Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno X - n. 1 - 15 gennaio 1904

RIV.ISTA POPOLARE 23 K1v1sT A .·l)ELLE~,visTE --,---'----~~--- suolo è un fattore essenziale della loro solidarietà e unanimità, talmente ·essenziale che simbolizza la patria. In realtà, ciascuno di noi ha due patrie, una geografica e l'altra morale SutLY PRUDHOMME: Patria e Umanità.-Mai come oggi la cui natura costituisce un'individualità distinta completa- .J è. stato opportuno ·di precisare il senso che bisogna dare alla ; parola patria perchè il senso che gli si dà volgarmente sembra entrare in conAitto con quello che implica la parola umanità, sinonimo di simpatia caritatevole dovuta da ogni uomo ad ogni altro. Si può essere patriotta senza rischiare d' essere disumano ? Non si deve niente a quelli che si chiamano gli stranieri? Se· noi abbiamo dei doveri verso essi, quali sono questi do- . veri ? Dal punto di vista del rispetto della persona umana verso gli altri , in che le relazioni in~ernazionali si distinguono dalle relazioni tra le diverse specie viventi e tra com: -patriotti ? QuaQte incertezze I · mente, simile ad una persona umana indivisamente composta di un corpo e d' un' anima. Cosi si possono paragonare le diverse patrie a degli uomini stabiliti ciascuno per sè in uno stesso luogo ove possono e, prima o poi, debbono, estendendo le loro relazioni , incontrarsi. Si tratta non di sopprimere tutte le frontiere psichiche e fisiche tracciate tra le patrit: dalla natura e dall' abitudine inveterata , ma d' abbassare a poco a poco tutte le barriere artificiali , conciliare così la fissità di queste frontiere con l'espansione della simpatia fraterna ·cosi bene espressa dalla parola umanità presa nel suo vero senso. È permesso all'individuo di augurare per la sua patria l'onore di un'altra impresa o di una grande scoperta! di rimpiangere, che ciò spetti ad un'altra; ma desiderare che · Io· vorrei sbrogliare del mio meglio la matassa che si fa · nella mia ment'e quando iò agito questi problemi.• . l'opera fallisca perchè nessuno ne abbia la gloria sarebbe un ) ,L ..j~· sono ·n:atò a Parig(, io· vi ho abitato pH1· spesso che alt.rave. La mia: anima, come uno specchio:· vi ha ricevuto e delitto· di lesa umanità. Il rispettò dell'umanità in qualunque senso è stato proclamato la prima volta nella famosa Dichiarazione dei diritti , vi ha riflessi infiniti raggi di luce e di calore che i numerosi seéoli vi hanno concentrato. Io chiamo senza esitare Parigi ·la mia patria; ma riserverò io questo pio nome al solo am- . biènte in cui l'influenza s'è: immediatamente esercitato su di · t11e? No, certo , un tale esclusivismo sarebbe dell' ingratitu- .dine verso il resto del territorio francese e verso una folla · dell'uomo. Per quanto si faccia alla Chiesa una larga parte per la sua influenza sulla moralità dei popoli, bisogna convenire, che questa influenza, fosse pure stata sempre pacificante, non ha, in conclusione , penetrato nella coscienza dei dei suoi abitanti. Sarà dunque la Francia intera che io ch~a- , mèrò la· mia patria? Ne avrei mai potuto dubitare? Bisognavano, direte voi, tanti discorsi per concludere cosi? Malgrado l'apparente· semplicità della ·questione, io non mi sento completamente convinto. Confesso che l' idea di patrfa resta ancora per me una parola indetermfoata. Se, infatti, la patria si definisce per il luogo della mia nascita ingrandita da tutta la regione ove sono nati gli uomini che contribuiscono o hanno contribuito alla mia conservazione , al mio sviluppo, al mio benessere ed alle mie soddisfazioni morali di ogni genere con le loro scoperte, le loro invenzioni, o i loro ser:- vizi oscud, allora innumerevoli geni fuori di Francia, celebri o dimenticati, sono i miei compatriotti; in Grecia, in Inghilterra, in Italia, in Germania e altrove. A questo titolo questi diversi· paesi sono indistintamente la mia patria. Là lingua _nQt?