Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno X - n. 2 - 30 gennaio 1904

. ~ r· . RIVISTA POPOLARE DI 1 p O 1iti C✓a , Lettere e Sociali Direttore: Prof. NAPOLEONE COLAJANNI (Deputatoal Parlamento) Italia : anno Esce in Roma il 15 e_ il 30 d'ogni mese lire 6; semestre lire 3,50 - Estero : anno lire 8; semestre Un numero separato Cent. 30 Amministrazione:_ Corso Vittorio Emanuel,e n.0 115 - NAPOLI Anno X - Num. 2 A B r; O r~ 1· E N T O P OSi" AL E lire 4,50 ! SOMMARIO: Noi; Gli avvenimenti e gli uomini: (Sulia via dell'Inferno - Il co vegno dì Torino - Ancora !' della guerra all'analfabetismo - L'espulsione dell'abate Delsor - Ancora l'estremo oriente - Le delizie della colonizza- . Absburgo - Tra gli abitanti dell'Europa giovane ... e superiore - Silvestro Picardi. - La Rivista: Dalla fabbrica delle i zione tedesp - La burla della Turchia all' Europa - La nuova repubblica del Panama - Uo altro romanzo degli • coscienze alla fabbrica dei trattati - GustavoDel Vecchio : Alberto Schaffie - Dott. Napoleone Colajanni : Socialismo e criminalità (continuazione) - Paolo Orano: <( Le Laudi » - Gaetano Baglio: I « carusi » delle zolfare di Sicilia - t Rivista deHe Riviste: Il patriottismo è incompatibile coll'amore dell'umanità - L' imperatore e i secessionisti I (Die Zukunft) - Impressioni di Corea (Nineiec,tih Century) - Il cammino nel Tibet, i suoi scopi e le sue conseguenze (Contemporany Review) - La vittoria dei fabbricanti di Crimmitschau (Die Nation) - L'adorazione del tamburo (Good world - Un notevole vicerè cinese (Corttill Magazine) - Recensioni - Illnstrazloni nel testo. ravviso IMPO~TaNTE Preg~ian10 caldan1~nte i !1<?stri~n1.ici a met: , ------ ---------- te_rs11n regola coll an11n1111straz1oneS. e essi ?,potessero in1n1aginare quanti sono nun1.erosi i ntardatari nel pagamento e che pur : sono persone che pagano ed hanno vive sin1patie per la ~i-vista , sarebbero più 1 1 'solleciti e non ci creerebbero degli in1barazzi. -- A coloro, il cui abbonan1.ento è /~scaduto da oltre sei n1esi, n1.ande!en1.o la ricev~ta per mezzo ~ella Po_sta gravan- ·•dola delle spese, che non sono piccole e che s1 potrebbero evitare n1.andando una cartolina vaglia al nostro indirizzo. l GLI ftVVENIMENTI e GLI UOMINI \ l Sullavia dell' inferno. Il convegnodi Torino. -Non q.rediumo che occorrano molte parole per giustificare il litolo di questo stelloncino. ' È chiaro: alludiamo ad alcune buone intenzioni conenute nel discorso-programma dell' on. Villa letto nel ·~sidetto convegno parlamentare di Torino, eh' è rin- ~cito un assai meschina cosa per la discussiono e pel nmero degli intervenuti; tra i quali figurava un nome !i assai cattivo augurio: il generale Bava Beccaris, il ~itragliatore dei pacifici cittadini di Milano. Che ,sia ;1eschina cosa lo ha constatato sul luogo La Stampa lo ha confessato in una intervista lo stesso on. Villa .... A noi importa poco del retroscena, per così dire, re- ~oto, del convegno; e non c'indngieremo ad esaminare ~ e q nanto sia vero che il convegno fosse stato orga- 'zzato prima della dimissione del Gabinetto Zanardelli ~r preparare la successione all' on. Villa e che ora di \onte ai fatti precipitosamente svoltisi, fu mantenuto -g_ non fare una cattiva figura. Ma di fronte alle ade- ;y.ai nul)1erose dei meridionali ed a certi commenti della ~mpa pure del mezzogiorno, ci sembra conveniente JupHci del fatto compiuto quali che siano state le ·~iimitivee recondite intenzioni degli organizzatori. Passando sopra alle buone intenzioni relative all' iruzione e all'accentramento dichiariamo senza corneo.ti che nessuno le prende sul serio. Per l' istruzione si sa che nulla si può fare senza quattrini; e i quattrini non ci sono. Pel decentramento non va diversamente la bisogna : lo predicano e lo promettono da · quarant'anni e non viene mai. E vero decentramento efficace non si avrà mai senza il federalismo, che nessuno dei convenuti a Torino osa consigliare. C'è il problema meridionale. Su qnesto l' on. Villa ha fatto un mondo di buone promesse; ma tutte vaghe e indeterminate. Non ci spieghiamo, perciò la buona accoglienza che ad esse fecero alcuni giornali del mezzogiorno. Di fronte a queste vaghe ed indeterminate promesse, sta·nel libro del dare e dell'avere una realtà sola: l'opposizione contro il decreto-legge sulla riduzione delle tariffe ferroviarie in favore delle derrate agricole _meridionali, capitanata proprio dall'on. Villa ... Comunque: noi vogliamo la conversione e non la morte del peccatore e ci auguriamo quindi che il Presidente del Parlamentino di Torino colga la prima occasione nel Parla• mento di Roma per cancellare a fatti il ricordo del passato. Passiamo sopra all'apologia smaccata dell'esercito come sciwla popola1·e che porge il più prezioso concorso dell'educazione civile degli italiani perchè è una tirata rettorica che lascia il tempo che trova; e chiudiamo rilevando il grido di. guerra partito dal convegno contro il sovversivismo ed a difesa delle istituzioni vigenti.

