Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno X - n. 4 - 29 febbraio 1904

.. RIVISTA POPOLARE DI Poli tìca, Lettere e Scienze Sociali Direttore: Prof. NAPOLEONE COLAJ.A.NNI (Deputatoal Parlamento) Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni mese It,alia : anno lire 6; semestre lire 3,50 - Estero : anno lire 8; semestre lire 4,50 Un numero separato Cent. 30 Amministrazione: Corso Vitto1·io Emanuele n.0 115 - NAPOLI Anno X. - Num. 4 ABBONAMENTO POSTALE Roma, 29 Febbraio 1904 SOMMARIO: Noi : Gli avvenimenti e gli uoml-ni: (La guerra - Il Congresso socialista regionale lombardo - Il momento attuale nei Balcani-L'educazione patriottica al Giappone - La politica nella scuola). - Lo Zotico: Per una negata autorizzazione a procedere, per l'asinità di certi magis:rati e per altre cose - Il Socialistoide: Lezione di cose - L. Fontana-Russo: La lotta anticlericale in Francia e il mercato finanziario in Italia - Dott. N. Colajann i: Socialismo e Criminalità (continuazione) - G. Crlscione ; Napoli e la quistione delle abitazioni - F. De Clnque : Per l'Abruzzo - · F. Mormlna-Penna: L'Antroposociologia e la Democrazia - A. 'Agresti : Rassegna scientifica - Rivista delle Riviste: Poesia e poeti d'America (North American Review) - L'analfabetismo in Ispagna (La Lectura) - I Germani e la rinascenza in Italia (Politisch-..A.ntropologische~v,ie) - La rif.urrezione della Spagna e il Marocco moribondo (National Review) - Macedonia e dopo ( Cornhill Magazine) - L' ingegnere sociale ( Die Etische Kultur) - Recensioni - Illustrazioni nel testo. · GLI frVVENIMENTI e GLI UOMINI ~a guerra. - Niente cronaca: non è compito nostro; piuttosto considerazioni varie, _sempre opportune e non ~empre liete. L' Italia che sembra la meno interessata nel conflitto risente le conseguenze ec~momiche: alzano i cambi ali' estero, ribassa la rendita, ritarda di un decennio, forse, ]a conversione. Luzzatti n'è desolato ; e gl' italiani non possono esserne contenti. Ai due primi fenomeni - rialzo dei cambi e ribasso della rendita-s'innestano le perdite improvvise , i k1·ac in borsa a Parigi e un pò dapertutto. C'è la possibilità paurosa di un' altra ripercussione per noi : quella della riacutizzazione della quistione balcanica; e già si parla di a~mamenti austriaci, di spedizioni garibaldine e di armamenti italiani. Tutte cose smentite con molta sicurezza; ma le smentite lasciano molti increduli. E in queste faccende l'incredulità finisce col dar corpo alle ombre e col creare i guai reali. Abbiamo avvertito che non faremo la cronaca della guerra iniziatasi favorevolmente pei giapponesi , che godono delle simpatie di tre quarti almeno del Il\Ondo civile, come la godettero i Boeri, benchè la causa dei giapponesi· sia disonestamente brigantesca nè più nè meno di quella dei russi. · Che cosa vogliono, infatti; gli uni e gli altri? Prendere o mantenere la :roba altrui. I russi vogliono mantenere la Manciuria, che hanno rubata alla Cina; i giapponesi vogliono avere la Corea, eh' è semi-indi pendente. Perchè dunque le simpatie, meno quelle della Francia ufficiale, sono pel Giappone ? Si ammira I1ardimento di questa nazione che è entrata appena da 36 anni nel ciclo della civiltà occidentale e che già osa cimentarsi con un colosso; si odia troppo la ~ ussia , che .h~ .tanti conti da aggi ustare coll' umamtà e colla civiltà. La Russia - con la . scellerata cooperazione dell'Austria. e della Prussia - ha soffocata la. Polonia; ha. fatto il servizio di' gendarmeria e di carnefice contro l'Ungheria nel 1849; ha tolto ogni libertà ed autonomia alla mite Finlandia; ha soppresso tanti popoli indipendenti ad Oriente , a mezzogiorno e da ogni lato; organizza i massacri degli ebrei all'interno dopo ave:i;-li tanto perseguitati da sospingerli all'esodo in massa del 1881-85; ha impiccato il fior fiore della gioventù; ha deportato i migliori suoi figli in Siberia; pesa, infine, come un' immensa cappa. di piombo su tutti i russi , che mantiene nella ignoran:t:a, nella schiavitù, nella degradazione dell' alcoolismo , nell' immensa miseria che è sottolineata dalle morti per fame a milioni e milioni .... Non ce n'è abbastanza per farla odiare da qualunque uomo onesto ? Non è doveroso .augurarsene la sconfitta nella speranza che ne venga fuori una rivoluzione, nna catastrofe di un mondo eh' è un onta per tutta l' odierna ci viltà ? Ecco, perchè si parteggia pel Giappone! ♦ Il Congressosocialista regionale lombardo.- L' importanza di questa riunione è massima perchè in Lombardia sono più spiccate, più nette le due tendenze _del socialismo italiano ; più vive ed aspre le discussioni - spesso di carattere personale acutissimo e che . provocarono vie di fatto-; più noti e più autorevoli, infine, i capi che le guidano e le rappresentano. Turati, Ilissolati, Treves , Bonomi da nn lato rappresentavano la cosìdetta tendenza transigente e· riformistica;· Labriola, Mocchi, Soldi, Lazzari quella intransigente e rivoluzionaria. I riformisti furono battuti con una piccolissima maggioranza·: 73 contro_ 68 nella votazione principale. Prevalse l'ordine del giorno Mocchi, che 'non è anarchico come volle dimostrare un certo Leonardi , ma è un ritorno alle tradizioni antiche della democrazia sociale e che , esplicitamente o implicitamente, sono state quasi dapertutto abbandonate. Benchè la stampa abbia largamente riprodotto e commentato le discussioni del Congresso di Brescia ; pure non ci pare superfluo, specialmente per uso e consumo di alcuni amici repubbliùani che si lasciano impressionare da certe parole, - non ci pare superfluo,· ripetiamo, aggiungere che il 1·ivoluzionarismo della parte intransigente si limita alla recisa intenzione di non

• 86 RIVISTA POPOLARE volere collaborare in alcuna guisa colle classi borghesi e di attenersi nel .modo più. rigido alla tattica della - lotta di classe. In qnanto ad azione immeaiata politica cd economica, niente: la 1ivoluzione rimane più che mai ... copernicana. La tendenza riformista, se rimarrà battuta , com'è lecito s11pporre dalla prova generale di Brescia , al Cong' esso Nazionale si staccbera definitivamente dalla parte avversa? Ciò, in casi simili, non è avvenuto altrove: Bernstein è rimasto sempre nel partito. benchè sia forse più riformista di 11ura ti e sia stato ba ttu to jn diversi Congressi della Democrazia sociale tedesca. _Perciò noi crediamo che non prevarranno i criterii manifestati da Bisso]ati, forse in un momento di dispetto, e com,igliante la scissione aperta e definitiva. Questa potrà avvenire soltanto nel caso in cui gli intransigenti volessero abusare della vittoria e proponesstro l'espulsione di qualche riformista, sincero· per quanto imprudente. Alla scissione si