,r 664 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI chi ci leggerà Dante se Messer Giovanni parte ? Vedete ? - intervenne Ser Taddeo - Io lo dicevo :. egli è troppo utile in città. Bisognerà scegliere un'altro. -- . ' Il quel momento un rombo come di tuono invase' la _sala, vibrarono i vetri delle finestre, e l'aria parve tutta piena d'un fragore solenne che scendeva dall'alto; d'una voce potente che parlava a tocchi mi- , ~urati, gravi, profondi che empivano lo spazio, lo mvadevano , 10 negli angoli più remoti e più oscuri. - La· Vac l mugghia - disse una voce- di mezzo ai convenuti - i compagni ci aspettano. . - Là Signoria .esporrà le sue ragioni - rispose 11 vecchio - e il popolo deciderà. Convengo, Ser Taddeo, che tutti i torti non gli avete. Vedremo. - · Il- gruppo, com'era entrato, uscì. Intanto giù nella piazza cominciava la radunata. Da via de' Tosinghi, da via de' Cerchi, da via degli Speziali sboccavano a folla su la piazza i cittadini seguendo le loro bandiere. D' oltr' Arno, per via Santa Maria, e· attraverso i prati e gli orti avanti a Ponte Vecchio venivano le turbe numerose cantando le canzoni in _voga, i versi di Messer Cino e le ballate dell'Alighieri che ignoti Maestri popolani • I avevano musicate. I menestrelli suonando i pifferi' e le viole, precedevano le bandiere che sventola vano ~ioconde ~otto il sole e gruppi di donzelle'· e di gentildonne s1 mescolavono all'onda dei popolani che via, via ingrossav~ empiendo la piazza. I pri.ori erano ora tutti su la ringhiera e in ~ezzo a loro il gonfaloniere, seguito dai pennonieri e dai gonfalonieri delle Arti che salivano in Palazzo mano mano che le compagnie arrivavano su la piazza. Su l'angolo del vicolo dei Gangalanti un giocoliere aveva installato i sui trespoli ed un orso ballava estasiando i Fiorentini per l'arte squisita del suo domatore. • · Consegnate le pergamene contenenti i voti e i desiderata delle Arti, i Consoli ridiscendevano dal Palazzo e si confondevano in meu.o ai gruppi dei cittadini, fra i quali brillavano le armature lucenti dei Caval ieri e dei Grandi. . Poco a poco un certo ordine si stabiliva su la piazza. In fondo, di contro alle case di Gherardini e degli -Ammannati, si allineavano le bandiere circondate dai jedeli delle compagnie e innanzi alla linea delle bandiere si schieravano i fanti del comune chiudendo la massa· popolare in un duplice cerchio scintillante di armi, ricco di superbi colori. . I carrtim~anchi, fatto circolo intorno a sè, declama vano accompagnando la dicitura in rima col suono della. c~itarra, della mandola; e sovente gli ascoltatori ripetevano, cantando in coro, il congedo della canzone o il ritornello. · Vicini alla porta del Palazzo, seduti su i gradini o a~pog~i~ti. alla base del Marzocco i vecchi magistrati, gh uscrn d1 carica, i cittadini più ragguardevoli conversa vano commentando le notizie venute da poco di fuori. Notizie in verità confortanti. Pistoia era stata domata, e ·i Cancellieri, la famiglia amica della repubblica Fiorentina, vi aveva dominio. I cavalieri Fiorentini erano tornati vittoriosi dalla battaglia data sotto le mura della città ribelle éd alcuni di loro racconta vano i diversi fatti della giornata, mentre altri si ripromettevano di donare alla dama dei loro pensieri, nella prossima Maggiolata, le belle spoglie tÒlte ai Pistoiesi in· Aprile. Veramente un incre~cioso pensiero turba va talvolta la mente di alcuno dei vecchi là convenuti, e, se comunicato, faceva a .parecchi rannuvolare la fronte. Il Visconti di Milano, aveva mandato Giovanni da Oleggio verso la Tosc·ana. Ma Giovanni ~ra ancora lontano, forse era possibile di trattare con lui, e, in fin de conti, _poteva sempre essere sconfitto : dunque? Dunque quella era una bella festa e il popolo di Firenze ci si abbandonava con gioia. Volayano i motti arguti e gli scherzi salaci, e la favella Fiorentina sembrava quel giorno più viva, piu fresca nella ricchezza dei éomplimenti e nella sottigliezza dei sottintesi. _ , Improvvisamente un·a musica di nacchere e di pifferi fece tacere tutte le altre. Come una grande onda di mare lunga e pesante, la folla si addens_ò tutta su lo sbocco di Vacchereccia da dove uno stendardo si avanzava su la piazza. Era la « Compagnia d'amore » cl}.e arriva va. Lo stendardo di seta bianca, ornato di frangie e di nappine d'oro, portava in mezzo - come stemma - un amorino alato che scagliava frecce, ed era intprno a lui come una nube, come una flLta pioggia di fr.eccie d'oro e d'argento, e ai due lati · dello stendardo, vicino agli orli, ricamati di rosso, il pittore aveva rappresentati i simboli delle Arti che, traggono da Am?re l'ispirazione, la tavolozza, la lira, il mazzuolo, in mezzo a ghirlandette e festoni di frutta, di fronde e di fiori. Lo aveva dipinto nella sua bottega, proprio per quella occasione, il buon maestro Jacopo da Casentino che dava prova una volta di più, d'essere stato a giusto dritto eletto Consigliere della Confraternita de' Pittori, che, in una cappella de' Portinari a S. M. Nuova, s'erano eletto a patrono San Luca, l'apostolo pittore. Seguivano lo stendardo un gruppo di donzelle vesti te di bianco, eppoi un lungo stuolo di cavalieri e gentildonne che cantavano versi d'amore! e finalmente motteggiando o ridendo cc,' vicini, circondato da giovani spensierati, da dotti studiosi, e da faceti popolani yeniva Messer Giovanni Boccaccio. L' Ambasciatore.· Un lungo grido di plauso echeggiò nella piazza quando egli giunse, e parve che d'in alto anche una voce potente scendesse a celebrare e salutare l'onorevole cittadino. La campana di Palazzo suonava a festa. Ser Ts.ddeo, egli presiedeva quel giorno alla guardia del Palazzo, venne fin su la porta ad incontrare il poeta; e mentre questi s'inchinava dinanzi a lui, salutandolo, ei gli pJsò le mani su le spalle e lo baciò in viso. · - Ben dorra alla Signoria che tu debba. partire, · ma così vuole il popolo, ed egli è il padrone.- •
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