Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno X - n. 5 - 15 marzo 1904

134 RIVISTA POPOLARE riorganizzazione completa della società per classi, ma poi invece non ci parla che dell'organizzazione professionale dei lavoratori , parte certo molto importante della società, ma non tutta la società: bisogna·va pure dimostrare che anche per le altre classi è possibile ed utile una simile organizzazione; ma l'A. non l'ha fatto, e noi dobbiamo crederlo come un dogma religioso. Difatti l' A. ammette come climost1·ato che un ordinamento sociale per classi apporterà una pace sociale profonda e durevole, impedli·à che una classe soverchi le altee. A farlo apposta le lotte tra capitale e lavoro, le lotte tra le varie classi sociali hanno sempre oominciato quando _le classi sociali hanno principiato ad avere una Ìorte organizzazione di classe ! Con ciò io non scopro nulla , non rivelo nulla: basta aver un p<>' studiato la storia, anche sui manualetti delle classi elementari 1.er accorgersi che le cose si son sempre passate così ; nel nostro tempo, per esempio, le, gl'andi lotte· tra capitale e lavoro seguono da vicino il movimento di or- . ganizzazione del proletariato , e non lo p_recec'lono punto, come l'A. crede. Lo so che l' A. può obbiettare che quella non è che una frase passeggiera; che dopo le prime lotte, quando si vedrà l'inanità delìa lotta brutale, si addivert·à ad una saggia illt.esa. Sfortunatamente per lui la storia ancora <.;idimostra l'errore in cui cade l' A.: no, la lotta una volta incominciata la si continua fin0 alla fine, e la fine è la sconfitta o la predominanza della classe fino allora soggetta. Perchè l'A. non vede rimme11sa cont1·addizione del suo ragionamento: organizzazione rigidissima di classe, ed accordo tra le ditlerenti classi: ma ciò è impossibile! Certo, perché la vita sociale continui, bisogna che ci sia un certo accordo tra le aspirazioni delle differenti classi, ~e no la società sarebbe impossibile; ma tale accordo non so110gli L1omini.che lo fanno, esso si fa da sè, uutomaticamen te. E' come sul mercato: i venditori vengonP col determinato proposito di vendere più ém•o che possono; i compratori col proposito non meno determinato di pagai e il meno possibile: orrore!, esclamerà l'autore: c'è lotta dì classe, bisogna eliminarla fìs~ando i prezzi: ebbene questo rimedio è st,.1top:·ovato milioni di volte in tutti i tempi, in tutti i luoghi ..., e non ha servito nulla, non ha potuto raggiungere neppure da lontano il naturale, p;::i,cifico,ed automatico equi librio che si stabilisce sul mercato tra le esigenze dei compratori e quelle dei venditori. Le misure che l' A. propone per ottenere la pace sociale per meno dell'organizzazione di classe e clell' eliminazione dei conflitti tra di esse arriverebbero agli stessi ri~ul-. tati. E ciò per due ragioni: la prima è che se ci :;;i organizza per ctassi è appunto perd1è si h;::i,nnodegli interessi differenti da quelli delle altre classi, e perchè si crede che senza tale organizza7ione non . si potrebbe farli prevalere e trionfare; ha un bel rimpiangel'lo ma gli operai avranno sempre certi interessi grandis::-imi cornptetamente opposti a quelli dei padroni e dei consumatori: i primi hanno interesse. ad esser pagati più che possono , i secondi ed i terzi a pagare il meno possibile, e più le organizzazioni rispettive saran forti , più le lotte saran grandi, percl1è ogni gruppo è conscio• della ~ua forza (sulla quale anzi, a causa clell' organizza- .zione, si fa assai spesso delle gravi illusioni) e non vuol cedere per fierena. Certo non saran Lutte lotte a colpi di scioperi, di rivolte, etc., ma saran sempre lotle, e sarà sempre tenuta in serbo la minaccia di lotte non pacifiche per i casi in cui, pur credendo di aver ragione, uua cla~se fosse obbligata a cedere; ed è naturale, è uma110, è giusto che ~ia co ì, perchè la forra bruta del 11 umero. o dei denari non opprima chi ne è sprovvisto, ma ha ragione. Ed è anche socialmente