verrebbe se si ripetessero casi simili a quello della espulsione di Garzia Cassola che ha avuto il coraggio di manifestare . un severo giudizio contro Ferri pel processo Bettolo. · Se la scissione si avverasse i riformisti perderebbero sicnramente qualche collegio e verrebbero attratti fa. cilmente nell' orbita del radicalismo. Pel radicalismo sarebbe una buona fortuna. Riformisti e rivoluzionari su di un solo. punto si trovarono di accordo: nel dichiararsi antimonarchici. Ebbero pa.ura o vergogna di proclamar:;i repubblicani. Anzi se dobbiamo giudicarne dai resoconti, che abbiamo dinanzi agli occhi, Walter Mocchi fece qualche passo indietro e si professò meno repubblicano e più antimonarchico di Claudio 11reves. . ,. La tendenza sincera si rivelò colle parole di Turati che accusò le due maggiori repubbliche del mondo, la Francia e gli Stati Uniti-e perchè non aggiungervi ]a Svizzera? - di essere ... protezioniste. Senza volerlo rispose a coloro, che contraddicendosi, vollero fare la repubblica sinonimo di libe1·ismo come ora. con parecchi calci alla logica, altri vuol rendere sinonimi socialismo e liberismo. Sicchè pare arrivato il momento in Italia di vedere fraternamente abbracciati economisti individualisti, soci_alisti repubblicani, cani e gatti, ebrei e samaritani, nel nome de'l liberismo doganale ! ♦ Il momentoattuale nei Balcani.-11 primo atto della tragedia preparata dall'Europa, ai snoi danni, si svolge ora nell'Estremo Oriente. Il Giappone ha preso le armi per insegnare alla Russia, e attraverso ]a Russia, al1' Europa, che la furberia, l'ipocrisia e i sottintesi male si adoperano nei trattati fra nazioni /''come fra individui. La Rnssia dichiara di occupare temporaneamente la Manchuria,,ristabilirvi l'ordine-quel solito ordine che cela il disordine più mostruoso - e riconsegnare la provincia alla Gina. Invece a danno del1' Europa , e più del Giappone, che vede [!dalla Manchuria rnssificata:minacciati i suoi interessi e più l.a sua nazionalità , a clanno della Cina, la Russia , s1 è presa la Manchuria e non intende abbandonarla più. Nè l'Europa ha avuto coraggio, nè avrebbe diritto di protestare. Troppe] simili,fl temporanee occupazioni le pesano su la coscienza perchè possa richiamare la Russia al r;spetto dei patti. Lo può il Giappone, e lo fa ; lo fa virilmente forte e cosciente del proprio diritto, e vanamente noi pensiamo che lo Tsar chiama la benedizione di Dio ~u le· sorti delle.-sue armate. Se Dio si occupa delle miserie -degli uomfni , è certo che egli non deve sorridere a chi manca di parola, a chi non· mantiene i patti, a chi agisce ipocritamente. Il caso _della Rnssia in·.,Manchuria. Ora dunq ne il primo .atto della grande tragedia si svolge :-nei paesi lontani ai quali l' Europa è andata a portare insieme ai suoi vizi la educazione alle sue armi ed a1 saoi sistemi di guerra. . Il secondo atto si svolgerà in Europa e non è lontano il tempo in cui vedremo su le prime scene di questo atto, più tragico assai del primo·, alzarsi la tela degli avvenimenti. Ed anche di qnesto e iu questo l'Europa è colpevole e pagherà il fio della sna ipocrita diplomazia, e della sua vii tà . La Russia, lo abbiamo detto più volte,· lo ripetiamo e lo dimostriamo altrove, aveva tutto l' interesse ad evitare la guerra; l'Europa ci aveva un interesse anche maggiore della Russia. Sarebbe bastato che le potenze europee avessero fatto capire al Giappone che, ~e vinc-itore, non avrebbe guadagnato neppure quel pò che guadagnò nella guerra contro la Cina , se vinto non avrebbe trovato aiuti nè g:uanzie; sarebbe bastato avessero fatto intendere alla Russia che la nentrà.lità è una parola vuota di senso dato il metodo russo di rispettare i trattati, e che le complicazioni che avrebbero potuto sorgere in Europa sarebbero tutte a danno della Russia , perchè i dne contendenti mettes::iero molta acqua nel loro vino. Invece la diplomazia europea ha pensato che il Giappone poteva essere di sottomano incoraggiato, che la Russia poteva essere lasciata libera di farsi punire ( in questo caso essa avrebbe dovt1to, per forza, abbandonare la Manchuria e il trattato sarebbe stato rispettato) o di tenersi per la forza delle armi la Manchurièt (e, dato il concetto europeo che il diritto sta sempre col più forte, nessuno avrebbe avuto più altre da ripetere). Ma la diplomazia non calcolò che gli avvenimenti sono più forti delle volontà umane e presto vedremo i frutti dolorosi della ipocrisia maturarsi nel sangue. . Fin nei Balcani la tempesta s' addensa terribile. E là che avrà principio il secondo atto della tragedia che finirà .... chi sa dove? La Turchia ha avuto sempre un grande interesse a burlarsi dell'Europa. Con la indolenza propria degli orientali essa ha tirato le cose in luugo finchè le è parso opportuno, finché i tef!1pi le si sono presentati propizi, ed allora ha buttato a mare tutte le promesse fatte all' Europa , ha reso vani tutti gli sforzi fatti dalle potenze europee per mettere a nota la intricata questione balcanica. Ed ora di nuovo i tempi si mostrano favorevoli alla 'l1urchia. Il Sultano aveva mal · digerito le riforme per la Macedonia, aveva àccettato, col ben determinato .proposito di non farne niente, il controllo europeo , i funzionari europei , la troppa ingerenza Austro-Russa negli affari balcani{'i. Vedeva di mal' occhio la Russia coprire con l'astuzia dei suoi consoli, e la minaccia delle· sne armi la piccola e intraprendente Bulgaria. Ora la Russia è impegnata altrove e l'impegno, dato l'atteggiamento subdolo se non apertamente ostile degli Stati Uniti, è co::iì grave che minaccia d'interessare direttamente tLitte Je potenze europee. Un errore, anche lieve, e l' inferno è scatenato in Europa. Il Sultano sa questo , sa che le Naz'ioni europee non possono muoversi , sa che se si muovono è la guerra. Egli ha aspettato che il tempo opportuno venisse, il suo aspettare _non è stato vano; le riforme ·son lettera morta, le scuole sono uno scherzo, il generale De Giorgio, e gli ufficiali svedesi ed italiani son presi magnificamente in giro ; a primavera avremo la guerra Tnrco-Bnlgara; pcrchè a primavera la rivolnzione macedone sarà scoppiata di nnovo. Già ne abbiamo avuto qualche avvisaglia, e la situazione si complica perchè_, contro le riforme,. si sono sollevati gli Albanesi. C'è una potenza eu,ropea che da h;mgo tempo mir~ all' incontrastato predominio nei Balcani: l'Austria. E logico pensare che l' Austria non vorra lasciarsi scap• pare l' occasione di fare là il comodo suo ; tanto più che la rivolta albanese gliene offre il destrn o il pretesto. •

