RIVISTA POPOLARE 31 della libertà. E' una lotta corpo a corpo fra tutte le forze nemiche alla repubblica, e quelle che la difendono. Guai se i repubblicani si lasciano sorpreniiere, anche uri solo istante, deboli o sprovvisti. La repubblica in Francia sarebbe presto finita. Abbiamo inteso dire d&. taluni, che se il popolo non fosse repubblicano, ogni sforzo dei repubblicani a difendere la forma di governo che essi prediligono sarebbe inutile. Il fatto non è perfettamente esatto. Le rivoluzioni sono _sempre fatte e compiute da una minoranza audace che s'impone, ed impone i suoi moài di vedere, le sue leggi, il governo che essa preferisce. Il popolo poi subisce, con più o meno rassegnazione, secondo che è più o meno grave, il peso del governo. Quando Badinguet intascò la Francia - per dirlo con le parole di Victor Hugo - il popolo francese pareva rep·1bblicano; eppure soppo1:tò dopo il 2 dicembre dieciotto .anni d'impero. Or dnnq ,rn se la repubblica non vuol vedersi sopraffatta dalla minoranza audace che è capitanata dai gesuiti e dai clericali, bisogna che senza stare a guardare alla filosofia ed alle teorie astratte , consideri i mezzi migliori per difendersi; e si difenda strenuamente e validamente. L'abate Delsor, tedesco e clericale, veniva per com· battere la repubblica, e la repubblica lo ha sfrattato. Il governo non ha ecceduto nè nel suo potere, nè nel suo diritto: noi troviamo che, q nesta volta , ha agito con perfetta ragione ed in tutta giustizia e ne lo lodiamo; disgraziatamente non possiamo sempre dirne altrettanto; ed è questo che ci duole amaramente. ♦ Ancora I' estremooriente. - I due nemici , Russia o Giappone, arrotano lo armi, ammassano truppe, si preparano febbrilmente all'::izione, ma non agiscono. Noi non abbiamo nulla da aggiungere a quello che dicemmo fin dall' i11izio di questa controversia fra le due potenze. Dimostrammo allora , contrariamente a tutti i giornali europei . pe' quali lo scoppio delle ostilità pareva imminente , ·che la Russia non vuol fare la guerra e il Giappone non può. Noi noH abbiamo mutato di opinione - anche perchè le condizioni interno della Russia e del Giappone non sono mutate - e secondo il nostro parere la guena non ci sarà. Bisogna notare che la Russia, malgrad') le vantate inesauribili sue risorse µuò essere messa rapidamente fuori di combattirnento. Una sconfitta navale; uria· sconfitta di terra e la Russia non ha più, in FJstremo Oriente, nè base di operazioni, nè mezzo di riparare, con nuovi uomini ed armi, al disastro. Il Giappone non ha clenaro neppure lui. Lo ferrovie della Maùchuria non sono le più acconcie per rapidi e numerosi trasporti; e d'altra parte la soperioritù della flotta giapponese su la russa è più nominale che di fatto. J àno hanno dunque ti.ttto l' interesse a farsi recipro0amente paura per ottenere più che pos~ono: quanto alla guerra-ora che gli amici ed alleati per il timore di dovervisi poi impegnare loro, stanno buoni o cercano davvero di far pace-la guerra è uno spauracchio e nulla più. E d' altra parte e' è una ragione più imperiosa di tutte <]_uellecitate poc' anzi, che impedisce alla Russia di rischiare l'alea <lolla guena: ed è la paura d'una rivoluzione interna. Un Russo che cono8ce bene la Russia, e da poco tempo è fra noi , ci confessava - e la confessione a lui uomo di ordine e d'autorità era penosa - ci confessava: « non solo siamo poco sicuri dei nostri soldati, ma dei nostri ufficiali lo siamo ancor meno. > Ora se a questa considerazione vogliamo aggiungere l'altra del fermento che agita operai e contadini , della grande forza che ha presa in questi ultimi anni il partito· costituzionalista - che all' occasione non rifuggirebbero da scatenare le masse della città industriali conti·o l'autocratismose consideriamo che lo spirito di rivolta non aspetta che una occasione - e gli potrebbe essere offerta da un probabile rovescio delle armi rasse - per -ribellarsi ; se conside, riamo tutto questo si vedrà che avevamo ragione di dire , ed abbiamo oggi ragione di confermare: la Russia non vuole la guerra:; · il Giappone non la può fare: dunque la guerra -non ci sarà. ♦ Le delizie della colonizzazionetedesca- Dopo ave.1 gridato come oche spennate a proposito delle crudeltà belghe nel Congo - e questo in compagnia degli Inglesi, grandi umanitari quando, .... loro comoda - ecco che i tedeschi si fanno pigliare in flagrante delitto di crudeltà efferrate, e di barbarie massima: E a buttare in faccia alla così detta civiltà - ipocrisia ed op• pressione celate dalle opportune citazioni della Bibbi~ e dalle frequenti distribuzioni di alcool - il rimprovero aspro sono state alcune tribù della ·colonnia tedesca sud ovest africana; gl~ Herero. Il regime del bastone e del calcio in alto onore nell' esercito tedesco e che i Tedeschi pare sopportino con encomiabilissima rassegnazione ha. disgustato gli hereri che colta l'occasione che il grosso della guarnigione tedesca era impegnata altrove, molto lon~ano dalla loro residenza abituale si sono ribellati , hanno saccheggiato le abitazioni degli europei e hanno distr~tto le piantagioni e i raccolti. In verità non possiamo che rallegrarci con questi bravissimi ed onesti selvaggi. L'occupazione europea non è civilizzatrice. Dovunque l'Europeo si trova a contatto con l'indigeno gli dà i suoi vizi, la sua sifilide, la Bibbia e l'alcool: tutte cose delle quali il selvaggio fa benissiLno a meno. E non solo . .Ma fa anche sentire al selvaggio quella prepotenza che egli suppone essere su• periorità. Forte della superiorità delle sue azioni impone all'indigeno il suo volere e lo spregia, lo bastona, lo deruba e lo tortura. Di qui la bugiarderia dell' indigeno, la sua ipocrisia, e, quando l'occasione si presenta, la ribellio11e con gli inevitabili incendi, massacri e saccheggi. Oggi tocca ai Tedeschi gustare le delizie dell'odio seminato e sparso da loro, come ieri toccò agli Inglesi, come toccherà più tardi ad altri. E questi Tedeschi, come quegli Inglesi, come quelli che verranno poi, non oi cemmuovono. Ben altra è la civiltà che sogniamo; e pensiamo che altri element,i 1 fuori del bastone e della Bibbia, la debbano por'tare. Ci piace però
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