30 RIVISTA POPOLARE Lasciò freddi ed indifferenti gli stessi intervenuti. Restarono freddi ed indifferenti perchè: 1.0 essi stessi non credono nella bontà ed eternità delle medesime; 2.o non sentono minaccie dirette e pericoli prossimi, che possano scuoterli in nome degli interessi se non in quello delle . . . conv1nz10m. ♦ Ancora della guerra all'analfabetismo-. La Capitale del giorno 28 gennaio riprodusse, accompagnandola con parole lusinghiere gran parte dell'articolo Pe1· la istr-itzione elementare, da noi pubblicato nel numero precedente e che per errore attribuisce.alla Rivista Mode1·1ia. Vi aggi unge questa coda che merita qualche osservaz10ne: " Siamo d'accordo coll' egregio deputato e scrittore che sarebbe utile spend'ere più largamente a favore dell'istruzione primaria; ma quello che preme, anche più del danaro, è l'educazione morale dei cittadini, chè l'analfabetismo è una piaga vergognosa e che bisogna estirparla colle buone o anche colle cattive. , , · " Bisogna punire i genitori che non mandano i loro figli a scuola; e se mai taluno di essi è condannato, bisogna che se• natori, deputati e personaggi ragguardevoli non si mettano in moto per fargli avere la grazia. E quanto all'ultima parte del1' articolo della Rivista, ov' è notata la grande sproporzione degli analfabeti fra Nord e Sud , uomini coraggiosi e franchi come il Colajanni debbono avere il coraggio di dire ai meridionali che sono essi soli i colpevoli· dellé. loro miserie intellettuali e morali. Quarant'anni fa, c'era la scusa del Governo borbonico. Ora non c'è più. Colpevoli siamo noi. E nessuna legge, 11:essunmonito varra a redimerci da questa colpa, se i cittadini non ne. sentono rossore , e ncn provveggono essi a cancellarla. ,, Una prima osservazione nostra si riferisce all'idea di considerare l' istruzione - eh' è ben di versa coBa dell'educa,zione, che solo in misura minimissima si può fare nella scuola - separatamente dal denaro. Questo è il mezzo più ordinario per procurare l'altra. ':rutto il nostro articolo che La Capitale loda non mira per lo appunto a dimostrare l' intima connessione loro? Di accordo poi nel ritenere che occorre la sanzione penale per coloro che non ottemperano agli obblighi imposti dalla legge sull'istruzione. E noi stessi abbiamo segnalato la bontà dei procedimenti inglesi che comminano pene contro i violatori degli Education Acts. Non si dimen tichi però che la legge può essere rispettata in ragione delJa esistenza delle condizioni, che la rendano attuabile. E l'uniformità legislativa in Italia è contraria a tali condizioni. Senza tenere conto della diversa condizione economica di coloro che devono eseguire la legge basterà ricordare gli ostacoli che sorgono dalla di versa distribuzione della popolazione: prevalentemente sparsa nel eentro e nel settentrione; molto agglomerata nel mezzogiorno e in Sicilia. Francamente non ci attendavamo, poi, Ja tirata rettorìctt sul gove1·1io dei bo1·boni, sulle mise1·ù.-•in, tellettuali e morali di cui sono colpevoli i meridionali ecc. Sicuro! Sta nei precedenti storici del mezzogiorno la ragione precipua di un attivo intervento dello Stato italiano nella stessa regione. Ma purtroppo, come abbiamo spesso dimostrato, l'intervento italiano, quando e' è stato, è stato disastroso. E possiamo constatarlo @ riaffermarlo noi con serenità, perchè noi non abbiamo cessato un istante dal volgere rampogne e moniti severi ai meridionali quando li meritavano. Legga La Capitale ciò che abbiamo scritto nell' ultimo numero all'indirizzo del Collegio di Aversa. E chiudiaq1Ò rinviando al nostro primo articolo della Rivista, per ciò che si riferisce al valore dell'iniziativa individuale, il parziale e cortese contraddittore del giornale romano. Non abbiamo documentato che la famosa iniziativa venne meno in Inghilterra in fatto d' istrnzione? Perchè si pretende che dia nel mezzogiorno d'Italia, tutt'altro che esemplare in fatto d'iniziative individuali, quei risultati che non potè dare nella terra tanto continuamente esaltata come la terra classica del Self government ? ♦ L'espulsionedell'abate Delsor- Quantun'lue il ca0 , rattere di questa espulsione non sia simpatico pure ·non si può in coscienza_biasimare il Governo francese. La Repubblica lotta energicamente contro le forze monarchiche e clericali , clericali sopratutto,· congiurate alla sua perdita. :B:' naturale che il governo repubblicano applichi la teoria: a mali estremi estremi .rimedi. , Fallito il colpo contro la Repubblica col fallimento dell'affare Dreyfus - che i clericali , (bisogna non d-imenticare che il generale Gonse è fratello del gesuita Gonse, insegnante di teologia a Propaganda Fide) credevano di avere tanto luminosamente imbastito ; fallite le proteste patriottorde alla statua di Strasburgo (bisogna non dimenticare che più d'una dimostrazione cominciata in Piazza della Concordia ai piedi di quelìa statua è ffinita al Pont Neuf dinanzi alla statua di ·Enrico IV) ; fallita in mezzo al popolo la propaganda antisemita,·che era in fondo una propaganda clericale; bisognava trovare qualche cosa per rialzare nn po' le sorti pencolanti del Nazionalismo; e i capi Nazionalisti scovarono questo abate Delsor. Bisogna confessare al tempo stesso che questo figuro non dimandava di meglio che essere scovato: Egli ha saputo, durante la sua carriera di deputato al Reichstag, tenersi egualmente lontano dai socialisti e dai protestatari alsaziani. Ora egli era andato in Francia per tenervi una conferenza che era stata organizzata dai distributori del giornale Volksfreund- l'organo tedesco che non risparmia mai un im ulto alla Francia. - Ci era andato par tentar di fare , sotto il manto della religione , una conferenza contro la Repubblica; egli era, un continuatore della politica e dei metodi delle congregazioni , ed è stato espulso· A ragione, pensiamo noi. Naturalmente non bisognerà che il governo esorbiti con questo metodo, perchè se l'espulsione è giustificabile da un caso, non lo è in altri novantanove ; ed è questa uua delle ra gioni che ci fa nemici dei decreti di espulsione; tanto in ]1rancia quanto in Italia. In questo caso però'. il governo ha avute ragione a cuoprire con la sua autorità il prefetto di Luneville. Certamente ogni espul sione lede la libertà , ed è un male. E' un fatto eh.a l' avere impedito all' abate Delsor di cantare le laudi dei nemici della repubblica , è avere agito contro la libertà ; ma noi vediamo che oggi la Francia non può. stare a sollevare e discutere e rispettare la quistione