RIVISTA POPOLARE 87 Vorrà essere essa sola la spettatrice platonica della bella occasione che le si presenta e lasciarsela sfuggire'? Convenirne non sarebbe umano. Fin' ora. chi obbligò l'Austria a tenersi strettamente ai tratta ti era la Russia, ora però I a Russi a ba altri grattacapi cui badare e l'Austria non ha punto l'aria di voler fare ~l gendarme per conto della troppo potente vicina. E più che certo che l'Austria otterrà i suoi fini se un'altra potenza, direttamente interessata, non le fa senti-re che sarebbe pronta a fare dal canto suo i proprii interessi nei Balcani se l'occasione le si presentasse. E questa potenza è l'Italia. Noi àbbiamo dei ·grandi interessi nei Balcani e sulle coste orientali dell' Adriatico. Ci possiamo limitare a considerarli platonicamente finchè le altre potenze fanno lo s tess0, il giorno che una qual nnq ue di esse volesse · ··tirare l'acqua al proprio mulino, bisogna ricordarci che lo statii qiio è la migliore delle sitnazioni, ma se codesto statu quo deve essere rotto allora deve esserlo assolutamente a nostro vantaggio. E' forse nelle mani, o per dir meglio, nella intelligenza dei diplomatici italiani che sta la decisione della pace o della guerra in Europa. Saranno essi da tanto da mantenere la -pace? Francamente ne dubitiamo. Il momento presente è grave non d' incognite, ma di pericoli; occorre molta fermezza e molta finezza per evitarli , per saperli oltrepassare senza cadere nell' abisso disastroso. . Alla vigilia di Fashoda l'Inghilterra non aveva nei ,suoi magazzini che una, una sola scatola di carne conservata, è l' inchiesti\ sul ministero della guerra che lo ha rivelato, ma il suo governo ebbe nn atteggiamento tanto risoluto che la Fra.nei.a non osò cimentarsi, indietreggiò e la guerra fu evitata. Noi abbiamo, forse, nei nostri magazzini più d' una scatola di carne conservata; ma i nostri governanti avra1mo, al momento opportnno, tanto coraggio e tanta fermezza da evi tare la guerra senza cedere d'un punto? Il momento è gravissimò; il problema é uno dei più serii; per: amore del n9stro paese noi_ vogliamo credere che al governo italiano non mancheranno le energie e le volontà necess::-ri~ quando sarà arrivato il momento d'esplicarle. '· .. ♦ , .. L' educazione patriottica al Giappone.- È interessante, in questo momento in cui il Giappone si rivela come un pùtente antagonista della espansione europea in· Asia, studiare i metodi pe' quali questo popolo che sembrava dormire da secoli. un sonno profondo, in mezzo alle sue piccole scatole laccate , alla sua arte potentemente ingenua, ai suoi alberi coltivati nèi vasi, s' è destato alla nc,stra civiltà ed ha saputo mettersi di pari passo con noi, nello sviluppo industriale commerciale e politico , 6 tanto da avere il diritto di essere contato come tma delle potenze mondiali. Uno dei più forti coefficienti di questo sviluppo è stata la scuola e nella scuota la educazione del senti- _mento patriottico, che non poteva a meno di avere una grande influenza dato un popolo, come il Giappone , in cui è fortissimo l' attaccamento alla terra, alle tradizioni religiose, alle memorie degli avi, e alla storia guerriera del paese. . .I. Wenleresse nel suo libro « Il Giappone d'oggi ~ . consacra un lungo capitolo alla Scuola, e da questo noi togliamo le indicazioni che ·ci servono per questa .lqro. nota. Si può dire che la scuola al Giappone ha cominciata ad essere disciplinata con un decreto imperiale nel 1872 .che stabili va l' istruzione primaria obbligatoria per i 1;agazzi dei due sessi fino all' età di quattordici anni. E vero che la legislazione industriale contraddice con questa legge µerchè permette l' imp1ego nelle fabbriche dei ragazzi all'età di dodici anni. Ma il corso ordinario della durata cli quattro anni è segni.to in tutti. i comuni dell'impero, di modo che si pnò dire che l'istruzione obbligatoria è generale per i bambini dai quattro ai dieci anni e si calcola che queste scnole sieno seguite da circa 4 miìioni d'i scolari. Fatta l:i: percen-. tuale il Giappone viene subito dopo l'Austria Ungheria , prima di tutti gli Stati del Sud-Europa e prima della Russia. Ecco una statistica che mostra il grado ai cultura dei coscritti Giapponesi della classe del 1899. Graduati delle scuole primal'ie superiori o possedenti una cultura equivalente. . 16 p; 100 Graduati delle scuole primarie ordinarie o poss8denti una c111tura equivaJente. . . 41 p. 100 Giovani che posseggono la conoscenza delle quattro regole aritmetiche. . 26 p. 100 Giov_api senza nessuna nozione aritmetica. 16 p. 100 Naturalmente mentre il Rescritto Imperiale afferma va: « La cultura ~on deve essere più ormai considerata come la proprietà delle classi superiori, ma come una eredità C)mune della quale ognuno ,deve profittare, nobili e cavalieri , coltivatori e artigiani, nomini e donne, » la cultura nelle donne lascia molto a desiderare e il numero delle bambine impiegate nelle filatnre e nelle tessitorie supera d'un terzo quello dei maschi. Il numero delle scuole ha seguito una progressione sempre crescente fino dall'epoca del Rescritto. Nel 1874 - ce n'erano 21000 sparse in tutto il paese oggi ce ue sono più di 26000. Bisogna notare che per quanto il rescritto prometta molto pure le scuole non son,o mo]to bene tenute: spesso mancano del materiale necessario, dei mezzi di riscaldamento, e di alt.re comodità ; non è esagerato dire che le scuole dei comuni rurali al Giappone sono di roco superiori alle scuole dei comuni rurali italiani. Ed i maestri italiani non hanno nulla da invidiare alla condizione dei loro confratelli giapponesi. Questi son pagati in ragione di 40, 35, e 30 franchi al mese cioè 16, 14, 12 yen e scende anche, in certe comuni, a 8 e 6 yen pagati· sovente in generi o in terra. Naturalmente si parlava ultimamente di elevare gli stipendii aì maestri elementari, ma la guerra è venuta a troncare i buoni propositi.. Entrato nel1a via deile innovazioni jl Giappone ha cercato di tenere il passo ai sistemi occidentali anche nella educazione,. e_ naturalmente un largo posto è stato fatto agli esercizi fisici ~ alla ginnastica e àgli studi e nozioni che possono svegliare nel ragazzo l'orgoglio del proprio paese. Quindi grandi cure sono date all' insegnamento della storia e della geografia giapponese, alla lettura di tradizioni e leggende guerriere, e allo sviluppo dell' istinto di combattività, potentisgimo nel popolo giapponese. lYlolte ore per settimana son dedicate allo studio delJa scrittura, che per un giapponese è un affare veramente serio . dato la sua scrittura ideografica, alla morale, e per. le ragazze al cucito. L'istruzione è laica e vale ìa pena riportare ·un passaggio del rescritto imperiale del 1890 a proposito della morale. « I Nostri antichi hanno daio allo Stato dei solidi fondamenti, dove le virtù erano. nrofondamente radicate ; e i nostri soggetti ,· con l' unanimità della loro grande lealtà e del loro affetto figliale, gli hanno perfezionati a traverso le età. " Voi, Nostri beneamati soggetti, siate dei figli devoti , dei fratelli affettuosi , dei mariti e delle spose amanti, e degli amici fedeli. Conducetevi modestamente e •siate buoni per tutti. Sviluppate le vostre facoltà intellettuali, aumentate la vostra forza morale ammassando cognizioni ed imparando una profe::;sione. « Lavorate per il bene pubblico ; consacratevi ai pubblici · affari. Rispettate la costituzione nazionale,

