Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno X - n. 3 - 15 febbraio 1904

RIVISTA POPOLARE 73 Gnù Rocco vestito per l'appuntino) raggiante, felic·e a pieno, sorridente con questo e con quello; la gnà Maricchia lieta ·anch'essa, coi lucciconi agli occhi per la contentezza, poichè non aveva che quel solo figlio, poverina; gnù Libori~ raso di fresco) grave , nè giulivo nè imbroncito, con una serenità artificiosa nell'occhio mentre la sua fisonomia rimaneva illeggibile , un po' strana, quasi gli si fosse pietrificata. « Permettetemi, » gli disse la gnà l\farantonia SCO· st.andosi da lui. Ella, padrona di casa, doveva accudire a molte faccendt, e si chiamò seco la Nunziata perchè le desse una mano. Intanto gli sposi si erano accomodati nei posti centrali di quella stamberga, la più comoda; Saro, vedendo correre la Nunziata da un punto all'altro della casa, svelta svelta nella veste di lanetta, inseguita dagli sguardi accesi di parecchi giovanoni, si accorse soltanto allora di aver fatto una buaggine badiale accasandosi col solo piacere del padre ; ma oramai era finita, e preferì di starsene muto. Di nuovo si gridava, da ogni parte: « Alla salute degli sposi! Salute e figli maschi! Era la volta del vino, dei ceci abbrustoliti e delle noci; c'erano anche delle castagne, Je prime le mangiavano loro) nientemeno. Mano mano che i bicchièri veni vano vuotati, il chiasso giocondo cresceva, le chiacchiere si mescolavano in un buscherìo confuso di vespaio: gnù Benedetto faceva sentire la sua voce fuori, alla distanza di un miglio: poi prese a improvvisare poesie in vernacolo. « Musica ! musica ! Si balla. Salvatore Braschi e Mariano Nascaccia non aspettavano di meglio per segnalarsi maestrevolmente , premendo foro di far vedere di che valentia fossero : e l'uno con lo zufolo, l'altro col cembalo si' diedero a far fracasso anche loro, in tempo di polca però. Veramente a Salvatore non garba va roi tanto di vedere i suoi amici ballare con la Nunziata, sotto il suo muso; gli pareva nè pit'.1nè meno come se egli condisse una pietanza e gli altri la mangiassero ; ma pensò che tutti ballavano per lui, e si sentì lusingato nell'amor proprio. « Mariano, porta il tempo giusto, Santissimo Dio Benedetto! > di,3se a quegli che lo accompagnava. Prestamente tornò a imboccare lo zufolo. La contraddanza si esegui va con precisione , sotto la guida di gnù Benedetto , il quale, rosso come un papavero, saltellante, metteva nella voce tutta la sua forza; bisognava vedere con quale impeto prendesse le dame e come le sbattasse su- questo e su quello, spingendole a volte- con qualche pedatina. « 'Ntonw 'nto1·iw. Nunziata si dimenava con étn garbo che faceva vemre voglia ai sonatori di mangiarsela come un confetto ; quando lo zio l'afferrava ruvidamente , tirandola a sè e urtandola, ella rideva a più non posso, piegandosi sui fianchi. La gnà Marantonia, sostenuta) sollevandosi con le dita la gonnella, con le labbra composte a una serietà affettata, faceva il vosavi ad un suo compare corpacciuto , dalla faccia rubiconda e col capo pieno di vino. « To1'domè. Gnù Benedetto) allegro, brillo, intronò le orecchie per un'ora circa; e ·quando, cessati gli strepiti del festino, venne il momento di sgombrare, battendo in ritirata, lui solo ansava ancora, con un largo sorriso di soddisfazione nella faccia rossa, coi goccioloni di sud.ore grondanti dalle tempie. Gnù Liborio , chiuso in una serietà rigida, con un viso che dava a pensare molto alla gnà MaricchiaJ in quel frattempo era entrato e uscito più volte, con un che di misterioso, parlando sommessamente a un sno_nipote, un giovane grosso come un bove, a cui pareva desse degli ordini di nascosto. Venne il momento infine di accompagnare gli sposi a casa loro, e Saro, commosso , si alzò, si mise sotto il braccio Michela; ma gnù Liborio ) che forse aspettava quel momento drammatico, piomba loro davanti con una faccia che non aveva niente di umano , transfigurata da un eccesso violento di ferocia) e) afferrato pel braccio il figlio, con un urtone lo spinge fuori, in mezzo allo st.1pore degli astanti, mentre tuonava con voce gutturale: « Va tu, briccone ! Ella non ha sposato te. Ha sposato il mulo ! Con un calcio sfonda l'uscio del bugigattolo attiguo, dove si vede un mulo coricato su lo strame , . e, lanciando lì dentro la Michela allibita , così come si fa di uno strofinacciolo , le grida dietro con fuoco vendicativo: « Entra, costi ! Quello lì è tuo marito! Tutti erano terrificati; qualcuna sveniva ; parecchi se la svignarono) pr~vedendo sangue. · ♦ E Saro Li.nguamozza, poveraccio, muto come un pesce ! - Datemi la moglie. È mia. Mi spetta. - Come dire al muro. Passò un mese, ne passarono dne, tre; ma Saro rimaneva senza moglie. Un giorno, mentre zappa va, venne a trovarlo Salvatore Braschi, sotto colore che si abbattésse a passar di là a caso. Questi aveva chiesta in moglie la Nunziata, ma la ragazza aveva rifiutato quel partito senza esitare un momento; dopo la scena delle nozze, ell'era rimasta estremamente turbata, e ora stavasene sempre malinconica, non altrimenti che se un serpe) nascosto nelle sue visceri, le succiasse il sangue a oncia a oncia. Ohe aveva quella figliuola ? « Vi saluto, compare Saro. Benchè giovani, q nasi coetanei , si ds.vano del voi. Il figlio di gnù Liborio lasciò per un momento la zappa , e soffiò nelle mani chiuse per riscaldarle col fiato, <lacchèil fred.lo pelasse quel giorno. « Che si dice ? » continuò Salvatore voltando e ri1 voltando tra le labbra un mozzicone di sigaro , come fanno in città gli operai, pee darsi nn'aria superiore. « Niente. « E della gnà Michefa Ciancini, voi:itra moglie , che s1 dice? « Niente. « Voi potete condurvela a casa vostra, se ne avete desiderio, perchè vi spetta di diritto, perchè insomma è vostra moglie. Capite? O CClnle buone o per mezzo dei carabinieri; fa lo stesso: con la legge non si scherza.

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