RIVISTA POPOLARE 31 della libertà. E' una lotta corpo a corpo fra tutte le forze nemiche alla repubblica, e quelle che la difendono. Guai se i repubblicani si lasciano sorpreniiere, anche uri solo istante, deboli o sprovvisti. La repubblica in Francia sarebbe presto finita. Abbiamo inteso dire d&. taluni, che se il popolo non fosse repubblicano, ogni sforzo dei repubblicani a difendere la forma di governo che essi prediligono sarebbe inutile. Il fatto non è perfettamente esatto. Le rivoluzioni sono _sempre fatte e compiute da una minoranza audace che s'impone, ed impone i suoi moài di vedere, le sue leggi, il governo che essa preferisce. Il popolo poi subisce, con più o meno rassegnazione, secondo che è più o meno grave, il peso del governo. Quando Badinguet intascò la Francia - per dirlo con le parole di Victor Hugo - il popolo francese pareva rep·1bblicano; eppure soppo1:tò dopo il 2 dicembre dieciotto .anni d'impero. Or dnnq ,rn se la repubblica non vuol vedersi sopraffatta dalla minoranza audace che è capitanata dai gesuiti e dai clericali, bisogna che senza stare a guardare alla filosofia ed alle teorie astratte , consideri i mezzi migliori per difendersi; e si difenda strenuamente e validamente. L'abate Delsor, tedesco e clericale, veniva per com· battere la repubblica, e la repubblica lo ha sfrattato. Il governo non ha ecceduto nè nel suo potere, nè nel suo diritto: noi troviamo che, q nesta volta , ha agito con perfetta ragione ed in tutta giustizia e ne lo lodiamo; disgraziatamente non possiamo sempre dirne altrettanto; ed è questo che ci duole amaramente. ♦ Ancora I' estremooriente. - I due nemici , Russia o Giappone, arrotano lo armi, ammassano truppe, si preparano febbrilmente all'::izione, ma non agiscono. Noi non abbiamo nulla da aggiungere a quello che dicemmo fin dall' i11izio di questa controversia fra le due potenze. Dimostrammo allora , contrariamente a tutti i giornali europei . pe' quali lo scoppio delle ostilità pareva imminente , ·che la Russia non vuol fare la guerra e il Giappone non può. Noi noH abbiamo mutato di opinione - anche perchè le condizioni interno della Russia e del Giappone non sono mutate - e secondo il nostro parere la guena non ci sarà. Bisogna notare che la Russia, malgrad') le vantate inesauribili sue risorse µuò essere messa rapidamente fuori di combattirnento. Una sconfitta navale; uria· sconfitta di terra e la Russia non ha più, in FJstremo Oriente, nè base di operazioni, nè mezzo di riparare, con nuovi uomini ed armi, al disastro. Il Giappone non ha clenaro neppure lui. Lo ferrovie della Maùchuria non sono le più acconcie per rapidi e numerosi trasporti; e d'altra parte la soperioritù della flotta giapponese su la russa è più nominale che di fatto. J àno hanno dunque ti.ttto l' interesse a farsi recipro0amente paura per ottenere più che pos~ono: quanto alla guerra-ora che gli amici ed alleati per il timore di dovervisi poi impegnare loro, stanno buoni o cercano davvero di far pace-la guerra è uno spauracchio e nulla più. E d' altra parte e' è una ragione più imperiosa di tutte <]_uellecitate poc' anzi, che impedisce alla Russia di rischiare l'alea <lolla guena: ed è la paura d'una rivoluzione interna. Un Russo che cono8ce bene la Russia, e da poco tempo è fra noi , ci confessava - e la confessione a lui uomo di ordine e d'autorità era penosa - ci confessava: « non solo siamo poco sicuri dei nostri soldati, ma dei nostri ufficiali lo siamo ancor meno. > Ora se a questa considerazione vogliamo aggiungere l'altra del fermento che agita operai e contadini , della grande forza che ha presa in questi ultimi anni il partito· costituzionalista - che all' occasione non rifuggirebbero da scatenare le masse della città industriali conti·o l'autocratismose consideriamo che lo spirito di rivolta non aspetta che una occasione - e gli potrebbe essere offerta da un probabile rovescio delle armi rasse - per -ribellarsi ; se conside, riamo tutto questo si vedrà che avevamo ragione di dire , ed abbiamo oggi ragione di confermare: la Russia non vuole la guerra:; · il Giappone non la può fare: dunque la guerra -non ci sarà. ♦ Le delizie della colonizzazionetedesca- Dopo ave.1 gridato come oche spennate a proposito delle crudeltà belghe nel Congo - e questo in compagnia degli Inglesi, grandi umanitari quando, .... loro comoda - ecco che i tedeschi si fanno pigliare in flagrante delitto di crudeltà efferrate, e di barbarie massima: E a buttare in faccia alla così detta civiltà - ipocrisia ed op• pressione celate dalle opportune citazioni della Bibbi~ e dalle frequenti distribuzioni di alcool - il rimprovero aspro sono state alcune tribù della ·colonnia tedesca sud ovest africana; gl~ Herero. Il regime del bastone e del calcio in alto onore nell' esercito tedesco e che i Tedeschi pare sopportino con encomiabilissima rassegnazione ha. disgustato gli hereri che colta l'occasione che il grosso della guarnigione tedesca era impegnata altrove, molto lon~ano dalla loro residenza abituale si sono ribellati , hanno saccheggiato le abitazioni degli europei e hanno distr~tto le piantagioni e i raccolti. In verità non possiamo che rallegrarci con questi bravissimi ed onesti selvaggi. L'occupazione europea non è civilizzatrice. Dovunque l'Europeo si trova a contatto con l'indigeno gli dà i suoi vizi, la sua sifilide, la Bibbia e l'alcool: tutte cose delle quali il selvaggio fa benissiLno a meno. E non solo . .Ma fa anche sentire al selvaggio quella prepotenza che egli suppone essere su• periorità. Forte della superiorità delle sue azioni impone all'indigeno il suo volere e lo spregia, lo bastona, lo deruba e lo tortura. Di qui la bugiarderia dell' indigeno, la sua ipocrisia, e, quando l'occasione si presenta, la ribellio11e con gli inevitabili incendi, massacri e saccheggi. Oggi tocca ai Tedeschi gustare le delizie dell'odio seminato e sparso da loro, come ieri toccò agli Inglesi, come toccherà più tardi ad altri. E questi Tedeschi, come quegli Inglesi, come quelli che verranno poi, non oi cemmuovono. Ben altra è la civiltà che sogniamo; e pensiamo che altri element,i 1 fuori del bastone e della Bibbia, la debbano por'tare. Ci piace però