88 RIVISTA POPOLARE obbedite alle leggi del paese, e in caso di necessità 8a crificatevì di tutto cuore per il bene del paese. « Date così il vostro pieno aiuto alla Nostra Dina stia imperiale, ete1·na come l' Unive1·so etc .... > Questo rescritto posa le basi naturali della morale m '3> chiude anche in sè, e specialmente nel seguente p a ragrafo; tutta una educazione ed una morale asso• u mente nazionalista più che patriottica. '3to è il testamento lasciato a Noi dagli anteche deve essere osservato dai discendenti e l l l diti. •1esti prirrcipii son perfetti per. tutti i secoli e 9.pplicazione universale. È nostro desiderio por- '- cnore in comune con voi , Nostri sudditi, . . è 11 oi possiamo possedere sempre q uest.e virtù. » n ra qn ando questo insegnamento è completato d':tlla 01 ula - che gli insegnanti di tutte le scuole elettari ficcano e rific-cano in capo ai loro scolari - ,., il nost1·0 paese, fra tutti i paesi, ha un imperache nel mondo non ha rivali » si capisce facilte quale potenza debba avere il sentimento pa~ tico in un popolo, che da ieri soltanto ha abbracle nostre forme dl civiltà. -r loro, e nel loro sistema di educazione la Storia è . , o per eccellenza: « In verità la storia del nostro , costituisce indubbiamente il nostro libro sacro e rale. > Di quì le esagerazioni degli istiche bituano i ragazzi a cammin~re a piedi 8ulla eve per prepararli a conquistare la Sibeche segnano in nero la penisola di Liao-tung carta della Cina per far bene ricordare ai loro ri la prossima conquista che deve essere fatta Giappone. Alla scuola non si insegna una religione matica, si insegna in quella vece il culto del Paese, 'Imperatore, degli Antenati, e, naturalmente, questo culto fa risaltare il maggior valore del popolo giapponese su gli altri popoli del mondo. E un eccesso di orgoglio nazionale che dif- . ficilmente trova riscontro in Europ~ e in America. « Nei paesi stranieri , dice un mannaie di morale nelle scuole, nei paesi ::,tranieri alcuni profeti sono andati a predicare la morale ~gli uomini, ma gli uomini son rimasti crudeli e simili a bel ve. Al Giappone non ci sono sta ti profeti , ma i 1 L' Imperatoredel Giappone. popolo è dolce, perchè il nostro clima e il nostro suolo predispongono~ gli animi alla bontà. ,, Questa bontà si esplica nell' odio agli stranieri, nel disprezzo di tutto ciò che non è giappones~ ,_ nella convinzione , profondamente radicata nello spinto del popolo giapponese, cha nessun popolo è virtuoso, prode, buono, valente come il giapponese. « Il Giapponese, è detto nel medesimo libro di morale è guidato dall'amore della virtù, mentre il vile europeo non cerca che il piacere :fisico e sensuale. ,, Certo in questa frase, per quanto dura, c'è un grande fondo di verità e i Cinesi lo potettero sperimentare quando l' Eµropa civile mandò i suoi pedoni a devastare il Palazzo imperiale a Peckino, ma e' è anche la riprova della parabola di chi vede il Cruscolo nel1' occhio del vicino e non la trave nel suo. Questa patriottica virtù giapponese, questo concetto di essere il popolo eminentemente morale porta diritto ad una erronea estimazione del proprio valore, e genera quella ipertrofia dell' amore del paese che è il nazionalismo più esoso e più pericoloso. E questo insegnamento si complica con la devozione perfetta all'Imperatore che discende da antenati il primo dei quali , Ninjgi-no-Mikato fn chiamato dal cielo su la terra dalla Dea Ama-terason per governare il Giappone. Un passaggio d'una storia del Giappone porta questo preciso paragrafo. « Il mondo è grande , il numero delle Nazioni è immenso, ma su quale riva si potrebbe trovare un popolo che abbia una simile famiglia imperiale, e un simile popolo? » Di ·qui alla convinzione che il popolo giapponese è il perfetto fra tutti, di origine divina e a tutti i popoli superiore , non c' è che un passo e i Giapponesi l'hanno fatto; ci sono poche famiglie, oggi, che non si vantino d' essere parenti più o meno lontani dell' Imperatore, e quindi d'origine divina. Questo insegnamento dell' orgoglio nazionale è comune a tutte le scuole elementari primarie e secondarie. Naturalmente, i sentimenti di morale alle Uni-- versità ed alle scuole superiori cambiano di tono e si arriva fino alla dichiarazione. « Guardatevi dall'unirvi contro lo straniero, e dal disprezzarlo perchè straniero. Bisogna giudicare gli nomini dalla loro condotta, mai dalla loro nazionalità '). Ma queste sono modernissime idee delle classi più alte della nazione giapponese. Per il popolo che non segue che le scuole elementari gli stranieri sono i. barbari, gl'inferiori, gl'indegni di stare a trnttare alla. pari coi Giapponesi. E in questo sentimento sta veramente il pericolo che minaccia l'Europa, non già nella indipendenza delle sue nazioni, ma nella sicurezza pei suoi commerci e dei suo1 emigranti. ♦ La Politica nella Scuola.- Il Prof. Ghisleri comprese l' importanza di uno dei nostri stelloncini intitolato: P1·ofess01·ied uomini pol'itici contro la politicn, lo riprodusse integralmente nelle sue simpatiche: Oomunicazù.,ni dl un collega (N. 6-7) e lo fe~e seguire da questa coda che crediamo utile pel nostro assunto di riprodurre: « Senza entrare nel merito delle osservazioni personali del nostro amico, abbiamo sottolineata l'ultima delle sue considerazioni - quella in cui si afferma la necessità di educare e formare buoni cittadini, che si occupino di buona politica-perché combina con quanto avremmo detto noi medesimi. Bisogna venire in Italia - ultimo dei paesi civili - per sentire proclamare col più ingenuo sussiego certe bestialità. " Proprio di qnesti giorni , invece, leggevamo riella Revue Pédagogique: « Il Sovrintendente dello Sta~o di New-York, M. Skinner, indirizzandosi ai maestri di Rochester ha detto loro : n bene d' una nazione dipende dalle conoscenzepratiche della politica possedute dalle persone ist1-uite: Io non ho alcuna simpatia per le persone' troppo al disopra delle altre e troppo aristocratiche per imparare a vota.re. Io impegno i maestri a mostrare ai loro alunni come si muove la gran macchina politica. I fanciulli devono imparm·e la po· litica piuttosto a scuola che nelle strade. • Come vedete, C?Sedell'altro mondo! No.t

