Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno X - n. 2 - 30 gennaio 1904

RIVISTA POPOLARE voglia di rispondere a coloro che contro le nostre oneste e franche osservazioni avevano protestato. Rispondere tli fronte alle polemiche aspre tra i compagni soocialisti che si pallegg1avano con tanto accanimento la responsabilità della decadenza rapida del partito ci sarebbe sembrata ingenerosita. · Ci limitammo talora a riprodurre ed a commentare brevemente i loro scritti, che servivano a documentare il fallimento della fabbrica delle coscienze, di cui non avanzavano che i cocci. Oggi i socialisti, sentendo il momento che attraversiamo - di che va data loro lode - si sono volti alla politica doganale e -- fallita la fabbrica delle coscienze - _hanno impiantato la fabbrica dei trattati di commercio. F·rancame~te: ·era più originale e più simpatie-a _ la prima. Si mostrano scarsissimi di senso pratico, , _,_di percezione della realtà nella seconda; nella quale, · sm.ar.rita · ~ ignorata la obbiettività di· socialisti autentici e di grande valore quali sono il Kautsky, il Calwer, lo Schippel ed altri più recenti, di cui avremo agio a far conoscere H pensiero, essi non fanno che ripetere maJamente gl'imparaticci al.la scuola di qualche libero-scambista, deformandoli per istrada colla incertezza delle convinzioni, che_ si ripercuote nella . indeterminatezza della formulazione del_ pensiero e nel facile passaggio dalla legger~zza fenomenale ad una ptlldenza inattesa e non credibile. Una volta, ad esempio, scimmio_ttando il più fanatico, liberoscambista italiano affermarono che la salvezza del Mezzogiorno non poteva venire che dall' abolizione delle dogane, o dalla loro conservazione a semplice scopo fiscale - che spesso, per fortuna, collima con quello economico. Ora non sanno più precisa men le quello che vogliono ; ossia vogliono buoni trattati di commercio. Non si dicono contenti dello accordo provvisorio stabilito· coll' Austria-Ungheria ; ma si perdono nel vago e nel!' indeterminato e non sanno, non posso~o _esplicitamente indicare i mezzi che avrebbero ritenuto opportuni per ottenerlo migliore. Non vog]iono indicarli esplicitamente perchè trascinati nella _disct~ssione dei mezzi dovrebbero ricònoscerc la necessità di fate delle minaccie ; e dalle rappresaglie rifuggo~o come il diavolo dall' acqua santa. Ora gli economisti e politici negoziatori dell' Austria-Ungheria, che non sono degl'imbecilli o degli utopisti, conos·cenclo lo stato di animo non solo dei socialisti italiani e dei monarchici che fanno la voce grossa in nome del liberismo ma anche del ministro Luzzatti, che pare voglia accaparrarsi la loro simpatia e far dimenticare di essere ii maggiore responsabile del trionf? del protezionismo nel 1887 , nulla ci ~anno concesso sinora e nulla è assai probabile che ci concederanno quando si verra alla discussione del . trattato definitivo. In verità se qualche cosa concedessero darebbero prova di un altruismo assolutamente sconosciuto sinora nelle trattative internazionali. Perchè dovrebbero cedere e concedere qualche cosa quando essi sanno che ai loro dinieghi l'Italia ufficiale risponderà ringraziando e seguendo il principio tolstoiano del non far male a chicchessia? Socialisti e liberisti utopistici però non è del tutto esatto che non sappiano indicare qualche cosa da fare; e seminando vento nel mezzogiorno dove' tanto n' è stato seminato per quaranta e più anni, dicono che in favore della esportazione agricola di tale regione si possono e si devono ribassare i dazi doganali sui prodotti industriali , che· ci vengono dall'Austria-Ungheria per ottenerne in contraccambio concessioni in favore dei prodotti agrfroli meridionali e il mantenimento della clausola del vino. In quanto al mantenimento della clausola del vino in particolare ci vuole la cecità o la malafede di taluni agitatori meridionali per continuare ad ingannare_ proprietari e lavoratori, che sinora trovarono un relativo tornaconto nella coltura della vite. La clausola sarebbe morta di morte naturale fra due o tre anni quanao sarebbe stata completa la ricostituzione dei vigneti ungheresi, dalmati e di altre provincie del!'Austria. Il risultato finale e definitivo sulla esportazione dei nostri vini nel vicino Impero bicipite poteva preannunziarsi con una sicurezza, che non può accompagnare tutte le altre previsioni sociali conoscendo : 1.0 tutti gli sforzi straordinari che erano stati fatti dal governo ·e dai privati per ricostituire i vigneti distrutti dalla filossera - sforzi coronati da successo ; 2.0 ciò che era avvennto in Francia, dove si era proceduto qualche anno prima nella stessa opera di ricostituzione e si avesa giù tale produzione di vino da minacciare l'esportazione tra noi e da rendere completamente inutile, sotto questo aspetto, il ristabilimento nel 1898-90 dei buoni rapporti tra l'Italia e la Francia. Le previsioni dell'on. Luzzatti e dell'on. De Bellis rimasero smentite e la importazione di vini italiani in Francia si ridu~se a quantità incalcolabili. Così doveva e~- sere perchè la Francia non ne aveva più bisogno. E naturalmente coli' Austria-Ungheria si sarebbe ripetuto ciò che era avvenuto colla repubblica francese; e che si fosse sulh via di vedere la-ripetizioné pura e semplice <ldl fenomeno lo insegnava !a diminuzione notevole d'importazione di vino italiano nell'Austria-Ungheria negli ultimi quattro anni pur rimanendo in vigore la famosa clausola. li vino esportato dalì' Italia nell'Impero che era stato dì 851,928 ettolitri nei primi dieci mesi del 1899 si er:1 ridotto :1 440,637 nello stesso periodo di tempo nel 1903 ! La tendenza de) 1enomeno era chiara e prevedibile; e fu nettamente denunziata 1iella Camera dei . .

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