32 RIVISTA POPOLARE di protestare contro certi giornali dall' atteggiamento buffonescamente eroico che vorrebbero lo sterminio di tutti qnelli che non accettano la civiltà cara '.al loro cuore. In verità i Cinesi che ci chiamano barbari; e gli Indiani che nel loro disprezzo per la nostra civiltà di ferro e di fuoco non trovano parole per s tigmatizzarla, ~ono superiori, molto superiori a noi. ♦ La burladellaTurchiaall'Europa. -Veramente quaudo, quindici giorni fa . scrivemmo che la Turchia non aveva nessuna volontà di applicare la riforma; e che d'altra part.i le popolazioni maeedoni non ne volevano sapere ; quando scrivemmo che ci pareva che l'Italia si prestasse, ingenuamente, ad un gioco dal quale non poteva uscire con molto suo vantaggio e decoro, non credevamo che i fatti verrebbero tanto presto a darci ragione. In una breve nota a proposito della organizzazione della gendarmeria, e della applicazione delle Riforme la Turchia avoca a sè ogni iniziativa, e stabilisce che nulla può essere fatto direttamente dai Commissarii delle Potenze, dal-· l' ispettore Hilmi Pacha , dal generale de Giorgis se prima non è da questi funzionari comunicato alle rispettive ambasciate , le quali a loro volta la comunicano alla Turchia che , a tempo debito , decide. Questo vuol dire paralizzare ogni azione delle potenze e renderla nulla. Così la Turchia ha lasciato che le potenze chiacchierassero , discutessero, proponessero : ha lasciato passare il tempo e intanto si è fortemente preparata ad una seria azione contro la Bulgaria: ed ora , venuto il buon momento, con un tratto di penna ed una breve nota, manda a carte quarantotto tutto il faticoso lavoro delle potenze. Si capisce che i diplomatici europei, tanto per non appadr~ assolutamente degli imbecilli che si fanno turlupinare ne1la più ridicola maniera, hanno fatto blandamente smentire i primi e completi termini della nota turca ; ma per tutti quelli cui è un po' familiare la politica della Turchia, e che sono al coiTente della questione balcanica la smentita è come se non esistesne, ed anche la consolazione, magra, di fare come se quella Nota non fosse mai stata presentata, è uno di quoi puerili sotterfugi che non rimediano niente. In fondo ciò che la Porta vuole è proprio questo. La padronanza assoluta in Macedonia, e la guerra con la Bulgaria. E si può stare sicuri che - a meno che i ribelli macedoo i noll riescano· a spuntarla- la Turchia arnverà a capo doi suoi desideri i. Bisogna, d' altra parte, convenire che la posizione della Turchia non è allegra. In fondo , di fronte alle sue popolazioni, il Sultano ha l' aria di subire le imposizioni dai governi cristiani, e quot.ta diminuzione del suo potere obbliga la Porta a salvaguardare quanto più può, il suo decoro, e la sua autorità. Autorità e decoro tanto sconci , in questi ultimi tempi, eh:, gli Albanesi , fin' ora fedelissimi alla Turchia , cominciano a ribellarsi, per fare per conto loro la guerra ai Macedoni ed all'elemento- bulgaro della Macedonia. È fuor d' ogni dubbio che si prepara nei Balcani una tutt' altro che allegra primavera. La grande divisione ed antipatia dei popoli che costituiscono la popolazione balcanica ; gli antagonismi e le differenze di razza, di religione e di costumi, sono un fomite inesauribile di odii e di lotte. D' altra parte il desiderio d' affrancamento dalla Turchia, spinge molte di quelle popolazioni a cospirare o combattere. Il Sarafoff ha detto chiaramente : a Primavera ricominceremo. - E rieominceranno. Che potrà fare di buono di utile il De Giorgis, l' italiano generale della gendarmeria? Ahimè ; proprio nulla. I Turchi non lo obbodiranno perchè Cristiano;' i Cristiani non lo obbodiranno perchè affiliati alla organizzazione rivoluzionaria obbediscono ai loro capi naturali, prima che a chi si sia altro. E niente, come lui, faranno i Commissari austriaco o russo : il solo che potrà fare qualche cosa è Hilmi Pascia. Egli obbedirà al suo go- , verno , che non vuole riforme , che non vuole autonomia della Macedonia , che non vuole predominio dell' elemento cristiano - anche se superiore numericamente - sull' elemento musulmano; che Yuole la guerra alla Bulgaria, soltanto: e Hilmi Fascia farà di tutto-è logico-perchè questo avvenga e avverrà. La diplomazia europea potrà vantarsi di questo : che durante un anno s' è fatto portare per il naso nella più gioconda maniera , dalla sottile e Fabiana diplomazia Turca. E che questo sarà se ne cominciano già a vedere gli accenni nella agitazione macedone che frequenti allusioni che la Nota della fa a proposito della Bulgaria. ♦ ricomincia , e nelle Porta alle potenze, La nuovarepubblicadel Panama-. Dunque sotto la protezione dello Zio Sam una nuova repubblica è surta rn America: quella di Panama. Naturalmente il Governo degli Stati Uniti non ha fatto le cose col massimo disinteresse possibile; anzi fin d'ora è stabilito che il Governo assumerà per suo conto il traforo del canale interoceani:::o, e pagherà per liberarsi da tutte le seccature che gliene potrebbero arrivare 200 milioni di franchi alla Compagnia francese, ..,, e 20 milioni allo Stato del Panama. Così liberatosi dei due pri nei pali interessati il Governo americano procederà · tranquillamente prima al traforo eppoi allo sfruttamento del1' Istmo. La cosa presentata brutalmente così - son questi del resto i fatti -- sembra antipatica; tuttavia se consideriamo che la Colombia quando era padrona del Panama, accumulava le manovre affaristiche, guadagnando denaro e facendo pasticci senza che-1' istmo fosse tagliato; bisogna {)Onvenire che gli Stati Uniti hanno agito a favore ed a beneficio ... della civiltà. Ciò che provocò la rivolta degli abitanti di Panama e l'intervento degli Stat~ Uniti in loro favore fu il voto del Congresso di Bogota sul trattato con gli Stati Uniti per la costruzione del canale di Panama. Gli abitanti ·si videro menomati nei loro diritti, gli Stati Uniti scorsero· nell' atto del Congresso Colombiano una losca manovra a:tiaristic~.