RIVISTA POPOLARE 89 rer una·negataautorizzazionea procedere*- ----- i( per l'asinità di certimanistrati e per altre <:os~ --- .... ◄--- Pochi giorni or sono la Camera dei Deputati accettando il parere umanime della Commissione e del relatore on. Callaini ha rifiutato l'autorizzazione a procedere contro l'on. Colajanni chiesta dal Procuratore del Re di Roma per reato di stampa (voto di distruzione dell'ordine attuale di cose ec). . La Camera non solo si è mostrata scrupolosamente giusta verso l'amico nostro; i11a ha risparmiata una mortificazione al Procuratore del Re di Roma ed evitata una discussione, che sarebbe riuscita poco utile per le istituzioni. La richiesta del Procuratore del Re fu determinata dalla ripubblicazione, senza che nulla n_e sapesse l'autore, fatta dal Giornale La J;,uce, di Roma di un vecchio articolo del Colajanni, pubblicato in tempi più reazionari e non sequestrato allora. Mi pare opportuno fare conoscere detto articolo ai lettori della Rivista per vari motivi: 1.0 serve a misurare l'asinita del magistrato romano_; 2.0 è sempre vero ed inconfutabile; 3.0 una recentissima ed interessante pubblicazione di Casa Treves lo ha reso di grande attualità. Eccolo integralmente. LA GltAZIA DI DIO Nelle monarchie il caso ordinario è questo: a capo dello Stato sta un individuo al disotto del livello medio fisico o morale o intellettuale dei contemporanei. Cio che è una conseguenzafatale del principio della trasmissione ereditaria del potere. La psichiatria, confortata dalla storia, infatti dimostra chiaramente che_ le migliori qualità di una famiglia aristo- ~ratica si trasmettono in proporzioni sempre minori nei discendenti. La dege::erazione si presenta fatalmente nelle migliori e più vigorose dinastie. Enrico Morselli, il valente psichiatra dell'Università Torinese, ha popolarizzato tali conoscenze, sinora patrimonio esclusivo degli scenziati, in una serie di conferenze, raccolte in un libro. In conseguenza di questa degenerazione fatale si ha, che bisogna scorrere molti secoli di storia e di molte monarchie per trovare qualche sovrano, che possa paragonarsi a qualcuno dei presidenti americani. Tutto sommato e ponderato, un Re molto più elevato dei contemporanei è cosa tanto rara quanto un terno al lotto. E la sorte cieca soltanto assegna ai popoli queste fortune eccezionali come i terni agli individui. La volontà degli interessati. non ci ha che vedere. Laonde in repubblica si potrà dire che il Popolo ha quasi sempre il presidente che si merita: mentre in monarchia il Popolo ba quel Re che il caso e il grado di degenerazione della dinastia_ gli assegna. Il Popolo può essere eccellente e il Re puù essere pazzo come Giorgio III e Lodovico di Baviera, Ubertino come Enrico VIII e Giorgio IV, imbecille come tanti ben noti re travicelli. Ciò in quanto al merito intrinseco del capo dello Stato. Adesso dicasi dei criteri seguiti nelle monarchie nel ricompensare i meriti dei sudditi. Il Principe di Galles, che fu poi Giorgio IV, ebbe a maestro lord Bruce, ma 10 scolare, sapendone di più constatò una volta un errore di prosodia commesso dal maestro. La condizione di lord Bruce divenne insostenibile e fu giocoforza sostituirlo. Giorgio III a confortarlo e compensarlo lo creò conte; cosi, osserva Tackeray colla sua fine ironia, lord Bruce ' è fatto conte per un errore di prosodia, e Nelson semplicemente barone per la vittoria di Aboukir. Questa la ordinaria graduatoria nelle ricompense sotto il regime monarchico. L'Italia ne somministra esempi edificanti buon i a conoscersi. A Mazzini il sommo ·res 'Jratore del principio nazi0uale, la persecuzione e l'esilio; a epretis, il demolitore del carattere, l'apoteosi. Garibaldi, i L vincitore di cento battaglie per la patria e per la libertà, in Roma è rammentato ai posterl nella stessa misura di Minghetti che illuminava la sua villa al ritorno cii Pio IX da Gaeta. Carezze, onori, ricchezze ai borbonici e agli austriacanti che furono nemici d'Italia, sino alla ventiquattresima ora; disprezzo, ingiustizie,. e all' occorrenza un po' di piombo ai patriotti e agli italiani. della vigilia. Impunità e protezione ai clericali che vogliono distrutto lo Stato: ostacoli innumerevoli e punizioni ai radicali che vorrebbero soltanto riformarlo .... E la rubrica potrebbe essere continuata I hPoLEONE CoLAJANNt ?Jeputntoal Parlamenlo Perchè si possa legittima ente incriminare sirfatto articolo si dovrebbe di rurre la storia e rin negare la logica, eh' è pure t 1teria obbligato_ria nei Licei e nelle Università. Ii pr 4uratore del Re di Roma in ogni modo· si dovrebbe affrettare a consigliare al collega di Milano il sequestro del libro testè ~ubblicato dalla Casa Treves e che si occupa esaurientemente di uno dei protagon,ìsti, Giorgio IV, cui si accenna brevemente nell'articolo del Colajanni. Il sequestr'o del libro di Graziano Paol<? Cle_rici (Il più lungo scandalodel secoloXIX. Carolinadi Brunswich principessadi Galles) (1) non è avvenuto e non avverrà; perciò quest'oggi pro_c\HO a_m~ lo svago e spero anche ai lettori della Rivista di spigolare in esso qualche tratto che valga a far co~osc~re mealio Gioraio IV e che ci procurerù ;rnche 11 piacer~ di far 1~ conoscenza della sua degnissima moalie Carolina di Brunswick. Riproduco sempre te- ;tudlmente citando la p;1gina. Sul Principe di Galles che fu poi Gi~rgio IV~ S(:riv_e Tackeray: « Il parrucc~iere che. gli. :1lla~ciava 1l toupet, e il sarto che gli faceva gli ab1t1 gli davano un aspetto elegante; oltre quell:1 parvenza non e' era altro ». « Erano suoi compagni il duca di York, suo fratello il terribile Fox Sheridan e tanti altri che eb- ' ' bero in seauito altra fama. In gara con loro supero tutti nella O grnndiosi tà ...dello stravizio, nel dispr~zzo di ciò che è convenzionale, nella p,1zza profusione del denaro e nella enormità! : , orgia » (pag. 6). Il Barone di Malmesbury fo. 11viato, che chiese la mano di Carlotta pel principe di Galles. Egli trovò che il duca la duchessa di ..unswick e la figlia non erano s~inchi di santi. Eb parla deiL~ duchessa Augusta la quale lo prese a parte e gli narrò tante cose della piccola città e della. <:o:t~ e tante brutte cose della infedeltà e della tn vialna del marito. È vero che servirono :1 far meglio palesi quelli di lei; ma intanto app:iriva al baro!1~, e appare anche a noi, in ch_eambiente_stra?o e viziato si viveva (pag. 10). Carol1t1asoleva dire d1 sua mad_re: « Mia madre è vissuta male, ma non sarebbe vissuta si male; se mio padre non fosse vissuto peggio ancora » (pag. 36). « In Brunswick la cr~naca indiscreta susurrava che (r) Milano Fratelli Treves 1904 L. 5.