-·.speci~ça , una nazione. In una parte della Svizzera si parla francese, tedesco in un'altra. Si parla tedesco a Berlino .come· a--Vienna,• inglese· a··Washingto11 c'o'me a Lond!:a. Perchè .un paese sia una patria pei suoi abitanti, non basta nemmeno •·-che questi vivano tutti sotto le medesime bandiere, p_erchè i colori nazionali sonç>le .insegne qello Stato non della patria essenzialmente. È inutile mqltiplicare gli esempi dei legami sociali indipend~nti· da quelli che suppone o impone lo Stato. Perchè il sentimento patriottico nasca· e si sviluppi tra individui e riguardo al luogo che abitano, sono richieste pa- -recchie condizioni, e le condizioni richieste perchè gli u~mini formino una patria pe,:fetta sono ai miei occhi le seguenti; 1bisogna che per una vicinanza immediata o una facile comu11icazione , sieno messi in condizioni di aiutarsi e che, per riuscire, sieno messi da affinità fisiologiche, psichiche e storiche nello stato di simpatizzare il più affettuosamente passi- ;bilé· tra loro ; in una parola occorre che si sentano solidali ·-ed unanimi·. Siccome è la loro coesistenza su ·di un· territorio • limitato che li· mette· in relazione e determina· il lo'ro ·comune ::temperamento per le medesime influenze climatologiche, il governanti e dei loro· sudditi. Non è benedicendo le bandiere che la Chiesa potrà oggi disarmare i combattenti. Essa non disturba i principi nei loro appetiti di conquiste. Io non' voglio dire che la Chiesa approvi le spogliazioni e i massacri, ma essa non ha conservato l' ascendente per prevenirli o arrestarli, non si sente abbastanza indipendente o abbastanza autorizzata per apporre alle dichiarazioni di guerra un efficace arbitrato. La Conferenza dell' Aja ha ripreso l' opera della pacificazione e per modesti che sieno i suoi principi, il germe che ba deposto nel campo duro e secco della coscienza nazionale, non sarà stato perduto. Nell'evoluzione dei rapporti internazionali lo spirito scientifico si è impadronito della direzione della moralità assicurando, prima o poi, il trionfo del vero e favorendo con l'accordo progressivo dei pensieri, l' accordo dei sentimenti, lo spirito di fratellanza universale. Da ciò una tendenza, lentissima senza dubbio ma apprezzabile, alla fusione delle patrie in tutto ciò che non le differisce essenzialmente. Questa tendenza non colpisce gli occhi, pare molto problematica ai pessimisti, tanto è, in questo momento, velata dalle nubi di sangue, anche nei paesi civilizzati; ma bisogna vedere sotto questo velo un' aurora nascente. Ancora è l' alba , ma per pall~da che sia annuncia il giorno , e niente potrebbe impedire l'ascensione progressiva della luce e del calore nell'orizzonte. ('R.._evudees ~vues. 1° Gennaio). ♦ CARLORossETTI: L'egeinonta del Giappone ln Corea. - Gli avvenimenti· rendono di vera attualità la conoscenza di una pagina di Storia coreana contemporanea, che getta luce sinistra sulla condotta dei giapponesi - troppo adulati dagli europei e giudicati molto migliori di quelli che sieno in realtà - e spiega l' odio profondo che essi hanno saputo inspirare ai éoreani. I torbidi interni della Corea fomentati dalla Cina provocarono l' intervento del Giappone nel r894 e la sconfitta dei Min avversi ai giapponesi. Ciò che provocò lo scGppio della

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