di grapqissimél uti!itè:\ çh~ tali lotte di classe ' . . continuino ad esistere;· esse hanno due grandi funzioni: prima di tutto esse devono, come dimostrò il mio Maestro, il professo!' Pareto, sgretolare le basi delle· vecchie aristocrazie che occupano ancora il po A tere mentre non ne han più la forza, nè il merito, ed un 1altra aristocrazia migliore e più forte si è formata nel popolo: la lotta di classe porta questa al potere e permette così l'avanzarsi della società sulla via del progresso. Inoltre la lottct. qui, come la concorrenza tra i differenti sistemi di produzione, d'insegnamento. etc. etc. ha la funzione di eliminare le· cla$Si (o le loro pretensioni) la cui azione è nefasta alla società; certo· sarebbé miglior cosa e pi4 umana ed economica se si potesse trovar modo di eliminare tali lotte e loro tristi conseguenze, ma l'intelligenza umana non può arrivar-vi, per ora. almeno; come non si può dimostrare u priori la superiorità di tal processo di produziene su tal altro, ma bisogna metterli ·in lotta (concorrenza) tra di loro e vedere quale è il migliore, cosi bisogna fare per i fenomeni sociali: nessun sapiente del mondo, nessuna collettività di studiosi può decidere, per esempio, chi in una lotta tra due classi deve vincere pel maggior bene della società; solo la lotta stessa, per quanto cortese, e i suoi effetti potran deciderlo. La pace tra le classi sognata dall'A. è dunque impossibile, o si risolverebbe in un danno enorme per la società Se l'epoca nostra · fu chiamata l'epoca del progresso, ed a ragione. si fu :perchè in essa la lotta tra i differenti interessi sociali fu più grande che per tutti i tempi passati, fu perchè ciò permise ai migliori di avanzare arditi e spediti, senza doversi trascinare addietro, come pel passato, la palla di forzato dei deboli e degl'incapaci che loro erano addossati da unalsa organizzazione di classe; e costoro facendo il loro bene, non cercando che il loro bene, fecero quello dell'umanità tutta intera, e persino (oh automatismo sociale che distrugg2, pel maggior bene della società i piani e le lucubrazioni di tutti i riformatori sociali!) di quei poveri e miseri che, con atto che i moralisti ed i riformatori della società giudicarono e giudicano immoraie al sommo grado, queì forti· avevan lasciati indietro nella loro corsa affannosa verso il progresso! Si capirà meglio il fine recondito cui l'A. vuol ricondurre la società, benchè non_abbia l'ardire di dirlo francamente, quando si · osservi cum grano salis L1uello che dice sommessamente nel suo libro. Egli parla di « categorie in cui si distribuirà il popolo » quando r organ inazione per classi sarà universalmente attuata; dice che allora le classi saran <-< ricomposte nei rispettivi loro quadri » , « resteran contenute nei giusti limiti che la legge della con vi- . venza avrà loro imposta »; vuole che nelle organi~- zazioni di classe sian elettori solo coloro che ne fan parte da un certo numero di anni, etc. Lo scopo dell'A. è evidente; egli 7uole che siano i più vecchi, cioè i più reazionari, che governino le associazioni di classe; vuole che il popolo sia rinchiuso in reparti stretti e rigidi da cui non dovrà mai uscire; vuole che ogni classe abbia la sua missione da compiere, senza che mai abbia il diritto di fare il minimo atto per migliorare la sua sorte. E' un regime di caste, il più mostruoso, il più tirannico che si sia mai conosciuto, quello che l'A. vuole regalarci! Perchè egli ha un bel dire che sarà « la legge di convivenza » che « imporrà » (sic!) alle organizzazioni di.classe i loro « giusti limiti» (tutti i limiti posti dai tiranni alla libertà dei loro. sudditi furon dai primi considerati « giusti », ha un bel dire ,che « la libertà di ciascuna troverà nella libertà delle altre il giusto suo contemporamento »; questo risultato lo si ottiene già nella società nostra, e lo si otterrebbe ancor più se la libertà foss.e maggio~e. E

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