90 RIVISTA POPÒLAR.r. Carolina aveva conosciuto ·l'amore in età ancora immatura e che più tardi cambiato soggetto, gli effetti sarebbero sta ti in evita bilmen te palesi , se non si fosse provveduto a nasconderli. Il soggetto questa volta non sarebbe stato' un paggio, ma un ciam- - bellano che godeva della protezione... della madre. Fu sparsa la voce-- è sempre la cronaca indiscreta che riferisce - ch'era stata colpita da grave malattia e mandata subito ill una specie di ritiro, dove la malattia fece il suo corso naturale (di novernesi...) appena guarit~1 ritornò al paterno castello più che mai florida e procace .... >) (pag. 11). . « Le male lingue susurrarono che Carolina quando da casa sua si portò in Inghilterra se la intendesse sul mare col capitano Poll, che comandav:,1 il Regio Yackt inglese che la contluceva ... » (pag. 14), « L'indomani dell'arrivo a Londra si rinnovò nella Cappella di Corte la cerimonia nuziale, e il matrimonio ebbe la seconda sanzione; ma il novello sposo, che aveva straviziato la notte, era ancora talmente briaco, che se il duca di Bedfort, non lo avesse so- . stenuto nel momento ehe il corteo si metteva in moto, sarebbe stramaziato a terra come un volgare facchino .... >) (pag. 15). « La prima, notte· del matrimonio il Principe di Galles non la passò sul letto nuziale; ,na che adhaesit pavimento corpus suum sin pre·sso l'alba! A quest' ora i paggi udirono delle grida provenienti dal talamo, e poco dopo videro uscire lo sposo disperato... ,. « Corsero voci di verse, si parlò d'u bbriachezza e di cose disonor,mti. Chi sosteneva ch'era stata somministrata una pozione malignamente efficace alla sposa, chi accennava ad altre cose, che il tacere è bello >) (pag. 16). . « Il marito di Carolina, il Principe di Galles, era corrotto e feroce >) (p,1g. 19). Ciò che si disse e si scrisse della principessa Carlotta appena separata dal marito e ciò che autorizzò a pensare la sua condotta non è immaginabile ... Spigoliamo nel libro del Clerici. << Carolina nel ritiro ·di Blackhealt divenne intima amica• dei coniugi Douglas e di_ Sidney Smith. Poi col capitano Manby <lella regia marina, col giovane lord Hood e col pittore alla moda Tommaso Lawrence. Le visite del c.:ipitano Manby c9minciarono dopo che la grande amicizia col Douglas e con Smith · s'era molto raffreddata e ch'era poi degenerata in aperta ostilità. Quali siano le vere ragioni della rottura dell'amicizia non è facile dire: alcuni ne trovarono la' prima radice in una rivalità trn le due signore, tutte e due desiderose di piacere allo Smith .. >) (pag. 26). « Le voci su Carolina si concentravano in due accuse terribili: adulterio con parecchi e parto clandestino... >) (pag. 27). « Seguirono parecchi anni lungo i quali il popolo di Londra potè aver sott'occhio lo spettacolo di due reggie provvisorie, quella di Kensigton e quella di Carlton-House dove i futuri reali d'Inghilterra s'abbandonavano incoscienti a una specie di gara, nella quale, oltrecchè distruggere la propria fama, ciascuno mirava a esagerare le colpe dell'altro » (pagina 39). · Noi non possiamo seguire la principessa Carolina nei suoi viaggi continui in Italia, in Africa, in Terra Santa, in Germania ecc. · La loro descrizione occupa gran parte delle 416. pc1gine Jel volume del Clerici. Ci li.miriamo a riprodurre qualche episodio dei meno scandalosi e che dù Ja misura della sua follìa. « Un inglese che din10rava in Isvizzera scrisse: « La principessa di Galles ha passeggiato molto a Ginevra, nella cittù e il ragazzo (vVilliam Austin che ritenevasi suo figlio adulterino) non l'ha lasciata un istante. A Lausanne ha commesso delle follie. Essa arrivandovi apprese che c'era un piccolo ballo di fronte al Leon d'Oro e vi si fece invitare. Dopo aver ~allato con tutto il mondo, essa ha finito per ballare una danza savoiarda, che si chiama fricassée, con un piccolo uomo di Lausanne. Madama de Corsal che arrossisce e piange pel mondo, pretende di averne fatta una malattia, cr~dendo che l'onore dell'Inghilvi era compromesso )) (pag. 53). « A Roma in Campidoglio il banchiere Torlonia diede in onore di lei una gran festa da ballo. La principessa vi ballo con indicibile trasporto. La sua vesta era formata da un'unica gonnella guernita, fermata sotto il petto, senza ombra di corsetto o di .. maniche. Uno sciallo ondeggiante al vento non rillsciva a rendere decente il costume, neppure agli occhi delle dame romane, che non erano poi molto scrupolose su questo punto. Ma l'attenzione della Principessa era particolarmente rivolta al neo principe di Canino, Luciano Bonaparte 1 ch'era uno dégli invitati, tra i quali ci fu uno che osservò che tra l'abbigliamento di Milano e quello di Roma c'era un vero progresso nella esposizione del.. .. nudo >) (pag. 71). Chi vuole avere un idea dd senso morale della Principessa deve dare una scorsa alle testimonianze ·rese innanzi alla Camera dei lordi - e nelle quali gl'italiani fecero. brutta figura come spie e delatori · prezzolati: tali almeno li descrisse Lord Brougham_, il celebre avvoca_to di Carolina - durante il pro- . cesso. Il Clerici dopo aver riferito molti brani dell' accu5a aggiunge: t< Qui non ha termine la requisitoria del procuratore generale, ma finisce come esposizione di vicende di viaggio; e qui nauseati, ci fermiamo anche noi, assicurando però, che nel riferire q ùeste parti abbiamo omesso non le secondarie, ma le più indecenti >). (pag. 240). · Tutto sommato la vita e la morale di Carolina di Brunswick, Principessa di Galles, furono ql1elle di una eocotte e di una chanteuse di secorida catogoria, che passa le sue notti tra i giovinastri più ·diffamati e che nulla hanno da perdere in·quanto a>reputazione. Intanto era grande l'entusiasmo dd popolo d'Inghilterra e specialmente di Londra, del suo Lord Mayor e di tutto il suo municipio per Carolina. Un giornalista di provincia, il signor Flindell nel Western Luminary mentre si svolgeva il processo nella Camera dei Lordi pel divorzio invocato scrisse. un articolo in cui diceva: « Una donna, ben nota per essersi abbandonata al. culto di Bacco come a quello di Venere: e che se fosse stata sorpresa sul nostro marciapiede sarebbe stata tradotta a Bridewall (casa di correzione delle femmine perdute) per esservi frustata, può mai essere presentata sotto l'aspetto dell'innocenza oppressa? >) Ebbene quell'articolo fu letto dal deputato vVetherel alla Camera dei Comuni e provocò il generale disprezzo contro il suo autore (pag. 223).

