• RIVISTA POPOLARE 105 alpinus), e i periodi di regresso e di decadenza dal predominio degli elementi brachicefali bruni inferiori sui dolico-biondi superiori. E non solo il predominio etnico dei brachi-bruni sui dolico-biondi apre il periodo di irrimediabile e progressiva decadenza nella storia dei popoli , ma vi inizia un movimento democratico ed egualitario pericoloso, appunto perchè le masse brachicefalè sono cupide, avverse a qualunque superiorità, incapaci di elevarsi da sè stesse, prive di qualunque spirito d' iniziativa, amanti del quieto vivere ed hanno una tendenza spiccata all'uniformità e all'egualità. La c:incezione antroposociologica della storia è dunque una concezione eminèntemente aristocratica e avversa alla democrazia. Essa parte dal postulato antidemocratico che gli uomini e le razze sono ineguali psicologicamente, mentalmente e politicamente, perchè sono fisiologicamente é antropologicamente di,seguali. « L'ordine sociale, scrive recentemente l' Ammon, uno dei più entusiasti rappresentanti dell' antroposociologia, riposa sull'inegualità. Essa non può essere soppressa perchè è inseparabile dal genere umano come la .nascita e la morte; è immutabil_e come le verità matematiche ed eterna come le leggi che regolano il cammino del nostro sistema planetario > (1). Il cristianesimo, la filosofia sociale del secolo XVIII, la Rivoluzione, mettendo in circolazione le idee di egualità e di fraternità, si son poste in aperta opposizione colle leggi naturali. Alle finzioni di questa politica idealista e sentimentale, fondata sulle vecchie idee egualitarie, la politica scientifica oppone la realtà delle Forze , delle Leggi , delle Razze , dell' Evoluzione (2). Sembra essere torna ti alle teorie schiavisti che di Aristotele. Questi diceva che vi sono uomini nati a comandare e uomini nati a servire ; gli antroposociologisti moderni, in nome della scienza , pergiungono alJa stessa teorica , proclamando che i dolico-biondi sono nati per comandare e i brachi-bruni nati ad obbedire! Le tendenze anti-democratiche di questa nuova scuola sociologica, che pomposamente si· intitola scienti:5.ca, hanno raggiunto il diapason in un'opera del conte Paul de Leusse, intitolata: Études d'Histoire Etnique, pubblicata da recente dalla casa editrice Bloud et Barrai di Parigi col.la significante epigrafe, scritta in carattere rosso: La Dérnocratie voilà l' ennemz., per provare che tutte le civiltà sono disparse quando hanno preso una forma democratica, perchè la democrazia al potere significa che gli elementi superiori della nazione in cui essa trionfa sono contaminati dagli elementi inferiori, che li hanno assorbiti. Ma è proprio vero qnello che ~fferma il nobile aristocratico antroposociologista? È ciò che esaminerò brevemente. II. In due grossi volumi in ottavo di circa 1500 pagine complessive il conte Paul de Leusse, con erudizione (1) Ammon : L'Ordre Social, pag. 505. (2) Lapouge : Sèlections Sociales, passim e L' Aryen, pag. IX, pag. 350. innegabile , partendo ·dal presupposto sociologico del suo maestro de Gobineau, che le razze sono naturalmente ineguali e che ]a questione di razza domina nel campo della storia su tutte le altre questioni , pergiunge alla conclusione che la democrazia e le idee egualitarie sono il prodotto della degenerazione delle razze pure e la causa principale della decadenza delle civiltà. È impossibile seguire l' aristocratico e cattolico antroposociologista attraverso la lunga dimostrazione storica· del suo paradosso anti-democratico , dai tempi preistorici alla Rinascenza del secolo XVI. Mi limito a due momenti storici interessanti: la Grecia e Roma nei loro rapporti colle idee democratìche. D'altronde l' A. tronca i suoi studii etnici colla Rinascenza, accordando tutte le sue preferenze e le sue simpatie a quel Medio Evo, che rappresenta una vera e propria intermittenza funesta nella storia della civiltà occidentale. La civiltà ellenica si assomma in Atene e la civiltà ateniese raggiunge il suo massimo splendore nella democrazia. È questa la tesi storica dimostrata luminosamente con profonda erudizione e . acutissima critica dallo storico inglese Grote nella sua classica Sto'ria della Grecia. . · Ebbene gli antroposociologisti sono acerrimi e sistematici avversarii della democrazia ateniese. A nulla vale che Atene abbia dato all' umanità là sapiente costituzione di Solone , le riforme di Olistene , i piq. grandi storici, i più grandi poeti, i più grandi filosofi, i più grandi uomini di Stato , i più grandi artisti, i più _grandi capitani nel periodo più democratico della sua evoluzione; a nulla vale che Atene abbia adottato a principio costante della sua politica la liberazione degli oppressi, la difesa dei deboli; che abbia, tutrice della comune libertà àella Grecia, speso, come dice Demostene, più uomini e più danaro nell'interesse del resto della _Grecia, che tutta la Grecia per la propria causa; che abbia illuminato il mondo colla sua civiltà; che l'abbia salvato col suo eroismo a Maratona e a Salamina dal despotismo e dalla barbarie orientale;· ecc. ecc. , i filosofi dell' antropologia in nome della scienza condannano Atene e la sua democrazia. Il de Gobineau aveva detto che lo Stato popolare di Atene ammassa vergogne politiche, errori e delitti' accanto a magnificenze intellettuali inimitabili (1); il Lapouge riassume t.utta la storia della democrazia ateniese in una serie di lotte personali e di partiti, di discordie , di sedizioni e di rivoluzioni, di proscrizioni 1 di massacri , di inquisizione e di tirannide (2); il de Leusse chiama vergognoso il governo democratico di Atene, e, opponendo l'aristocrazia sparziata, che ebbe una durata di 632 anni , all' efimera democrazia attica, che durò appena 169 anni, ne viene alla conclusione che tutto quello che riposa sopra la superiorità etnica dura, mentre ciò che riposa sur una teoria imposta un giorno per ca~o ad una turba mista, è efimera malgrado i più grandi ingegni (3). {l) Essai sur l'Inégalité des Races humaines, voi. II p. 53. (2) Les Sélections Sociales, pag. 434. (3) Études d' Histofre Etnique, pag. 287 del vol. I.
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