74 RIVISTA POPOLARE e Non so niente io. « Certe cose però si devono sapere. Saro, con le dovute cautele, non tardò a presentare quelle ragioni calzantissime ai Ciancini; ma fu tempo egualmente sprecato, giacchè questi non volessero sa - perne più di lui : la stessa Mi~hela , guardate! gli mandò a dire rotondamente che se avesse osato di avvalersi dell'autorità giudiziaria ella l' avrebbe contentato in apparenza, non mai in sostanza, sarebbe venuta in casa di lui per infelicitm·lo , a costo , si , di farsi ammazzare. L'inverno passò a quel modo: Saro muio, senza lingua; però neì cervello aveva un fuoco vorace, qualcosa di inesplicabile che gli si ripercoteva nel sangue di contadinone casto in attesa paziente della compagna, e sentiva in ogni vena flutti tormentosi che avrebbe voluto spegnere, non sapeva come, ma certo dolcissimamente, oh si! questo lo presentiva. Nelle notti rigide , mentre il vento batteva alla sua porta, aveva immaginato la donna vicino a lui, e in tale immag~- nazione vi si era indugiato con una ansietà indomabile, come un fanciullone, cui si sia fatta la promessa di un piacere grande; quel vago supplizio aveva sempre più, di giorno in giorno, ridestato il suo sangue vitale dal lungo letargo, sollecitandolo con un che di impe• rioso: ed egli, schiavo di sì terribili dibattimenti interiori, Ai era sentito diventare più vile) i-,iù silenzioso, ma fiero intimamente, pronto a qualsiasi atto energico. Venne la primavera portando i suoi effluvi balsamici, i suoi tepori soavi, le sue emanazioni gagliarde; e vestì la terra di morbidi tappeti verdi, inghirlandò i mandorli di fiori nivei, rinnovando la natura. Niente di strano che a Sa.ro Linguamozza gli si comunicasse nel sangue tutta quella espansione prosperosa della madre terra.: in ogni battito del suo cuore, in ogni palpito delle sue fibre era nn grido , e quel grido era un richiamo, un lamento, qaalcosa eh' egli comprendeta nei diritti della sua esistenza. Non era tempo? Fu per questo che una sera, preso da decisione infallibile, si avviò diviato al casolare dei Ciancini, risoluto di mettere le C(ise a posto o con la preghiera o con la minacci a, e a ogni passo si ripeteva men talmen te ciò che avrebbe detto. - Come c' entro io? È stato mio padre. Perchè volete rifarvi su di me?- La luna si era levata allora allora, piena, luminosa; le campagne si disegnava.no con linee distinte, in un ampliamento fantastico: solo le vallate, qua e là, si sprofondavano simili a fossi enormi, foschi e cupi. Saro si approssimava girando dal lato orientale, guardando avidamente, mentre neila dolce chiarità il coronamento nitido degli alberi lasciava intravvedere le pit'tre scure dell' abitazione ; quindi , varcando la siepe del limite, vide proprio dietro a quel riparo, in una spEcie di nascondiglio , un corpo di donna dalla sottana e dal busto color chiaro, spiccatissimo sotto i raggi lunari, sopra la terra brunastra. Credendo fosse Michela, le cadde ai piedi, all' improvviso, senza dire una parola; ma subito si aecorse di essersi ingannato: quella era Nunziata, bellissima, di una bellezza affinata dalla luce lattea, dal busto esile e svelto, dagli occhi lucenti come due stelle, dalla boccnccia corallina, tutta in uno sprigionamento di amore. Di an tratto, ella si alzò a sedere, sbigottita , e, appena rassicuratasi, disse con voce tranquilla: • Ah, siete voi! Dove andate? In casa? Fatene a meno, per l' amor di Dio ! Gli parlò, quindi, confidenzialmente, della testardaggine mulesca dei suoi, delle maniere orrende di procedere , di tutto, con un che di aspro. Raro ascoltava, con la bocca serrata , attratto irresistihilmente dal tono sommesso della voce e dal candore del viso che gli pareva quello di un angiolo: la passione antica, pronta a scoppiare al tocco della minima scintilla, tumultuò formidabilmente in tutto il suo sangue, irruppe e traboccò; all'improvviso allaccia la ragazza in un abbraccio poderoso, dicendo: « Voi dovevate essere mia moglie , voi l Voi , che siete bella come Maria Santissima! « Saro, Saro, abbiate pietà di me ! « Non so niente io! Mandai a chiedere la vostra mano, e non l'ho avuta! Scellerati! Dite su, ci avete colpa voi ? Cedendo alla commozione interna e al piacere della stretta, la ragazza, rossa di vergogna, gli si accovacciò tra i piedi e gli confessò che ella lo aveva amato e lo amava con tutto l'ardore dell'anima sua; e dando pieno sfogo al suo cuore trambasciato, disse pure molto delle sevizie fatte dalla sorella e dai genitori su lei. I suoi occhi si erano empiti di lagrime: nel cavo di essi si vedevano tremolare , al lume di luna , come per le scorrere tacitamente su le gote. Saro non reggeva più; di nuovo la cinse tra le braccia muscolose, e, com'ella teneva il viso reclinato dal pudore ferito, egli glie lo sollevò a vi va forza per baciarne gli occhi e la bocca. Il contatto del corpo vergine_. dal seno fermo e fresco, lo accese di ebbrezza ineffabile. « Non so niente, io! > balbettava, invincibile nella sua risoluzione di maschio potente. « Io sono tuo marito. Tu sei mia moglie. La terra ·è il nostro letto. Baciami tu pure. Senti, Nunziata? Non mi fare penare. Ed ella lo baciò, nella dedizione di tutta sè stessa. Nella notte splendida il silenzio fn interrotto un poco dal calpe~tìo pesante di una mandra che passava lì vicino , nello stradone : il tintinnio dei campanacci echeggiò nelle lontananze chete, poi si udì un muggito roco ; quindi si affiochì tutto e non si udì più nulla, · quasi fa campagna s1 fosse riaddormentata nell'albore soave. ♦ Il matrimonio erasi così celebrato in conformità delle leggi supreme: la Natnra aveva fatto da sindaco, testimoni la luna e gli astri , letto nuziale la madre terra. Ora si rimettevano a sedere , quando un colpo di randello , di botto , cala con rumore secco su la fronte di Nunziata ; la poverina stramazza a terra, e dal suo seno un grido erompe acutissimo: il sangue schizza e Saro, al chiarore della luna, ne ha la faccia spruzzata. Michela, come una stregaccia, era uscita per pigliare un poco di menta, e, avvicinandosi a piccoli passi cadenzati verso la siepe , aveva veduto la scena delle ultime strette; cieca di furore era piombata
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