Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno X - n. 3 - 15 febbraio 1904

76 RIVISTA POPOLARE hanno men 'rispetto d'offendere uno che si facci amare, che imo che si facci tem,ere j perchè l' am01·e è te'nuto da un vincolo d'obbligo, il quale, pe1· essere gli uomini tristi, da occasione di proP'ria utilità è rotto: rna il tim01·e è tenuto da uua paiwa di pena, che non abbandona mai >. E noi ci facciamo amare, e ci amano gli studenti, o almeno quelli che approviamo; i padri di famiglia, perchè e finchè approvi['mO i figli; i deputati quando ci devono raccomandare i rampolli de' grandi elettori e ci ama infine il Governo perchè , tirato il conto, siamo osseq uentissimi aUe leggi; iniziamo i nostri Con gressi e li chiudiamo con un rispettoso saluto a lui; ci tappiamo poi, o in classe a illustrare le ire del gran padre Alighieri e la grammatica italiana e latina ; o in casa a chiosare i nobili componimenti di J ocopone da Todi o a trovare se il povero Plauto si chiamava Accio o 1lfaccio j ci chiudiamo anche nelle biblioteche o ne' laboratori e non gli diamo che , di tanto in tanto, il disturbo di un telegramma che non gli costa nulla e che racchiude una buona promessa, che gli costa ancor meno. Tali essendo, il Governo, che se non è tristo non .è nemmeno troppo ten..ero de' buoni, spinto dalla propria utilità, che non cessa mai, rompe con noi molto volentieri i1. vincolo d' obbligo, quando chiediamo; ci lascia in casa a ricantare per la millesim~ volta alle mogli ed ai figli strabiliati la meravigliosa favola della riforma della scuola e del conseguente miglioramento degli stipendii e bada_ ai fatti che più ?;l'interessano. E allora ? Allora facciamoci temere : « il tim,01·e è tenuto da u.na paura di pena, che non abbandona mai •, avverte il Segretario Fiorentino. Come? Non sgomentatevi : non si tratta nè di rivolte, nè di scioperi, nè di violenze d'altra specie, nè tanto meno di nuovi Oongl'essi, che ci hanno fruttato spese e quelle soddisfazioni che ho già magnificato: si tratta di cosa assai più semplice , più efficace e più comoda. Ecco. Noi (e con qnesto pronome intendo abbracciare tutti gl' insegnanti, a qualunque ordine essi appartengano), noi ripeto, a malgrado di chi non crede, o non sa, o non vuole e con buona pace della modestia anche , siamo la classe più colta e più studiosa della Nazione : fra noi sono valentissimi letterati; storici e filologi insigni; filosofi ricchi di sapere e d'intelletto; scenziati di fama universale; conosci tori profondi di tutte le amministrazioni dello stato ; uomini politici capaci di reggere le sorti di una nazione meglio di tanti che il popolo elegge ed ammira ; artisti e critici d' immenso valore; pubblicisti che profondono tutti i giorni tesori di sa- - pere e di prudenza; vi sono insomma tutte le intelligenze capaci di abbracciare interamente la vita complessa di un popolo fin nelle sue più inavvertite manifestazioni·, di interrogarla , giudicarla, dominarla e condurla a migliori destini. Perchè queste intelligenze non si uniscono e cooperano insieme ad un unico fine? Perchè non riversano qualche parte della loro luce in un giornale, non legato a nessun partito , a nessun Mecenate, in un giornale di classe che abbia la sùa sede in Roma , che abbracci tutta la vita italiana e straniera , segua passo per passo la politica tutta e la nostra in ispecie, la diriga e la governi? Chi meglio di questa classe potrà mantenere un giornale? Chi potrà meglio fornirlo di notizie e coprirlo di pensiero ? Dell'idea! - si dirà: - no11 del tutto nuova, però bella. Ma e i denari ? Ecco l'orrendo scoglio, iu ciii rompono tutte le migliori volontà e le più audaci euergie; ecco l' immane difficoltà che sgomenta al solo pensarla ed ecco , per me, non certo la. cosa più facile del mondo, ma nemmeno 1a più difficile. Io non so bene a qua.I numero asc~ndano tutti gli insegnanti d'Italia, poniamo però che non siano più di 10000 : versando ciascuno un' azione di lire 10, avreruo subito 100000 lire, bastanti, io credo, per fondare un gran giornale ed avviarlo per un bel pezzo. Supponiamo ora che almeno la metà di questi azionisti prendano l'abbonamento e che questo non costi eh~ 10 lire, avremo una rendita annua di 50000 lire, che, col prodotto della vendita pubblica (non indifferente invero , trattandosi di nn giornale di primissimo ordine), delle inserzioni; degli avvisi etc. potrebbe anche giungere fino a 70000 lire , bastanti a mantenerlo , se si tiene conto chè, all'· infuori del redattore-capo, del tipografo e dell' altro personale necessario, non vi sarebbe altri da pagare , poichè i collaboratori uon percepirebbero , è naturale , un centesimo. Ma sé mai non fossero sufficienti que:ste migliaia di lire ed occorresi:ie -qualche giunta, basterebbe aprire una sottoscrizione permanente a favore del giornale, corrie fa l' Ava,nti I il quale c' insegna , se bene rifiettiamo, molte cos~ e risparmia a me la dimostrazione dell' jmmensa utilità che ne verrebbe alla nostra classe ed all'Italia dall'attuazione della mia proposta. Dunque il danaro, se non è trovato, non è d.ifficile trovarlo : veniamo al formato, al contenuto , all' indirizzo e al titolo del giornale. Il formato dovrebb'essere grande, di quatt?-o pagine (otto faccjate), come nessun giornale d'Italia; dovrebbe abbracciare tutto il movimento politico, amministrativo, scientifico, letterario ed economico della Nazione; dovrebb'essere di opposizione al Governo, almeno fino alla soluzione del problema scolastico e aver pel' titolo: La Scuola. La sede, ripeto, Roma ; il Direttore elet ti vo, il redattore capo e l'alt.ro personale da scegliere fra i migliori pubblicisti. Il giornale dunque abbraccerebbe tutta la vita italiana, a cominciar dalla politica, Questa verrebbe in esso esaminata, discussa , avversata. nei limiti del ragiouevole, guidata e possibilt0ente padroneggiata. Così pure l'amministrazione dello Stato e dei Comuni, per il bene della quale verrebbero coraggiosamente denunziate tutte le irregolarità ' messi a nudo e bollati a fnoco gli abusi, le frocti, le ingiustizie, contro chiunque venissero commesse; perseguitati senza tregua i favoritismi tutti, controllati insomma tutti gli atti degli amministratori in guisa da commuovere profondamente l'opinione pubblica e costringerli al rispetto dell'onestà e della giustizia. Nè basta. Seguirebbe i de:putati u:1,

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