Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IX - n. 24 - 30 dicembre 1903

666 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI ci onoreremo di· averlo a lettore nello Studio, che con la magnificenza sua solita, il popolo volle istituito a Firenze ; . egli deve tenersi onorato che a questo uffi~io il popolo tutto lo chiami. E recagli g__uestalettera c~e, a nome del popolo, la Signoria di Fiorenza gli ha scritto. - Boccaccio prese la lettera e s'inchinò. Allora dalla folla verso la ringhiera sali un formidabile clàrriore. Erano canti di donzelle che intonavano le canzoni del Petrarca; erano forti voci ji popolani che plaudivano alle parole del Gonfaloniere. Quando Messer Giovanni Bo-ccaccio scese nella piazza mille braccia si tesero verso di lui ; l'onda di popolo immensa, dalla quale emergevano come grandi ali d' uccelli variopinti le banniere, si sérrò intorno alla Compagnia d'amore. I giovani sollevarono sulle spalle l'Ambasciatore ; le donzelle, i cavalieri, gli stendardi si affollarono intorno al gruppo trionfatore e processiona!]-dO sfilarono lentamente giù per via degli Spadai, verso Santa Reparata, lasciando deserta, dietro di se la piazza. Ser Taddeo, cui era proposta quel giorno la guardia del Palazzo, :rimase solo su la ringhiera e il vento prim·averile, che veniva da Fiesole odoroso di ·giagiolo e di rose, gli portò l'ec? del grido dominante nella folla : Viva Fiorenza ! A. AGRESTI. REOEN-SIONI ' G. A. COSTANZO: Dante -,- Poema lirico - Casa editrice Nazionale, Roux a Viarengo, 1903. L 4. cc V età dei commeatatori e degli esteti sulla Divina Commedia è chiusa » ebbe a dire un giorno il Bovio, e dovrebbe chiudersi, soggi°unge oggi il Costanzo, pur quella dei feticisti che, deformando la personalità del Genio, a questo attribuiscono passioni e aspirazioni proprie de'nostri tempi, anzichè studiarlo, come si dovrebbe e potrebbe, nella sua epoca e nell' opera sua. Non vogliamo qui parlare della vesr.e puramente formale del poema, della maestria con cui il Costanzo, in un componimento difficilissimo, il · sonetto, ha saputo, domando il verso' e la rima, racchiudere tanta altezza e -fecondità di pensiero che erompe limpido, chiaro, eloquente: - non del suo concetto strettamente dantesco, col quale, dopo venti anni e più. di studio, forte .di una larga erudizione storica e filosofica, s' è guadagnato un • posto eminente tra i dantisti, allogando il Poeta ove deve essere,. additandolo quale veramente fu, non antesignano, come vogliono, della eterodossia, ma voce profetica, eroe, come il Carlyle intuì, del secolo in cui visse e- quindi uomo medioevale ·sovratutto, nella teologia, nella filosofia, nella politica, che crede al miracolo ed alla esistenza dei tre regni, che vuol la ragione sottoposta al dogma e sottoposto, del pari, alla potestà ecclesiastica il diritto inalienabile e imprescrittibile dello Stato: - ma quello che vogliamo qui far rilevare è !''ideale stesso del Costanzo, etico e civilé, che traspare, lucente e potente, da ogni strofa e da ogni concetto ; poichè questo poema, senz' essere una irriverente critica ali' opera dell'Alighieri, che non poteva d' altra parte manifestarsi che quale figlio del suo secolo, ·nè un' assalto cieco alla scolastica la quale, nello svolgimento storico dei sistemi, avrà pure avuto la sua ragione d'esistere, è sì però l'urto, il contrasto, \' antitesi tra una coscienza moderna e il contenuto di dottrine oramai spente per sempre, di cu"i invano se ne tenterebbe o _vorrebbe la resurrezione; ecco perchè ·il Costa,nzo, nell'affrontare la sublime :figura dell'Alighieri, nello sviscerarne la dottrina, nella originale sua irtter~ pretazione di questo o quèl passo del Poema, nei vari dubbi che il rigido codice dantesco gli fa sorgere, arditamente, nel!' animo, s'afferma vindice del libero • pensiero ; ecco come in un'epoca quale la nostra, in cui la .poesia., petrarche_ggiando, vaneggia o dietro for·me evanescenti si perde, il forte bardo siciliano riconsacra la missione sociale dell'arte- e rinnalza il 'ves!-!illo del rnod.erno ideale, che in filosofia è naturalismo e in politica è democrazia. « E tu, sublime sog1rntore, che vuoi mostrarci l'alto « mistero di Cristo e di Dio, tu, o grande autoritario « che ogni intima causa trovi nella Rivelazione, non « vedi Baèone levarsi ·irato contro l'imposto impero · « d'Aristotele e additarci il gran libro della . .. Natura che i vad suoi responsi concede a' grandi solitarì che in lei soltanto ,han fede~ « E che vuoi dalla Chiesa 1 'Non è sommo il tuo culto « pel Vicario di Cdsto, il Sole Maggiore, come lo chia- « mi, che irraggia dell' arcano lume della sua grazia « l' altro Sole, il Monarca, che pur tanto invochi 1 Che (( significa allora la tertina nobilmente sdegnosa°? È _ « foco d'ira., è offesa al dogma, lampo ·precursore della « Riforma, è libero pensiero che attende il suo trionfo o palpito sincero di chi adora o contende perchè, anco un punto nero, ne l' amante l' offende ? « E a che mi parli, o apostolo dalla coscienza pura « e dai nervi cl' atleta, del tuo sogno irrealizzabile della · « Monarchia Uni\ 7 ersale? Questa Monarchi~, romana sol « di nome, non è, in fondo, medioevale ? E Roma, la « tua Rorua, non la vedi· possente più pe' miracoli del « di vino pensiero che pel suo invincibile valore natìo ~ . « A che ci' parli di Papi e di Monarchi '? . Come in ogni tuo seri tto non è parola o accento che del popolo il dritto ed il suo_ reggimento · propugni? O che prescritto gli è forse, umile armento, , servir, dal giogo afflitto, solo a l' altmi talento f Non possiamo qui, come vorremmo, passare in rassegna le siugolari bellezze di questo poema; valgano tali esempi ad additare al lettore tutta l'arditezza e ]a modernità di pensiero a cui è inspirato; s'intende eh~ non parliamo ai retrogradi e it quanti amano il verso che suona e che non crea; la poesia del Costanzo, che è poesia alta, forte, severa, non è fatta, certamente, per loro. UGO DELLA SETA.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==