-82 ·RIVISTA POPOLARE mai avere la immediata e sperata efficacia. Fino a che questa parte del popolo non acquisterà coscienza di sè resterà sempre _in balia degli usurai e degli sfruttatori ... Se questa parte della popolazione potesse emigrare, cacando altrove un vi vere meno inumano, il progresso della città sarebbe, io credo, rapido ed immediato. Ma é appunto la classe che non emigra da Napoli, dove l' emigrazione è in genere assai scarsa. Non ha propria iniziativa, non saprebbe dove andare, qual mestiere esercitare. L' on. Villari vorrebbe si pensasse a mutare le condizioni del popolo minuto; sarà necessario cominciare ad alloggiarlo meno barbaramente, in case con cortili interni per indurlo a non vivere sulla strada. Qui sorge, però una grave domanda: Per raggiungere quel desideralum non occorre in precedenza migliorare le condizioni economiche, offrire lavoro, strappare all'ozio e alle occupazioni poco produttive, tolvolta parassitarie, tanta gente che vive male, stentatamente in tuguri impossibili appuuto perchè ha guadagni incerti e troppo meschini ? Si dieno pure abitazioni migliori a tanti disgraziati: ma se la miseria permane anche le nuove abitazioni, come le vecchie, diverranno focolari d' immoralità, centri d'infezione, aperta negazione di un vivere civile. Sommamente ardua e complessa si presenta adunque la questione del miglioramento economico e sociale di Napoli. Forse, qui più che per qualsiasi altra questione vediamo che i vari termini, i vari aspetti suoi sono tutti colleo-ati intimamente tra loro. E chi si attentasse di risolverla p~endendo in considerazione un solo aspetto di quel poliedrico problema si troverebbe a non aver fatto un passo decisivo in avanti. Educazione e istruzione, abitazioni, lavoro sono tre termini che occorrerebbe svolgere, far progredire, migliorare contemporaneamente. Le scuole non bastano; esse istruiscono, ma non educano, non mettono l'individuo di fronte ad altri ambienti morali e sociali diversi da quelli in cui ha vissuto fin qui; forse per l' educazione gioverebbero quelle istituzioni sociali, quei social settlements che altrove, in Inghilterra, agli Stati Uniti (e in questi anche a beneficio di operai, di ragazzi e di donne italiane, come ad esempio a Boston) hanno messo gli infimi strati sociali a contatto di tante anime elette, che in modi vari seppero esercitare su quelli una influenza salutare. Le abitazioni nuove non saranno sufficienti a distogliere il popolo minuto dalla vita nella strada, se non entreranno nel1' anima di quella moltitudine, - che non appartiene alla vera classe operaia e non può ascriversi a quella dei mendicanti, ma sta in una zona mediana, - nuovi sentimenti, nuovi bisogni, tendenze e aspirazioni migliori; opera difficile, come si comprende agevolmente, per~è occorre vincere un esercito di abitudini e di pregiudizì secobri. La offerta di lavoro non risol vcrà il problema economico, se non si avranno già formati o suscettibili di una rapida formazione gli operai abili, con una capacità tecnica, con una istruzione professionale, necessaria in ogni ordinamento industriale, sia esso fondato sulla grande impresa o sul lavoro a domicilio .. Ciascuno di questi tre termini è essenziale per la risoluzione del problema napoletano in ciò che attiene all' elevamento delle classi popolari. L' on. Villari, coi suoi dubbi veramente giustificati, ha richiamato opportunamente l' attenzione su un aspetto del problema· pel quale quello che si è fatto finora ha prodotto piuttosto un peggioramento, che un miglioramento. Ragione di più perchè rispetto alle abitazioni si faccia opera sollecita, traendo profitto dàlla esperienza propria e d' altri, onde sieno evitati nuovi errori. Ma ciò che si farà a questo riguardo e quello che verrà intrapreso per applicare le proposte della Commissione d'inchiesta dev'essere integrato con altre iniziative, con altri- provvedimenti che mirino a un progressivo elevamento della vita del popolo napoletano. Questi devono essere gl' ideali nuovi delle generazioni presenti e davvero valgono ben più di quelli che in passato mossero e commossero tanti spiriti superiori, tanti cuori sensibili e pietosi, tanti pensatori insigni. (L'Economista 7 Febb.). ♦ li patriottismo è i1u~ompattbile coll'amore dell'u1nanità '?