RIVISTA l'A. è tanto convinto di ciò, che fa appello esplicito, altrove, alla coercizione dello Stato. Difatti egli dice che le l'organizzazioni di classe in avvenire si formeranno sotto il regime della libertà, non saranno obbligatorie ..., però se non se ne fa parte non si sarà ne elettori, nè eleggibili, cioè non si sarà neppue cittadini, e gli altri potran disporre dei vostri diritti, dei vostri beni come a loro piacerà; se l'organizzazione è costituita il riconoscimento giuridico è obbligatorio, ci6 che equivale a dire che sarà in arbitrio dei governanti di metter fuori della legge tutta· una categoria di cittadini! ! ! Solo i beniamini del governo potranno fare e disfare come- vorranno ! Senza organizzazione di classe non si avrà diritto di prenedr par-te al bottino dei servizi pubblici che l' A. vuole atlidati alle organizzazioni di classe: quindi anche un'inferiorità economica grandissima nel regno del favoritismo che l'A. vorrebbe inaugurato. L' A. ci dice che dette organizzazio i una volta aggradite dal governo avranno la massima li-• bertà di governarsi eome vogliono ..., ma ci sarà una legge che regolerà chi deve essere scelto per dirigere la società, che ne regolerà i minimi dettagli di modo che possa esserne eliminato « qualsiasi aLuso » ( sic ! ) , ma lo Stato potrà revocare i capi , renderli responsabili civilmente e penalmente delle azioni che non gli piacciono, potrà persino sciogliere la società, senza che l' A. ci indichi di quali seriissime cautele questa immensa potestà deve esser circondata! Altro che libertà! tutto ciò è peggio della schiavitù: è la morte civile, e, se piacerà alle loro eccellenze, anche materiale ! · L' A. non è del nostro avviso perché crede che nella sua società ideale la classe al potere non vorrà ·· più fare il suo bene, ma l.avoeerà indefess:1mente per fare il bene di tutti. Perchè? Come? L' A. non lo dice,:.. ed è davvero peccato! L'A. vuole che le organizzazioni dei lavoratori abbiano a « stabilire le condizioni del lavoro » (ore di lavoro, salari, modo di produzione, etc,) e crede ciò perfettamente raggiungibile, perchè ammette che i regolamenti çhe le corporazioni del medio evo si davano produssero un immenso bene alla società regolando l'industria secondo i bisogni del paese, ottenendo un'equa distribuzione del lavoro, etc. Ora quando egli afferma ciò mostra di avere la più grande ignoranza della storia sociale ed economica , come pure mostra di ignorare l'economia politica. L' A., (che pure ha scritto delle opere di economia) crede, come un propagandista socialista qualunque, che si può per legge fissare le condizioni aella vita econo_._ mica!! Ma poichÈJconosce lo specifico portentoso perchè non lo comunica all'umanità sulle cui sofferenze piange? Ma crede proprio che noi siamo cosi. cretini da voler seguire gli imperfettissimi metodi attuali che regolano automalicamente tale vita economica, pur sapendo che quattro articoletti di legge pot!"ebbero regolar tutto come nel migliore dei mondi possibqi? Ce l'insegni e, se ha ragione, lo 8eguiremo. Il male è che non lo conosce, nè alcuno lo conosce. Del resto non bisogna meravigliarsi di queste affermazioni dell' A.: oh, non ha egli osato affermare nello anno di grazia 1903 che nella società attuale vi è un .: accentramento del capitale in mano alla classe borghese », una « tendenza a ridurre le mercedi al minimo, e ad aumentare al massimo il tempo del lavoro » ? Il Pr.reto ha dimostrato che tutti i dati che si posseggono pro,mno che la distribuzione della ricchezza non cambia? Infiniti scriltori ùi tutti i partiti han dimostrato che in tutti i paesi le ore di lavoro sono diminuite ed i salari aumentati? E che importa'? A. Boggiano afferma il contrario e noi dobbiamo