Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno X - n. 5 - 15 marzo 1904

.. RIVISTA POPOLARE non poteva essere che un augurio. Dalla fredda storia e dalla profonda erudizione, più che.dall'anima umana, aveva tratto origine quella tl'eiedia d'amore, e il pubblico - nè dotto, nè erudito-non potè inteudere la poesia di quell'epoca lontana entro ,mi si svolse la sublime passione; poiché in verità quell'epoca - lo ripetiamo - più per virtù di dottrina che per forza di sentimento fu portata sulla scena. Esso a ogni modo vide con gioia grandissima il suo poeta avvicinarsi a lui, e aspettò: aspettò fiducioso la grande opera viva, la vera opera d'arte quella cioè che traesse la sua origine non dalla fredda s·oria, ma dall'eterno fondo dell'anima umana: aspett.ò l'opera che da tanto tempo aesiderava,- quella che imperiosamente aveva richiesto, quella in cui potesse vedere finalmente specchiato nella sublime sintesi dell'arte la sua propria vita. Ora ecco, La figlia di Jorio è quest'opera, e il pubblico l'ha accolta con unanime plauso. X La novissima tragedia di Gabriele D'Annunzio non ha soltanto il valore di commuovere per la straordinaria vivezza della rappresentazione scenica, ma ne ha ancora un altro grandissimo e comune a tutta l'opera sua. E' questo l'alto valore letterario della sua poesia, così bella nella eccessiva originalità così ricea nei minimi particolari, cosi profusa nei detta.gli dell'opera , talché non basta la sem - plice rappresentazione, ma occorre l'attenta lettura perché si possa percepire, comprendere interamente. Anche s:::avete sentito la terza, la quarta volta, in teatro, questa tragedia dannunziana, leggetela e ne a\Trete ancora un godimento nuovo, vivissimo. Ben a ragione perciò i Fratelli Treves han fatto anche di quest' ultima opera del famoso poeta , come del resto han fatto delle altre sue opere precedenti , una splendida edizione. Essa ricorda per l'eleganza del formato, per la nitidezza dei caratteri, e anche per i belli e originali fregi e disegni di cui l'ha riccamente ornata Adolfo De Carolis, quelle celebri edizioni fatte da Aldo Manuzio nel millecinquecento, è che sono tanto care ai dotti e tanto preziose. Il volume, uscito l'indomani della prima rappresentazione, ha già raggionto il settimo migliaio; c questa é la migliore raccomandazione che possa farsene. CINo AccAscrNA LE NOSTRE COLONIE •• o •• Per Ùna più "g·rande lta~ia,, lìettera dal Brasile I 1, Ri·o de Janefro 30 gennaio 1904. CARISSIMO ED ONOREVOLE AMICO, L'argoment~ della nostra emig azione e della colonizzazione nostra iÌ1 Brasile mi appassiona tanto da un pezzo, e lo credo poi così vivo e così importante per l'Italia che·, veramente, vi sono grato senza fine di aver voluto invitarmi a discorr·erne un poco dalle pagine dalla vostra eccellente ed autorevole « Rivista Popolare » sostenitrice fervi'da e tenace di ogni opera buona. Consentitemi tuttavia di conservare l'anonimo: vivendo in questo paese nella delicata posizione che sapete, non potrei, quando firmassi, scrivere con intera libertà di apprezzamenti. Fors' anche allora, non saprei scrivere più. Certo, riescirei meno utile. Perchè - ve lo dico con punta modestia - io mi propongo di dare ai lettori della « Rivista Popolare » un generai quadro completo delle cose tali quali esse sono in Brasile , e non mi servirebbe per ciò, il sentirmi costretto a usa·e riguardi alle persone che a queste cose stanno, più o meno strettamente, legate - sieno grandi proprietari e goyernanti del Brasile, o pure agenti consolari e diplomatici del governo italiano .... Soltanto parlando liberamente mi sarà meno difficile in• fondere ne' lettori la persuasione incitatrice che l' Ifalia, oggi ha qui nel Brasile un alto indefettibile compito suo : e soltanto così potrò forse contribuire un poco alla indica zione de' mezzi più congrui che il governo italiano deve adoperar senza indugio, se veramente vogliamo che la no stra opera sia adatta, efficace, durevole, patriottica. E patriottica - vogliate permettere eh' io aggiunga, a scanso di equivoci - nel migliore e più vero senso della parola. Infatti, pur mirando alla espansione italiana in Brasile non si tratta già di propugnare - a vantaggio di partiti politici senza scrupoli, e a beneficio di procaccianti senza ritegni - una qualche delittuosa dissipazione di milioni simile a quella compiuta dal patriot'i'srno che