'RIVISTA PO P OLA RE 33 Oggi vanamente la Colombia corea di mettere bastoni fra le ruote a che i lavori del canale incomincino; vanamente cita la Coinpagnia Francese del Canale del Panama. Il trattato fra gli Stati Uniti e la nuova repubblica è concluso; gli Stati Uniti proteggono e. riconoscono il nuovo stato ; alla Colombia non rimane altra consolazione che quella di pensare che essa ha agito in modo da riuscire ad essere la dimustrazione luminosa del proverbio : chi troppo vuole niente ha.· Il guaio è· che non sempre e dovunque questo proverbio si avvera: ed è un grande male. ♦ Un altro romanzodegliAbsburgo. - Meravigliosamente interessante è quella casa d' Absburgo dove l' amore e la morte sembrano fare a gara per intessere romanzi e tragedie. La sparizione , e probabilmente la morte , di Giovanni Orth, la 1horte della Imperatrice Elisabetta , la morte del1' arciduca Rodolfo, l' amore tumultuoso di quel bfgotto di Francesco Ferdinando per la contessa di Clntek; senza riandare ai lontani della famiglia , fino a Massimiliano voluto morto da Napoleone III e dal fratello suo stesso , è una lunga serie d'amori, di drammi _intimi_.di fatti dolorosi che col passare degli anni si sono sempre più addensati ed aggravati , intorno al vecchio imperatore. Ora è l' arciduca Ferdinando Carlo che manda al diavolo l'etichetta e le esigenze di Stato e pretende sposarsi come piace a lui. Bisogna convenire che la casa di Absburgo è il più chiaro esponente della influenza dei tempi. Questi principi che· parevano, per le tradizioni della loro casa, dovere essere i custodi severi JeJle antiche tradizioni regali , si liberano francamente, energicamente dei vecchi legami e si dimostrano moderni , ·moderni nei concetti e nelle azioni. In loro può più, oggi , il desiderio della felicità individuale comunque , dovunque trovata , che il pensiero del futuro regno e dei doveri che il voler parere qualche cosa di più che nn semplice mortale , impone ai regnanti ed ai loro rnmpolli. Essi trorano su la loro via l'amore e ci si abbandonano, con la gioia e la liberalità di chi ama, di chi ad ogni altro essere o sentimento o dovere sociale antepone la propria felicità. E son. moderni anche nel modo di appagare la loro passione d' amore. Qualche principe meno scrupoloso di loro. si sarebbe servito e si servirebbe del rango, per indurre la fanciulla amata a diventare l' amante: essi no. Amano e, da galantuomini , chiedono al padre la fanciulla del loro amore e si sposano. Moderni fino all' intimo della loro coscienza. E e' è, forse, nn' altra i•agione, che gli spinge a negligere i pregiudizi inerenti al loro stato , e fa di loro dei sentimentali ribelli. La poca solidità che presenta oggi la compagine deÌl' Impero austriaco. Essi vedono che alla morte del vecchio imperatore la successione imperiale non sarà così semplice e priva di incidenti come dovrebbe essere. L'Impero austriaco ti:aversa ora un periodo di crisi acutissima che avrà il suo punto n1assimo alla morte dì Francesco Giuseppe. Forse, egli sarà l'ultimo imperatore d' Austria-Ungheria; certamente egli lascerà al suo successore un impero che non sarà sen-za tumulti e cambiamenti, e forse anche una completa trasformazione dell' organismo che ha tenuto uniti, fin quì, i diversi popoli dell' impero. Questi arciduchi sanno perfettamente ciò; considerano bene e chiaramente la loro posizione e non è improbabile che essi si sieno fatta la dimanda : Ma l' im_per0valo poi il sacrificio della felicità? Tanto più p')i quando questo impero non si presenta fin d'ora saldo e sicuro ? E si capisce che alla dimanda abbiano risposto di no, e agiscano in conseguenza. ♦ Tra gli abitantidell'Europagiovane..e. superiore.- Nella mania di denigrazione delle popolazioni a civiltà latina da cui furono presi molti italiani d'ingegno per ribadire meglio la decadenza propria si esaltarono le virtù immaginarie dei popoli_ appartenenti alle razze superiori, che costituivano l' Em·opa. giovane. La Germania, il va sans dfre, venne annoverata tra le nazioni che formavano parte della suddetta Europa giovane. Che cosa pensino i tedeschi non ubbriacati dai successi del 1870, come i famosi Alldeutsche, sul loro proprio paese, ce lo fa sapere in forma ironica l'argutissimo Simplicissimus di Monaco, che ha pubblicato queste previsioni sul futuro prossimo e che noi riproduciamo per isvago dei decaduti latini. Ecco ciò che seri ve il Ohia1·avalle... di Monaco : « 2 febbraio: A Berlino, inaugurazione di un monumento. 4 febbraio: Il Reichstag si riunisce. In una delle corti tedesche avviene uno scandalo coniugale. 6 febbraio: Il cancelliere dell'Impero commette uno degli atti più gloriosi che la storia universale abbia mai registrato. 10 febbraio: A Chemitz, un sugente è condannato a tre giorni di arresti per avere sistematicamente ma\- trattati dei soldati in modo che ne sono morti. 12 febbraio: Il Reichstag è disciolto. 16 febbraio: A Magdebourg un neonato è strappato dalle braccia della sua nutrice e _condannato per lesa maestà. 18 febbraio : In una delle Corti tedesche avviene uno scandalo coniugale. 20 febbraio : La Galleria nazionale di Berlino è trasformata in caserma. 24 febbraio : A Berlino , inaugurazione di un monumento. 26 febbraio: A Goelitz un sott' ufficiale è condannato a due giorni di prigione per avere ucciso un su- .balterno. 28 febbraiò: In Baviera un principe è nominato generale di d'ivisione in occasione del decimo anniversario ' della sua nascita. 4 marzo: Il Reichstag è riconvocato. 6 marzo: In una delle corti tedesche si verifica uno scandalo coniugale. 8 marzo: A Ohemnitz una donna di 96 anni è con-

34 RIVISTA POPOLARE dannata a 5 anni di prigione per delitto di lesa maestà.· 10 marzo: Il cancelliere dell'Impero compie uno degli. attti più gloriosi che la storia universale abbia registrato. 12 marzo: Ii Reichstag è disciolto. lG marzo: Ad Heidelherg un soldato di fanteria calpesta involontariamente il piede del sno sergente: è condannato a dieci anni di galera. 18 marzo: In una delle Corti tedesche avviene nno scandalo coniugale. 20 marzo : Il Reichstag è riconvocato. 21 marzo: A Berlino , inaugurazione di un monumento. 23 marzo: In Sassonia introduzione della monarchia assoluta. 25 marzo : La Gazzetta della Ge1·1naniadel Nord pubblica nn articolo storico del professore Lorenz che prova che Bismark no~ è mai esistito e che egli non è in realtà che un prodotto dell'immaginazione popolare. 29 marzo: In Baviera un principe neonato è nominato generale. 