102 RIVISTA POPOLARE della sua vita: uscito dal regime feudale, e dal lungo sconforto di sudare sulla gleba altrui, appunta rapacemente sul pezzo di terreno il suo sogno di proprietà: soffre digiuni o magri deschi, raggranella con costanza di mirrnecoide il gruzzolo, violentando ogni ~1gioe ogni più giusto desideriò organico e morale emigra a torme ovunque braccia siano richieste, si hrncia fra i boschi da ~bbattere, s'installa nei campi di caffè, si sprofonda nelle miniere, si assolda a impresari di lavori , calerebbe a coltivare le rive di Acheronte; muto persistente indefesso, non conosce fatica, non sente stanchezza. E l'alveare si spopola e rimpopola a periodi; partono e tornano le api volate, attingendo da lontana gente, a succhi parchi e laboriosi, quèlla buona ricchezza, che forma il capitale agricolo , che potrebbe essere la fortuna dei campi abruzzesi. Spesso l'ideale è raggiunto, fra una lagrima per un compagno caduto sotto altro sole, ucciso da morbo straniero, a occhi aperti, inspegnibili nel sogno della patria zolla , angosciosamente ribelli a quella morte senza amore, lungi dalla montagna madre; e una gioia per un bambino ritrovato, nudrito gelosamente nel seno materno di quello istesso sogno , con già l'odore della buona zolla e lo zampillìo delle acque sorgive nell'animuccia. Comprato il terreno, raggiunto il sogno. La terribile lotta col fisco non spaventa. Il contadino, uso alle privazioni, dona liberalmente la buona parte dei suoi frutti allo Stato vampiro, si terge spesso invano la met~ del sudore : mena lrabbiosamente il bidente, sfrutta con- avidità senza pari"la zolla: mal compensato dalla mala stagione, depredato dagli insaziabili ragni governativi, ché lo hanno atteso pazientemente con le lunghe zampe alle porte d'Italia, per carpirgli in sangue vivo l'interesse del capitaluccio accumulato fra gli stenti della emign1zione, persevera e perseguita, -grattando le ripide delle colline, faticando le frane, distruggendo gli albereti, tratto alla maggior misura di terreno coltivabile, dove questi sono l'unica salvaguardia contro le alluvioni e i franamenti. E il ragno allunga le zampe uncinate ogni anno, e torna implacabile con quelle alluvioni e quelle frane: e ogni inverno rigettà la semente, la tenace mano, che aspetterà invano il messidoro e il rifiorire dei frutti a primavera. Ma l' agricqltore abruzzese ignorante ed analfabeta, segue meccanicamente la vita, e rifida nel buon Dio per ogni dove si richiederebbe uno sforzo di intelligenza e di arte. Nell'assoluta inconsapevolezza di ogni sistema razionale agrario , i suoi mezzi di coltura sono primitivi, e spesso· dannosi o contrari del tutto alle attitudini del terreno e alle condizioni climatologiche: campi forzati a prodotti !nolteplici, senza scelta e adattamento di questi alla natura di quelli: scarso concime, rappresentato solo da letamazioni: di_salberazione vandalica, incuria dei corsi a scoli d' acqua : disprezzo della selezioae paziente e graduale dei semi, repellenza a reagire· con medicinali ed altri mezzi scientifici alle malattie vegetali: rassegnazione assoluta e inerme all'arbitrio delle intemperie. Sul monte Dio provvederà. Quindi frutteti mezzo selvaggi , quindi messi come il buon vento le mena, quindi infarcimento d'ogni sorta di zizzania nel raccolto, quindi prodotti continuamente tr~s.curati _e,spesso, scarsissimi, sì da produrre tristi cns1 agrane. E indt1strialmente che vale l'Abruzzo? Nulla, proprio nulla. Le acque ::i bbondanti, sgorganti a fiotti perenni, abbandonate al loro corso sfrenato, rodono invano la forza dei macigni, flagellano i campi, senza la opposizione di un riparo , senza un tentativo di incanalamento: giungono gonfie e rabide della loro oziosità al mare. Qualche antico molino per il limitato consumo del val:ato , angusta speculazione individuale e solitaria. Nei paesi colligiani si sp~ra musulmanamente nei frutti del buon sole, li si consumano in famiglia, senza darvi alcuna opera di affinamento o di trasformazione; nei paesi soggetti al predominio dell'inverno, quasi tutti miseri e lottanti continuamente con le prime necessità, qualche industriella esercitata individualh1ente, che non estende il suo raggio al di là di dieci chilometri, imposta alla barbarie delle popolazioni dall' impero della fame. Quindi un macchinale e apatico sca111bio fra colle e monte, ripetentesi ogni anno nelle stesse forme e fra le stesse esigenze, senza miglior desiderio e senza maggior spinta. Nel settembre 1903 vi fu in Aquila una esposizione regionale di prodotti agricoli e industriali. Fu certo opera di educazione civile, incentivo allo slancio progressivo, mezzo di conoscenza e di comunicazione fra gl'intelligenti che, in tanta lentezza di relazioni vicendevoli , riescirono , per lo meno , ad apprezzarsi l'un l' altro. Fu principalmente indice a noi stessi della forza virtuale di Abruzzo, ma anche delle sue, miserrime condizioni. Da quella fu manifesto che l' abruzzese segue un sistema e~onomico eminentemente famigliare, per cui, mantenuto lo scambio nella minima misura , egli tende a trarre per sè e i suoi tutto il necessario in natura dalla stessa terra, e in quantità che basti appena ai suoi bisogni individuali: onde non smercio e non inte-. resse a tipificare il prodotto. Il soldo rappresenta per l'agricoltore proprietario l'oggetto di lusso, oggetto di bramosia sì; ma non mezzo di soddisfazione delle esigenze quotidiane. ·Non leghe di coltivatori, non associazioni di trasformatori, non prodotti infine di societù commerciali ed industriali. Ciascun per sè e da sè e tutt'al più , un po' cl' invidia per la meschina fortuna del1' altro. La mostrn rivelò alcune atti:vita tutte individuali di abruzzesi: •;1:il-uilpirodotti sapientemente ottenuti, frutto dell'opera solitaria di questo e di quello. Ma . se fu meschino codesto , die però la misura di quanta ricchezza potrebbe esprimere quèsta terra, di quali attitudini gli abitanti potrebbero sviluppare, sol che si _spingessero ad agitarsi seriamente con tutti i mezzi sociali concessi, per la trasformazione in larghe industrie e collettive degli sforzi individuali, e, diciamo, famigliari. I concorrenti ebbero soddisfazioni personali, ma si persuadano che il loro vanto dovrà_ riporsi nella associazione e che allora saranno benemeriti del · paese, quando potranno produr molto e continuamente, sì da esportare su piazze nazionali ed estere quelle merci, che dovranno formare la ricchezza della regione. Se _non giungeranno a questo, i loro sforzi rimarranno puramente decorativi. I nostri ricchi proprietari e i nostri capitalisti vivono in poltrona , aspettando la maturanza delle · biade e degli interessi del danaro mutuato. Ma pen- ·sino che essi hanno il principale obbligo di dare incremento allo sviluppo della regione , ·fonda'nd o
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