credergli, che diavolo! Solo,,.. se avesse la bontà di POPOLARE 135 dirci quali sono i dati su cui si basa ci farebbe un gran piacere I Quanto agli effetti delle antiche corporazioni lo studio più elementare del soggetto prova che o esse non ottennero lo scopo di r·egotare 1a produzione, e allora non fecero nessun male; o potevano realmente regolarla ed allora la _cristallizzarono, impedendole ogni progresso, ed imposero ai consumatori la qualità, la quantità ed i prezzi d~lle merci ehe a loro piacquero!! L' A. vuole pure confidare tutti i servizi pubblici alle organizzazioni di classe, per le ragioni che abbiam citate. E non si accorge che anche qui apre la porta ad una quantità di abusi ogni classe, essendo minoranza di fronte alle altre unite insieme, non ·oserà svelare gli abusi, o lottare contro di essi verché le altre classi la escluùerebbero puramente e semplicemente dai servizi pubblici, mezzo molto comodo e po<.;ocostoso per imporre ai contribuenti un servizio orribilmente mal fatto, ma che questi sono obbligati di subire non potendo farne a meno. Ognuna quindi si contenterà di rubare per suo conto e di star zitta su quello che le altre fanno, per averne un regime di reciprocità. Dunque: niente servizio migliore, più economico, etc. come crede l' A. C'è di più: l'A. che non vuole il ripetersi delle corporazioni quali erano prima della rivoluzione francese, perchè eran ùivenute « strumento di rnonopolio » non si accorge che dando loro i servigi pubblici viene a fornir loro il più terribile istrumento per impor:;i al paese. Oppure un'altra ipotesi si può rare: allora come ora ci sarà una classe di politicanti esperti nell'arte di gabbar·e il mondo che, servendosi di quell'arma -terribile dell'autorizzazione governativa e governativa sorveglianza sulle organizzazioni di classe, saprà imporsi alle une, combattere le altre, e comandare secondo il suo volere; così raltro tipo di organizzazioni di operai che l' A. non ama, quello dei colleghi romani « asserviti dallo 8tato » riappai:-irà: nell'un caso e nell'altro clii ne soffrirà sarà il pae$e tutt'intero! L' A. dice che vede nelle organizzazioni di classe attuali il germe della sua società ideale ; oh perchè allora volerle sottomettere alla tirannia di leggi assurde e retrograde, poichè da sole. col regime di libertà, posson da,·ci gran parte del bene che si ripromette dal suo mutamento sociale 1 Si guardi attorno e vedra che gli scopi utili e realizzabili che egli as ·egna loro esse sapranno tradurli in pratica senza bisogno di irregim~ntazione, meli.tre gli altri, quelli che sarebber dannosi, esse, sotto .il regime della libertà e della concorrenza, dopo un'esperienza doloro a , li lasceran da parte senza I.o svolgimento profondo_ e deleterio per la società che egli vorrebbe infliggerci. Elevi quindi con noi un inno alto e solenne alla libertà, chè nessuna forza maggiore potrà trasformare in 1·ealtà quello che di realizzabile con-- tiene il suo piano di riforma sociale. Vittori Racca =--==--- = ===-e=========== L'ot,eta di 0.11ita1ia11011elGiappo11e (r) Sul finire c1el 1888 il governo giapponese, per mezzo nel marchese Tok.ugana suo ministro a Roma richiedeva al nostro governo la indicazione di un giureconsulto italia110che potesse degnamente coprire la carka ,d.alto Consigliere a Tokyo. G. Zanardelli che aveva avuto agio di spprezzare il giovane deputato Paternostro non esitò ad indicar0 (1) L' intc1·cssc che ha suscitato ·1 Oi,tppo11c ha l'eso di (?;l'ande :.ttua.lità la nota ::-ho ci ha favo 1·ito il s1g. Pulcjo. La pubblichiamo assai volcntict·i , anche pet· ricordare in questa occasione il Paternostro, la cui mol'te fu una per, dita vera pcl no. teo paese.
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