RIVISTA POPOLARE regola di condotta , un princ1p10 di azione ; li siamo nel campo della conoscenza pura o scientifica in senso proprio, qui nel campo della conoscenza applicata al raggiungimento di un fine. La minuziosa dimostrazione che i> A. dedica opportunamente a ·questi concetti preliminari testimonia appunto le incertezze cho li circondano; le quali forse non sono completamente ·dileguate , al punto che l'autonomia _scienti.fica di questa disciplina possa dirsi provata in modo inconfutabile. Molto si è già discusso su questo punto, ed ò appena necessario ricordare i dibattiti in proposito, che sino a µ00hi anni or sono furono vivissimi. Ma forse si è trascurato di domandarsi se e fino a che punto la soluziono di questo problema costituisse una condizione essenziale per l' esistenza della disciplina e per la legittimità del suo insegnamento;· e non è ardito il supporre che se ne sia esagerata l'importanza. Certo , sarebbe vano negare che le esigenze accademiche hanno più di una volta influito in modq inopportuno sulla formazione e sulla delimitazione delle materie scientifiche,. creando separazioni arbitrarie ed aggruppamenti poco conformi ad una razionale partizione dello scibile; ma d'altra parte anche a queste esigenze puramente teoretiche non si deve accordare un'eccessiva prepon.deranza sui bisogni del1' insegnamento e sull' indirizzo della produzione scientifica che vi si riconnette; nè, domandandosi se esista o no una scienxa dell'amministrazione~ bisogna giocare sul significato, forse ambiguo, del vocabolo, o annettere un valore decisivo alle conclusioni cui si possa giungere in proposito. Sopra tutto sarebbe erroneo ritenere che non possa util · mente costituirsi una trattazione separata di una disciplina socialo che non abbia autonomia teoretica, cioè non studii un grnppo di fenoqieni, riducibili ad un principio Holo, che a sua volta sia irriducibile. Tanto varrebbe distruggere con un tràtto di penna tutte le discipline pratiche, che effettivamente non hanno autonomia scientifica, ma son·o semplici applicazioni dei principii che lo discipline teoretiche banno già elaborato. Del reiito , meglio che con ogni considerazione astratta , l' A. ha dimostrato con questo libro, denso di dottrina moderna e notevole per liihpidezza, che una scienza dell'amministrazione può esistere e, anche separata dal diritto amministrativo, costituisce un complesso di nozioni, di cui la importanza appare anche ad una lettura fugace. Molto opportuna à anche la divisione della materia, cui pur non era facile dare un ordine sistematico. L' A. ha premesso una parte generale, in cui si espongono le norme comuni ad ogni possibile specie di attività, volgendo l' inaagine intorno a questi punti fondamentali: 1. 0 I casi d'intervento della pubblica amministrazione e le difficoltà tecniche dei servizi amministrativi; 2. o I mezzi per provvedere ai servizi amministrativi; 3. 0 La ripartizione, dei fondi tra ossi ; 4. 0 I modi eccezionali di organizzare la gestione; 5. 0 Il modo ordinario di gestione ; 6. 0 Il controllo. Ed in questa prima parte sono specialmente notevoli le osservazioni sulla difficoltà di creare un organismo amministrativo, posta in confronto con la facilità con cui se ne crea uno politico (p. 89); sulla ripartizione dei fondi in genere (p. 140) e sulla base economico-finanziaria del decentramento (p. 153) ed infine sulla gestione per concessione, confrontata con l'esercizio ohiesto (p, 197 e segg,.); argomento delicatissimo di cui non era facile fare un' esposizio~e di carattere serenamente scientifico. [n questa p:ute generale , che era stata assai trascurata dalle scarse trattazioui avute sin ']_ui, sta, com'è facile intenJere, il maggior pregio di originalità del lavoro e l'olo- ·mento più saldo di autonomia dolla disciplina. Nella parte speciale che segue, ed in cui si tratta dolio varie forme di amministrazione attiva (ci sembra giusto ed opportuno avor· escluso quella contenxiosa, perchè il sistema delle garanzie, accorùate agli interessi dol cittadino non può dar luogo, oltre all'esame gùwidico, cl.le a considerazioni di ordì ne politico) sono, come è naturale, più frequenti i contatti col diritto amministrativo; ma non sono per questo minori i pregi di chiarezza e di dottrina, che si riscontrano del resto io ogni parte di quest'ottimo manuale. J>rof. UGO FOR'I'I 1111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111 11111111111 I ~'carusi ,, delle zolfaredi Sicilia I receùti articoli dell' on. <Jolajanni - Il contratto di c-arusato - La efficienza clegeueraUva clel lavoro minerario - La istruzione ele1nentare - La nnova legg·e sul lavoro del fauclulJi. Pel sentimento umanitario e per l' errore di rilevazione statistica in principio, per l'arte letteraria e pel desiderio di effetto oratorio in seguito, si è di vulgata e persiste in Italia una serie di inesattezze e di errori r.irca i cariis-i delle solfare di Siciiia. Ed è con vivissir.ro piacere eh' io vedo l' on. Co]ajanni levare una forte e viyace protesta contro tutti quegli scrittori e quegli oratori che, esagerando gli stati di fatto e generalizzando fenomeni eccezionali, con animo leggero, hanno giudicato assai severamente, e a torto , i rap • porti economico-sociali fra i lavoratori delle solfare e hanno provocato eccessivi e immaturi provvedimenti legislativi. Il Colajanni, nei suoi articoli pubblicati nei n. 333, 335 e 337 del Gioniale di Sicilia - anno 1903 - con lo spiritò di sincerità e d'imparzialità che gli è consueto, guarda la q nistione da triplice punto di vista. Nel primo .articolo esamina la efficienza degenerativa del lavoro minerario, e attacca vivacemente il Mosso, che più di tutti gli altri scrittori ha contribuito a far credere il lavoro minerario rovinoso· per la conservazione della specie umana, avendo ridotto con una fa1ttastica statistica di leva a 5, 52 010 quel numero di zolfatai abili al servizio militare, che in realtà nel periodo 1881-84 fu di 55, 50 0l0. Avverte che l'alta percentuale degli zolfatai riformati è dovuta in gran parte alla statura - etnicamente bass_a del popolo siciliano. Nel secondo articolo esamina i rapporti fra piconieri e cm·usi; smentisce che . l' anticipo morto costituisca un prezzo di schiavitù; asserisce che ]a gravità del lavoro, a cui sono assoggettati i fanciu1li, non trae origine dal vincolo economico costituito dall' anticipo morto, sibbei~e dalla nati1ra stessa del lavoro minerario ; dice che que1l'anticipo mette il piconiere in istato di dipendenza
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