31 marzo: I colori bianco e rosso sono soppressi nella bandiera deJl' Impero tedesco. ~ Semplicissirnus, come si vede, nelJe sue profezie prende di mira i costumi èlelle Corti e la giustizia militare. ~ dire che hanno gabellato questa parte dell' Em·opa giovane come un paese di libertà .... e di castità ! ♦ SilvestroPicardi. Dopo Zanardelli Silvestro Picardi ! Non è solamente la cronologia che mette accanto i due nomini politici, di inuguale valore efficiente e che sulla scena parlamentare rappresentarono parte disuguale, ma giammai divergente o antAgonistica. Silvestro Picardi nutriva per Giuseppe Zanardelli ùna grande devozione pari soltanto all'affetto; e n'era sinceramente, con effusione ricambiato. Noi, però, non troviamo la ragione del ricordo in qnesta unione di sentimenti gentili tra i due nomini da recente scomparsi, ma in qualche cosa che va additata come esempio raro da imitare. Infatti il Picardi amava sinceramente lo Zanardelli, ma l'affetto non serviva , come a molti altri, di scala per arrampicarsi sull' albero del potere. Oh ! no. Egli era coltissimo, di saldi princi pii liberali, mite, modesto oltre ogni dire. Anzi , troppo modesto ; chè, a nostro avviso, gli uomini che Bi danno alla vita pubblica e che posseggono tutte le condizioni per ese,:citare una . azione corretta e benefica , specialmente se dotati di )argo censo che ne assicuri l'indipendenza e li sottrae alle preoccupazioni della lotta per la esistenza , come era il Picardi, hanno più che il diritto, il dovere di essere ambiziosi ed attivi. Se maggiore ambizione ed energia fatti va avesse egli avuto, insieme a Giustino Fortunato - come scrissi molti anni or souo-nel mezzogiorno e in Sicilia avrebbe rappresentato ben altra parte a detrimento dei mestatori , degli inetti , dei disonesti che a forza di osare sono riusciti a mettersi innanzi, a capeggiare, a governare creando nna cattiva fama alle regioni, che rappresentavano. Ora egli non è più e chi sài ve prova l'amara soddisfazione nel rammentare un amico personale carissimo~. di non avergli altro da rimproverare che .... la modestia che lo tenne lontano sempre dalle piccole o basse st;hermaglie di ~Iontecitorio, gli fece respingere più volte quella che per tanti è la suprema aspirazione: il posto di ministro e glie lo fece rinunziare l'lppena, qnasi con violenza, gli fu dato. n. c. Nor lllll li li lllli llll 1111111111111111 1 Il I Il li lii llllllllll li lii HIIII I li I 1111111111 Ulll 11111 Dalla fabbrica· delle • coscienze alla fabbrica dei trattati ----:~---- Durante il periodo della maggiore ubbriacatura del socialismo italiano prodotta dalla generazione spontanea delle Leghe, rassomigliante come una goccia d'acqua ad un' altrn, a quella dei Fasci di Sicilia, noi informandoci sempre a positivisi110 sano perchè nutrito dai fatti levammo severa ed ingrata b voce contro le pericolose illusioni e le sincere ·autosuggestioni. Era il tempo in cui non solo si proclamava la conquista del Mezzogiorno lavoratore fatta dal socialismo, ma in cui anche a Bologna. si farneticava sulla conversione dei contadini setten.;. trionali al collettivisnio avvenut,1, nè più nè meno coi processi miracolosi che sulla via di Damasco trasformarono Saulo, il fanatico persecutore dei cristiani, nell'apostolo Paolo non meno fanatico propagatore della nuova fede. · A dir vero per la farsa collettivistica di Bologna non fommo soli·· a mostrarci increduli nell'inverosimile miracolo ; ma in seno dello stesso Congresso delle Leghe dei conta4ini ci fu il Turati che col suo scetticismo e colla sua fine ironia dovette gettare non poca acqua sui fuochi ... fatui degli altri. Ma fu un nostro articolo: La fabbrica delle coscienze, che mirava specialmente a mettere le cose a posto sulla propaganda socialista nel Mezzogiorno , che fece il giro della stampa italiana e suscitò ii malumore di coloro che erano colpiti dal ridicolo che versammo loro addosso. Vennero rettifiche, proteste e smentite ; ma tu l'affare, per cosi dire, di un momento. Poco dopo la verità s' impose ai più ~anatici socialisti e comincio un lavo!io critico onesto e che 'potd riuscire di giovamento e non di danno al lo stesso partito. Gli scritti di Romeo Soldi nella Neue Zeit, di Labriola e di altri nell'Avanguardia, di Turati, di Bonomi, di Reruni scriptor nella Critica sociale e tanti e tanti altri dimostrarono che noi eravamo stati ... piuttosto benevoli nell' apprezzare l' opera dei socialisti non nel solo Mezzogiorno , meno maturo per la loro propaganda, ma anche nel Settentrione assai più evoluto e più adatto a comprenderla e a darle efficienza. L' autocritica dei socialisti fu spesso spietata ; fu tale anche che ci disarmo e ci tolse la

RIVISTA POPOLARE voglia di rispondere a coloro che contro le nostre oneste e franche osservazioni avevano protestato. Rispondere tli fronte alle polemiche aspre tra i compagni soocialisti che si pallegg1avano con tanto accanimento la responsabilità della decadenza rapida del partito ci sarebbe sembrata ingenerosita. · Ci limitammo talora a riprodurre ed a commentare brevemente i loro scritti, che servivano a documentare il fallimento della fabbrica delle coscienze, di cui non avanzavano che i cocci. Oggi i socialisti, sentendo il momento che attraversiamo - di che va data loro lode - si sono volti alla politica doganale e -- fallita la fabbrica delle coscienze - _hanno impiantato la fabbrica dei trattati di commercio. F·rancame~te: ·era più originale e più simpatie-a _ la prima. Si mostrano scarsissimi di senso pratico, , _,_di percezione della realtà nella seconda; nella quale, · sm.ar.rita · ~ ignorata la obbiettività di· socialisti autentici e di grande valore quali sono il Kautsky, il Calwer, lo Schippel ed altri più recenti, di cui avremo agio a far conoscere H pensiero, essi non fanno che ripetere maJamente gl'imparaticci al.la scuola di qualche libero-scambista, deformandoli per istrada colla incertezza delle convinzioni, che_ si ripercuote nella . indeterminatezza della formulazione del_ pensiero e nel facile passaggio dalla legger~zza fenomenale ad una ptlldenza inattesa e non credibile. Una volta, ad esempio, scimmio_ttando il più fanatico, liberoscambista italiano affermarono che la salvezza del Mezzogiorno non poteva venire che dall' abolizione delle dogane, o dalla loro conservazione a semplice scopo fiscale - che spesso, per fortuna, collima con quello economico. Ora non sanno più precisa men le quello che vogliono ; ossia vogliono buoni trattati di commercio. Non si dicono contenti dello accordo provvisorio stabilito· coll' Austria-Ungheria ; ma si perdono nel vago e nel!' indeterminato e non sanno, non posso~o _esplicitamente indicare i mezzi che avrebbero ritenuto opportuni per ottenerlo migliore. Non vog]iono indicarli esplicitamente perchè trascinati nella _disct~ssione dei mezzi dovrebbero ricònoscerc la necessità di fate delle minaccie ; e dalle rappresaglie rifuggo~o come il diavolo dall' acqua santa. Ora gli economisti e politici negoziatori dell' Austria-Ungheria, che non sono degl'imbecilli o degli utopisti, conos·cenclo lo stato di animo non solo dei socialisti italiani e dei monarchici che fanno la voce grossa in nome del liberismo ma anche del ministro Luzzatti, che pare voglia accaparrarsi la loro simpatia e far dimenticare di essere ii maggiore responsabile del trionf? del protezionismo nel 1887 , nulla ci ~anno concesso sinora e nulla è assai probabile che ci concederanno quando si verra alla