Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno X - n. 5 - 15 marzo 1904

... ' . ... '.•·,\/~7: .. ~,,· '! ,! ..,.... 122 RIVISTA POPOLARE inventate sui quali i ministeri dovranno chiuderetutti e due gli occhi se non vogliono essererovesciatidal potere alla prima votazione segreta (I). E di questa verità pare si sia convinta anche una parte della stampa industriale più autorevole; la quale, a corto di argomenti in difesa dell'esercizio privato, in presenza delle gr~vi rivelazioni della Regia Commissione ct' Inchiesta, ha virato di bordo, tentando di salvare la situazione disperata (per i fautori dell'esercizio privato) col farne una questione d'opportunità di alta politica, col• tentar di far dipendere dalla nazionalizzazione delle ferrovie l'allon-• tanamento della conversione della rendita. Con~e si vede, in mancanza di buone ragioni sono costretti a ricorrer.; all'audacia; al punto di regalare una patente d'asinità ai loro illustri amici, i Com• menJatori delle ferrovie;dichiarandoli autorevolmente e senza reticenze - incapaci. ad organizzare l'esercizio di Stato. Non so se mi spiego. Ma mi pare, che se la 1'~nd:.1privatista è ridotta ad imitare i famosi ladri di Pisa, deve trqvarsi a mal partito. Casale, Febbraio. Paolo Morbelli. (I) L-:i parte finanziaria e politica surà oggetto di altra pubblicazione. · L'individualismo nellcaoncezione s cl isota (1) I. Il proprio di tutte le concezioni dell'individua-. lismo è . che esse appaiono alla vigilia d'ogni grande tivolgimento umano. Non che prima di quel tempo nor, ~i abbiano pensatori e teorie-individualistiche; ma i'l successo dei primi e delle s~conde che dà luogo à!la « scuola », non è visibile che sugli_ albori d'u ua grande rivoluzione. Vi sono certamente ragioni sentimentali che spiegano questo fatto e sono state bene indicate dagli scrittori reazionari. Ogni rivolgimento sociale, come è la rottura della legalita esistente, non pu6 essere che il risultato della spontanea adesione personale di masse d'individui ~ un nuovo concètto della legalità sociale.· Dal punto di vista storico la rivoluzione è impossìbile se l'individuo non si contrappone all'ordine giuridico esistente. Pèrcio tutti i rivoluzionari pongono in rilievo che un deter~inato ordine sociale offende la « à.ignità » l\c onore» la « coscienza » :;te. dei cittadini. Ora il rispetto, l'onore~ la dignità etc. sono tutti sentimenti individuali e non possono pre~icarsi alle masse -- come insegna l'ovvia psicologia - se non per via di traslato. Del resto è naturale che ove si tratta di rove• sciare un ben definito ordinamento sociale è necessario uno sforzo delle più energiche qualità dello individuo e queste ~on possono essere adoperate se non avendosi la consapevolezza dell'importanza loro. Perdo gli scrittori romantici e clericali hanno scritto spesso che la rivoluzione è opera del demonio. Infatti la prerogativa specifica di questo rispettabile personaggio della fantasmagoria cristiana (1) Conferenza tennta al Politeama Rossetti di Trieste nel dicembre 1902. è tradizionalmente l'orgoglio; ora di tutti i senti• . . ' , ' menu umani non ce n e nessuno cosi strettamente individualistico come appunto l'orgoglio. Ma la psicologia individuale e collettiva come fatt.:> immediato e primitivo, non saprebbe spiegarci la storia degli uomini. La evoluzione dei sentimenti è fatto innegabile del quale bisogna appunto ricercare le cause e la causa della evoluzione della psiche umana non potrebbe ritrovarsi in questa stess2 psiche. Noi pensiamo, di accordo col grande pensiero marxista, clie le variazioni derivate dei rapporti sociali ci diano per gran parte la chiave delle variazioni dei 'sentimenti umani. Donde questa eruzione dell'orgoglio individuale che ci dà per nove decimi la spiegazione del fenomeno rivoluzionario ? Pigliamo un esempio concreto. Voi sapete, e si ripete generalmente, che la rivoluzione cristiana rialzo il valore dell'individuo, depresso dalla concezione della vita romana. In un sens0 molto generalè e con le debite cautele pu6 dirsi che il cristianesimo è d'indole suo individualistko. Tutti gli uomini son per ess,o uguali innanzi a Dio ed al peccato originale, tutti gli uomini son creatur~ simili e perciò aventi uno stesso valore. Dottrina di schiavi ~ di oppressi, esso servì a rialzare il valore morale degli schiavi e degli oppressi ai loro occhi ed a quelli dei loro padroni. Ma se indivi-. dualistica è la fondamentale concezione cristiana, il processo storico del cristianesimo venne creando tutta una serie di condizioni (gerarchia, ubbidienza, umiltà) che dovevano risultare nella più feroce opprèssione appLinfo dell'individuo. Come si spiegano .dunque, le origid individualistiche del cristianesimo? Accenniamo appena. La proprietà classica aveva un carattere altamente civico, cioè essa implii:a\·a il concetto che una parte dei redditi dçn·evaoo invertirsi a beneficio pubblico. L' imposta funzi0nava presso i Greci e presso i Romani in maniera grossolanamente socialistica, cioè essa era da una parte un prelevamento sui ricchi , dall'altra un impiego a beneficio dei proletari. Ma anche sulla parte non prelevata dall'imposta gravava una specie di morale dominio eminente del pubblico. Certo in nessuna altra epoca della storia, come in qnella classica fu più ihsito al concetto di proprietà una specie di dovere sociale, per cui chi possedeva , oltre ad aver l'obbligo del gratuito mantenimento d'una banda di fannulloni, do1 :eva, elevando pubblici edifizi, intrattenendo con giuochi il popolo o facendo gratuite distribuzioni di viveri, riscattare il vantaggio d'esser proprietario ( 1). . Il cristianesimo è la violenta negazione di questo concetto della proprietà. Mentre l' rJpinione pubblica romana non trattava punto i grandi signori roniani da padroni assoluti della loro proprietà; il cristianesimo sostenne che i proprietari non erant> punto tenuti a sopportare dei pesi pubblici sulla loro proprieta. Siccome il signore ed il ricco dovevano esser liberi di donare tutto il loro alla Chiesa, bisognava costruire una teoria che consentisse al proprietario la libera disposizione della sua proprietà. L'emancipazione completa della proprietà fu , in un certo senso , l'opera del cristianesimo ( 2) L' uti et abuti rimproverato retorica- ( i) Vedi su tutto ciò il libro di G. Platon- Lu dèmoc,·atie e le regime fiscal à Athenes, à Rome et de nos jours. Paris, 1899. (2) G. Sorel. La ruine du monde ant,ique. Paris, 1902, p. 27.

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