RIVISTA POPOLARE 91 Il popolo di Londra era cosi fanatico per C1rolina cbe il ministero temette di unc1 insurrezione; e a questo tirn<ire si deve forse se la Camera dei Lordi non pronunciò la condanna contro di lei. Infatti << molti della Corte e il re medesimo non potevano più mostrarsi in pubblico. senz'essere insultati in tutte le maniere. Spesso s'intercetteva il passo alle carroz~e dei Lordi, che durante il processo avevano manifestétte opinioni non favorevoli alla regina: si facevano alzare i cocchieri o le persone che vi erano dentro e non si permetteva che proseguissero, se prinu non grida vano: Viva la regina! >> << Si dice che Lord Landesdale, a cui toccò una scena di questo genere, abbia ingannata la prepotenza della folla in una maniera molto spiritosa. Invitato a gridare Viva la Regina, si alzò in piedi e disse ad aìta voce: Auguro a tutti voi una moglie come Carolina! >> (pag. 294 e 295). · Come si spiega l'entusiasmo popolare per Carolina: forse col disprezzo e coWavversione che si sentivano pel suo reale sposo? Può ~arsi. In realtà il mascalzone regio valeva la regia baldracca. Intanto alla b:-tldracca non fu consentito <li cingere la Corona, seb beue i lordi non avessero ammesso il divorzio;· al mascalzone furono resi tutti gli onori sovrani in mezzo all'entusiasmo popolare.· L'entusiasmo, a diverse riprese, per la baldracca che aveva diritto alla Corona e pel mascalzone che fu incoronato si può spiegare anche col giudizio severissimo che Macaulay e Bagehot dettero sul popolo inglese; Bagehot principalmente giudicò che le istituzioni monarchiche erano utili in Inghilterra a causa della ignoranza e della brutalità del suo popolo! · Neghi chi può i grandi benefizi delle istituzioni ' monarchiche che permettono di far passare un gran popolo dal governo di un Re Pazzo a quello di un Re Porco ... da Giorgio 3.0 a Giorgio 4.0 ! Sono cose di altri tempi? Ma no! L'attuale Re d'Inghilterra si rassomiglia come una mezza fava ad un altra a Giorgio 4. 0 -il Re porco e -mascalzone. Lo abbiamo dimostrato più volte in questa stessa Rivista - tra i due corre questa sola differenza: si dice che Giorgio 4.0 fosse impotente-; a Parigi ed a Londra in- . vece molti mariti e molte prostitute possono far fede del grande vigore sessuale di Eduardo VII. E in quanto ai costumi di Carolina e della Corte di Brunswik del secolo passato si pensi ai costumi delle corti tedesche dei giorni nostri e si tirino le somme! Se Roosewelt o Loubet avessero commesso la centesimà parte delle porcherie di Giorgio IV o di Eduardo VII in vece di essere Preside□ ti della Re- -pu blica americana o di quella francese a quest'ora sarebbero in galera o vivrebbero tra la lolla dei corrotti ... Ecco un grave inconveniente· del regime repubblicano, che suscitò la santa indignazione dell'asino di Roma, cioè del Procuratore del Re. A quest'asino _togato, inoltre, voglio in_ ultimo con:c;igliare di leggere il libro di Clerici non solo per apprendervi _la storia che egli ignqra; ma anche per imparare dalle numerose incisioni che l'adornano che in Inghilterra, anche prima che la libertà mimi tata di stampa fosse consolidata, si poteva tranquillamente mettere ~n caricatura il Re, la sacrapersona del 'R.._e, nel modo più sanguinoso .... E forse in questa grande libertà che viene lasciata a tutti sta la ragione vera per cui il popolo inglese tollera ancora la Monarchia. Ma tutto ciò serve a ribadire l'assunto che si era proposto l'articolo della Luce sequestrato dal Regio procuratore di Roma: · Nella Monarchia il pojJOlo'ha il capo che la a/azia di Dio o il caso gli assegna; nella repubblicail popolo ha il 'Presidenteche si merita. Lo ZoTico· ..... u lii llll1tllll1 , ......... Il lii .... , ............... ttus HUl .... , fil u t llt, 1111111111 LE'ZIONE DI COSE Abbi.amo letto col più vivo jnteresse La disoccupa, zione nel Bcisso Emilia110, eh' è il risultato di una accurata inchiesta fatta dall' Officio del Lavoro della Società Umanitm·ia L01·ia di Milano, alla ·c11iorgirnizzazione e funzione la Rivista consacrò nello scorso anno nn articolo. · Il Monteìnartini, che ora dirige l'Ufficio del lavoro dello Stato in Roma in nna breve prefazione espone le buone ragioni , che _indussero l'Ufficio del lavorodell'Umanitaria a cominciare le sue ricerche sulla disoccupazione nel _Basso Emiliano e precisamente in una zona trapezoidale compresa fra 1' Adriatico, il Po1 il Panaro e la linea ferroviaria Bologna-Lugo-Ravenna. Stanno in tale zona quattro comuni della provincia di Ferrara (Argento, Bondeno I Copparo e Portomaggiore), due del Bolognese (S. Giovanni in Persiceto e Molinella) e tre del Ravennate (Alfonsine I Conselice e Raven·na). La pubblicazione va lodata pel metodo rnguito nella raccolta e nella elaborazione del materiale ed ariche per una relativa imparzialità degli agenti che procedettero ali' inchiesta, benchè tutti affiliati al socialilismo ; circostanza che potrà togliere va-lore alle pnbblicazioni future dell'U mani.taria. Le proporzioni della d·isoccupazione sono desolanti : I 75000 braccianti di. Argentn, rimangono disoccupati per 227 giorni all'anno, quelli di Bondeno ·per 170, que1li di Copparo 182 e quelli di Po~tomaggiore 205. Nella provincja di Bologna i ~isoccupati i!Ono·il 47 °[ 0 dei braccianti di· S. Giovanni jn Persiceto e il 62 a Molinella. Nella provin-cia di Ravenna i bracci'anti di Alfonsine ·sono occupati appena per 97 giorni all'anno; per 90 a Conselire e per 86 a Ravenna! La disoccn pazione è màggiore tra gli ·affiliati alle Leghe socialiste; assai minore tra quelli delle Leghe cattoliche o tra i bracèianti non organizzati. Quali le cause di questo grave stato di cose, che in parte dal Sindaco di Molinelia ed anche dal!' on. Bissolati si vorrebbe attenuare colla emigrazione nel1' Eritrea? Seguiamo la diligente esposizione che ne hanno fatta gli rgenti socialisti dell'Umanitaria. 1o Sostituzione di cult;ll'a e di contratti. agrari più economici ed esigenti un minore impiego di mano d'opera. 2° Rc;azione dei. proprietari , come la chiama l'Ufficio del lavoro, che non solo preferiscono gli affiliati alle Leghe cattoliche ed i Krumiri del luogo ·o dei paesi vicini, ma che ]imitano o sopprimono anche certe cùltnre 1 che hanno bisogno di -mano d'opera abbondante, 3° Sostituzione di macchine al lavoro umano: un uomo con una mietitrice-legatrice compie il lavoro r

