,, R I V I S T A -P O P O L A R t: 129 economica della Cina che ingoierebbe il giorno in cui fosse diventato cosciente i panmongolic1 russi ~ giapponesi insieme; e finalmente. lo spirito politico che predomina nel panmongolismo giappon·ese. Il panmongolisrno , di cui è capo autorevole il principe Ouckhtomski mette in guardia l'Occidente su l'azione del Giappone in Cina, e cerca di mettere tutta l'Europa contro il Giappone. Questo, se accadesse, avrebbe per risultato h creazio11e d'un v~ro pericolo russo mongolo il quale vorrebbe signoreggiare il mondo. Namralmente russo o giapponese il panmongolismo è destinato ad essere assorbito dalla Cina, in un periodo di tempo pi;i o meno lungo. Ma la resistenza più grande al pa,nmongolismo giapponese è data dalle autorità e dalle classi medie cinesi cui non piacciono le tendenze disorgan1izatrici che in questi ultimi tempi ha assunto la pc,litica giapponese. C'è dunque ancora un'ancora di salvezza per la civiltà e la influenza occidentale; e consiste nel sapere abilmente profittare della avversione che nel mondo cinese hanno provocato le esagerazioni , condannate anche ddl govemo giapponese, dai radicali giapponesi. Al tempo stesso biso gna che l'Europa faccia vedere che non è vero che essa non vuole occuparsi dello sviluppo intellettuale della Cina. Ora 'se consìderiamo che insieme alle prospettive economiche che aprirebbe all' Europa la conquista intellettuale della Cina, era unita la possibilità di distruggere il Pan- ' ' mongolismo e di affermare la, supremazia europea c,m la sola forza del sapere, si resta sbalorditi pensando che l'Eu ropa se ne sta indifferente dinanzi al più grande pericolo che l'abbia mai minacciata. (La Revue, 15 febbraio 1904). ALESSANDRO ULOR ILCRIT·EtI{VIOIORflLE Salerno, 29 febbi-a,io 1904. Illustre dirqttore, . Mi permetta di rispondere due parole alla domanda, in cui è uscito Mario Pilo, a proposito di un nuovo romanzo da lui criticato, nel numero del 15 febbraio di questa Pivista - « Che ne diranno i critici lanzaloniani, quelli che giudicano l'oper~ d'arte con i criterì extra-artistici della mo1·alità 1 » Cosi domanda Mario Pilo. Mi consenta ora ella di rispondergli. Ecco; io direi che delle opere immorali, cioè evidenteIIlente nocive all'educazione pubblica e privata, tutti i critici galantuomini sarebbero bene a non par_larne nè scriverne mai nulla. Non basta contro di esse ·il biasimo; esso non serve che a stuzzicàre· di più'"fe malsane curiosità del pubblico. E questa è la gran forza del vizio , che chi lo combatte (con armi insufficienti) ne accresce la seduzione, come la poca acqua vale a ravvivare rincendio. Unica arma per il critico moralista è il silenzio.... il terribile sisilenzio, che molto più volentieri si adopera in Italia contro i libri buoni e salutari! Ma spetta alla società il premunirsi , con severi provvedimenti, contro gli attentati al buon costume. È inutile la critica, dove è urgente razìone, dove solo sarebbero efficaci le carceri e le multe schiaccianti Che vi siano, fra noi, dei porci schifosi non privi di ingegno e d'una certa abilità nello scrivere, non fa meraviglia; e che vi siano degli editori, non meno porci schifosi di loro, che ne pubblichino in belle edizioni gli scritti, questo fa meraviglia anche me::o; ma che, non ostante gli articoli del codice, e i regolamenti di polizia, questi libri si espongano e si vendano impunemente, '3 procurino agli autori e agli editori applausi e danari e onorificenze, questa è tal cosa, che disonora tutta la soèietà italiana, e la mostra degnissima di sputi in faccia! E ci meravigliamo poi che, alla prova, tutto, nella vita italiana, ci si riveli cosi fracido! Che può la povera critica 1 Cominciate dall' apphcare la legge, l'articolo 339 del codice Zanardelli , a certi scrittori senatori e deputati (i legislatori!), a certi scrittori magistrati (gl'interpetri e custodi delle leggi!), a certi scrittori maestri e professori (gli educatori!) , e poi parleremo di critica! Come mai si potrà permettere, per esempio, la rappresentazione della Figlia di Iorio, nuova tragedia bordellesca, il cui solo argomento, strombazzato preventivamente su pei giornali, fa già sentire il lezzo del lupanare, in cui d'Annunzio prostituisce ed esaurisce da anni e anni le sue mirabili doti artistiche 1 Faccia il suo comodo lui: ma egli non ha il dritto di comunicare e diffondere il suo contagio agli altri. Il posto dovutogli sarebbe un manicomio criminale ...... se, fortunatamente per lui, la presente nostra società non fosse un manicomio criminale essa stessa ! Ma non sarà sempre così. V' è, per fortuna, nella società italiana, una viva corrente di risanamento, destinata a prevalere sulla marea fangosa; e fra una decina d'anni queste, che sembrano ora enormità, parranno volgari verità di senso comune. . Ecco, che un buon 'esempio ci viene dalla Francia. Il Senato francese ha votato in questi giorni una legge « per la repressione immediata degli oltraggi ai buoni costumi commessi per via di ilisegni, ai manifesti e d'annunzi ». Or bene, sul lvi.attino, di Napoli, Marcel Prévost~ discutendo oggi (29 febbraio) questa sanzione del Senato, non trova di meglio per giustificarla, che dire: It Senato ha fatto bene a colpire queste pubblicazioni , perche sono troppo brutte e sciocche I , Non si può rivelare una maggiore depravazìone intellettuale e morale! Depravazione, intendiamoci, che non è propria oggi di Marcel Prévost, ma di una legione di scritiori e posatori ! . Dunque se quelle pubblicazioni fossero belle, il Senato avrebbe fatto male a colpirle 1 Dunque il male, fatto ·bene, fatto con arte, non è più male? Il veleno, reso piacevole al palato, non è più letale? .... Ma, per non allungar troppo la lettera, e tornando a Mario Pilo, osservo, che egli non avr~bbe dovuto accusarmi di giudicare le opere d'arte con criteri i di m.oralità, perchè io non li ho maì proclamati criterii unici delt'arte; ma avrebbe scritto più giustamente: anche con criteri di moralità. Se q1rnsti criterii siano poi extra-estetici, o non siano, è quistione che non· convi~ne qui il di~cutere. Con vivo ossequio. X Suo dev.mo GiovannLi anzalone Domando la parola per fatto personale: personale nel senso, che si tratta d'una mia frase recente; non che si tratti di me, della mia persona, con la quale il Lanzalone non credo se l'abhia, se non come critico rii scuola e di indirizzo diametralmente opposta: il che non mi vieta, tuttavia, di notare e di deplorare la non signorile violenza e la non serena volgarità del linguaggio, al quale il mio contraddittore maestro e pedagogista, s'abbandona così leggermente, non riflettendo eh 'egli porge in tal modo·, certo senza volerlo, un esempio non bello e non nobile d'impulsività e d'intemperanza alla gioventù, nella quale conviene invece tentare, con quella del galantuomo, di crescere pure la pianta d~l gent'iluomo: che sono poi in una società veramente civile, tutt'una cosa. Premesso questo, dichiaro a mia volta che nella mia fugace allusione ai « critici lanzaloniani » e nel1' affermazìone che in arte « il loro giudizio non
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==