l\IVISTA POPOLAitE dottore pagand,) cose peggiori assai più di quel che non sarebbero costate le migliori acquistate dal prod attore estero. Il risultato di tutto ci6 è stato che la legge ha rèso impossibile la \selezione del miglior prodotto e del miglior produttore, cioè ha agito in senso contrario agl'interessi della specie e della collettività presente. Dippiù i produttori interni, ben tutelati dai dazi di frontiera , allo scopo di evitare la concorrenza fra di loro , che avrebbe fatto restituire al consumatore il vantaggio del dazio , si s6no stretti in sindacato. I cotonieri si sono uniti ai cotonieri, ·i metallurgici ai metallurgici , i padroni di terra ai padroni di terra ed hanno fiss~to dei prezzi uniformi per i loro prodotti, in modo da escludere la concorrenza reciproca. Questo fenomeno è visibilissimo in Germania sovratutto, ma si presenta in tutti i paesi a regime doganale · protezionistico. Il c1Jnsu'• matore è consegnato, mani e piedi legato al. capitalista, e ,questi come nel medio evo, può imporgli i prezzi che vuole. Cosi allo sfrut~amento della fabbrica si aggiunge lo sfruttamento del mercato , a maggior ~loria del profittrJ capitalistico. Ove se ne va più l'iniziativa individuale? I sistemi di produzione, sotto il regime sindacale, non. migliorano, o per dir meglio, progrediscono in un primo momento e poi restano stazionari. Ma ciò che preme più di tutto è che un vero Stato viene a formarsi nello Stato. La potenza dei sindacati diviene enorme. Una vera e progria dominazione capitalista si viene formando ed oramai in America il problema è messo in questi termini asciutti e crudi: o la nazione si libera dai trusts o i trusts uccideranno la nazione. Il risultato di questo complesso di azioni è duplice. Per un verso esso rinsalda il parassitismo sociale, cioè quel sistema di rapporti per cui un essere o una classe· può vi vere a spese di un altro essere •O di un'altra classe, e per l'altro aggrava il peso de1l'oppressione morale, cioè delle opinioni e dei pregiudizi imposti all'individuo, di cui già soffre la nostra società. Vi sono anche stati scrittori di socialismo, i quali, nel costituirsi e rafforzarsi del sindacato industriale e nell'estendersi dei poteri dello Stato nel campo della produzione, hanno scorto tanti segni della rivoluzione socialista che s' avvicina, oppure altrettanti avviamenti al socialismo. Cio è derivato da quel comunissimo errore logico per cui certe apparenze esteriori sono prese per identità sostanziali. Il socialismo, che consiste nell'abolizione di ogni rapporto parassitario (del capitalista nella fabbrica e dello Stato nella società) e nella riduzione di tutte le classi all'unica che per vivere occupa un posto socialmente ut.ile e deter· minato nella produzione industrialé:, non ha nulla che vedere con tutti questi fenomeni ultra-capita- . listici, per mezzo dei quali ben lungi d11lo scemare cresce lo sfruttamento della massa (1). (I) I piccoli scioperatelli della propaganduccia collettivistica (Turati e comp.:gni) non sono riusciti mai a c;ipire in che l'essenza si distiogu::i dalla forma nel campo del socialismo. ll collettivismo, forma probabile dell'organizzazione industriale io moltissimi rami, aoii nella quasi universalità· dei rami della produzione,· non è socialistico se non qu::in<lo non h;;. forme autoritarie. E però molte guise di organizzazione industriale non collettivistiche possono pe:-fettamente esser definite socialistiche, più che non altre prettamo:ate collettivistiche. I sindacati industriali e capitalistici della più varia specie, nazionali o internazionali che siano, agiscono in senso contrario all'individualità. Loscopo loro è assicurare un profitto il più alto possibile ai capitalisti ed industriali sindacati , eliminando la pericolosa concorrenza che i singoli produttori fra loro si muovono, la quale ha per tendenza di eliminare i profitti e ridurre il prezzo ai costi. Quando il regime capitalistico viene dalla libertà al trust , esso compie il ciclo della propria negazione l9gica. Ma forse l'influenza più dann~5a che i sindacati industriali esercitano è sotto l'aspetto morale. Purtroppo noi vivi:1mo in un'epoca in cui l'individuo trova sempre meno spazio per manifestare le sue qualità specifiche. Oggi la diffusione delle idee per metzo del giornale e del libro rendono sempre più facile assoggettare la massa ad un ordine òeterminato di pensieri. I grandi giornali, vivendo sulla grari massa dei lettori, procurano non già guidare l'opinione pubblica, ma seguirla. Ora che cosa è. l'opinione pubblica, se non l'avviso dei mediocri, dei timidi, dei quietisti, delle persone: il cui modo di pensare è perfettamente all'unisono con le istituzioni dominanti? Chi è ricco di qualità intellettuali e morali difficilmente sarà dell'avviso di tutta questa banda. Egli avrà 1 Jn peusiero singolare e personale da render pubblico, ma anche ammesso che egli· abbia i mezzi per farlo sarà sempre sopraffatto dai mezzi infinitamente più rilevanti di cui gli altri dispongono. Lo Stuart Mili, in quel suo mirabile scritto sulla Libertd, dice che per quanto ora si pretenda onorare l'ingegno e la superiorità intellettuale, in fondo in nessuna ep0ca come nella nostra la mediocrità ha avuta tanta libera carriera. Nella storia antica, nel medio evo e, in minor grado, durante il passaggio dall'epoca feudale ai tempi nostri, l':ndividuo era una vera forza sociale e se egli aveva un intelletto superiore riusciva quasi sempre a dominare i suoi tempi. Ora invece la potenza dell'individuo è quasi nnlta. Si puo dire che se non ha il genio dcll' arricchire, l'individuo medio non riuscirà .a nulla. La sua opinione sarà costantemente soffocata dall'opinione pubblica, la quale, come g1à dicevo, non è che la opinio.ne d' un pugno di gazzettieri ignoranti, frettolosi-(badate che sono anch'io un gazzettiere!)- timidi e non sempre i_ncorrotti. Costoro spiano, a modo loro, i sentimenti incoscienti della massa, li pongono d' accordo con l'interesse dei governanti o di coloro che !i pagano e per questa via riescono a formare la transitoria coscienza d'un momento nazionale. I veri dominatori dell'epoca nostra sono i gazzettieri e i demagoghi tribunizi. Ahimè! di che pasta è formata l' anima d1 costoro! C'è di peggio. Ogni epoca ha le sue necessità e_ la nostra ha i partiti. Non l'.'è bisogno che io aggiunga:--se mai alla gente pu6 premere l'opinione mia - che considero i partiti oggi oltrechè necessari, anche utili. E' in fondo il solo strumento che sia nelle mani del paese per bilanciare la potenza straordinaria dei poteri pubblici e non piegare completamente alla loro eccedente forza. Ma anche essi in quale triste modo agiscono sulla individualità ! Un uomo che abbia un pensiero riferentesi agli ordini della vita pratica e non riesca a farlo
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