Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno X - n. 3 - 15 febbraio 1904

_. I 78 RIVISTA POPOLARE desimo molte cose che non sapevo e che uon :;osp-:ttavo; eJ ancora, che l'autore ne sta preparando un secondo, nel quale applicherà i risultati del primo all'arte orator~a, ai fenomeni di trasmissione del pensiero, allo studio delle lingue vive. * Confesso che io non conoscevo se non di nome e di fama Wllliam Ritter, prima d'aver tra le mani quest'ultimo libro suo, Fillette Slovaque, che esce ora in una bella edizione del « Mercure de France » a Parigi : non avevo letto .Ames blanches, non Aegyptìacque, non Leurs lys et leurs roses, non gli studt d' arte ( che pure sapevo importanti e profqndi ) tranne due o tre pubblicati nel nostro << Emporium » : come per molte , per troppe altre cose nobili e belle di cui pure provo non meno acuto il desiderio , me n' era mancato il tempo e l'occasione. Sicchè ho accolto con gioia e con festa questo mirabiie romanzo, che fu ·per me una vera rivelazione. Esso fa parte d' ua ciclo, Le cycle de la Nationalite, con cui l' autore si propone, sembra, un vero rinnovamento del romanzo moderno, o almeno d'aprirgli sempre nuovi orizzonti, attingendone i freschi motivi, le nuove inspirazioni, ai paesaggi inediti, alle anime inesplornte, dei paesi remoti , delle genti lontane. Una giovinetta slovacca! Ecco finalmente qualcos_a di meno artificioso, di meno convenzionale , di meno sfruttato delle solite parigine di B6urget, delle solite napoletane della Serao , delle solitissime cosmopolite della gran maggioranza dei romanzieri europei. Oggi l'arte, democratizzandosi ed estendendosi, si specializza, si rletermina, si precisa, si concreta; si fa piu ricca e piu varia, quindi, e perciò stesso si evolve ed ascende. ,. Questo del Ritter è un romanzo demòcratico per i personaggi (la protagonista è una contadinella) e aristocratico per i sentimenti fuor del comune che li muovono ; realista per l' ambiente fisico e psichico ch'essi respirano, e idealista pei sogni romantici ch'essi sognano e per le vicende fatalistiche in cui i sogni s'avverano; è un romanzo d' anime e di costumi, di narrazione e di dramma, di sostanza e di stile; e, trovata gentile, geniale, squisita, suggestivissima, ha contrassegnato ciascun capitolo con una epigrafe musicale, con una frase melodica, con uno spunto, direi quasi con un leit-motiv, senza parole, tratto_ da antiche arie popolari paesane emi.., nentemente caratteristiche, adatti ciascuno alla materia del capitolo, e che, leggendo , pare poi quasi d' udir canticchiare in lontananza, come un accompagnamento indistinto .... * Voi conoscete Giulia Daudet, l'amica fedele, l'assidua compagna, la dolce sposa, la disirtteressata collaboratrice, che sul canevaccio geniale di Alfonso ricamava in silenzio, quasi in segreto , tutte le delicate fantasie, tutti i fili d' oro del suo stile immaginoso e penetrante. Ebbene: Vittorio Pica ha voluto che anche i pochi italiani non abbastanza familiari con la lingua sorella per gustarne tutte le finezze, potessero come voi godere per un'ora almeno, per due, l'intimità di questa - gentile, di questa buona : e ha tradotto per essi L'infanzia d' una parigina e Bimbi e mamme, facendone un bel volumetto edito ora dallo Streglio, e premettendovi un rapido ma sostanzioso capitolo critico sull'autrice. Dire che queste memorie intime della Daudet, fanciulla, sposa, madre, son tanti gioielli ; che ognuno dei trenta o trentun bozzetti ài cui si compongono è un'acquaforte o una miniatura, un cesello o un cammèo ; che paesaggi , ritratti , -scene famigliari , interni cittadiD"i, spettacoli campestri, sonq qui dentro raffigurati con tutta l'iugenua freschezza di sensazioni d'una barnbina e con tutta la sapienza tecnica d'un'arti~ta; dire che l'ammirazione, la commozione, la mera viglia, l' incanto, s'alternano, si succedono, ~i