92 RIVISTA POPOLARE di 16 uomini! .4° Aumento considerevole ddlèl. popolazione. 5° Irrazionale e tumultuaria distribuzione dei lavori pubblici, che in certi momenti richiamano torme di lavoratori dai paesi vicini ; i quali, finiti i lavori, spesso rimangono sul luogo. 6° Assenteismo. Che cosa c'insegna la enumerazione di queste .canse principali della disoccupazione? Le prime tre cause in gran parte si connettono alla politica degli scioperi, - che troppo intempestivamente venne seguita in questa zona del Basso Emiliano. Che cosa valgono gli elevamenti di salario e la riduzione delle ore di lavoro ottenuti cogli scioperi, che terminarono spesso disastrosamente per i lavoratori - lo confessa l' Ufficio del lavoro - di fronte a questo flagello terribile della disoccupazione ? Ecco delle riflessioni che si dovrebbero imporre agli agitatori di mestiere o agli uomini di buona fede, che desiderando elevare la sorte dei lavoratori li hanno lanciati in lotte ammirevolissime per lo spirito di abnegazione di coloro che le hanno combattute, senza tenere conto delle cJndizioni della produzione e del mercato del lavoro? E si potrebbe finire con l'amarezza che deve lasciare negli animi le constatate corn~eguenze della politica degli scioperi, se non cadesse in acconcio di richiamare l'attenzione sul maggiore disastro che i liberisti ed i loro pappagalli del socialismo vorrebbero provocare in Italia coll' abolizione del dazio sul gra:p.o. A chi loro osservò che l'abbandono _di tale coltura aggra\'erebbe terribilmente la disoccupazione liberisti e pappagalli socialisti risposero che non c'era da preoccuparsene : le terre si sarebbero svalutate ed alla cerealicoltura si sarebbero sostituiti i pascoli. A quali conseguenze, però, si perviene con questa sostituzione di colture ce lo dice l'Ufficio del lavoro dell'Umanitaria: a Conselice la_ soppressione di 1200 ettari di risaia ha prodotto la perdita di 200,000 giornate di lavoro, cioè di 70 giorni all'anno per brarciante. Figuriamoci che cosa avverrebbe in Italia se il frumento scendesse a L. 16 all'Ettolitro, come a Londra, costringendo ad abbandonare la. coltura nelle terre di gran parte d'Italia e specialmente del mezzogiorno,. del Lazio, delJa Sicilia , della Sardegna e da trasformarle in pascoli o in game farms, tenute per la caccia, come in Inghilterra! I lavoratori comprerebbòro il pane cinque o sei centesimi meno per ogni chilogramma risparmiando da 20 a 30 centesimi al giorno ..... e in compenso rimarrebbero disoccupati per alcun_i mesi dell'anno. La fame dei disgraziati lavoratori sarebbe cresciuta sinistramente; ma il gr1·1·rande principio del libe1·ismo avrebbe trionfato. IL SOCIALISTOIDE lllll l 1111111111111111111111111111111 lii 1111111111 Il lii 111111111111111I1111111111111111 I Il Agli' abbonati' che non conservano la collezione delle annate ri'vo~IJz'amo la viva preg ftz'era di· favorzrcz· t'l N. · 9 delt' anno IX. Lo contraccamf?z'eremo con uno dei· premi· che diamo a coloro che ci procurano un nuovo abbonato. . · 111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111 La lottaanticlericalien Francia e il mercatofinanziarioin Italia ----~---- Le condizioni odierne dell'economia italiana sono assai confortanti. Per quanto alcune branche della produzione nazionale sieno tuttora affiitte da una grande debolezza organica, che richiede cure energiche e ristoratrici; per quanto alcune regioni vi sieno che non conoscono le liete risorse della prosperità economica; pure, guardando· le cose nel loro complesso, si vede che il lavoro italiano attraversa ora una fase intensamente dinamica. .Cresciuto è il traffico internazionale e cresciuta è anche la potenzialità delle industrie nazionali. L'agricoltura, agevolata dalla !Jontà dei raccolti, ha lenito in parte i mali che da tempo l'insidiano e ha trovato sollievo nel!' abbondanza delle vendite all'estero. Il risparmio, come conseguenza diretta di un proficuo lavoro, hrr continuato animoso nel suo moto ascensionale, -e molti capitali vanno ora rn cerca di utili investimenti. Siamo , pero, ancor lungi dalla floridezza ideale. La terra continua a rendei- meno di quanto potrebbe e dovrebbe; l'usura, la povertà e la malaria imperversano sempre nelle desolate campagne del Mezzogiorno; mentre lo stato di abbandono di alcune contrade rivela infermità assai più profonde di quelle che molti scorgono e lamentano. Anche gli sbocchi verso l'estero, per quanto migliorati negli ultimi tempi, sj mostrano inadeguati ai bisogni nostri e le merci esportabili soflrono di tanta strettezza. Il fisco, l' eterno nemico nostro, non ha abbandonato alcuuo dei suoi torn:enti. Le promesse sue di sollievo furono bugiarde , e alle lusingatrici parvenze degli sguardi nessuno più crede. Ad ogni modo, il miglioramento complessivo dell'economia nazionale ha influito benevolmente sulle finanze pubbliche. Il bilancio_ nostro è uno dei pochissimi in Europa che si chiudono in pareggio. Anzi, abbiamo avuto delle e~ceden·ze notevoli dovute soltanto al maggior gettito dei tributi esistenti, In. questo periodo di celere ripresa finanziaria si è potuta preparare la conversione della rendita, e la grande operazione sarà da noi compiuta, se la fortuna saprà scongiurare un conflitto cruento tra il Giappone· e la Russia. (1) Ma il' migEor_amento del mercato finanziario è soltanto il prodotto delle migliorate condizioni economiche nostre ? Su di esso non hanno anche agito, in senso favorevole , altre cause d' h1dole internazionale ; e, sopratutto , la grande immigrazione di capitali avutasi negli ultimi tempi? ♦ Nel cammino percorso dal mercato finanziario negli ultimi mesi, noi trovi:imo alcuni dati di fatto ed alcune coincidenze di tempo, che dinotano quale e quanta influenza abbia esercitato su di esso la politica anticlericale inaugurata in Francia dal· Waldeck-Rousseau e poi arditamente proseguita dal Combes. La legge francese contro le Congregazioni religiose venne approvata dalla Camera il 29 marzo ( 1) Il conflitto, purtroppo, è scoppiato mentre rivedevo le bozze dell' articolo e di conversione non si parla più. (N. d. A).

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