli attributi divini; (I); che la proprietà privata è sacra e inviolabile; che l'istituto· del matrimonio indissolubile sia unica ouarentigia della moralità familiare; che la rib,:llione\·ootro gli ordini costituiti e la critica truppa vivace dei governanti sia riprovevole. Ora il complesso di tutte queste opinioni è come la difesa morale di (rl Al tempo di Lui),.!'iXIV B0s~uet io~eg-nava che <, i re so:io dei e p:,rtecipaoo in cert0 m do dell' indipendeoza divina ». Il partito Tnry diceva, in Ingbi terra. che «. il monarca è delegato dal deh >). Questa co::ice1ione è tutt'altro· che superat-:i. Rasta ippeoa riflettere che nel più recente dei cojici pen-:ili europei, quelb italiano, l' atteolato contro la persona del re è equiparatn al delitto consumato: entre il ?elitto del re, te~ric~mente, è riconosciuto impossibile essendo 11 re « sacro e tn v10labile ». tutto qud complesso di istituzioni che è compito dellP Stato materialmente difendere. Ne deriva perciò che la critica individualista appunti i suoi sforzi proprio contro lo Stato , in quanto è legittimo considerare il sistema delle opinioni ricevute dalla gran massa, il quale noi - chiamiamo opinione pubblica, come il risultato del1' educazione impartita e della suggestione svolta dallo Stato. Perciò il problema pratico dell' individualismo può così formularsi : come attenuare e come eliniinare, poi , l' azione dello Stato nella società. Vediamo. III. Se non che eccoci primieramente innanzi ad una difficoltà. Abbiamo detto che nell'epoca nostra all'azione dell'individuo si oppongono ostacoli morali ed ostacoli economici, questi ultimi direttamente appuntabili all' i nterver~to dello Stno. Ora se ad un primo giudizio può - teoricamentè al.i.1e• no - pensarsi eliminabile l'azione dello Stato, non così è dei fattori morali. Verosimilmente l'infìuenza dei partiti e dell'opinione pubblica ha tendènz:i a crescere. Eliminate, se vi riesce, lo Stato; ma non eliminerete l'in.fluenza anti-individualistica dei fattori morali. Ma anche qui c' è confusione. Per quant' è dei partiti, la sparizione dello Stato toglierebbe loro ogni carattere politico, che è poi apptmto la nota che sembra più biasimevole e pericolos~. Dcll' opinione pubblica , intesa come sistema di opinioni ricevute dalla gran massa e sanzionate dallo Stato,_ l'importanza sua appare solo in quanto· 10 Stato la munisce, per così dire, di, clausola esecutiva, in quanto esiste come opinione pubblica ufficiale, ·cioè concordante con gl'interessi degli istituti sociali dominanti. Anche oggi 'la discussione intorno alla forma dello Stato e delle istituzioni dominanti non è libera dappertutto; dove t:, teoricamen:.e libera, come in Italia è sottratta alla discussione la persona del monarca. Vi ha paesi semi-feudali ove esistono ancora reati di religione e dove perciò il discutere dell'Immacolata Concezione o del battesi mo porta delle conseguenze deplorevoli. Ciò che noi vogliamo non è già che l'opinione pubblica pensi all'unisono nostro , ma che lo Stato non dia più la garenzia della pena a chiunque vuole impedire si discutano certe opinioni. Si dice ancor oggi - come si sarebbe potuto dire al medio evo - che l' opinione pubblica reclama certe soddisfazioni. In base a questo pregiudizio è lecito condannare persino l'innocente. Ora verosimilmente la sparizione dello Stato por - terebbe seco la eliminazione di simili inconvenienti. La sparizione dello Stato? ! E' mai possibil~; è, poi desiderabile? Io non mi ho a intrattenere qui se sia desiderabile; certo è possibile, ed :-i oche, in certi limiti, necessaria. Ma questa necessid è intesa in vario modo.- Gl'individualisri anarchici e ldterati la intendono nel senso della necessità subbiettiva e psicologica: è necessaria perchè il loro io possa espandasi. Onde essi pensano far cadere le mura di Gerico dell'organizzazioue statale con semplki prediche circa l'inutilità dell'organizzazione statale o con ricorsi alla violenza individuale. Inutile aggiungere che qoesto metodo è semplicemente fantastico. Esso include, infatti~ un grande errore di concetto, intorno al significato della rivoluzione sociale.
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