confondono ad ogni pagina, è dir cose note a chi conosc~ gli originali di questi scritti, o le poesie della Daudet, o qualunque altra sua cosa. Ciò che mi resta a dire di mio, è che la traduzione del Pica, a me che· sono un vecchio lettore di tutti i Daudet, non piace che molto mediocremente; e non perchè il P.ica non sappia tradurre a dovere; ma perchc, in tesi generale, io non credo traducibili i libri di stile: avete mai provato a legger d'Annunzio in francese o in tedesco ? Non è più che una scialba o grottesca o deforme c·mtraffazione del nostro mirabile artefice. * A proposito : io non sono affatto, malgrado questa ultima incidentale proposizione, tra « i massimi e i mi.limi critici turbolanti al semidio », di cui parla Piero Delfino Pesce nelle interassanti note critiche da lui testè raccolte (Bari, Laterza: tra parentesi : molto bella e signorile edizione in grossa e leggera carta opaca) sotto il titolo 7\jftessi; e perciò , pur professando un' ammirazione entusiastica per molte cose del poeta abruzzese, pagine isolate di prosa, liriche scelte qua e là fra le troppe di cui ha inondato il mercato librario , io con vengo pienamente nel rude giudizio che di molte altre, nel loro insieme od in questa od in quella parte, dà qui l'autore in parola: il suo libro, del resto , si legge tutto con gusto, perchè sincero, sentito, vivace, e, cosa rara nei libri di critica, scritto bene. Naturalmente, non in tutto si sarà d' accordo con lui, che discorre con· criteri propri e con idee indipendenti, delle relazioni fra le diverse arti e dell'inferiorità della drammatica, della questione della morale nell'arte e dell'influsso del socialismo su questa, d'Hugo e di Zola, di Chiarini e di Bovio, di Wagner e di Mascagni ; ma, per conto mio, io lo sono il piti delle volte, e in modo particolare nella polemica contro l' imperativo categorico in estetica : l' artista, come tale, non ha assolutamente altro dovere che d'obbedir ciecamente alla propria inspirazione : e chi non la trova di suo gusto , non ha che a cercare altrove ciò che meglio soddisfa al suo sentimento. * Ma torniamo ai romanzi ed alle novelle : la casa Baldini e Castaldi ha stampata una nuova edizione di Nozze d' oro di Enrico Castelnuovo: la trama ne è nota, e d' altra parte non gioverebbe narrarla : giacchè non si tratta di un romanzo d'intreccio e d' avventure, ma di caratteri e di costumi borghesi e nostrani ; il Castelnuovo scrive in uno stile facile e naturale, come se parlasse : i suoi personaggi sono, o pajono sempre, nostre antiche conoscenze, tanto son ver1, tanto sono normali; con lui , si è sempre in famiglia; e, senza essere stati scossi da passioni straordinarie nè colpiti da nulla di eroico o di mostruoso, ci sembra, chiudendo il libro, di conoscere ormai qualche capitolo in più, della scienza difficile e sconfinata del cuore umano. * Ben altra cosa è La sconfitta di Marco Diana, (Torino Streglio) con cui ho fatto di questi giorni la conoscenza letteraria di un romanziere nuovo, di Fausto Villa. Che ne diranno i critici lanzaloniani, quelli che giudican l'opere d'arte con i criteri extra-artistici del moralista? Me lo figuro: ma, lo ripeto , per me il loro giudizio non conta. Fatto è, che questo Marco Diana è un uomo fuor del comune, intellettualmente superiore, affettivamente anormàle (buono o cattivo che sia, ciò non tocca l'estetica), il quale si abbandona senza rimorsi, (senza rimorsi, dico, non senza spasimi) ad una passione fatale per la· propria figliola, lui che ha perduta la madre, lui che ha perduta la sposa, lui che, giovine ancora, è rimasto solo e disperato e bisognoso di bellezza e di amore, sitibondo di vita, e che sente e che sa di non poter piu amare se non una che sia come loro, che abbia gli occhi, i capelli, le forme , gli accenti, le viscere, l' anima delle sue

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==