Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno X - n. 2 - 30 gennaio 1904

RIVISTA POPOLARE 47 componimento poetico che non dovesse avere un riferimento e non dovesse partecipare alla presente opera di coordinazione e di concatenazione artistka. Alcione è libro molto differente dagli altri ed il poeta vi consacra un documento sovrano del suo misurato ed altissimo genio lirico. Il Fanciulli/ basterebbe a costituire la sovranità di questo poeta nella Europa contemporanea tra tutti gli altri. V' è qualche _cosa in questa laude del fanciollo auleta che ci persuade definitivamente essere quanti facitori di versi destano oggi l'interesse pubblico <li molto inferiori al grande abruzzese. Ha mai l'ellenismo dato più ellenico segno d'arte di questo? Per me non ne ha prodotto di simile. La rappresentativa, il pensiero, l'immagine, il ritmo, la varieta dei motivi lirici e musicali, il colore del paesaggio puro e sereno che è la proiezione diretta e chiara del sentimento del d'Annunzio, tutto, tutto in questa superba, insuperabile lirica contribuisce ad innalzare l'autore meraviglioso alla più alta vetta della gloria. I pettegoli di quella letteratura cui accennavo diranno che io esagero. Logica questa esagerazione in me che cerco nell' arte un contenuto profondo e robusto e che ho preso questi due vo!umi di Gabriele d' Annunzio così come un rude pastore pu6 abbrancare e tenere stretto il muso del suo canaccio per guardargli ben entro la bocca se la ferita è grave e i denti ci sono ancora ! Io m' accorgo adesso chç, forse, il d'Annunzio' solo è il poeta che riso:ve un processo artistico dal Carducci in poi. Egli ha una erudizione gigantesca, un programma, una mèta precisa , un metodo ed un coraggio eroico. Vengano cotesti critici esangui a far le smorfie per il metro strano, impossibile delle «Laudi», specie lungo tutto il primo volume. · Voglion, forse, dimostrare che il d'Annunzio non sa più far deJle rim~ e della sonante e vittoriosa lirica italiana ? Daremo a tali signori i sonetti alle ventisei città del silenzio , le collezione di epigrafi divine nelle quali s'agita e si compone in sintesi poderosa e viva la .coscienza perfetta delle singole· e difficili storie locali ; leggeremo loro Il fanciullo La morte del cervo ( son quartine di diamante) e l' Anniversario Orfico (a strofe saffica rimata) e cercheremo di spiegare a questi vani oziosi d' Italia che, per ciò che si riferisce al motto delle « Laudi >> più adoperato dal poeta, è necessario convincersi di una legge psicologica e di un suo corollario artistico. Un contenuto sostanzialmente nuovo si muove per natura sua con un tempo diverso da quelli sin' ora conosciuti ed adoperati ed entro una forma diversamente agitata, ilJuminata, vibrante e capace. Le « Laudi >> d'annunziane esprimono il bisogno grande dèl poeta di sistemare, in un'arte che rappresenti la fase definitiva della consapevolezza filologica , la selezione squisita dei pensieri nuovi e· delle immagini geniali insieme al libero, spontaneoil che è veramente poetico - apparire ~lelle sensazioni attorno ad una immagine o ad un pensiero. Resa la parola cosi esattamente rappresentativa, essa acquista un valore ~uperiore a quello che avesse antecedentemente ed impone metodi di collocazione nel verso che nulla più hanno a che vedere colla metrica la quale, in genere, era ed è un costringimento ed una misura preventiva ed alteratrice del pensiero poetico. Ecco, quindi , perchè alcuni versi sono fatti· di una parola sola e la rima cade improvvisa, rispondendo alle naturali consonanze simpatiche della vita e della punizione nostra , qua e là , marcando la forza del sentimento, ·destando la luce della visione, suscitando la vera e propria intonazione musicale. La lirica cosi compresa acquista il potere di una eloquenza che aveva - per me solo in parte - presso i greci e meno presso i latini, permette al poeta una libertà di movimenti feconda , ma lo costringe ad una vivezza e ad una esattezza di parola·, cose , de] resto, che non si imparano se non si è un grande poet1 coraggioso. Eppoi lasciamole lì queste discussioni che fanno vergogna in un paese che deve essere ambizioso del grado .di cultura e di intelligenza cui sono pervenute le sue giovani generazioni. L'ostilità al d'Annunzio è, in grande parte , segoo di sopravvivenza d' ignoranza e di malignità. Poichè quello che ci piace in altri viventi poeti - i quali ripeto non · sono poeti come lui - è appunto ci6 che si avvicina di quando in quando ,1lla bellezza pura, maestosa, tranquilla, onnipossente delle << Laudi », opera che finirà , se voi la studiate con religioso amore, cosi come merita, per ~1pparirvied esservi un van- . gelo luminoso di verità umana. Il Cantodi festa per Calendimaggio è l'inno sicuro della società lavoratrice che noi prepariamo. E il poeta ha tanta fede e rafforza così vivamente la nostra! Or quella torna, eh' era dipartita, del mare Egeo mirabil Primavera ? Par che un igneo spirito si mova dal Santo lido ad infiammare il mondo. Glorifichiamo in noi la Vita bella I La bellezza escir può dall' incallita mauo del fabro, s' ei la sua preghiera alzi verso le Forme dalla nova anima sua piena d' ardor giocoi1do. Glorifichiamo in noi la Vita bella I Sol nella plenitudine è la Vita. Sol nella libertà l'anima è intera. Ogni lavoro è un' arte che s' innova. , Ogni mano lavori a ornare il mondo. Glorifichiamo in noi la Vita bella 1

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==