46 RIVISTA POPOLARE contengano un sentimento poetico che non può venire paragonato con quello solo apparentemente simigliante di altri lirici antichi e contemporanei. Ora, senza dubbio, i critici - i quali, in fondo, non mi pare abbiano espresso chiaramente in che cosa consiste ancora la ragione della· loro avversione al d'Annunzio - potranno dispiacersi e creder fuori di luogo il viaggio in Grecia che occupa tanta parte del primo volume. dell~ « Laudi ». Se il poeta del simbolo può venir colpito come eccessivo, ciò sembra debba essere per questo placido periplo lung? il quale come su di unà tastiera gigantesca il poeta svolge la gamma di una sinfonia inaudita. Ma profonde e squisitamente logiche sono la meditazione e la coordinapersonificazioni elleniche s1 sfrena prima e trova poi la sua misura soave e severa l'istinto libero della vita. Servirsi dei miti ellenici e, cioè, di quel panteismo esatto, sicuro, sincero, parlante, è servirsi di un sonoro e canoro linguaggio umano , linguaggio di sensi pervenuti ad intima consapevolezza di loro · medesimi, parola di percezione diretta delle passioni, rivelazione dei sogni, ideale della forza e della memoria , trasfigurazione radiosa della esistenza tutta senza abbandoni di debolezze, senza follie di eccesso, senza dismisure. Grande e serena prova di senso artistico ci dà, Junque, Gabriele d'Annunzio. Egli fa suoi i miti lucidi di Grecia,pronto a tralasciareogni simbolo quando si tratti, come ne Le zione del poema lirico. Lo spirito del poeta si consacra a peregrinare in cerca di ogni più nascosta e lontana ed ignota scaturigine di vita. Ulisse è il suo maestro e sono gli Ulissidi - gli eroi che cercano e trovano nel dominio delle estensioni, nell'amore, nel desiderio del con~scere, la gioia - gli eroi d'annunziani. S'intende che un lavoro di ricostruzione del significato delle leggende e dei miti ellenici bisogna che ciascun lettore se lo com pi1 ·per conto suo. Facili belI tre Re i\'Ia.gi dell' Au~tria manie meridiant~ , in I/. trivio, ne· Le città terribili, ne La via romana, ne La strada, nel Saluto al Maestro ed in altri parecchi c a n t i delle « Laudi », di cantare con note n u0ve, forti, ardenti, possenti le espressioni più singolari ed i momenti tragici della vita. Il · secondo volume contiene il libro secondo -ed il libro terzo - A !ciane - delle «Laudi». Non pochi componimenti di questo nuovissimo avvenimento della stòria dell'arte europea ci erano noti ed uno lezze ce n'è poche nelle « Laudi >). Tralignerebbe dalla eredità superba il poeta se mancasse al I tre Re Magi ( i ministri) guidati dalla_Stella (l'articolo 14 della Costituzione) s' incamminano verso l'assolutismo senza accorgersi dell' abisso. anzi - La notte d-i Caprera - laude nervosa, agitata, stranamente ritmica , che par velarsi giuro del Maestro, ali' odio verso l'usata poesia che si concede comoda a chi non abbia alcuna temprata virtù di comprendere e di sapere. E se la ragione dell' ostilità dei molti critici italiani è qui, non mi pare ciò torni a loro onore e vantaggio. Ma poi quale djfficoltà a comprendere il perchè 'della vita e della bellezza greca che il d' Annunzio tesse? La bellezza della vita è stata sentita la prima volta, e mai più di cosi, dai greci. Il mito greco, che è un vero processo ideale, filosofico, razionalistico, serba le più luminose visioni della b~llezza naturale. I soli miti ellenici sono puri da carattete mistico e immuni da intendimento sacerdotale ed autoritario come i miti nordici ed alcuni dei miti romani. Ielle ( dal Neue G.'ul>lichter) qua e là del polverio di battaglie improvvise ed irruenti - noi ricordiamo come un avvenimento pubblico lieto e forte della vita artistica nazionale. Cosi le 1irkhe grandi, romoreggianti solenni, Alle Montagne, al Re giovine, Alla memoria di Narciso e di Pilade Bronzetti, cosi Per la morte di· Giuseppe Verdi, Nel prilno centenariodella nascita di Vincenzo 'Bellini, Per la morte di un distruttore, Per la morte di un capolavoro. Avevamo già anche gustato e studiato le bellezze nove dei sonetti a Le città del silenzio; ma tutta questa varia e gagliarda e sonante bellezza raccolta nel libro di Elettra ci appare più meditata e ci rassicura del fatto che il d'Annunzio non ha mai più scritto da alcuni anni in qua un
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