discussione del . trattato definitivo. In verità se qualche cosa concedessero darebbero prova di un altruismo assolutamente sconosciuto sinora nelle trattative internazionali. Perchè dovrebbero cedere e concedere qualche cosa quando essi sanno che ai loro dinieghi l'Italia ufficiale risponderà ringraziando e seguendo il principio tolstoiano del non far male a chicchessia? Socialisti e liberisti utopistici però non è del tutto esatto che non sappiano indicare qualche cosa da fare; e seminando vento nel mezzogiorno dove' tanto n' è stato seminato per quaranta e più anni, dicono che in favore della esportazione agricola di tale regione si possono e si devono ribassare i dazi doganali sui prodotti industriali , che· ci vengono dall'Austria-Ungheria per ottenerne in contraccambio concessioni in favore dei prodotti agrfroli meridionali e il mantenimento della clausola del vino. In quanto al mantenimento della clausola del vino in particolare ci vuole la cecità o la malafede di taluni agitatori meridionali per continuare ad ingannare_ proprietari e lavoratori, che sinora trovarono un relativo tornaconto nella coltura della vite. La clausola sarebbe morta di morte naturale fra due o tre anni quanao sarebbe stata completa la ricostituzione dei vigneti ungheresi, dalmati e di altre provincie del!'Austria. Il risultato finale e definitivo sulla esportazione dei nostri vini nel vicino Impero bicipite poteva preannunziarsi con una sicurezza, che non può accompagnare tutte le altre previsioni sociali conoscendo : 1.0 tutti gli sforzi straordinari che erano stati fatti dal governo ·e dai privati per ricostituire i vigneti distrutti dalla filossera - sforzi coronati da successo ; 2.0 ciò che era avvennto in Francia, dove si era proceduto qualche anno prima nella stessa opera di ricostituzione e si avesa giù tale produzione di vino da minacciare l'esportazione tra noi e da rendere completamente inutile, sotto questo aspetto, il ristabilimento nel 1898-90 dei buoni rapporti tra l'Italia e la Francia. Le previsioni dell'on. Luzzatti e dell'on. De Bellis rimasero smentite e la importazione di vini italiani in Francia si ridu~se a quantità incalcolabili. Così doveva e~- sere perchè la Francia non ne aveva più bisogno. E naturalmente coli' Austria-Ungheria si sarebbe ripetuto ciò che era avvenuto colla repubblica francese; e che si fosse sulh via di vedere la-ripetizioné pura e semplice <ldl fenomeno lo insegnava !a diminuzione notevole d'importazione di vino italiano nell'Austria-Ungheria negli ultimi quattro anni pur rimanendo in vigore la famosa clausola. li vino esportato dalì' Italia nell'Impero che era stato dì 851,928 ettolitri nei primi dieci mesi del 1899 si er:1 ridotto :1 440,637 nello stesso periodo di tempo nel 1903 ! La tendenza de) 1enomeno era chiara e prevedibile; e fu nettamente denunziata 1iella Camera dei . .

36 RIVISTA POPOLARE -Deputati nel marzo del 1901; e più volte qui. Ci volle, ripetiamo, molta ignoranza e molta malafede per illudere sè stessi e illudere gli altri pel mantenimento della clausola di favore e sulla efficacia della medesima, nel caso improbabilissimo che fosse stata mantenuta. Le dichiarazioni esplicite degli uomini politici austroungarici escludevano recisamente quella possibilità; il caso della Francia indicava ciò che sarebbe avvenuto fra qualche anno anche ottenendo il rinnovamento della clausola. Perciò le dimostrazioni di Sansevero e di altre città di Puglia e i discorsi dei signori Fraccacreta , che impongono . al governo italiano il mantenimènto della clausola se · sono perdonabili nelle povere masse lavoratrici che presentono lo avvento di giorni tristissimi, rappresentano una scempiaggine, da parte di quelle, che dovrebbero essere classi dirigenti; scempiaggini che espongono il mezzogiorno alle beffe degli uomini, che hanno la testa sul busto. L'imposizione della clausola di favore ... al governo italiano ha, però, un presupposto : quello che il governo Austro-Ungarico la concederà se il nostro vorrà largheggiare nelle concessioni in favore di altri prodotti, specialmente industriali, che manda in Italia il vicino Impero. Il presupposto autorizzerebbe,- l'agitazione e. l'imposizione al governo da parte del Mezzogiorno, che fu tanto da11neggiato nel 1887 a benefizio delle industrie settentrionali, di ottenere il rinnovamento della clausola del vino se rispondesse alle due seguenti condizioni : 1. 0 al rinvenimento della differenziazione tra vini italiani, vini francesi e spagnuoli; senza la quale differenziazione - eh' è come l'Araba fenice per la massa del nostro vino ! - mercè la clausola della nazione più favorita, l'Austria-Ungheria sarebbe inva_sa da vini di altri paesi che farebbero aspra concorrenza al nostro , come ce l' hanno già fatta in !svizzera e in Germania. 2.0 Alla possibilità del governo Austriaco di accordare la clausola del vino, contro compenso di prodotti industriali. Fermiamoci a questo sò.:oudo pu ·1to ...1'è quello ca ·1. 'e. · ar chè sociadst1 e devitesch1, he nel meL..~.Jgiorno si danno la mano nell'accreditare q1:,1esta possibilità, vivano nel mondo della luna colla loro ignoranza degli ostacoli reali che sorgono nel- !' Impçro Austro-Ungarico alla rinnovazione della clausola. Non sono gl' industriali che premono per ottenere ribassi di dazi doganali in Italia; ma sono gli agricoltori che invocano maggiore protezione contro i nostri prodotti agricoli e specialmente contro il vino. Ora in Austria-Ungheria e specialmente nel regno di Santo Stefano gli agricoltori sono i più numerosi e i più potenti e quindi sono essi che danno l'intonazione ai rappresentanti dello Stato nelle trattative coll'Italia. Certamente se noi volessimo diminuire i dazi doganali sui prodotti industriali anche il governo Austro-Ungarico, che non è un modello di garbatezza, ci farebbe dej complimenti ed· anche dei ringraziamenti calorosi; ma non contraccambierebbe la nostra gratuita e spont~nea concessione con alcuna controconcessione agricola, perchè anche volendolo non lo potrebbe. Ci sono due Parlamenti a Vienna e a Budapest; e nè l'uno nè l'altro sanzionerebbero l' accordo equo su tali basi. Se ciò facessimo noi non riusciremmo che ad arrecare danno più o meno sensibile alle industrie del settentrione - e perciò ad indebolire il mercato di consumo interno - senza giovare in alcun modo all'agricoltura meridionale. I soli che gioirerebbero sarebbero i sostenitori ddla pazzesca formula del1' aumento automaticodelle esportazioniin conseguenza dello aumento delle importazioni. Per costoro la rovina del paese vale un fico secco di fronte al trionfo della loro grottesca teoria. Ma i socialisti e i deviteschi non si sono limitati a spargere delle illusioni nel mezzogiorno sulle possibilità di i:innovare la clausola coll' AustriaUngheria ; ma imitando i diversi Fraccacreta che sbraitano nel mezzogiorno impongono al governo di conchiudere dei Trattati di Commercio favorevoli all'agrièoltura meridionale, colla Russia e cogli