Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno X - n. 4 - 29 febbraio 1904

106 RIVISTA POPOLARE -Anche m questo apprezzamento de1la costituzione den;1ocratica di Atene gli antroposociologisti recenti seguono i pn~gindiz-i dei pubblicisti aristocrati0i della Grecia antica, Platone, Senofonte ecc., che prendevano come modello ideale di uno Stato perfetto la barbara, militaresca ed aristocratica Sparta opponendola alla civile e democratica Atene ; dimenticando , come dice Schiller, che Sparta, non produsse che giierrieri, mentre Atene diede al mondo uom,ini, filosofi, poeti, statisti, commercianti, artisti ed anche soldati e grandi capitani. La politica aristocratica, gretta ed egoista di Sparta, senza un'idea, senza un sentimento, gittò la Grecia SC'.hiava ai piedi del gran re di Persia col trattato vergognoso di Antalcida, generale spartano; la politica popolare , democratica , generosa di Atene salvò la Gracia, la libertà, la civiltà occidentale dalla barbarie persiana. E il de Leusse, accecato dai suoi pregiudizi aristocratici ed etnici , applaude alla disfatta della democrazia attica scrivendo: « Atene ricca, potente e con una marina superba , perì, perchè la sua democrazia paralizzò colla sua versatilità tutti i ~uoi vantaggi. Sparta , povera e senza marina vinse , perchè la sua aristocrazia e i suoi re con la perseveranza nelle idee e un coraggio· splendido, marciarono s~mpre diritto allo scopo ll). N e1la storia romana il de Leusse cerca l' origin e delle idee del· cesarisn10 e del socialismo , che sono i I?eggiori nemici della ci viltà. Finchè Roma ebbe. un governo aristocratico, fondato sulla purezza della razza aryana, raggiunse l'apogeo della sua grandezza, ma quando le guerre d'Africa, d' Asia, la con'l nista della Spagna e della Sicilia fecero affiuire a Roma il sangue semitizzato , il partito democratico, sempre fedele alla s11a funzione di partito dello straniero, cagionò la fine della repubblica., perchè le repubbliche non vivono che fino a quando restano aristocratiche. A questa conclusione del Leusse sulla decadenz1t di Roma opponiamo le osservazioni del Colajari'ni, il quale scrive: « I romanzieri dell'antropo-sociologia non si trovano .,.mai impacciati nella spiegazione del grande fatto della decadenza: colla facilità colla quale si adoperano i bussolotti fanno intervenfre una razza di fronte ad una altn ed il giuoco è fatto .... Roma decade-? Ciò avviene quando la razza ariana dei patrizi è sopraffatta dalla razza infe1·io1·e dei plebei. Ammon su questo interes · sante particolare non ha dubbi , non ha esitazioni. Sentitelo: Non fu pe1· mezzo della spada del nemico, 1na per la scompa1·sadei lo1·0elementi ariani dfrigenti, che l' Ellade e Roma sooc~mbetteroI ( L' Ord1·eSocial pag. 214). Ma quale antropologo, ci conservò le note sui caratteri della razza superiore e della inferiore in Roma? e chi sono gli ariani ? e donde e quando_ ven nero e come scomrarvero ? E se avesse ragione Sergi, che per ariani riconosce una razza diversa da quella di Ammon , ~lla cui apparita in Italia attribuisce un ritorno alla barbarie? » (2). . Roma decadde ·non perchè agli elementi eugemc1 (l) Op. cit., pag. 360. (2) Razze Inferiori e razze superiori, pag. 239. superiori aryani si, sostituirono gli elementi inferiori brachi-bruni, democratizzando progressivamente la primitiva costituzione aristocratica ·della città, lna decadde perchè le idee sociali, religiose e politiche; che avevano -alimentato la civiltà antica, si erano lentamente esaurite e trasformate. E poi è falso storicamente assimilare ]a plebe antica aUa· nostra democrazia mode1·na. La plebe antica, osserva acutamente il Littrè, aveva al di sotto di essa gli schiavi e tutto ciò che non rappresentava una classe i essa formava un corpo essen zialmente proprietario , come un' aristo·crazia intermediaria fra i. patrizi e la turba libera e non libera, di cui non si teneva conto nè per la pace , .nè per la guerra. Inv~ce dopo il Medio Evo ed il servaggio la democrazia moderna ha per elemento , ,accanto alla~ borghesia , le classi lavoraÙici , che l' antichità non riconosceva che come classi servili ( 1). Giulio Cesare e i Cesari romani , che molti storici ci presentano come i rappresentanti della democrazia e della plebe,,non rappresentavano nè l'una, nè l'altra; non· l'una, perchè non esisteva ancora; non l'altra, perchè la plebe, come classe soci.aie , era· scomparsa e al posto di essa non restava che una moltitudine· amorfa, turbolenta ed affamata, che recla111ava pane e\giuochi nel circo: panem et circenses. Ai tempi di Cesare in Roma non vi era pm lotta fra democrazia ed aristocrazia, ma lotta fra l'impero _ dittatoriale di Cesare e di Augusto e la repubblica aristocratica· di Pompeo e di Bruto. L'opera del de Leusse, oltre ad essere una diatriba violenta ed anti-sci.enti:fica contro le più belle conqniste del pensiero umano, contro il progresso, la libertà, la democrazia, prova che il voler fondare la politica sul1' analisi , etnografica , come osservava acutamente il Renan, è fondarla sopra una chimera. L' antroposociologia è un romanzo, ·come dice il Colajanni, e diventa indecenza scientifica quando si architetta contr-o i documenti noti. Scicli (Sicilia) Gennaio del 1904. FRANCESCO MORMINA PENNA (1) Études sur les Bà1 bares et le Moyeri Age, pag. VII. 111111111111111 UIII lfllt IIU• 11 fU t•Ut 1111111111 U lii Ultl 1111111111 llfU 111111111111 I I I li rer coloroche procuranodei nuoyi abbonati alla RIVISTA POPOLARE ~ Chi procura un abbonato avrà diritto ad uno dei seguenti premi gratuiti : a) Signora· Sole di PAOLOREMER; L'imperialismo Inglese •di F. S. NrrTI. b) L'istruzione elementare di C. VACCARO; La fisio'.ogia del genio del Prof. GALLERANI. e) I conflitti nazionali di SA VELLI; La malar;a in ltal 1a di BERTEAUX. d) Mouvementsscci 1ux en lta'lie di N. CoLAJANNI. e) Gli uffici del lavoro di N. CoLAJANNI. j) La grande battaglia del lavoro di N. CoLATANNI. g) Nel Regno del a· Mafla di N. CoLAJANNr. _.. 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