- Continuanào a riportare, come promettemmo, le rispqste avute dalla ~vue alla sua inchiesta, cominciamo con quella di Eliseo Reclus. Il grande geosrafo, di cui sono noti i principi , risponde: La vostra quistione non può trattarsi senza una definizione preliminare. Che cosa è il patriottismo preso nel senso veramente popolare, soggiacente ad ogni fraseologia? E' l'amore esclusivo della patria, sentimento che si complica con un odio corrispondente contro le patrie straniere. E che cosa è la patria ? Un territorio grande o piccolo , nettamente delimitato da frontiere di diverse origini, ostacoli naturali, barriere artificiali e semplici linee tracciate prima sulla carta, poi riportate pel terreno. E frattanto da queste definizioni che rispondono certamente all'idea generale de' popoli interessati, tal quale è d'altronde sanzionata triplicemente dalla diplomazia, dal regime militare e dal sistema fiscale, si deve riconoscere che la patria e il suo derivato il patriottismo sono una deplorevole sopravvivenza, il prodotto d'un egoismo aggressivo non potendo condurre che alla distruzione, alla rovina di opere umane e ::).llo esterminio degli uom1ni. Ma il popolo è semplice è sotto questa parola «patria>> gli si sono fatte comprendere mille cose dolci o belle che non co_mportano aff:1tto la divisitme della terra in particelle nemiche. Il soave profumo della terra natia, le sorridenti figure dei vecchi che ci amano, i cari ricordi dello studio con arditi compagni, le opere intraprese in comune nella giovinezza, e su _tutto il linguaggio che risuonò primo al nostro orecchio e nel quale abbiamo inteso le parole decisive della nostra vita, tutto ciò è la eredità naturale di ogni uomo, in qualunque parte del mondo sia situata la sua culla, tutto ciò è anteriore all' idea di una patria delimitata ed è puro sofisma voler collegare questi sentimenti alì' esistenza di un poligono efì.mero tagliato nella rotondità del nostro pianeta. Vi è, al contrario completa opposizione tra queste prime impressioni che ci legano alla Terra e alla so..:ietà degli uomini e queste linee di divisione che impediscono la libera formazione degli aggruppamenti nmani e che cercano fissare ciò che per b natura delle cose è indistruttibile, la simpatia degli uomini gli uni per gli altri , il loro S?irito di mutua benevolenza e di solidarietà. Storicamente la patria fu sempre funesta. Sempre, nel passato, sempre i pacifici cittadini furono chiamati a lavorare, a pagare ed a battersi: sempre furono oppressi dai parassiti, re, signori, guerrieri, magistrati, diplomatici, miliardari. E furono tali parassiti, in lotta con altri, che marcarono le barriere di separazione tra vicini che interessi comuni rendevano fratelli. Ai nostri giorni le frontiere sono più funeste che mai. Se il commercio riesce a penetrarle è solo dopo lunghe spiegazioni tra gli Stati e la costruzione di grandi opere militari. La zona di separazione è segnata in tutta la sua lunghezza e con incessanti cavilli si suscitano gli odii dai due lati del confine ..... Non vi è che una sola linea di ferrovia tra la Francia e la Spagna : malgrado la geografi.a non si vuole che le due nazioni sieno vicine; non si vuole che, cessando di essere patrie diverse, diventino paesi di una stessa famiglia unita. _ Il vasto mondo ci appartiene e noi apparteniamo al mondo. Abbasso tutti questi limiti , simboli di accaparramento e di odio! Abbiamo fretta di potere infine abbracciare tutti gli uomini e di dirci loro fratelli 1 P. Vidal de la Blache si compiace che il patriottismo in Francia sia vivo, poichè non è limitato sentimento di odio per lo straniero ma un mezzo di conciliazione tra una moltitudine di p:irticolarismi regionali che, senza questo legame, volgerebbero verso l' antipatia. Il patriottismo involge e attenua queste diversità. Il patriottismo è ugualmente vivo tra gli altri popoli. E in certi Stati di Europa ove i popoli formano ancora una massa poco omogenea, in Austria-Ungheria e su tutto nei Balcani, nazionalità nuove sembrano sbocciare, i patriottismi ft:rmentano. Ma questo movimento generale di concentrazione non esclude del tutto gli aggruppamenti tra nazioni. Al contrario si nota presso differenti paesi d' Europa il bisoBno di non più agire individualmente, di concludere alleanze d'interessi. Niente fa presa~ire se questa situazione indebolirà i diversi pa~riottismi, ma dei patriottismo sparirà ciò che forse ne co- - stituiva il primo fondo: l'ostilità del clan isolato contro il clan vicino, lo chauvinisme, la passione guerriera. Però una xenofobia speciale si trova nel desiderio di alcuni francesi di rinchiudersi nel loro paese, di riservarsene lo sfruttamento, di non aprire le porte allo straniero : questo sentimento trova sostegno nella stampa ed è più pericoloso dello chau·vinisme. Occorre reagire contro questo spirito e far comprendere che lo straniero ci è spesso utile nel nostro paese pLr la :nano d' opera,- per le conoscenze per il compenso che porta alt' insufficienza della natalità francese , acclimatandosi rapidamente. Il patriottismo non s'indebolisce: al contrario, almeno nel1' Europa occidentale, si fortifica. Ma questo fatto non è inconciliabile colla costituzione futura di una federazione europea che la tendenza attuale delle nazioni potrebbe far presentire. Jules Claretie. Certo il patriottismo è compatibile col sentimento umanitario. Il patriottismo non deve essere un istinto
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