ci diede i sanguinosi disastri d'Africa, e le ridicole glorio le di Cina, e i vani dispendi di Candia : dal pat1·iottismo della politica coloniale militar 0 sca, da voi flagellato e Sl'r}ascherato, o che, speriamolo almeno, sembra ormai vinto tra noi dall< cresciute energie vigili delia democrazia italiana: da quel patriottismo infine che dimenticò sempre le speranze e i bisogni dei milioni d' italiani espatriatisi per miseria, i quali pur venivano lavorando, oscuri e obliati, per la rie chezza della patria, e fondavano qui, nell'America del Sud, le incrollabili basi di una grande Italia, che nessuna pre · sunzione del più tronfio militarirsmo avrebbe mai saputo neanche sognare. Qui nel Brasile è posta appunto-e vuol essere risoltauna parte del generale problema dell' espansione di nostra gente nell'America del Sud. Il Brasile si estende, come sapete, per 8 milioni e circa 340 mila chilometri quadrati, e non ha che una popolaziorni di circa 22 milioni (l ). Questa è un insieme di gente d'ogni paese e di diverse razze. Gli italiani saranno un milione e mezzo. Dunque il Brasile é grande , pel'. Io meno, come 37 volte l'Italia, ed é tuttavia spopolato. Senza dubbio una gran parte del territorio brasiliano non è abitale sia pel torrido clima, nelle regioni equatoriali, sia a causa dtllla malaria che domi.na invincibile su vastissime regioni pantanose lungo le vallate de' più grandi fiumi. · Ma, ad ogni modo, nelle zone più salubri de<zli altipiani del Brasile, ricche di terre fertili,, di meravigliose foreste·, di campi sereni, e' é ancora largo posto , e benessere , per almeno due o trecento milioni di uomini ... Tutti, tutti i derelitti della vecchia Europa - così affolfata di gente, così incapace di nuove gaglia:-de risorse sotto il gravame delle schiaccianti spese pei continui armamenti tutti gli oppressi della vecchia Europa che stentano e si avviliscono nella inanità dello sfor70, che si combattono e si pervestiscono nell' aecanimento sterile, riescirebbero qui a salvarsi dalla necessità di odiare, riescirebbero a trovàr. qui asilo e pace, solo chiedendo alla buona terra la bontà d'una vita semplice, vigorosa di fatiche, sana di amori. Pure obliati ed oscuri, pur fra durissime prove e tra stenti senza fine, i nostri han saputo conquistare in Bra sile forza per sé e nuove ricchezze all'Italia. Ora dunque si tratta di soccorrere di sostenere il lavoro e l'arte e la lingua italiana in questa vastissima parte del mondo piena di risorse e magnifica di avvenire. Si tratta di agevolare lo svolgimento de' nostri scambii , e di promovere, per ciò stesso nuove risorse alla nostra produzione nazionale , studiando e cogli~ndo le singolari opportunità che questo paese può offrire allo svolgimento della nostra ricchezza e della nostra forza umana colonizzatrice. · , Per questo, dicevo, il còmpito che a noi incombe é patriottico nel più vero e più alto senso della parola : perchè qui non é luogo ad aspirazioni di domini brutali, ma, sor ridenti, e liete speranze di pacifiche e incivilitrici conquiste dell'Iialia nuova. E che cosa sarebbe mai questo Commissariato dell'Emigrazione - di cui tanto oggi si parla , dal quale oggi si attende, e, direi quasi, si pretende, improvvisamente - se non fosse, veramente, un. indice dell'mtelligenta politica di codesta Italia nuova? Il mio pensiero, e, oso dire, il pensiero di quanti nostri vivono all'estero nella commovente aspettazione fiduciosa che l'l tali a del XX secolo deve infine orientarsi cou decisa attitudine verso i destini· della sua molteplice fecondità, è questo: che il Commissariato dell'Emigrazione sia già un segno - comunque mal composto fin oggi, e inadeguato al bisogno - e sia un segno indubitabile della consapevolezza che gli italiani pur cominciano ad avere della missione loro, e de' loro più vitali interessi nel mondo. Noi èhe viviamo all'estero, a\lgurando alla Patria, sen• tiamo riconoscenza vivissima per gli uomini valorosi - e, .primo, per' Edoardo Pantano - che vollero superare tanti ostacoli, e crea,.ono quell'Istituto, quasi per un atto della loro fede nelle capacità della Patria, , e come un pegno di fratellanza verso .coloro che la Patria furon costretti ad ( l) La.sciamo h cifra di 22 milioni. Le tavol_e di Suudbarg daono n milioni , l'Almanacco di Gotha, pel 19v2 ancora meno. N. d. R.

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