Stati Uniti. Si potrebbe capire la tattica dei primi >a aggravando la responsabilità del governo, che non conclude buoni trattati colla Russia e cogli Stati Uniti, aumentano il fermento rivoluzionario. Ma che dire degli altri che rivoluzionari non sono ? Dovrebbe essere inutile ricordare certe verità da Monsieur de la Palisse; ma giacchè i socialisti fingono d'ignorarla e nella fabbrica dei trattati portano la stessa fatuità che misero nella fabbrica delle coscienze dobbiamo ricordare che devono essere in due a conchiudere un trattato di commercio. Ora che vale la buona volontà di uno solo quando l'altro non vuole saperne ? r ,a R'Jssia è ultra protezionista; grava di fortissimi ciazi anche i generi che non produce ; ad esempio: gli agrumi. A rammollirne l' abituale durezza verso l'Italia non crediamo che i socialisti pensino di avervi provveduto colla· loro campagna dei fischi contro lo Czar .... Comunque, siamo disposti ad ammettere solo in via d'ipotesi che qualche concessione ci farebbe se noi diminuissjmo ·il dazio sul petrolio, diminuzione che, sempre in base alla cla:usola d~lla '.1azione più favorita, gioverebbe più agli Stati Uniti che all'Impero russo. Ed alla diminuzione forse si verrà - ed è giusto che si venga - per n1otivi di ordine interno. Ma che cosa potremmo sperare da un buon tratt~to colla Russia? Poco o nulla pel vino. È scars1ss1ma la quantità che se. ne consuma

RIVI S T A P O P O r_ A RE 37 coLì. Come la Germania ha la birra quale bevanda nazionale; cosi la Russia ha b vodka ed altre bevande fortemente alcooliche. Si potrebbe sperare nelb educazione al vino - che non s' e fatta in Germania - sebbene ne produca essa stessa , come comincia a favorirne la produzione la stessa Russia in casa propria - m Crimea? Se il governo dell' autocrate russo avesse stabilito il monopolio dell' alcool realmente per motivi morali, per combattere l'alcoolismo, potrebbe favorire l' educnione al consumo del vino. Ma nessuno vi ha mai creduto sul serio e tutti ritengono che il monopolio ha scopo prevalentemente fiscale e che il governo quindi, non ha interesse a sostituire il vino alla vodka. · Ed anche per altri prodotti agricoli - non 1:sdusi gli agrumi - crediamo che siano soven.:hie le speranze, che si concepiscono sulla forza di acquisto del 111erc1to russo : e un mercato povero e con mezzi di comunicazione poco sviluppati; tanto povero che i contadini si priv:ino del pane per pagare le imposte. In quanto al trattato che s' impone al governo italiano, additandolo all'odio meridionale se non lo fa , di concbiudere cogli Stati Uniti la cosa e più ·umoristica, perchè è ancora più noto che la Repub- · blica delle stelle è ferocemente protezionista per vedere sviluppare in casa propria ognj ramo di produzione agricola e industri:ile. E se ne trova contentona llOn ostante le grottesche previsioni dei liberisti che abbiamo messo alla bèdina altra volta. Il massimo favore che gli Stati di Europa potrebbero ottenere dall'Unione Nord-Americana sino a tanto che non verrà abolita la tarifla Dingley è la concessione della tariffa della sezione terza, che accorda diminuzione di dazi sopra alcuni prodotti contro altre concessioni. . Ma gli Stati Uniti non vogliono assolutamente saperne di scendere a questa relativissima attenua-. zione del loro protezionismo. In proposito giova riprodurre il brano di una let• tera , che sull' accusa rivolta al governo nostro Lli non sapere ottenere per noi ciò che ha ottenuto la Francia, venne ·indirizzata alla Tribuna. Lo scrittore dopo avere combattuto un primo er• rore sullo sviluppo del commercio francese e italiano negli Stati Uniti soggiunge: « Il secondo errore è questo: « La Francia ha ot- « tenuto un trattamento di nazione favorita, mentre « l' Italia è trattata al disotto della Grecia. » Falso. La Francia ·e l'Italia sono trattate alla stessa stregua. L' una e l' altra hanno una convenzione in vigore sulla base della quarta sezione della tatifla Dingley. L' unica diflerenza tra i due Paesi è questa, che la Francia ha, da cinque o sei anni , un progetto di convenzione, sulla base della sezione terza della tariffa medesima. Ma ogni anno, si è obbligati di prorogare il termine della ratifica, perchè non mai il Congresso si e degnato di fare, di quella convenzione in _fieri, tema di discussione. Il giorno in cui esso progetto venisse approvato - ma è giorno lon-• tano - l'Italia avrebbe analoghe concessioni. » « Terzo errore ( e non sto se non ai madornali) il credere « fa·,orevole il momento >> per stringet'e nuovi accordi commerciali con gli Stati Uniti. Ma, messer Lodovico, dove avete preso tali .. concetti? Domandi il corrispondente bostoniano ai senatori del Massachussetts, ove egli risiede, quanti sono i trattati e con'1enzioni ,1ttualmente pendenti dinanzi al Congresso ;· domandi loro se vi è alcuna proba• bilità, sia pure remotissima, che .il partito repubbli• cano , il quale ha fatto dd protezionismo la sua fortezza, voglia smantellarla per far piacere aglt im• porta tori esteri. » Ed ora lasciamo che socialisti e deviteschi continuino a sbizzarrirsi nell'imporre al governo l'obbligo di conchiudere buoni trattati .... unilaterali ; a noi basta la soddisfazione di aver messo in sull' avviso il Mezzogiorno contro le sciocche speranze che gli si fanno concepire da questi fabbricanti di trattati. Gli agricoltori, poi, sorrideranno all' accenno che viene dagli stessi socialisti e liberisti di volere riprendere la campagna contro il dazio sul grano, che si denunzia come il prodotto di tJna camorra·par:_ la11ientare. Noi che contro i camorristi autentici abbiamo fatto diverse campagne prima che i socialisti si accorgessero della esistenza della camorra, non ce l'abbiamo a male di essere compresi tra coloro, che tengono mano in cotesta camorra parlamentare e resteremo al nostro posto di batt,1glia per combattere contro i vaneggiatori che in omaggio ad una _ formula ·1orrebbero nuocere alle iùdustrie del Settentrione ed . in omaggio ad un' altra - il pane a buon mercato... senza i soldi per comprarlo ! - vorrebbero rovinare la principale produzione agricola di tutta Italia. Intanto constatiamo con piacere che l'opera nostra su questa quistione non e stata del tutto inutile anche tra i socialisti ; e ce lo fa credere un articolo pubblicato nella Propaga1tda (17 gennaio) di Napoli da Longobardi eh' è uno dei socialisti più rivoluzionari; ma eh' e pure anche tanto sincero nelle sue convinzioni quanto studioso della realtà. \ La Rivista 111111111111111111111111111 lii II lii lllll lllll lllll li 111111111111111 I Il 11111 lllll '111111111 Agli' abbonali che non conservano la collea-lone dette annate r1:vo~qiamo la vt'va prelJltiera di /avorircz' z't N. 6 dell'anno IX. Lo contraccanibz'ere'lno con uno dei' premi· che dia1no a coloro che ci procurano un nuovo abbonato. 111111111111111liliIlilii111 li 111111111111111 lllll 111111111111111 li I li 11111111111111111111

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